Sua Eccellenza perde un pezzo
Letteratura italiana
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Una gita finita male.
I fratelli Scaccola, panettieri in Bellano, non si aspettavano certo l’improvvisa visita del segretario
del sindacato panettieri, per comunicare loro che proprio Bellano sarebbe stata il prossimo 21 aprile ( si festeggia il Natale di Roma) meta di una gita dei panettieri comaschi. Si dessero quindi da fare per comunicare l’evento in municipio, e per organizzare accoglienza e manifestazioni varie. Siamo nel 1930, in pieno ventennio fascista, e Bellano non brilla per quanto riguarda il regime, non essendoci neppure un vero e proprio segretario del partito. Sconcerto dei poveri Scaccola, introversi e dediti solo ai lavori del forno, il municipio prima tentenna, propenso a rifiutare la manifestazione, poi, per ordine del podestà locale, è obbligato a ricevere i gitanti, per dare finalmente lustro e visibilità ad un paese che vivacchia nell’anonimato.
Inizia qui la storia singolare ed esilarante dei preparativi per l’accoglienza, preparativi resi ancor più frenetici dall’annunciata partecipazione addirittura del Federale di Como, occasione unica per riportare Bellano agli onori della cronaca. Ma, ahimè, non ne va bene una: bisogna rifare la scaletta degli appuntamenti, ristampare i manifesti per una “f” minuscola di “Federale”, annullare alcune visite (all’Orrido ed alla casa natale di bellanesi famosi), piegarsi ai capricci dell’altezzosa e isterica moglie dell’illustre ospite, decisa a raggiungere Bellano tramite idrovolante ma anche dotata di quel pizzico di buonsenso pronto a frenare i deliri di onnipotenza del marito … Ma non è finita qui: il battello dei gitanti non riesce a partire per un guasto, si attendono soccorsi, tutti gli orari sono spostati, il Federale non ne può più e decide di andarsene anzitempo, non intervenendo al pranzo sociale e neppure, figuriamoci!, al ballo pomeridiano. Anche perché, ecco il colpo di scena che tramuta la festa in tragedia, perde inopinatamente un “pezzo” … Ovviamente non dirò di che pezzo si tratta, per lasciare ai lettori la curiosità di scoprirlo: basti accennare che è un pezzo importante, il cui smarrimento manda su tutte le furie il proprietario. Il pezzo in questione rischierà anche di mandare a monte un matrimonio, verrà cercato in tutti modi, ritrovato, consegnato alle autorità competenti, conservato in cassaforte e riportato alla luce in modo rocambolesco a guerra finita , nel 1946 …
Questa è in sintesi la trama della storia principale, ma la fantasia di Andrea Vitali non si ferma qui. Altri eventi impreziosiscono la narrazione: ci sono i fratelli Scaccola, quelli del forno, che si aprono finalmente alla vita e si fidanzano con una intraprendente ragazza madre il più giovane, con un’amica claudicante il più anziano, e poi le vicende dei carabinieri del posto, Beola e le sue timide vicende amorose, Mannu con un’appendicite acuta operata d’urgenza, e soprattutto il maresciallo Maccadò, che saggiamente tutto vede e controlla, controllato a sua volta dalla moglie, la nostalgica e dolce Maristella. Fanno da contorno gli abitanti del posto, con difetti, virtù e stravaganze: l’autore li conosce benissimo, e sa trarre il meglio da ognuno di loro, ben consapevole che il paese racchiude un microcosmo con abitudini ancestrali che sfidano il trascorrere del tempo. Il periodo in cui si svolgono i fatti è quello della dittatura fascista, e Vitali sa cogliere con pungenti accenti satirici il servilismo ostentato di chi obbedisce e la ridicola ostentazione del potere di chi comanda.
Lo stile narrativo ritaglia figurine godibili, con la grande consueta abilità che contraddistingue l’autore, innamorato perso della sua Bellano e delle acque placide del lago che fanno come sempre da sfondo a tutto ciò che accade sulle non sempre placide rive. Straordinari, mai forse come in questo romanzo, i nomi dei personaggi coinvolti. Da Elomeo a Chiurlo, da Anco (in ricordo di uno dei sette re di Roma?) a Omario e Armadio per i maschi, per le femmine Sicuretta, Caronna, Aeria, Anenia, Vestina: il colmo lo scrittore ha però voluto riservarlo ad alcune strette parenti dello spocchioso Federale, la mamma Climide, l’isterica moglie Assioma, la di lei madre Filetta con la zia Orina (!).
Il solito ottimo e divertente Vitali, buona lettura!