Tre atti e due tempi
Letteratura italiana
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Tre pugni nello stomaco non fanno poi così male. D
Si legge in un soffio (purtroppo) e lascia senza fiato (ancora).
Scritto davvero bene, con personaggi azzeccati e luoghi quasi palpabili.
Il romanzo funziona, ma ha nell'eccessiva concisione, stringatezza,
sinteticità l'unico reale difetto.
Meritava di essere meglio sviluppato, ed i motivi per farlo erano
innumerevoli.
Ii personaggio principale "Silver" è un vedovo, ex pugile ed ex galeotto,
che riesce ad essere magnetico ed a conquistare il lettore (almeno il
sottoscritto è stato conquistato).
(''Un tipo su una Bmw dietro di me suona il clacson e urla dai finestrini aperti qualcosa a proposito di un vecchio rincoglionito.
Penso di essere io, perché non mi sono accorto che la fila si è mossa e sono rimasto piantato con la mia monovolume in mezzo alla strada.
Un tempo sarei sceso e quel tipo, finché non gli avessero rimesso i denti, avrebbe mangiato solo crème caramel e puré di patate.
Ora non è più quel tempo.
Nè io sono più quella persona........'')
Una vita quella di Silver che è una metafora, della vita di tutti noi
"non fortunati", che abbiamo brevi attimi di gloria e fragorosi e lunghi
periodi di tribulazioni e guai.
Il solo fatto di essere un uomo duro, che da ragazzo doveva farsi
rispettare per non essere schiacciato dai più "fortunati" me l'ha fatto
sentire vicino.
Il suo riscatto, raggiunto tirando pugni su un ring, l'ha reso per me un
fratello.
La sua repentina ricaduta nel fango, prima ancora di raggiungere lo
sperato successo lo rende vero, amaro e triste come la vita.
Consiglio a tutti di leggerlo, perché merita.
Merita di essere letto.
Merita.
Ripeto però che il limitato numero di pagine e di parole lo rende "monco".
Leggerlo è un po' come andare al cinema, pagare 9 euro di ingresso e
vedere un gran bel film, realizzato benissimo, ma che dura solo 40
minuti... Troppo poco.
Io credo che si poteva sviluppare meglio, si poteva descrivere meglio la
crescita umana e sportiva del figlio di Silver "Il Grinta", si poteva narrare
qualche incontro di Box in più... Si poteva mettere un po' più di sangue
e sudore su quel ring
Si poteva indulgiare di più sui campi da gioco della serie B, sulle
fatiche e sugli entusiasmi dei giocatori.
Sarebbe stato più bello sapere più cose della vita di Silver, prima e dopo il carcere, di più sul rapporto che aveva con la defunta moglie, di più ...
Ma io non sono uno scrittore, e forse, così facendo,
...forse...
Forse... Il libro sarebbe stato solo appesantito... Forse...
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Fight Club.
L'ultimo cavaliere.
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Maschere nude
Una storia crepuscolare e intima, che rispetto all’ intreccio del giallo, privilegia il racconto di un insolito percorso di vita e coinvolge con i suoi toni sfumati e malinconici.
Forse l’autore aveva in mente, ancora una volta, di abbandonare un terreno sicuro e conosciuto, per avventurarsi su strade nuove e questa poteva essere la prima di una serie di avventure narrative che potevano portarlo anche lontano, ma non lo sapremo.
In questo breve romanzo, al racconto della vicenda umana del protagonista, si affianca una lunga, dolente riflessione sul valore dello sport in un tempo, il nostro, in cui la gloria, l’urlo della curva, la considerazione della squadra, passano in secondo piano rispetto al mero ritorno economico, possibilmente immediato ed esagerato, che soppianta ogni altra aspirazione di una generazione cinica e senza sogni.
Silvano, “Silver” per chi lo ricorda sul ring, è stato una promessa della boxe.
Il precoce successo nello sport, lo aveva riscattato da una vita difficile. Cresciuto in un quartiere periferico e sbiadito della città, frequenta con scarsa convinzione la scuola superiore, impegnato più a menare le mani che ad applicarsi nello studio, quando, dopo l‘ennesima scazzottata, viene notato da un allenatore di boxe che ne fa, in breve tempo, un piccolo campione.
Ma Silver, inesperto della vita e assetato di successo, si lascia invischiare in un affare poco chiaro, finendo la sua breve, folgorante carriera, in cella.
La sua vita è spezzata in due: prima e dopo l’esperienza del carcere. Solo l’amore paziente e tenace della sua compagna e il calore familiare riusciranno a curare ferite tanto profonde.
Silvano, dopo la reclusione, si sente un uomo di serie B e conduce una vita discreta, defilata (squarci della vita di provincia, vengono proposti dall'autore con pennellate rapide e precise che ci fanno "vedere" momenti quotidiani del protagonista, come se sedessimo al bar accanto a lui), fin quando suo figlio Roberto, giocatore di calcio nella squadra cittadina, imprevedibilmente, diventa “Il Grinta”, acclamato e osannato dai tifosi, ricercato da club prestigiosi, proiettato verso il successo.
Ma quando Silver inizia a godersi, orgogliosamente, quel figlio campione, la storia sembra improvvisamente accartocciarsi su se stessa e ripetersi.
Silver non lo può accettare, non può permettere al Grinta di commettere i suoi stessi errori.
Una serie di fortuite coincidenze, giocheranno a suo favore, permettendogli di adoperarsi perché suo figlio emerga dal gorgo in cui sembra essere precipitato.
Per Silver sarà anche, finalmente, un’occasione di recupero del proprio valore e della propria dignità agli occhi del figlio, per il quale, a causa del suo passato, è stato sempre motivo di imbarazzo.
La seconda parte del romanzo, tutta incentrata sullo spericolato tentativo del protagonista di impedire che si compia sul campo sportivo l’ennesimo imbroglio, è effettivamente abbastanza improbabile, però le pagine scorrono veloci, mentre seguiamo Silver che organizza una spettacolare, incredibile messinscena per salvare suo figlio.
Intanto, cadono le maschere di quanti hanno allestito un ignobile teatrino, che nasconde ai più il vero gioco, quello sporco, che si svolge dietro le quinte, a mezza bocca, nel sudore e nella concitazione degli spogliatoi.
Il lungo, amaro monologo interiore del protagonista, colpisce e rende questa storia interessante e ricca oltre la trama, che forse presenta dei punti deboli.
Il delicato rapporto padre-figlio, è raccontato con attenzione e coinvolgimento.
Il tessuto narrativo, attraverso i numerosi flashback, svela lentamente la storia di Silver, mentre la sua voce ci accompagna in un percorso doloroso, fatto di un sogno di provincia naufragato troppo in fretta, di una vita all’ ombra della colpa, che si riprende le poche vittorie, con interessi troppo alti da pagare.
Intenso e toccante.
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veramente deludente.....
Deludente, non trovo altre definizioni; nei confronti dell'autore di "Io uccido" e "Niente di vero tranne gli occhi" nutrivo ben altre aspettative. Ovvio, banale, inverosimile oltre ogni sensata concessione con un protagonista "antieroe" veramente triste, sia come personaggio e sia come caratterizzazione.
Uno dei peggiori libri che io abbia mai letto; al solo ricordo dei protagonisti (Silver in particolare) mi coglie la malinconia.
Ti prego Giorgio, se l'ispirazione è finita smetti, ma non proporci più questo stile e questi personaggi.
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Perché??!
Caro Giorgio,
perchè??!!? Questo viaggio all'Einaudi quando sappiamo tutti che il meglio di te lo dai quando scrivi libri per la Castoli Dalai?!?!
Ma che ti è preso?!!?!?
Giorgio Faletti non è "Tre atti e due tempi": leggendolo ho avuto l'impressione che sia stato incatenato intellettualmente, come se si stesse trattenendo perché all'Einaudi non si possono dire parolacce o non si può parlare di cose brutte e cattive.
Non lo fare mai più! TORNA INDIETRO!
Firmato
"una che ti ha sempre letto"
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I love Faletti, ma...
Se seguo un autore in particolare ne leggo tutto, a prescindere dalla critica. Il libro è carino (si legge d'un fiato) ma ahimè non è niente di eccezionale, non è una lettura che lascia il segno. Silver è un protagonista senza dubbio positivo, che ha riscattato gli errori commessi in gioventù ma ciò che fa durante lo svolgimento della partita è dir poco rocambolesco e fantasioso. Un cambiamento a 360 gradi del figlio poi.... Altro che "e vissero tutti felici e contenti!!"
Nel complesso voto appena sufficiente, alla voce "stile" ho messo 4 sulla fiducia :)
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- sì
- no
Tre atti e due tempi
Sono una fan di Faletti e ho letto tutti i suoi libri, belli e diversi uno dall'altro.
L'ultimo, Tre atti e due tempi, e' forse il piu' banale e "normale", l'ho comunque letto volentieri e in un sol fiato.
Certo, non ha niente a che vedere con le precedenti opere, si ha l'impressione che Faletti abbia voluto riposare un attimo, scrivendo qualcosa di piu' "semplice".
Attendiamo il prossimo, con la speranza che sia di nuovo una fiammata falettiana!
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Grigio e spento
Questo è uno di quei libri che hanno la consistenza di una giornata grigia con un cielo pieno di nuvoloni carichi di pioggia. Un libro insomma che non vedi l'ora che sia finito! Si trascina lento e inesorabile, con una trama fiacca, con pochi colpi di scena e pezzi sconclusionati e poco realistici (come minimo un occultamento di cadavere dovrebbe avere delle conseguenze).
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scadente
delusa, forse perchè avendo letto tutto di faletti, da lui mi aspetto molto, troppo. dalla genialità dei primi libri, mi son trovata un romanzo attuale sul mondo del calcio scommesse, se pur ben scritto e scorrevole non ti appassiona come i libri precedenti. avevo notato già un declino in "appunti di un venditore di donne", che si salva solo in extremis nel finale,oltre le aspettative. consiglio allora per chi non conosce questo scrittore, di iniziare la sua carriera al contrario!
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"Tre atti e due tempi" di Faletti - Il commento di
Da Faletti, questa volta, non un thriller, ma una storia che in ogni caso mantiene una certa tensione narrativa. Almeno nello svolgimento veloce dei fatti, che evolvono – appunto – in tre atti e in due tempi, quelli di una partita di calcio.
La storia scorre nel mondo – osannato dai tifosi e vituperato dalle vicende giudiziarie – del calcio. E, più precisamente, in zona ‘calcio scommesse’, tanto per rimanere nell’attualità di vicende che, anche in questi giorni, occupano le pagine dei giornali. Un mondo nel quale “non so se lo scudetto è andato al più forte, di certo è andato a chi ha vinto. Non sempre le due cose coincidono”.
Silvano, detto Silver, conduce la sua vita alla ricerca di riscatto, per un errore che in gioventù l’ha portato a scontare una pena detentiva. Il soprannome, Silver, gli deriva dal passato: “… quando ti presenti al bar dopo un combattimento con un occhio così nero da sembrare coperto dalla pezzuola di un pirata e uno ti dice che assomigli a Long John Silver, quello dell’isola del tesoro.”
Il riscatto di Silver passa anche attraverso la sua attività di tuttofare presso una squadra calcistica di provincia che milita nella divisione cadetta. Ove gioca, con un ruolo fondamentale, suo figlio detto “il Grinta”: “simbolo della squadra, personaggio di riferimento in campo …”, che tuttavia, sul più bello, decide di gettare tutto alle ortiche e di “vendere la partita”, l’ultima, quella decisiva per la promozione in serie A (“Oggi si fa la serie A o si muore”).
Più che per la descrizione del rocambolesco tentativo che Silver attua per sventare la truffa di figlio & c., l’interesse di questo romanzo, a parer mio, risiede in alcune riflessioni. Quelle che descrivono il rapporto padre–figlio (“Abitavamo nella stessa casa, parlavamo, facevamo le cose che un genitore e un figlio fanno di solito. Ma ci siamo sempre trovati di fronte sfocati, come avvolti in fogli di cellophane …”) e la determinazione del padre nell’evitare che il figlio commetta il suo stesso errore. Operazione, quella salvifica di Silver, complicata da una circostanza: “Fra noi c’é sempre stata l’ombra della mia fedina penale, che a tratti è diventata così grande e scura da trasformarsi in un’eclissi totale”.
Il romanzo si lascia anche apprezzare per le descrizioni del calcio come ‘oppio dei popoli’: “il rettangolo verde è un circo in attesa dei gladiatori” … visto da “… persone normali, quelle che stanno sulle gradinate a gridare, quelle che nella vita non vinceranno mai e per questo incaricano pochi privilegiati di farlo per loro.”
Devo dire che alcune pagine, alcune righe in particolare, mi hanno stretto il cuore. E ho pensato che, anche se tra i sogni ce ne sono di più nobili, i sentimenti di chi affolla gli stadi devono essere rispettati. E tradirli è un atto infame. Per questo, come Silver, si sarebbe comportato anche …
… Bruno Elpis
PS: chi lo desiderasse, può vedere un mio commento (scritto a quattro mani con l'amico Francesco D'Agostino) a un altro libro sul medesimo tema (“Gocce” di Dino Baggio e di Marco Aluigi, Ciesse Edizioni) in http://www.malgradopoi.it/letture-consigliate/gocce-su-dino-baggio
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Coscienza pulita
Racconto lungo o romanzo breve. Si legge velocemente. E’ centrato su due temi: il mondo del calcio corrotto ed il rapporto padre-figlio. Silvano, Silver è il protagonista, che, con voce dimessa, intrisa di un amaro umorismo, ci accompagna in questa lettura, un po’ spenta, un po’ senza colore. Non mi ha entusiasmato se non proprio per questa figura di padre, uomo solitario e uomo solo, ex pugile e pregiudicato, dal passato quindi difficile e ombroso. Silvano è timoroso del futuro del figlio, imbarazzato per il proprio passato, incapace di dimostrarsi orgoglioso del presente. L’autore disegna bene questo personaggio, ma è una storia che fa fatica a colpire e a spiccare il volo.