Una voce di notte
Letteratura italiana
Editore
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Opinioni inserite: 7
prendere o lasciare
Non avendo mai letto i romanzi di Montalbano in ordine cronologico, non mi tocca che questo ventunesimo capitolo sia uscito dopo ‘Una lama di luce’ malgrado sia stato scritto alcuni anni prima (Camilleri fa invecchiare il personaggio seguendo il calendario reale): colpisce piuttosto la struttura assai simile dei due libri, con il sogno iniziale, la forzatura delle regole per arrivare alla soluzione e, soprattutto, lo svolgersi di una coppia di investigazioni che procedono in parallelo proponendo come unico, blandissimo collegamento il coinvolgimento in entrambe di un uomo politico. Il doppio binario non depone molto a favore della fantasia dell’autore siciliano, che sembra qui unire storie che non avrebbero (forse) la forza per camminare da sole: un misterioso furto in un supermercato controllato dalla mafia per il quale i sospetti si dirigono subito sul direttore dello stesso e la brutale uccisione di una fascinosa studentessa compagna dello scapestrato figlio di un parlamentare. Sull’altro piatto della bilancia, si possono invece mettere il procedere senza troppi fronzoli dell’indagine, corredate di interrogatori dalle cadenze serrate incastrate con maestria, grazie anche alla mancanza di numerosi elementi di disturbo presenti in altri episodi: le zuffe telefoniche con Livia sono al minimo sindacale, gli acciacchi dell’età stanno alla base di spunti ironici e non lamentosi, ma, in particolar modo, brilla l’assenza del consueto figone che il commissario conquista in capitoli che annullano la tensione del racconto. Insomma, se il soggetto lascia adito a qualche dubbio, la sceneggiatura è robusta, con l’investigazione alleggerita da ben inseriti momenti comici affidati non solo a Catarella (di uno è protagonista pure il signori i guistori) per la consueta lettura rilassante, ma mai banale. Poi, ovviamente e al netto di un certo spazio guadagnato da Fazio oppure una presenza di Cosa Nostra più evidente rispetto alla media della serie, si tratta del Montalbano conosciuto, il che implica una lingua impastata di dialetto, le mangiate da Enzo, la verandina e la consueta compagnia stabile in cui ognuno è ormai inchiodato al proprio ruolo: sono i piaceri (o dispiaceri, per chi non gradisce) di una serialità che funziona.
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Montalbano invecchia, ma non perde colpi
Ecco un nuovo caso per il caro commissario Montalbano.
Montalbano in questo episodio compie cinquantotto anni, ma non ha intenzione di “farsi rottamare”.
Anche questa volta si trova a combattere con i soliti nemici: “Uno, la sdilinquenza comuni; dù, gli omicidi occasionali; tri, la mafia; quattro, i deputati collusi con la mafia” ed ovviamente l’avversione nei suoi riguardi da parte di Ragonese, l’opinionista di “Televigàta” e il questore, che pur di non compromettere la sua carriera è pronto a cedere alle pressioni esterne.
Anche in questo giallo troviamo due storie che corrono su due binari differenti che però nello svolgimento continuano ad intrecciarsi fino a diventare una storia unica.
Passiamo alla trama del libro.
Siamo in un supermercato di Vigàta dove nella notte è stato rubato tutto l’incasso.
Il direttore si sente chiamato in causa, sembra proprio che il colpevole sia lui, ma il giorno seguente viene trovato impiccato nel suo ufficio.
Il mistero si infittisce.
Si tratta di suicidio?
Ci sono troppi dubbi e perplessità per credere che il caso si sia risolto in così breve tempo.
Nel frattempo in un appartamento della stessa cittadina viene ritrovato il cadavere di una ragazza, l’assassino si è avventato su di lei con estrema violenza accoltellandola più e più volte.
Di chi sarà la colpa?
Montalbano riuscirà a trovare il vero colpevole tra una grossa mangiata da Enzo e le varie litigate con Livia?
Vi basterà leggere anche questo caso e lo scoprirete!
Che aggiungere?
Una lettura leggera per passare un’oretta in spensieratezza con il caro commissario.
Buona lettura!
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Montalbano returns
Un'altro tassello nella vita di Montalbano, di qualche anno fa quando inizia ad accusare il passare degli anni, tema che domina in maniera sempre più importante le ultime opere. In questo libro i contenuti sono i soliti, le sciarratine con Livia, le mangiate da Enzo, le gag con Catarella e gli screzi con Mimì oltre all'ineffabile Fazio; pesa molto il tema politico, considerando che fu scritto quando era da poco risalito al Governo Berlusconi a cui non mancano riferimenti indiretti e non. Da un punto di vista poliziesco, la trama si evolve intorno all'intreccio mafia-politica con intrusione finale dell'anti-terrorismo: il finale lascia l'amaro in bocca ma essendo del tutto verosimile, amareggia forse proprio per questo motivo. Imperdibile per i fans del Commissario vigatese.
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Una voce di notte
Premesso che Camilleri si legge sempre volentieri, che la sua scrittura è sempre fresca, ricca di ironia e che le sue invettive contro la politica e il malcostume sono sempre di dolorosa attualità, ritengo che questo romanzo, proposto con alcuni anni di ritardo rispetto al momento della sua stesura, non aggiunga nulla di nuovo alla saga del nostro amato commissario. Sinceramente mi piacerebbe nei prossimi libri vedere qualche colpo di scena, insomma che accada qualche cosa di inaspettato nella vita di Montalbano. Per quanto riguarda la struttura narrativa del giallo in sè, l' ho trovato interessante e credibile.
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Sotto il segno della Vergine
Il miglior modo per non invecchiare? Dimenticarsi la data del proprio compleanno!
Anche il nostro commissario di Vigata tenta di mettere in pratica questa soluzione, ma con scarso risultato. Si deve arrendere davanti alla testardaggine di Livia e dei suoi colleghi ed amici, che gli augurano, appena lo incontrano, buon cinquantottesimo compleanno, obbligandolo a pensare al tempo che passa.
Inizia con questa “botta di tristezza”, la nuova avventura del commissario Montalbano, che tra una “sciarriatina” e l’altra con l’eterna fidanzata Livia, risolve due casi, in cui sono implicati sia la mafia (in particolare la famiglia Cuffaro) che importanti uomini politici, il presidente della Provincia ed un Ministro.
Ha l’appeal di sempre, questo Montalbano pubblicato anni dopo la sua scrittura. I personaggi risultano ugualmente credibili, l’affiatamento tra Montalbano, Augello e Fazio è forte e dalle loro bocche escono frasi pungenti sull’attualità e sulla politica che non possono non far riflettere. Non mancano, infatti, le frecciatine ad uomini politici e alla mancanza di obbiettività della stampa, troppo spesso legata a doppio filo con la politica, confrontando, anche, l’Italia con la Chicago di Al Capone.
Concludendo, malgrado le segrete alchimie dei piani editoriali, come dice l’autore nella sua nota finale, ci abbiano privato di questa “chicca” per un po’ di anni, adesso possiamo finalmente goderne a piene mani, immergendoci nuovamente in un’altra avvincente avventura del nostro commissario buongustaio, che vale, senza ombra di dubbio, la pena di leggere!
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La voce della coscienza
Montalbano ha appena compiuto 58 anni e non è che le cose gli vadano proprio bene: sente di stare invecchiando, l'immaginazione gli si accanisce contro e anche l'arroganza di giovanotti in macchina non lo lascia tranquillo.
Ma come sempre riuscirà a ritrovare la serenità e la lucidità necessaria per sbrogliare una matassa che si preannuncia particolarmente imbrogliata, anche a causa della famiglia Cuffaro.
Camilleri tira fuori dal cappello magico questo libro, scritto almeno 5 anni fa e mai pubblicato. Come un prestigiatore ci regala un altro libro con il vecchio Salvo, auto-ironico, intento alle azzuffatine con Livia e non ancora schiavo del languore e del fascino femminile, ma tutt'al più della propria coscienza.
Un Montalbano che, seppur lontano dal bel tempo che fu, si fa leggere con disincanto ed allegria.
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Una vicenda intricata e intrigante
Tutto inizia con un compleanno, quello del commissario Montalbano : finalmente sappiamo la sua non più verde età (58 anni), anche se, confessa Camilleri nelle note, il romanzo è stato scritto diversi anni fa. Già che si parla dell’età dell’indistruttibile commissario, è bene che cominci a riguardarsi, dato che il medesimo se ne “stracafotte” (come scriverebbe l’Autore) dei ben noti fattori di rischio cardiovascolare : beve mezza bottiglia di whiskey per tirarsi su, fuma come un turco e divora doppie razioni di antipasti di mare, seguiti da pasta ‘ncasciata, triglie a volontà, doppie porzioni di calamari e gamberoni, doppie porzioni di coniglio alla cacciatora, vino, caffè (nenti acqua, per carità) e chi più ne ha più ne metta. Mantenerlo in vita a lungo, caro Camilleri, sarà durissimo, anche perché lo stress cui è sottoposto il povero Montalbano non è da poco ! A parte queste considerazioni, doverose data l’età del protagonista, il romanzo contempla tre morti ammazzati : un direttore di supermercato, impiccato contro la sua volontà ad una trave dell’ufficio, un povero guardiano notturno sparato alla nuca secondo i costumi mafiosi, una bella ragazza accoppata a coltellate su una scrivania nientemeno che da un importante personaggio politico. Attorno a questi delitti, si dipana una complicatissima trama, condita da numerosi colpi di scena, in cui si intrecciano oscuri rapporti di connivenza tra mafia locale e poteri politici di alto livello : il nostro commissario verrà naturalmente a capo dell’intrigo, con la consueta sagacia ed il valido aiuto del vice Augello, del suo valido collaboratore Fazio e di un esilarante Catarella, il telefonista del commissariato, esperto nello storpiare i nomi delle persone ma abilissimo nel decodificare complicati messaggi informatici.
Questa volta l’eterna fidanzata Livia è nettamente in secondo piano : qualche telefonata notturna, non sempre conclusa con il consueto litigio. Vibrante è in questo romanzo l’indignazione di Montalbano/Camilleri nei confronti dell’improntitudine della mafia collusa con la politica, inducendolo a paragoni azzeccati con la Chicago di Al Capone ed a ricordare le invettive di Cicerone nelle Catilinarie : quale governo abbiamo? In quale città viviamo? Un bel romanzo, in sintesi, che più di altri coinvolge e fa pensare. Il siciliano di Camilleri è ormai nostro patrimonio, e si legge con piacere e facilità. Bellissima l’immagine finale, mentre Montalbano finalmente si riposa , seduto nella sua verandina sulla spiaggia “ … la nuttata era scurosa, ma serena. Lontano supra al mari si vidiva qualichi rara lampara…”. Immagine quasi leopardiana..