Uno sporco lavoro
Letteratura italiana
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I ricordi lontani dell'investigatore Bacci Pagano
Il nuovo libro edito di Bruno Morchio si intitola Uno sporco lavoro. Ed è proprio uno sporco lavoro quello di Bacci Pagano, investigatore privato. Un lavoro che gli è costato tanti amici, una moglie, una famiglia. Ora ritorna ad un passato remoto con la sua vecchia amica/amante Maria. Sono passati trent’anni, e la vita ha segnato entrambi, anche se in modo diverso. Infatti la memoria:
“riapre talvolta antiche ferite e finisce per rigirare il coltello nella piaga. Non fosse per l’età, che ci costringe a santificare ogni ricordo come prova della nostra integrità neurologica, tanto varrebbe gettare tutto. “
Lei è in ospedale e lui va a trovarla. Si ritrova:
“Maria sdraiata pallida, magrissima. (…) Riconosco con difficoltà la chioma alla Angela Davis, ma non lo do a vedere. Il tempo ci è passato sopra come un carro armato, facendo di quei giovani mezzo fottuti dal destino, ma ancora carichi di energia e voglia di vivere, due anticaglie afflitte da acciacchi e perplessità.”.
Insieme percorrono il viale dei ricordi, pensando a quando tutti e due lavoravano per una ricca famiglia: i Rissi. Lei accudiva con amore e dedizione il loro figlio Daniele detto Lele, lui doveva assicurare loro una certa incolumità. Per lui era il suo primo incarico da investigatore privato, dopo aver trascorso un periodo molto difficile. Negli anni ’70 ad una manifestazione era stato, infatti, arrestato per avere con sé una pistola, accusato di compiere atti di terrorismo, era stato in prigione per cinque lunghi anni. Poi un avvocato era riuscito a dimostrare la sua innocenza, e lui era stato scarcerato. Ora questo incarico dovrebbe risolvergli una situazione ardua, ma ben presto si rende conto delle tante, troppe incognite che gravano su di loro. Per primo il padrone di casa, Silvano Rissi:
“Un manager di punta delle partecipazioni statali, sponsorizzato dai socialisti ma con solidi ancoraggi nei corridoi vaticani. Un tecnico che i media chiamavano “Ingegnere” e che si era fatto strada procacciando laute commesse ai settori dell’elettronica e della telematica legati all’industria di guerra. Cinquantenne sempre abbronzato, sportivo e fascinoso, aveva fatto parlare di sé anche per la burrascosa relazione con la moglie, una ex attrice, più giovane di vent’anni che gli aveva dato un figlio.”.
Poi quello yacht ancorato davanti alla villa, che pare spiarli in continuazione:
“Lo yacht si chiama Louisiana e batte bandiera delle isole Cayman. L’equipaggio non è numeroso. “.
E poi la moglie di Silvano, Adriana, dedita ad un largo consumo di cocaina, attrice mancata. Un personaggio ambiguo, difficile da gestire e da contenere:
“Adriana era una donna abituata a sentirsi invidiata per la sua bellezza, di cui non le importava niente. Nessuno la amava per lei stessa.”.
Ben presto gli eventi non potranno che precipitare, mettendo in luce:
“loschi traffici di un’Italia che, dietro le luci sfavillanti del benessere economico, svela al mondo il suo animo corrotto e criminale.”.
Un libro intrigante e ricco di fascino, sull’onda di ricordi che:
“sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla la bottiglia.” (Mario Rigoni Stern).
Un ottimo noir, che penetra a fondo nella psicologia e nell’intimo dei personaggi, svelando le loro debolezze, le loro sofferenze, i loro dubbi, le loro intimità. Un intreccio ben costruito per un personaggio, Bacci Pagano, molto amato dai lettori, protagonista di ben dieci libri di Bruno Morchio. Lettura che si divora in un attimo con voluttà ed interesse.