Radiomorte
Letteratura italiana
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TUTTO CAMBIA DAVANTI ALLA MORTE
Ebbene si, anche le persone che sembrano più perfette, quelle che hanno solo dolci parole per tutti, sotto sotto possono avere dei segreti. Il problema diventa pesante quando i segreti sono davvero atroci e non scusabili.
Questo è ciò che è la famiglia Colla, capitanata da Fabio il capofamiglia, sposato con Patrizia, dalla quale ha avuto due figli, Giulia e Davide. Visto che Fabio ha pubblicato un libro in cui fa splendere la sua dolce e affidabile famiglia, viene di tanto in tanto invitato a qualche intervista. Questa che viene narrata sarà forse l'ultima?
Kristel è pronta ad accogliere tutti loro nella sua radio; all'inizio, seppur l'ambiente sembra essere un pò disordinato e squallido, appare tutto nella norma, tutti vengono invitati dietro al vetro mentre Kristel se ne sta davanti, oltre la porta chiusa. L'intervista ha così inizio.
Tutto sembra procedere bene, domande solite la fanno da padrone e i componenti della famiglia appaiono tranquilli, nonostante siano comunque stufi delle solite interviste. Eccoli accontentati quindi, forse un pò troppo oserei dire. Ad un certo punto il clima comincia ad essere teso, le domande sono più pesanti e la paura di avere a che fare con una psicopatica comincia a farsi strada nella mente.
Siete quindi pronti per un'intervista shock, un'intervista che vi lascerà senza parole?
I segreti scorreranno pagina dopo pagina, conoscerete una famiglia molto diversa da ciò che vuol far vedere. Vi assicuro che niente è come sembra e il finale vi lascerà di stucco!
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TOPI IN GABBIA
Radiomorte è l’ultimo thriller di Gianluca Morozzi, Guanda Editore. È il primo romanzo che leggo di questo autore, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Devo dire una bella sorpresa. Una lettura piacevole e scorrevole, e se poi uno pensa che è ambientato tutto in uno studio di una Radio sconosciuta e persa nel nulla...con pochi personaggi…beh geniale! Ci troviamo in una situazione un po’ claustrofobica ma la bravura, secondo me, sta nel fatto che per 211 pagine è riuscito a creare questa sensazione di chiusura, questa situazione di topi in gabbia, in una stanza insonorizzata senza vie di fuga. Il tutto senza usare inseguimenti al cardiopalma, colpi di scena rocamboleschi, morti ammazzati…ecc.ecc. , ma usando poche persone e tante parole.
La prima impressione che ho avuto è stata quella di una tragedia greca con le maschere grottesche, non so se rendo l’idea. Vi spiego il perché di questa impressione. Vi presento i Colla, chi sono i Colla? Un nucleo familiare composto da quattro persone: abbiamo il padre Fabio Colla, la madre Patrizia, la figlia ventenne Giulia e il fratello Davide. Adesso vi chiederete che cosa hanno di così speciale questi Colla? Il padre Fabio è uno scrittore di bestseller di grande fama, ha venduto tantissimi libri, il suo ultimo romanzo si intitola La famiglia felice al tempo della crisi, già il titolo fa sorridere, ti immagini subito la famiglia Mulino Bianco. Sembra la famiglia perfetta, la moglie perfetta, il marito perfetto così i figli…ma siamo sicuri che tutta questa perfezione è vera? E qui mi fermo, non vado oltre per non rovinarvi la sorpresa, dovete leggerlo! Come dicevo sopra una lettura interessante, i personaggi sono ben caratterizzati e anche le varie sensazioni, emozioni come l’odio e la violenza, la devozione e la paura sono palpabili in tutte le parole. Gianluca è un grande narratore ti fa entrare dentro nella mente dei personaggi, nelle varie situazioni, che ne anche te ne accorgi. Sa giocare molto bene con la mente umana…beh cosa posso dire ancora, leggetelo!
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Intervista a G. Morozzi: una famiglia in cerca d'a
Per collazione personale e assonanza soggettiva “Radiomorte” di Gianluca Morozzi (padre-madre-figlio-figlia-intervistatrice. E qui mi fermo!) mi ha evocato i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello (padre-madre-figlio-figliastra-giovinetto-bambina).
Nel capolavoro teatrale pirandelliano (1921) assistiamo all’irruzione di personaggi rifiutati dallo scrittore che li ha concepiti: i sei chiedono al Capocomico una vita artistica. E chiedono che lui, il Capocomico, metta in scena il loro dramma. Dopo molte resistenze la compagnia accoglie la richiesta e i personaggi raccontano agli attori la loro storia per consentirne un’adeguata rappresentazione. Ben presto, tra attori e Personaggi si scatena un conflitto. Perché gli interpreti, pur profondendo impegno, non riescono a rappresentare il dramma reale e i sentimenti dei Personaggi: in sintesi, il dolore della Madre, il rimorso del Padre, la vendetta della Figliastra, la reazione sdegnata del Figlio. Sulla scena trionfa la falsità vacua della finzione. Come dire che esistenza e scena non comunicano, perché la vera vita non può essere riprodotta. Nella scena finale, esplode la tragedia e lo spettatore non comprende se l’exit sia reale o fittizio.
Anche nell’opera di Gianluca abbiamo un padre (Fabio), una madre-Medea (Patrizia), un figlio (Davide) e una figlia (Giulia), che vengono mostrati in tridimensione psicologica. Come collettivo, essi compongono la famiglia ideale (la famiglia Colla!) con il patriarca al centro: “la bolla armoniosa che sono sua moglie e i suoi figli”.
Nel ruolo del Capocomico troviamo Kristel (“giovane punk dai capelli color fiamma”), l’aggressiva conduttrice radiofonica che ha il compito d’intervistare la famiglia felice (devo resistere sino in fondo alla tentazione di qualificarla mutuando la definizione dal marketing alimentare!) nell’occasione della presentazione del romanzo di successo scritto dal capofamiglia: “La famiglia felice al tempo della crisi”.
Ben presto, quella che doveva essere una banale intervista si trasforma in incubo: la sala di registrazione è una tagliola tagliente e nell’insidiosa trappola (“Siamo in una sala insonorizzata. Che non si può aprire dall’interno…”) Kristel scatena la dinamica crudele della verità, scimmiottando lo schema di un game: “Quando era più giovane, Davide si era appassionato a un gioco di ruolo. Si chiamava Il richiamo di Cthulhu”. Viene ingaggiato “un Trofeo Colla al contrario”: “Sarete voi a decidere chi lasciare indietro. Pensare a chi ha fatto la cosa peggiore. Chi merita la morte.”
Il tempo trascorre secondo ritmi e tempi dell’agonia (“Vi concedo un’ora, a patto che uno di voi racconti a tutti il suo segreto peggiore”) e ciascun familiare narra gli orrori dei quali si è macchiato in passato. Anche Davide, che con la sua ignavia sembra essere il meno colpevole, nel momento cruciale commetterà l’infamia che lo appaia agli altri consanguinei...
Lo so, il mio accostamento iniziale con i “Sei personaggi” vi lascia scettici. Perché, se come recita il trito luogo comune “la matematica non è un’opinione”, tutti state obiettando: “Ma 4 familiari + 1 capocomico = cinque personaggi… E il sesto, chi sarà mai?”
Tranquilli, Gianluca crea anche il “suo” sesto personaggio: scegliete voi tra giovinetto e bambina…
“Radiomorte” mi ha riportato “ai tempi” di “Blackout”: per la spietatezza di visioni riprodotte e confessioni urlate, per la crudeltà linguistica, per la velocità con la quale le rarefatte, ciniche pagine si avvicendano a perforare protezioni, scrostare patine e travolgere mistificazioni. Tuttavia rimango con l’atroce dubbio iniziale: la rappresentazione può davvero interpretare la realtà? O è soltanto l’ennesimo reality show?
Bruno Elpis
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CINQUE DOMANDE A GIANLUCA MOROZZI
D - Cosa pensi del mio accostamento tra “Radiomorte” e i “Sei personaggi in cerca d’autore”?
R - Geniale! Non ci avevo pensato. Amo veder trovare lati nuovi e inaspettati nei miei libri.
D - Considerato il precedente di “Blackout”, non ti sorge il dubbio di soffrire di claustrofobia? In caso affermativo, quanto – per te - la scrittura dei romanzi è “coming out”, quanto è terapia?
R - Io non soffro affatto di claustrofobia, in realtà, ma di vertigini. Sono piuttosto certo di essere stato gettato giù dalle mura di un castello della Loira, in una vita precedente. Se volessi scrivere un romanzo terapeutico, metterei il mio protagonista al decimo piano in un terrazzo dal parapetto basso…
D - Nella gratulatoria finale leggiamo che l’ispirazione è venuta dal “portico delle Belle Arti”… Ci spieghi meglio la tua folgorazione?
R - Lo so che sembra una roba da pazzi, ma è vera. Stavo camminando lungo il portico di via Belle Arti… ora, non so quanti archi abbia quel portico (quello di San Luca ne ha 666: demoniaco, vero?). Diciamo che ero all’altezza dell’arco numero 19, che era il numero dei miei romanzi prima di Radiomorte. Ok: ho fatto un passo, pensando ai fatti miei, e all’altezza del ventesimo arco avevo tutto, inizio, sviluppo centrale, finale (esattamente quello che potete leggere ora), e addirittura titolo. Cosa si fa in questi casi? Si ringraziano le muse, poi si va a casa e si scrive il romanzo.
D - Perché sempre lì, nell’ultima pagina, ringrazi “Chuck Palahniuk, in generale” e non Lovecraft al quale tutti noi pensiamo quando parli del gioco di ruolo “Il richiamo di Cthulhu”?
Perché Il richiamo di Cthulhu è un gioco di ruolo al quale non ho mai giocato in vita mia (mentre ho letto molto Lovecraft), mentre quella strana seconda persona apparente che invita a guardare per tutto il romanzo mi faceva tanto Chuck Palahniuk…
D - Ma non temi che questo romanzo possa offrire l’idea per l’ennesimo, sciagurato reality show?
R - Santo cielo, sarà finita, ormai. l’era dei reality show… non è più il 2004 di Blackout, per fortuna!
Bruno Elpis e Gianluca Morozzi