Una brutta faccenda
Letteratura italiana
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Firenze 1964
Dopo una lunga pausa dal familiare e accogliente sito di QLibri, dovuta ad impegni universitari irrinunciabili, torno finalmente ad inserire la recensione di un romanzo.
E non esiste genere letterario più adatto del giallo per rituffarsi gradualmente e senza sforzo nel piacere della lettura a mesi di distanza dall' ultimo libro affrontato.
"Una brutta faccenda", datato 2003, è il titolo del secondo romanzo della serie dello scrittore fiorentino Marco Vichi avente come protagonista il commissario Franco Bordelli.
Un personaggio che col passare degli anni si conferma sempre più apprezzato dai lettori, come dimostrato dalla produzione dell' autore giunta ormai al settimo romanzo della saga.
Un poliziotto che preferisce frequentare occasionali e relativamente innocui ladruncoli ed anziane ex prostitute, che per lui rappresentano una compagnia più piacevole e interessante rispetto a pomposi superiori, burocrati e funzionari di Stato vari.
Poco incline ai compromessi, sue peculiarità si confermano la sovrumana capacità di fumare quantità incalcolabili di sigarette, la spiccata tendenza ad avere la risposta pronta in ogni occasione ed il categorico rifiuto di risolvere un' indagine senza prima capire le motivazioni che spingono una persona apparentemente normale a compiere atti tanto efferati.
E infatti il caso che il commissario si trova a dover risolvere è tutt' altro che facile e comune.
Un caso per stomaci forti, perchè le vittime sono bambine rinvenute con evidenti segni di strangolamento sul collo e con strani morsi sulla pancia.
E l' assenza di qualsiasi tipo di indizi non aiuta il commissario, seguito passo dopo passo dal fedele agente Piras.
La vicenda è ambientata nella primavera del 1964, in una Firenze coperta da un cielo grigio a simboleggiare il tardivo arrivo della bella stagione ed il clima di tensione che si respira.
L' amore e la profonda conoscenza che lo scrittore nutre nei confronti della città nativa traspare con forza dal testo, tanto che Vichi si conferma in questo secondo romanzo come un autore più attento all' ambientazione e ai personaggi che non all' intreccio, seppur la complessità del caso da risolvere sia maggiormente approfondita rispetto al più lineare precedente capitolo.
Emerge la bellezza maestosa e nostalgica di Firenze, in anni complicati vicini al primo vero boom economico che colpisce l' Italia ma ancora caratterizzati dalle difficoltà nel far rimarginare le ferite che la guerra conclusa da un ventennio ha lasciato aperte.
Ed è proprio il secondo conflitto mondiale ad essere il protagonista di qualche divagazione di troppo che smorza momentaneamente l' interesse nella ricerca del colpevole.
Bordelli infatti è un uomo piuttosto incline al ricordo dei tempi passati, soprattutto quelli vissuti in prima linea a fianco della Resistenza.
Ricordi gradevoli e significativi per l' evoluzione del personaggio, ma a mio parere fin troppo numerosi; il commissario è un protagonista già caratterizzato a sufficienza senza l' ulteriore necessità di così tanti flashback.
"Una brutta faccenda" è un buon romanzo non esente da piccoli difetti ma che appassiona per sentimenti e sincerità di un protagonista forte e sanguigno, proprio come il capoluogo toscano che lo accompagna cupo e tenebroso in questa indagine.
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MICROBI FRA LE GALASSIE
Il commissario Bordelli, protagonista di molti romanzi di Marco Vichi, tenendo gli occhi chiusi immagina di passeggiare fra le galassie, guardando da molto lontano la sua città ,Firenze, e il suo mondo. Stando lassù si rende conto di essere un insignificante microbo fra microbi altrettanto insignificanti. Eppure è proprio il sentimento di essere un nulla rispetto all’immensità del cosmo a rendere grande l’uomo, gli dice un vecchio amico strambo ma saggio, lettore di Pascal: l’uomo è una pulce nell’universo ma fa girare il mondo, in quanto creatura capace di pensare se stessa e d’immaginare l’esistenza di Dio. Se così è, anche il dovere di un poliziotto senza più illusioni ha un senso. Il male fa irruzione nella Storia e nell’esistenza della gente comune, pertanto missione di uomini come Bordelli è combatterlo: tre bambine vengono trovate morte, in una casa viene rinvenuto il corpo straziato di un nano, informatore della polizia. L’inchiesta va a rilento, acquista così rilievo il ritratto di una città, Firenze, di un’epoca, gli anni ’60, e della personalità del protagonista. Pedinando il commissario nelle sue peregrinazione notturne e diurne fra trattorie, vie e piazze della città del Giglio, ti accorgi che viverci o averci vissuto è un valore aggiunto nella lettura dei libri di Vichi. Ti devi anche allontanare dall’oggi e dai gialli degli scrittori nordici alla moda: qui siamo negli anni 60’, l’Italia sta per essere rivoluzionata, come ci viene ricordato, dalla possibilità delle donne di usare la lavatrice e il trauma della Seconda guerra mondiale è ancora ben vivo. Ma anche la concezione del crimine potrebbe apparire anacronistica nell’epoca del porn gore: non si aggirano nel buio serial killer maniaci e senza motivazioni, i criminali non nascono mai tali ma lo diventano. « Se un infelice uccide bambine, all’origine della sua colpa…una colpa ancora più grande»
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L'ombra del nazismo
Vichi Vichi Vichi, tu non me la conti giusta.
La storia, rispetto al precedente libro con protagonista il commissario Bordelli, è sicuramente molto più movimentata e questa volta durante la lettura ho pensato che questa volta Vichi avesse fatto un grande salto di qualità.
Invece la soluzione del caso è un po' troppo fortunosa, alcuni personaggi sono collocati ad hoc per essere d'ausilio all'economia della trama e sinceramente Bordelli va a trovarli proprio nei momenti più congenial eh eh eh Vichi non si bara col giallo.
Interessanti comunque gli sviluppi della vita privata dei vari protagonisti.
Altro neo, non è possibile che Bordelli beva e mangi come un maiale, o nei prossimi gli viene un infarto o avrà una super forma di colesterolo e diabete.
I riferimenti alla II° Guerra Mondiale, ed ovviamente al nazismo sono nostalgici ma in alcuni casi rallentano troppo la storia...ma in quest'opera vedrete potrebbe avere un ruolo determinante.
Peccato perchè questa volta ero convinto che l'opera era di sicuro valore, invece mi ritrovo a dare una sufficienza scontata.
Buona lettura a tutti.
Vichi tranquillo non mi arrendo voglio ancora leggerti.
Il Syd
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Uccidete la colomba bianca
Ancora Bordelli, ancora il commissario, ancora l'ex-partigiano. Un uomo, più che un personaggio, che narra le proprie vicende, questa volta, in un'uggiosa Firenze targata 1964, dove un pazzo uccide alcune bambine e qualcuno ha fatto fuori pure il suo amico Casimiro. Tra una sigaretta e l'altra, insieme al fedele scudiero Piras, il nostro Franco indaga con il fiato sul collo dell'opinione pubblica indignata. La pressione è alta, gli toglie il sonno, persino gli amici di sempre, Diotivede, Totò e Rosa, lo pressano per giungere alla soluzione del caso. Quando tutto sembra a un punto morto con un colpo di coda, Bordelli intuisce il trucco e svela l'omicida.
“Una brutta faccenda” è, ancora, Bordelli e il suo mondo, la storia di una comunità dove ogni personaggio e ogni ambiente contribuisce al racconto con vari scopi, alcune volte, semplicemente, per rubare un sorriso al lettore.
Intreccio sapiente, consistente, ben delineato e, come sempre, arricchito. Il giallo si colora, si fa di mille toni. I racconti di guerra del Battaglione San Marco, l'esecuzione delle condanne del processo di Norimberga e le storie della ricostruzione imprecisa e frettolosa di un'Italia ancora ferita abbracciano le indagini, le scorrazzate in maggiolone di Bordelli e Piras e le autopsie del medico legale, vicendevolmente, si coccolano, si sostengono e si trasportano, senza trascinarsi, verso un finale intuibile, ma non scontato.
Un romanzo lento senza mai essere noioso, come a imitare le atmosfere e i modi di vivere degli anni che descrive; un modo diverso di narrare, come di esistere, più flemmatico e rilassato che permette di godere maggiormente delle cose e delle situazioni.
Da leggere!