Quella notte a Valdez
Letteratura italiana
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Un disastro annunciato
Cinzia Tani pubblica un thriller teso e documentato, intitolato Quella notte a Valdez. Che fa un preciso riferimento ad un evento realmente accaduto che ha visto nel 1989 lo sversamento in mare di tonnellate di petrolio, con tutte le conseguenze che un’azione del genere comporta.
Ambientato in Alaska, terra:
“Con la sua natura selvaggia, i ghiacciai, la tundra, il permafrost, le grandi foreste, le lunghe notti invernali e il sole a mezzanotte durante l’estate.”
L’autrice, che si è perfettamente documentata, racconta la storia di quello che è un disastro ecologico di immane proporzioni, ma già annunciato. Nel 1988 in estate arrivano a Valdez i petrolieri Brendon Peterson e Desmond Morris, che hanno il compito di gestire i lavori all’oleodotto. Malaya Bennett è figlia di Lawrence, antropologo di Bostin, che contrastano vivamente l’avvento dei petrolieri. Tra i due grandi gruppi chi vincerà?
Il romanzo vive di contrasti: da una parte la natura di rara bellezza, incontaminata e stupenda, dall’altra l’arrivismo dell’uomo che tramite giochi di potere punta al guadagno, distruggendo tutto ciò che incontra. Un contrasto forte che l’autrice, con sapienza e maestria narrativa, sa evidenziare con le giuste tonalità. Ne risulta un thriller adrenalinico, forte e molto potente. Una trama compatta con un finale sorprendente, personaggi minuziosamente delineati, fanno da sfondo e supporto ad una lettura che incanta. Per chi ama i thriller a sfondo ecologico ed ambientale.
Indicazioni utili
Contaminazioni e rinascite
Appassionante Quella notte a Valdez, l’ultimo romanzo di Cinzia Tani: un thriller intenso, adrenalinico, che tiene il lettore incollato alla pagina fino all’ultimo rigo – per i colpi di scena che scandiscono il ritmo dell’incalzante narrazione fino all’epilogo inaspettato.
Man mano che si procede nella lettura si è conquistati oltre che dall’intreccio anche dall’affresco vivido e tangibile della natura selvaggia dell’Alaska, che sembra descritta da una nativa e che fa da sfondo alle vicende dei personaggi con una ricchezza di particolari quasi fisicamente tangibile. Colori sorprendenti, paesaggi affascinanti, atmosfere uniche, un caleidoscopio di elementi che fanno viaggiare col pensiero e venir voglia di trovarsi lì ad ammirare i ghiacciai, l’aurora boreale, i grandi parchi naturali, le foreste, la tundra e gli animali che popolano quegli scenari. Con maestria – e realismo fotografico – la Tani fa sì che si metta piede – in luoghi autosufficienti per bellezza e purezza, che tendono a dominare e a conquistare la mente.
Molto avvincente e interessante anche la ricostruzione storica, politica e sociale degli avvenimenti e dei fatti reali da cui la Tani ha preso spunto e che dona profondità alle vicende personali dei protagonisti.
Il romanzo è infatti il frutto di un attento e approfondito lavoro di documentazione e ricerca del contesto sociale, economico e politico di quel Paese alla fine degli anni ottanta del Novecento, quando viene realizzata la Trans – Alaska Pipeline, uno degli oleodotti più grandi del mondo ( 1288 km), che va da Prudhoe a Valdez (da cui sarebbero partite le petroliere), per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi scoperti negli anni sessanta. Il libro, che vede la luce dopo un sopralluogo dell’autrice in Alaska prima della pandemia, racconta il disastro della Exxon Valdez del 1989 – con lo sversamento in mare di circa 41.000 milioni di litri di greggio e l’inquinamento di 1.900 km di coste –, ultimo atto di una tragedia annunciata che sconvolse l’equilibrio di uno Stato che si reggeva su un rapporto mirabile fra nativi e ambiente, con conseguenze irreversibili su flora, fauna e vita degli inuit.
Tra i personaggi del romanzo spicca Malaya Bennet, figlia di Lawrence, un antropologo di Boston, studioso delle tradizioni degli indigeni, e di Anik, una inuit che si oppone da subito alla costruzione del mega oleodotto che sconvolgerà drammaticamente la vita in Alaska, impegnandosi in prima fila nelle manifestazioni di protesta. Intrepida e fiera delle proprie origini, si porta dentro il trauma di uno stupro subito a diciotto anni da cui è nato Koko, un figlio non voluto, che diventa un adolescente ribelle e aggressivo, ma molto legato alla sorellastra. Malaya oltre ad essere bellissima e ardimentosa, è sicura di sé e brillante, ama studiare e leggere, e conosce profondamente la storia dell’Alaska. Ama lo sport e la vita a contatto con la natura, di cui conosce e rispetta ritmi e necessità sin da piccola – conscia di vivere in un ambiente naturale unico al mondo.
L’estate del 1988 segna la vita di tutti i personaggi e spariglia le carte: arrivano a Valdez, con le loro famiglie, i petrolieri Brendon Peterson e Desmond Morris, incaricati di portare a compimento i lavori e gestire il terminal dell’oleodotto. I giovani figli dei petrolieri, cresciuti negli agi e nella ricchezza, sono sfrontati e arroganti e si muovono nel nuovo ambiente senza cautele.
Il contrasto fra la bellezza del paesaggio, i valori degli inuit, il rispetto per la vita della famiglia Bennet e il male che irrompe e contamina si fa doloroso e angosciante. Sullo sfondo di una natura che afferma il bene della bellezza, come valore assoluto e imprescindibile per l'uomo, esplodono le contraddizioni legate al consumismo, al potere, al denaro e alla logica dell'egoismo e dell'edonismo. E trovano spiegazione anche fatti del passato hanno segnato la vita dei protagonisti. Malaya scoprirà l’amore ma anche il dolore, in un confronto tormentato con un mondo distante anni luce dalla sua esperienza e dalla saggezza che l’ha plasmata.
L’epilogo – sorprendentemente – giunge a suggellare l’attesa creata dal climax ascendente, mentre l’accelerazione dei battiti del cuore per gli sviluppi imprevisti accompagna la conclusione di un’esperienza dalla quale si fatica a uscire.