Sogni di sangue
Letteratura italiana
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Sobek
La finalista premio Strega, Lorenza Ghinelli ha uno stile narrativo splendido e personalissimo. L'ho adorat in CON I TUOI OCCHI, ma in SOGNI DI SANGUE, nonostante lo stile narrativo e lessicale e l'originalità della storia, non è riuscita a convincermi pienamente. In questo racconto breve non mi convince il personaggio di Enoch, che avrebbe potuto essere reso meglio, con più sfaccettature. I troppi accenni alla sua psicologia l'hanno reso, ai miei occhi, troppo confuso e velato. Se questo era il proposito dell'autrice non rientra nei miei gusti letterari. Troppa confusione, forse per la brevità del genere, e poca incisività anche nel personaggio della madre.
Enoch è un ragazzino di tredici anni, costretto a portare dei tutori di metallo che lo rendono facile bersaglio delle prepotenze dei suoi coetanei che lo prendono di mira. Lui ne soffre e presto da oppresso e vittima si trasforma in oppressore e predatore contro quei bulli che l'hanno additato e deriso.
Infatti, quando si addormenta, Enoch misteriosamente diventa più letale di una legione di demoni. Avvolta nel mistero è la sparizione del suo peggiore aguzzino e altrettanto è il ritrovamento di uno strano ciondolo risalente all'antico Egitto
La madre di Enoch, Dorotea è una donna algida e imperturbabile, con una passione viscerale e morbosa per le scienze occulte e forse conosce meglio di chiunque altro il segreto di suo figlio.
Molti altri misteri si nascondono anche nella loro casa, al di sotto della quale tanti altri esseri mostruosi brulicano e strisciano pronti a diffondersi attraverso le fogne nel resto della città.
In questo racconto, poteva essere sviluppato molto altro con meno accenni vaghi e più dettagli.
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Potenzialità sprecate
In “Sogni di Sangue” ci viene narrato di Enoch, un ragazzo che necessita di due protesi d’acciaio per camminare e per tale ragione viene fatto oggetto di bullismo e chiamato “Wall-E”. Questo incipit fa da sfondo alla narrazione, che, esattamente come l’incipit stesso, risulta un enorme calderone, un mix nel quale vengono gettati tanti elementi e nessuno di questi viene adeguatamente sviluppato. L’impressione, leggendo Sogni di Sangue, è di leggere un libro scritto frettolosamente, un libro che avrebbe parecchio beneficiato di qualche mese in più di scrittura, e che purtroppo risulta, cosi com’è, meno soddisfacente di quanto avrebbe potuto essere.
Ogni spunto narrativo, descrittivo e psicologico introdotti nel corso dei brevi capitoli che compongono il libro, si dissolvono rapidamente in un nulla di fatto. Ogni qual volta si ha l’impressione che quella sia finalmente l’occasione per sviluppare carattere e background dei personaggi (minimo, se non nullo in certi casi), per approfondire minimamente il comparto descrittivo (pressoché assente), o qualunque cosa per concedere al lettore un maggior senso di immedesimazione e dare credibilità intrinseca allo scritto, si viene immediatamente ricacciati alla realtà, in quanto quello spunto viene quasi immediatamente abbandonato per affrontare un nuovo punto, poiché il libro offre troppa, troppa carne in tavola per le pochissime pagine che lo compongono. I personaggi ci vengono introdotti come nulla fosse, con una o due righe di descrizione che non consentono in alcun modo di renderli interessanti agli occhi del lettore o di poter comprendere realmente perché facciano quello che fanno (oppure, ancor peggio, la restante parte dei personaggi offerti sono guidati da una psicologia semplicistica, che continua a conferire quella fastidiosa sensazione di leggere approposito di “gusci vuoti” che compiono una serie di azioni impulsive). Il comparto narrativo si evolve con una velocità semplicemente improponibile, e nel corso di 120 pagine (scritte in caratteri enormi, mi permetto di aggiungere) si passa dal trattare argomenti puramente materialistici, passando per fasi oniriche ed esoteriche, fino a raggiungere mitologia egizia, tutte trattate in modo superficiale e frettoloso.
C’è qualcosa di buono in “Sogni di Sangue”. Senza dubbio le tematiche trattate, l’idea di base, e le velocità con cui vengono trattate, pur lasciando enorme amaro in bocca una volta terminata la lettura (ed in parte nello svolgimento della stessa), riescono a coinvolgere fino alla fine, e la lettura è, stilisticamente, abbastanza scorrevole. Ciononostante, l’impianto narrativo crolla sulle sue stesse fondamenta, e mi piacerebbe dire che ciò accada sul finale, ma purtroppo accade in realtà assai prima.
E’ quindi questa l’impressione che si ha leggendo l’ultima fatica della Ghinelli: potenzialità sprecate. Un pasticcio che purtroppo risulta essere disordinato ed insoddisfacente, nonostante qualche indubbio elemento interessante. Come lettura leggera, dove per leggera intendo a mente totalmente spenta e senza alcun tipo di pretesa, risulta essere un testo mediamente gradevole. Peccato, però, che non riesca ad essere nulla di più di questo.
Inaspettato.
Il nome Lorenza Ghinelli non mi diceva nulla prima di leggere questo romanzo, invece pare proprio che sia una scrittrice capace e da non sottovalutare.
Piccola nota biografica: Lorenza nasce a Cesena nel 1981, si laurea in Scienze della Formazione e, successivamente, prende un master in Tecniche della Narrazione. Autrice di racconti, poesie, opere teatrali e cortometraggi, con il libro intitolato "La colpa", arriva addirittura finalista al Premio Strega 2012.
"Sogni di sangue" è un thriller piuttosto avvincente e dal titolo avrei detto fosse il solito horrorino scarno e scontato.
La trama: Il protagonista è un Forrest Gump dei giorni nostri, un bambino che si chiama Enoch che vive con dei tutori di metallo che lo rendono facile preda delle cattiverie dei compagni di scuola. Abbiamo quindi i soliti bulletti e il solito protagonista sfigato che viene maltrattato, fin qui niente di strano. La particolarità di questa storia sta nella modalità di vendetta di quest'ultimo. Durante la notte, infatti, è protagonista di strani sogni nella quale lui si ritrova sotto forma di coccodrillo e finisce sempre per aggredire uno dei suoi "persecutori". Il mattino successivo, si scopre che effettivamente è successo qualcosa al bullo che è stato sognato da Enoch ed inizialmente lui non riesce a collegare il suo sogno con gli strani avvenimenti a dir poco "casuali". Il piccolo Forrest quindi, si vendica sì, ma inconsciamente e si scoprirà che parte del merito di questo suo strano potere sarà della madre. Ovviamente mi fermo qui e non aggiungo altro, sennò che gusto c'è? :P
Ho trovato il tutto molto carino e coinvolgente, uno inizia a leggere e pensa di essere incappato in una storiuncola ma alla fine è scritto bene, si legge da solo e i risvolti sono molto interessanti. Fa sempre piacere leggere di un protagonista bistrattato che non è sempre la vittima arrendevole che alla fine dei conti ci rimette sempre.
Non ho molto altro da dire, è un libro molto carino e non lascia molti quesiti finali visto che tutto si risolve da sé. Interessante l'introduzione di un po' di simbologia egizia, infatti, vi starete chiedendo perché doveva sognare di essere proprio un coccodrillo e non un altro animale. Una definizione ufficiale l'ho trovata su Egittologia.net, ve la incollo qui a titolo informativo: "Il suo nome significa “che veglia su di te” Quindi, protettore contro le avversità ed i torti ed anche con capacità di guaritore."
Concludo quindi e vi consiglio di leggerlo, è piccolo ed è molto piacevole. :) Alla prossima.
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Tre palpebre per una donna-coccodrillo
Enoch è un ragazzino di tredici anni e ha un problema di deambulazione: “Avrebbe preferito che gliele avessero tagliate, quelle gambe, piuttosto che costringerlo a camminare come Frankenstein dentro a tutori di metallo, rigidi, freddi, scomodissimi. Wall-e, lo chiamano così a scuola … come il robot di un film della Pixar…”
Scopriremo poi che soffre di “artrite idiopatica giovanile” che causa “un’infiammazione cronica e persistente alle articolazioni.”
Il suo problema fisico lo costringe a subire i soprusi dei compagni (“una spinta … lo fa barcollare come una marionetta fallata”), verso i quali nutre sentimenti di paura e astio (“Nel cuore di Enoch c’è un mare in tumulto, ora. E un odio sincero che gli germoglia in petto come un papavero nero”).
Poi il capo dei bulli, Alex, scompare…
Tutti i tasselli (be’, non proprio tutti!) si ricompongono secondo il lume della ragione in questa vicenda che nasce tra descrizioni horror: l’ambiente è un vecchio stabilimento abbandonato, ove abbondano scarafaggi, topi e rettili (“Sarebbe il regno perfetto per serpi d’acqua, ratti e blatte…”) che spesso rendono visita a Enoch, di notte, nei suoi sogni tormentati.
La vicenda assume poi toni esoterici (“Psicostasia significa pesatura delle anime…”), grazie a un ciondolo che reca impressa l’immagine del dio coccodrillo degli antichi egizi, attraverso un passaggio segreto nella casa di Enoch e mediante i poteri occulti di Dorotea, la mamma (già, una madre che decide di chiamare Enoch il proprio figlio…), che sembra avere “tre palpebre rettili, proprio come i coccodrilli”. Ma anche per questa dimensione più misteriosa Lorenza Ghinelli cala il suo asso nella manica: Rebecca (“Sono una consulente, esperta di cultura e tradizioni gitane… Religioni antiche, rituali satanici, tradizioni pagane…”), che saprà ricondurre tutto (be’, ancora una volta, non proprio tutto!) a ragione.
Un romanzo tanto breve quanto divertente, nel quale Lorenza Ghinelli riconferma la propria vocazione nel coniugare effetti spettacolari della narrazione e indagine psicologica (qui soltanto accennata, considerata la brevità del testo) sui più giovani, agglutinando intrattenimento e spunti di riflessione con un interessante affondo in una cultura tra le più antiche: quella dei faraoni e delle loro divinità zoomorfe.
Bruno Elpis
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Sogni di morte e la discesa agli inferi...
Una piacevole lettura, considerando che si tratta di un piccolo libro e acquistato ad un prezzo irrisorio.
E' una storia insolita, ma che merita attenzione: l'ho letta in un paio di ore, voracemente, come si consuma un pasto squisito.
L'autrice ci narra una vicenda che mescola pathos, horror e mistero in un mixer piacevolissimo.
Enoch, secondo la bibbia era il nome del figlio di Caino e non a caso al ragazzino protagonista di questa storia è stato dato questo nome che rappresenta comunque un elemento di rottura all'equilibrio e alla pace.
Enoch, d'altra parte è il figlio di Dorothea una donna appassionata di occultismo, che nasconde nella sua abitazione oscuri segreti, che usa la magia come mezzo ancestrale per vincere i problemi quotidiani.
Enoch è un ragazzino malato, porta dei pesanti tutori alle gambe che lo rendono un involontario bersaglio dello scherno dei compagni.
Enoch, vittima durante il giorno, sogna la notte di diventare un coccodrillo e di sbranare i suoi compagni...
Ma quando la morte di uno di essi diventa una tragica realtà, il mistero si infittisce, fino a diventare
la tragica conseguenza di strani rituali magici.
La fantasia è diventata realtà e l'orrore della giustizia privata...ricadrà prima o poi su chi ha avuto l'ardire di scatenare forze sconosciute e micidiali.
A volte disturbare antichi Dei vendicatori può costare anche la vita.
La discesa negli inferi non è mai agevole e quella nelle fogne....può condurre a scovare un pericolo mortale...
Consigliato (sia pure con qualche lieve riserva)..
Alcune delle citazioni e di titoli presenti nel libro sono banali e usate frequentemente.
Per il resto, mi sento di consigliare questa lettura a tutti gli appassionati del genere.
Saluti.
Ginseng666
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Sogni di Sangue
Ammetto che se ho letto e comprato questo libro è stato unicamente per il prezzo di 0,99 centesimi. Questo perché non sono questi generi che mi attirano alla lettura, ma grazie alla Newton Compton sto provando autori e, appunto, generi che non conoscevo ed è sicuramente un bene per un lettore.
"Sogni di Sangue" si presenta come un thriller leggero e breve (dura circa 124 pagine) scritto da Lorenza Ghinelli, ossia la finalista del Premio Strega ma, questo poco importa visto che, come giustamente si suol dire, non è l'abito che fa il monaco.
Il libro è scritto in maniera non molto ricercata e risulta abbastanza diretto nel linguaggio utilizzato nei discorsi dei vari personaggi, i quali non si fanno problemi nell'esprimersi coloritamente e trovo questa una scelta azzeccata per questa storia da parte dell'autrice.
La Ghinelli, dopo i primi 4 capitoli - che personalmente non mi avevano molto convinto -, è riuscita a farmi interessare alla vicenda narrata permettendomi una lettura - visto specialmente la breve lunghezza del libro - molto veloce spingendomi a voler continuare a leggere per vedere come la storia si sarebbe conclusa.
Inizialmente, nei primi capitoli, si ha l'idea di ritrovarsi a seguire solo la storia di Enoch, un ragazzo di tredici anni vittima di tre ragazzi più grandicelli sia a scuola che fuori da essa, dandoci testimonianza del bullismo e di quanto sia veramente una piaga per i ragazzi che frequentano la scuola di oggi.
La mia prima impressione, almeno all'inizio, è stata quella di ritrovarmi a leggere una storia tutta incentrata sulle disavventure del protagonista, ma poi l'autrice decide saggiamente di seguire parallelamente anche le avventure dei tre "bulli" che lo perseguitano rivelando anche la loro vita personale, quasi facendoci comprendere il perché del loro comportamento violento, ricollegando il tutto al povero Enoch. A tutto questo si uniranno i misteriosi e vendicativi sogni di quest'ultimo, buttando in mezzo perduti tesori dai mistici poteri
Insomma: una storia carina che vuole in qualche modo affrontare la tematica del bullismo rivelando all'ultimo un po di cosette e lasciando, pero, un velo di mistero proprio sugli strani sogni di Enoch.
Per finire, il libro l'ho trovato piacevole e scorrevole, anche se non posso dire che sia stata la miglior lettura che ho affrontato. Comunque, per il prezzo e per la breve lunghezza, posso dire che è stato un libro carino ed interessante da leggere. Consigliato per chi vuole leggere qualcosa di breve e carino.