Pulvis et umbra
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Polveri, ombre e misteri tra presente e passato
In questa nuova indagine a firma Antonio Manzini, l’eclettico Vicequestore Rocco Schiavone, è chiamato ad indagare su due casi simili eppure apparentemente inconciliabili ed incompatibili tra loro.
Aosta. Il corpo di una trans, probabilmente prostituta, viene rinvenuto in un fiume. La squadra del funzionario entra immediatamente in azione e ben presto, nonostante le varie vicissitudini e complicanze, viene a conoscenza non solo dell’identità della medesima ma anche del fatto che dietro a questa si cela un qualcosa di ben più grande dei singoli soggetti intervenuti nel caso, un qualcosa che sarà in grado di scavalcare Schiavone, la questura, Baldi, Costa e tutti gli altri protagonisti oggetto della vicenda…
Durante le indagini del primo caso, un altro ritrovamento. Questa volta siamo a Roma, luogo dove un uomo viene rinvenuto privo di vita, senza documenti, ma in possesso di due foglietti. Su uno di questi è riportato il numero di nientemeno che Schiavone. Perché? Chi è costui? Per quale ragione al momento della sua morte aveva quel recapito con sé? Che c’entri qualcosa Baiocchi? Ed ancora, perché si è persa ogni traccia di Sebastiano? Sicuramente sarà sulle tracce dell’assassino della sua Adele, ma che non si fidi più nemmeno del vecchio amico nelle forze dell’ordine?
Al contempo, non mancano aspetti introspettivi attinenti ai singoli personaggi della Questura di Aosta, in particolare, una circostanza molto personale toccherà Caterina, una circostanza che spiegherà molti lati del suo carattere ma che favorirà anche un avvicinamento con il burbero capo, il quale, a sua volta si ritroverà a dare una mano a Gabriele, sedicenne un po’ in difficoltà suo vicino di casa, a cui, oltre che a spiegare come fare a difendersi dai bulli di scuola, darà anche ripetizioni in materia musicale a suon di buoni e sempre cari Pink Floyd e David Bowie.
Ma non finisce qui. Il Vicequestore non si troverà a dover affrontare solo e soltanto due casi tra loro estremamente complessi, egli dovrà altresì fare i conti con quelle “polveri” del passato che non accennano a scomparire, a quelle polveri collegate a Marina e ai suoi dubbi legami con amici troppo al confine i cui rapporti saranno messi in discussione proprio con il discorrere degli eventi, e con quelle “ombre” che sembrano non volerlo abbandonare. Chi si cela dietro le sue spalle? Chi immancabilmente riesce a conoscere delle sue mosse ancora prima che, a momenti, esso stesso le maturi? E perché? Sarà in questo contesto che, il tradimento, lo colpirà nuovamente, inarrestabilmente.
Una trama solida e ben articolata è quella di “Pulvis et Umbra”, una trama che si snoda e dipana su più punti mostrando non solo una crescita del protagonista e delle vicende al medesimo appartenenti, ma anche una vera e propria maturazione dell’autore che, episodio dopo episodio, dimostra di aver acquisito sempre più padronanza della sua penna ma anche delle storie narrate che risultano essere, a posteriori, ben collegate tra loro e in costante crescendo.
In conclusione, un giallo intrigante, una serie di enigmi da risolvere, una buona prova. Forse, ad oggi, insieme a 7-7-2007, la migliore.
«Era questo che intendeva Marina quando parlava di sicurezza e protezione? Avere un angolo di mondo dove pensieri e paure restano fuori e rimane solo la dolcezza di un sonno tranquillo? [..] Abbiamo una sola vita, Marì, e ce la siamo giocata male. Mi correggo. Abbiamo una sola vita e me la sono giocata male. Perché è tutta colpa mia.» p. 76
«Hai visto, Lupa? E’ tornata a trovarci. Eppure la vita deve essere bella, lo sai? Se pure un vitello che ha fatto una vita schifosa chiuso in una gabbia piange quando lo portano al mattatoio, allora sì, allora deve essere proprio bella. E’ una lezione che dovrei ripetermi ogni giorno. Ma io oggi non riesco neanche a respirare. Tu non lo sai cucciola mia, ma un sacco di animali vanno in letargo quando arriva l’inverno. Si accucciano in una buca sotto terra, chiudono gli occhi e muoiono per un po’ di mesi. Quando tornano al sole sono nati un’altra volta e ricominciano a sorridere, a saltare, perché è vita nuova, piena di colori e di odori. Noi no. Noi a dormire non ci andiamo mai sul serio, e così invecchiamo e la pelle si raggrinzisce, come il sangue. Tutto si stacca, Lupa, si consuma e non torna più come prima. Mi guardi, con la lingua di fuori, e siamo soli io e te, un’altra volta, e sei tu che mi devi dare coraggio, amica mia, perché io non ce l’ho più. Stai qui, attaccata a me. Chiudi gli occhi. Dormi, Lupa. Sogna gli ossi e i prati dove correre. Vola pure. Io da qui ti guardo e aspetto di capire come si fa. Ti giuro, appena ci riesco ti seguo» p. 402-403
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L'ombra del tradimento
Deciso salto di livello narrativo per le vicende di Rocco Schiavone, il cui personaggio si completa finalmente con una parte di disperata umanità e fragilità sotto la scorza di rude e duro.
Ad Aosta un trans viene ritrovato cadavere nel fiume e tutto lascia pensare che il colpevole sia uno degli inquilini di una palazzina piuttosto strana dove nessuno è ciò che dice di essere.
Rocco indaga ma è attirato a Roma da una inquietante circostanza: nelle tasche di un cadavere viene rinvenuto un biglietto con il suo numero di cellulare.
Nel frattempo il suo amico Sebastiano è scomparso, gli amici di sempre Brizio e Furio sono preoccupati : Sebastiano ultimamente sembrava aver perso il lume della ragione sopraffatto dalla rabbia e dal desiderio di vendetta verso Enzo Baiocchi , l'assassino della compagna , Adele. Rocco si mette sulle tracce dell'amico per impedirgli di mettersi nei guai ma ricorda anche la promessa che gli ha fatto sulla tomba della donna : l'assassino di Adele lo lascerà a lui e alla sua vendetta.
In tutti questi dilemmi ad Aosta il rapporto con il vice ispettore Caterina Rispoli sembra prendere una svolta , e se ci aggiungiamo il rapporto quasi paterno con il giovanissimo vicino di casa, Gabriele, a cui Rocco fa prima da tutore sui generis per diventare via via qualcosa di molto vicino ad un padre adottivo, vediamo il vice questore abbassare la corazza e lasciare trasparire quell'umanità ferita messa da parte da anni. Una umanità che però non fa sconti a nessuno neanche a se stesso.
Ma è quando sei più aperto, quando ti fidi di qualcuno che diventi più debole ed attaccabile e Rocco lo scoprirà ancora una volta sulla propria pelle.
Molto intrigante la parte investigativa ma ancora di più le vicende umane del vice questore e dei suoi amici, mettere d'accordo contemporaneamente il dovere, l'amore e l'amicizia è un'impresa titanica, c'è sempre qualcuno che rimarrà scontento e deluso soprattutto se un tradimento scompiglierà le carte.
Andando in ordine temporale nella lettura dei romanzi su Rocco Schiavone questo è nettamente il più bello.
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Polvere e ombre
La serie di Rocco Schiavone ha davvero fatto un balzo avanti, un salto di qualità, a mio avviso, con gli ultimi due romanzi. Non per lo stile o la trama investigativa, che di fatto sbiadisce nel ricordo una volta chiusa l’ultima pagina, ma perché la sensazione sempre più forte è che ormai la narrazione sia passata su un livello diverso, colorando le pagine di malinconica emozione e aprendoci lo sguardo alle vulnerabilità del suo protagonista.
Questa volta il nostro vicequestore appare fragile come un foglio di carta di riso, ormai pronto a sbriciolarsi di fronte alla forza delle avversità. I sensi di colpa, che fanno ormai da sottofondo alle sue giornate riempiendole di rimpianti e sogni svaniti. I fallimenti negli affetti e nel lavoro, perché troppe volte è stato costretto a piegare la testa a poteri superiori. La delusione dell’abbandono e del tradimento, che colpisce dove fa più male, dove non ci sono difese, strappando la mano all'appiglio cui si era aggrappata per tirare avanti e ricominciare a sperare.
“Io non sono un supereroe, e manco un eroe. Sono una persona normale. E le persone normali devono capire quando hanno perso.”
Si evolve, il personaggio creato dalla penna di Antonio Manzini. Senza perdere nulla del suo irriverente umorismo e del suo inconfondibile stile stropicciato e anticonvenzionale, questa volta si lascia andare alle emozioni come mai prima. Perché questa è una nuova avvincente e complessa avventura, ma le ombre da inseguire sono sempre le stesse così come la polvere che ricopre la verità. Ed è arrivato il momento di affrontarla. Anche se lascerà nel cuore una scia di dolorosa solitudine e cupa amarezza.
“Dormi, Lupa. Sogna gli ossi e i prati dove correre. Vola pure. Io da qui ti guardo e aspetto di capire come si fa. Ti giuro, appena ci riesco ti raggiungo.”
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Ombre che vanno, ombre che vengono...
"Quindi anche tu non ti fidi di me?"
"No, te l'ho detto. Io di Rocco mi fido e lo farò sempre. Ma sei pure il vicequestore Schiavone, e questo non lo puoi cancellare."
Rocco dalle mille sfaccettature.
Rocco uomo, poliziotto, amico, amante...
Rocco che si sente portatore sano di veleno, che teme di distruggere la vita di chiunque gli orbiti intorno: le donne che avvicina, gli amici di sempre...
Rocco che smussa gli angoli e si concede qualche curva, riscoprendosi ancora capace di amare...e pentendosene poco dopo.
Sconfitto, tradito...
Sconfitto ad un tavolo a cui non è stato neanche invitato a giocare, battuto dallo stesso Stato per il quale lavora e costretto a seguire soltanto delle ombre.
Mentre l'unica ombra che lui desidera vedere davvero, non si fa trovare più...
Sempre meglio.
Sempre più intenso, più maturo, più umano.
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Un vicequestore tra ombre e polvere del passato
Con Pulvis et umbra Sellerio Editore, a distanza di un anno, offre ai lettori l’atteso seguito di quel che Antonio Manzini aveva riservato a Rocco Schiavone in 7-7-2007.
7-7-2007 ci ha lasciato con uno Schiavone stretto fra la tenaglia rappresentata da un lato da Enzo Baiocchi, responsabile della morte di Adele, in fuga e dall’altro lato da sospetti e pressioni esercitati dai più alti vertici di polizia: ora cerchiamo di scoprire cosa ci riserva il nostro autore con questo nuovo testo.
Pulvis. E’ la polvere che ricopre i mobili della vecchia casa di Roma, appartenente al vicequestore Rocco Schiavone. E’ un velo che si posa sui teli e sulle stanze vuote, dove ormai il poliziotto non si reca più. A meno che qualche fantasma, con la gola tagliata e un biglietto in tasca, non vada a trovarlo sulla soglia della sua porta d’ingresso ad Aosta. Umbra. Sono le ombre che lo circondano in certe notte umide, per le vie della Valle. Sono l’ombra di Marina, che ormai passa a trovarlo sempre più raramente, e si dilegua. Ma anche quella di Enzo Baiocchi, in fuga dal carcere di Velletri, ancora pericoloso e in cerca di una vendetta, mai trovata. La polvere e le ombre compongono il fondale di questo nuovo episodio della serie con protagonista il nostro Rocco , mandato lontano da Roma, ora ne siamo a conoscenza, per i suoi metodi poco ortodossi, male accolto ad Aosta per lo stesso motivo, ma dotato di un carisma che solo un vero poliziotto può avere. Anche questa volta Schiavone e la sua squadra si confrontano con un omicidio: il corpo di una trans è stato trovato nella Dora. Si tratta del finale di un gioco erotico, come succede spesso quando si ha a che fare con pratiche sadomaso, eppure qualcosa non convince. La scena del crimine è stata ripulita da cima a fondo, tutti i mobili sono stati portati via senza che nessuno nel palazzo abbia ad accorgersene. Il telefono della vittima “bonificato” da tutte le chiamate. Per Schiavone, ma anche per Baldi e Costa della procura, c’è la mano dei servizi. E forse ha anche ragione Michela Gambino, sostituto della polizia scientifica, esplosivo medico siciliano con l’ossessione per le scie chimiche e i complotti, un personaggio che fa il suo esordio in questo capitolo della serie. Forse c’è un piccolo gruppo di persone che manovra le vite di tutti. Un gruppo di persone potenti che continuano a riportare Rocco Schiavone lungo la sua vecchia strada: all’inseguimento di Baiocchi, alla ricerca del suo amico Seba, sparito da qualche giorno con la sua moto verso il confine, alla ricerca di un assassino di trans che si può permettere il lusso di eliminare tutte le sue tracce in una sola notte. Anche in questo caso l’autore riapre giochi che con il libro precedente parevano chiusi: dona vigore ad alcuni personaggi, presentandone altri, accompagnando il lettore verso piste inedite. Qui sono sempre più frequenti i momenti in cui Rocco si lascia andare alle emozioni, con Caterina, la collega poliziotta, con Gabriele, il suo vicino adolescente e metallaro con i genitori assenti; con Lupa il suo amore a quattro zampe; e forse anche con qualcuno della procura, che inizia a trattarlo come un essere umano… Quindi odi, rincorse, fughe, depistaggi, fantasmi del passato garantiscono sorprese continue in questo libro. E’ un noir mozzafiato dal ritmo perfetto con un meccanismo dai mille ingranaggi che non perde mai un colpo.