Quattro luci nel buio
Letteratura italiana
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SAMUEL FARQUHAR E IL SUO POLIZIESCO IN 3D
Deve essere proprio il periodo se, dopo Peter James, mi imbatto in un altro autore poco noto eppure da raccomandare senza tema di smentita: con l'unica differenza che, mentre Peter i suoi miliardi se li fa in giro per il mondo (ma non in Italia), Samuel non se li fa né qui né là (o almeno suppongo)!
Visto che alla fine di "Quattro luci nel buio" sono riportati i link ai profili FB e Twitter dell'autore, sono andato a dargli un'occhiata. 17 'Mi piace' su FB e 3 Followers su Twitter. Una vera e propria miseria e, detraendo i parenti/amici che sicuramente ha, a casa mia si direbbe:"Non se lo fila nessuno".
Eppure il suo poliziesco è stupefacente, senza dubbio superiore a tanti che hanno venduto milioni di copie, anche in Italia, e questo, più avanti, mi farà ricollegare a Peter James.
Ma andiamo per ordine, arricchendo la scarna introduzione che ho trovato su http://www.ibs.it/.
Cercando di rivelare il meno possibile, posso svelare che la trama è imperniata sul viaggio in Italia (Varese), nel 2008, di un ispettore scozzese, chiamato a collaborare ad un'indagine giusto per far sì che la polizia della sua contea e quella di Varese possano guadagnare punti in una graduatoria europea; in realtà dovrebbe arrivare, fare un bel niente e ripartirsene per Elgin.
Il suicidio in questione, però, non è un suicidio e di indizi non se ne trovano neanche a pagare. Le uniche dissonanze paiono arrivare dal passato remoto dell'anziana vittima, un passato che va a ritroso fino alla seconda guerra mondiale e che, pertanto, nulla ha a che vedere con il presente del tutto ordinario del placido e innocuo manutentore che ci ha lasciato la pelle (e un pezzo di testa). E qui prendono strade divergenti le indagini di carabinieri e poliziotti da una parte (che non credono alla pista che porta agli anni '40) e dello scozzese dall'altra, che in mancanza di meglio comincia ad approfondire i fatti risalenti al 1944. E come se non bastasse si getta a capofitto anche nella relazione con la figlia degli albergatori che lo ospitano al paesino. Non aggiungo altro perché ci sarebbe 'troppo altro' e quindi passo alla recensione vera e propria.
Prima di tutto è più giusto definirlo un 'poliziesco' anziché un 'giallo', non perché non sia un giallo, anzi, ma perché il colore che mi sovviene leggendolo è lo scarlatto: non quello del sangue, che non manca affatto senza oltrepassare però la dose fisiologica, ma quello di sentimenti (positivi e negativi) così brucianti e vivi che pare quasi di poterli vivere in prima persona. E anche i protagonisti sono delineati in un modo così particolare che le loro personalità, abbinate alla passionalità che pervade la storia, fanno sì che io abbia visto le vicende emergere dalle 2D delle pagine e rigonfiare proprio queste ultime, come se l'abilità dell'autore fosse stata capace di conferire alle vicende la terza dimensione mancante. L'ho letto in un giorno ( e sono 400 pagine scritte in piccolo... ) e al termine mi sono sentito protagonista di un'avventura vista come da vicino, come se su quelle rive e davanti a quel monumento funebre, in quella chiesa e sotto quella nevicata ci fossi stato anch'io.
Perché non gli ho dato tre 5? Perché dare tre 5 equivale a non sapere cosa fare quando ti capiterà un libro che ti piace di più di quello a cui hai già dato tre 5! E' una mia regola e la rispetto.
Perché il parallelo con Peter James? Perché mi sto convincendo che in Italia se sei uno scarso ma ti presenta l'editore giusto allora ti legge chiunque mentre se sei bravo ma non sei sostenuto da un battage pubblicitario adeguato rischi di restare per sempre un'occasione perduta: se poi sei Peter James e hai radici in un altro Paese ti fai la tua carriera altrove, se invece sei Samuel Farquhar o uno analogo a lui ti arrangi...