Un bello scherzo
Letteratura italiana
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Un brutto scherzo
Nella Bellano ormai familiare di Vitali troviamo l'oste Gnazio che assiste ad un fatto incredibile e ne informa i Carabinieri . Si scopre che il maestro Crispini, arrestato una bella mattina dalla Milizia fascista è accusato di qualche oscuro reato ma non si sa quale. Il buon Crispini voleva parteciparead un concorso poetico/letterario indetto dal giornale con cui collabora e per evitare accuse di favoritismi e considerazioni poco eleganti invia un componimento sotto uno pseudonimo. Cosa avrà fatto di così compromettente il docile, rispettoso e colto maestro per incappare addirittura in un arresto ? Al solito Vitali tratteggia i personaggi con sottile ironia, gli pseudonimi sono spesso esplicativi dei vizi e virtù dei loro possessori. Ben riuscita la descrizione di un'epoca in cui un regime finiva per soffocare anche la libera espressione nonchè la vocazione allo scherzo . Non particolarmente brillante la trama , che scoperta la vera accusa al Crispini fa intuire anche palesemente cosa è accaduto .
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Apologia di uno scherzo
In quel di Bellano, con i personaggi che ci sono diventati quasi come degli amici, il paesaggio diventato familiare, le stradine che potremmo percorrere a occhi chiusi ecco che succede l'impensabile. Il maestro in pensione, nonché giornalista del quotidiano locale e voce ufficiale nei comizi del regime, viene portato via dalla milizia fascista. Si prendono a cuore del caso, e se ne occupano in via informale i carabinieri, che fanno non si capacitano che quell'ometto tanto pedante, quanto fedele al regime possa avere atto qualcosa di così grave. Piano piano, in un romanzo ironico, a volte sfacciatamente canzonatorio dei riti e delle manie di onnipotenza fasciste, Vitali ci racconta una storia che inizia con uno scherzo crudele e rischia di finire in tragedia. Se non altro ha il merito di aprire gli occhi a chi li tiene socchiusi e far socchiudere la bocca a chi la tiene spalancata.
Ho trovato questo romanzo gradevole, anche se almeno io, di base ci ho trovato sotto l'ironia, la voglia di mettere tutto sullo scherzo, anche ina certa tristezza. Tristezza di chi vede le sue illusioni buttate in un angolo e calpestate. Tristezza di chi capisce che non vincerà mai la lotta, perché in fin dei conti non riesce neppure a capre contro che cosa sta lottando.
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Un pericoloso scherzo a lieto fine.
E’ indubbiamente un bello scherzo quello giocato al maestro Crispini Fiorentino, uno dei personaggi bellanesi più miti, ligi al dovere, incapace di far del male neppure ad una mosca. Siamo negli anni ’30 del secolo scorso, a Bellano ci sono il maresciallo dei carabinieri Maccadò, la milizia fascista che controlla tutto e provvede che tutto proceda secondo i dettami del regime, oltre alla consueta fauna variopinta degli abitanti del borgo. Il fatto è presto detto: il Dopolavoro indice un concorso letterario, il Crispini è tentato e dopo qualche esitazione si getta nella mischia e compone un alato “Carme Italico” in endecasillabi , inneggiante alle virtù degli italici lavoratori. Solo che una compagnia di bricconi invia alla giuria a nome del Crispini un componimento infarcito di insulti e minacce. Apriti cielo! Il povero Crispini, inconsapevole, viene arrestato dalla milizia, trasferito a Como e imprigionato. Si allertano i carabinieri, si cercano complici, si teme un attentato. Tutto però è bene quel che finisce bene: l’autentica lettera con il componimento originale viene ritrovata sul fondo di una cassetta postale e fatta pervenire alla giuria del concorso, i carabinieri chiudono un occhio sui veri colpevoli, oppositori del regime ed etichettati come “ignoti”, il Crispini è rilasciato e torna a casa trasformato dalla brutta esperienza passata. Rivede le sue idee politiche, il suo ossequio verso chi comanda al momento perde colpi, si chiude in sé stesso. Al punto tale che, quando riceverà una lettera dal Dopolavoro come probabile vincitore, la rinvierà al mittente affermando che non è indirizzata a lui ( il nominativo infatti è quello dello pseudonimo - Apollinare D’Astici !- da lui stesso indicato all’inizio dell’avventura letteraria).
Il romanzo, come gran parte delle opere di Vitali, si legge d’un fiato, forse anche per i capitoli pur numerosi (95) ma brevi, collegati tra loro come vagoni di un lungo treno e l’autore lo sa fare con rara maestria collegando sapientemente frasi o battute. Lo stile come sempre è scorrevole, con qualche espressione dialettale, i personaggi secondari, con i loro stravaganti nomi e cognomi, sono come al solito ben azzeccati. Peccato che a metà romanzo si intuisca già come andrà a finire la storia, togliendo quel po’ di suspense che suscita un finale inatteso. Ma anche i personaggi di secondo piano con i loro intrallazzi e le loro vicende burlesche rendono tutta la storia sempre piacevole.