Sangue dal cielo Sangue dal cielo

Sangue dal cielo

Letteratura italiana

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Barbagia, fine Ottocento. Un ragazzo, accusato d'omicidio, si toglie la vita in carcere. Ma si è veramente ucciso Filippo Tanchis? Oppure qualcuno ha ritenuto più utile farlo tacere per sempre? Di questi e di tanti altri misteri si deve occupare Bustianu.



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Sangue dal cielo 2015-09-10 07:32:58 Portoro
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Portoro Opinione inserita da Portoro    10 Settembre, 2015
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Questioni di meteo

In questo romanzo piove un po’ troppo. Si comincia a imbarcare acqua fin dalla prima pagina, e poi via a precipitazioni sparse, anche di una certa intensità. Ma è niente rispetto al diluvio lessicale che attinge dall’italiano, dal barbaricino, e da quell’ineluttabile mescolamento che troviamo nel “popolo”. In tanti scrittori contemporanei (tutti radicatissimi nella propria terra) c’è una nostalgia del pensiero rustico – ma filtrato, riorganizzato in termini editoriali fino alla parodia più o meno involontaria. Riprodurre l’ingenuità implica una prosopopea odiosa, cioè un complesso di superiorità da fini letterati (...), e l’esito – non di meno – è piuttosto goffo. In pochi, tuttavia, sembrano accorgersene. Questi libri contaminati, tra Arcadia e folclorismo, si vendono. Piovono fitti in libreria. Spesso si parla di “stile”, piuttosto che di moda. O di “poetica”, in luogo di operazione editoriale. Un’operazione scrupolosa, che si regge sulle specialità del posto con erudite concessioni al vocabolario alto, e a una fraseologia da ricamo industriale. Ma di cosa si sta parlando? Di un giallo sardo. Omicidio, indagini, macchiette di provincia che vanno e vengono sullo schermo aristocratico del narratore Poeta. Concetti poveri che, in balia di una studiatissima prolissità, sembrano già qualcos’altro (filosofia?). Descrizioni minuziose, leccate, che lasciano sgomenti come un quadro iperrealista. E, ancora, similitudini dell’entroterra, metafore da agriturismo, etnografia velata di politica (non troppo, però). Consigliatissimo per capire lo stato della narrativa italiana.

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A chi non mai assaggiato il cinghiale.
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Sangue dal cielo 2009-03-28 23:47:20 Maristella
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Maristella Opinione inserita da Maristella    29 Marzo, 2009
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Natura protagonista

L’ Avvocato Bustianu Satta in questa sua seconda indagine è alle prese con un altro caso di difficile soluzione. Filippo Tanchis è un giovane che persegue, quasi ossessivamente, l’obiettivo di una carriera militare. Ma alla visita di leva viene riformato. Convinto che per riuscire ad entrare nell’esercito, il modo migliore sia corrompere qualcuno, commette un omicidio a scopo di rapina, per poter avere il denaro necessario alla realizzazione della sua aspirazione. Finisce però in prigione. Bustianu Satta, eletto dai parenti del ragazzo come avvocato difensore, invocandone l’infermità mentale spera di riuscire a farlo rimettere in libertà. Ma Filippo viene trovato morto in cella e tutto farebbe pensare ad un suicidio. Bustianu però, che caratterialmente non dà mai per scontate le apparenze ma che ama scavare in profondità, così come fa con se stesso, è in possesso di tanti elementi che lo convincono che si tratti di un vero e proprio omicidio. In una città affogata da una pioggia incessante che riesce a mettere in crisi il nostro protagonista, incorniciandone gli incubi pieni di immagini del passato, di inquietudini, di sentimenti contrastanti che sembrano portarlo allo sfinimento, egli arriverà alla sconcertante verità. Coinvolgente, fresco, ricercato, avvolto in un’atmosfera cerea e rugginosa, il libro, che si avvale della prefazione di Manuel Vasquez Montalban, tocca i vertici maggiori nelle descrizioni di una natura che, coniugandosi agli accenti introspettivi e intimistici dell’interprete principale, diventa essa stessa la grande protagonista. Una protagonista che ci inonda, come pioggia dal cielo, di parole ricche di una straordinaria poesia, capaci di togliere il fiato e catturare con la loro intensità il cuore e la mente.

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