Spaghetti all'assassina
Letteratura italiana
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Gabriellamia
Chi ama il giallo italiano non può non conoscere quest’autrice e non può non imbattersi nel personaggio di Lolita. Un nome da tango. Una donna del sud. Un commissario intelligente. Una cuoca sopraffina. Di una simpatia unica. Di una femminilità come pochi. Di un intuito raro. Questo caso è come il gioco dell’oca, un passo avanti e due indietro. Bella la trama. Alto il ritmo. Curiosi i personaggi minori di contorno. Ma, come sempre, è lei, la protagonista, la vera stella di diamante. Personaggio riuscitissimo. Colorato. Verace. Vivo. L’autrice non si smentisce e a lei va tutta la mia ammirazione per la spontaneità e l’italianità che trasuda da queste pagine.
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Una teoria piuttosto che un semplice piatto
Gli “Spaghetti all’assassina” di Gabriella Genisi non sono una semplice ricetta. Di più. Sono una tradizione della Barivecchia, una liturgia, un mito: perché “Lo spaghetto all’Assassina è una teoria piuttosto che un semplice piatto”.
Nella sua nuova avventura la sexy-commissaria Lolita Lobosco deve scoprire l’identità di un assassino crudele, che ha realizzato una terribile vendetta (“Stramaglia è stato incaprettato, evirato e ucciso con una freddezza e una violenza inaudite”) ai danni di un ristoratore che nella sua vita è stato tanto sessualmente attivo quanto equivoco.
Per non smentire la sua fama di abile solutrice di casi polizieschi, Lolì (“Lolità, allora. Che nome meraviglioso. Un nome da tango il suo”) si destreggia tra interrogatori in questura, relazioni con la procura e… interferenze di una vita privata movimentata e ricca di insidie e tentazioni. Come quella rappresentata dall’affascinante executive chef franco-algerino Matou Banallal (“Il nome di una barca non si cambia mai, per nessuna ragione”), tra i sospettati.
Con uno stile contaminato dalla parlata, il romanzo somministra i suoi ingredienti – umorismo, femminilità, mediterraneità – lasciando nel lettore i sapori vivaci e piccanti della Puglia e un vago rimorso per i chili che prenderemo, cercando di realizzare le ricette che Lolì alias Gabriella Genisi sciorina, prima fra tutte quella degli “Spaghetti all’assassina”, proposta in ben quattro varianti.
Giudizio finale: spensierato, frizzante, culinario.
Bruno Elpis
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Spaghetti e delitti a Bari
Gabriella Genisi è a tutti gli effetti la Camilleri pugliese. Grazie a lei e ai suoi romanzi, si scopre la Puglia: è come visitarla ed assaporarla anche nei sapori più intensi. È una piacevolissima lettura, ricca di descrizioni artistiche e usanze folcloristiche, molto più di un giallo.
In questo romanzo, il piatto forte è un primo molto invitante, quello degli SPAGHETTI ALL'ASSASSINA, e l'indagine è condotta, come sempre, dalla nota protagonista della serie poliziesca della Genisi, il commissario Lolita Lobosco.
Ad essere ritrovato cadavere, nella tipica ambientazione barese, è lo chef Colino Stramaglia, inventore della famosa ricetta degli SPAGHETTI ALL'ASSASSINA. La particolare efferatezza, riservata al cadavere, sembra indirizzare l'indagine verso più fronti e, di conseguenza, possibili moventi. Lo Stramaglia, vedovo da anni, non doveva dare conto a nessuno delle sue frequentazioni e forse a qualcuno hanno dato molto fastidio. Ecco il perché di tali tecniche sadiche fatte subire alla vittima. Quale grave sgarbo avrebbe commesso l’illustre personaggio per meritare una fine così orrenda? Il movente passionale solletica l'intuito di Lolita Lobosco che, oltre all'indagine, deve far i conti con la sua personale vita sentimentale e con quella assai più movimentata della sua amica.
Inoltre, Lolita non può fare a meno di chiedersi quanti e quali misteri si possano celare dietro al mondo, sempre più competitivo, dell’alta cucina.
Sullo sfondo della città di Bari, che assume toni sempre più pulp, si profila un'interessante ed intricata indagine, con fosche tinte da noir mediterraneo. Vengono messe a dura prova l’abilità e l’istinto della caparbia investigatrice Lobosco.
Un ottimo giallo, da leggere ed apprezzare, per i due generi principali, che viaggiano in parallelo: da un lato, possiede le tinte e le atmosfere del soft thriller, interessante ed intricato nell'indagine; dall'altro, è divertente e sentimentale, da leggere col sorriso, come un chick lit.
Lolita Lobosco è una donna alla ricerca dell'amore, come tutte le altre, ed è proprio questo suo modo di essere a renderla maggiormente apprezzabile e reale. Interessante ed avvincente da leggere, fa nascere spontaneamente il buon proposito di recuperarne anche i precedenti romanzi della serie. Siete avvisati: la passione per la Lobosco è contagiosa.