Peccato mortale. Un'indagine del commissario De Luca
Letteratura italiana
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Recensione della Redazione QLibri
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Un ritorno al passato per De Luca
Ritorna il commissario De Luca, personaggio di fantasia nato dalla penna capace di Carlo Lucarelli ne Peccato mortale. Un commissario di grande fascino, particolare, solitario, spesso in preda ad una strana ansia, che si tramuta repentinamente in angoscia. Sempre all’inseguimento della verità, a qualunque costo, per cui:
“Quando racconti le tue cose ci metti una foga, una smania, ti brillano gli occhi come …. Lui dice che ci vede Il Senso della Verità e della Giustizia”.
In questo libro è alle prese con strani accadimenti. Si ritrova, infatti, con:
“un corpo senza testa e una testa senza corpo”.
A lato la cattura di un uomo colpevole di praticare la Borsa Nera, ovvero di rivendere a prezzo esoso cibarie varie ed ogni genere di approvvigionamento, pratica a quei tempi molto diffusa e alquanto riprovevole. Siamo in un periodo brutto, per cui:
“sono brutti momenti, ragazzo mio, e può succedere di tutto. La gente ha bisogno di stare calma, pensare a cose belle e farsi coraggio e queste storie di morti strani che fanno paura non aiutano.”.
Il periodo che va dal 25 luglio all’8 settembre 1943 è un periodo strano, privo di regole, tempo di scontri:
“E’ incredibile che qui a Bologna ci siano stati solo un ferito ieri e uno ieri l’altro. A Reggio Emilia, alle Officine Reggiane,l’esercito ha sparato e a ucciso nove manifestanti. A Bari altri nove, con più di quaranta feriti. Che volete, non basta cambiare il direttore del “Resto del Carlino” e liberare due antifascisti, la gente fa la coda per il pane, ha paura delle bombe e non vuole più la guerra. Mussolini non c’è più, dice, e allora perché stiamo ancora così, con le zucchine a tre lire al chilo e i mariti e i figli al fronte. E poi ci sono i comunisti con le bandiere rosse, che alzano la testa, non è che per loro finisce tutto con gli spazzini del Comune che ramazzano le cimici e i vetri dei ritratti del duce buttati giù dalle finestre. (…) ma questo paese, De Luca, questa città sono una polveriera pronta ad esplodere.”.
Da una parte i fascisti, dall’altra i tedeschi. De Luca è
“un morto che cammina”,
ma non demorde. Il suo fiuto è infallibile, e gli suggerisce la soluzione. Quella giusta è in sintonia con i tempi, complicata e porta con sé il dover scendere a compromessi. Ma ….
Un ottimo romanzo, scritto con una prosa elegante ed introspettiva. Non comunica mai angoscia disfattista, ma, si cerca sempre di costruire e di giungere a capo dell’enigma. Molto ben descritta l’ambientazione e i fatti storici del periodo; frutto di una ricerca, che si percepisce bene, molto articolata e profonda. Il dolore e la sofferenza del passato fa da sfondo all’interno di una narrazione brillante e di profondo spessore. Ottima lettura.
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De Luca e le vicende del 1943.
E’ indubbiamente un giallo che appassiona, anche perché ambientato in un periodo storico particolare, da luglio a settembre del 1943, mesi di rapidi e inaspettati capovolgimenti di fronte, nei quali non era facile schierarsi in una guerra che sembrava finire ma che doveva ancora riservare sorprese e sussulti. Il nostro bravo commissario di polizia De Luca (qui al sesto episodio della serie a lui dedicata) gode nella sua Bologna di ottima reputazione, ma non si aspettava certo di doversi occupare di una vicenda così pericolosa e intrigante quando scopre in un casolare periferico un tizio, detto Borsaro, ed un ragazzino, di guardia ad un deposito di salumi, olio ed ogni bene accumulato di nascosto e rivenduto poi clandestinamente. Non solo, in un locale attiguo scopre un cadavere senza testa: arriva la Scientifica, il console Martina, altri poliziotti, portano via tutto compresa una misteriosa borsa … De Luca vorrebbe indagare, ma viene invitato a calmarsi, a prendere tempo, a dedicarsi ad altro: incautamente non si rende conto che sta per infilarsi in un intrigo dove politica e interessi si intrecciano a traffici illeciti e delitti. Siamo a luglio, 1943: la notizia che il Re ha destituito Mussolini piomba a Bologna suscitando agitazioni e tumulti: sventolano bandiere rosse, si apre la caccia al fascista e De Luca corre il rischio di essere ucciso da un gruppo di facinorosi, ma il movente sarà un altro: De Luca vuole fare il suo dovere, ma c’è chi tenta di sviarlo, soprattutto quando viene trovata la testa scomparsa che però appartiene ad un altro cadavere: un morto senza testa ed una testa senza corpo! De Luca però non demorde: continua ad investigare e scopre che alla base di tutto, anche dei delitti (ce ne saranno altri due), c’è un importante traffico di droga, nel quale sono invischiati anche pezzi grossi della polizia. Intanto Mussolini torna al potere, il Re è pronto a fuggire, i tedeschi occupano la città: De Luca, invitato a dimettersi, non ci sta, teme per la sua vita, sa troppe cose, solo la sua fidanzata Lorenza cerca di stargli vicino, con devozione e coraggio. Anche se alla fine, in modo rocambolesco, i colpevoli la pagheranno, resta sempre un velo di malinconia, come di qualcosa di incompiuto, di qualcosa che si poteva fare meglio ma che è stato impedito dal corso particolare della storia e dei suoi tempi. De Luca è alla ricerca disperata di una verità che gli sfugge, di una verità che deve rimanere nascosta: una verità che non può essere rivelata e che rallenta forse anche il ritmo del giallo, che deve scontrarsi con il susseguirsi frenetico di eventi storici determinanti per la Storia dell’Italia, un Paese che all’epoca dei fatti narrati cambiava padrone ogni mese.
Grande è l’abilità di Lucarelli nel descrivere il tormentato momento storico attraversato in quegli anni dall’Italia: momento in cui non era ben chiaro per i tutori dell’ordine da che parte stare, tanto rapidi e ingannevoli erano i cambiamenti. Cambiamenti che spesso hanno reso quasi impossibile la punizione di colpevoli d’alto livello.
Un giallo che si legge con partecipazione, soprattutto da parte di chi quegli anni li ha vissuti e li ha sofferti.
Da consigliare senz’altro.
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De Luca coraggio o incoscienza?
Nella vasta e variegata (giallo, inchiesta, saggio ecc..) produzione letteraria particolare originalità ha il Commissario De Luca, protagonista di romanzi ambientati nell'Italia fascista in via di disfacimento. Nella Bologna del 1943 il poliziotto si muove in un ambiente in pieno fermento, con i tedeschi che devono ripiegare, i fascisti che resistono con sempre più crudele accanimento, con i comunisti e partigiani che fanno sentire la loro pressione con attentati e azioni. De Luca, infiammato dalla passione dell'indagine ad ogni costo, si trova a gestire il ritrovamento di un cadavere senza testa e di una testa senza cadavere, con figure di ebrei, gerarchi, mercanti di borsa nera, elementi di una degenerazione morale e civile. De Luca quasi rifiuta il contesto storico e politico per testardamente inseguire la "Verità e Giustizia", sino a sacrificare l'amore, la carriera, gli ideali. Molti lo esortano a lasciar perdere, a accettare una comoda versione dei fatti, a soprassedere. Gli viene offerta più volte una via di fuga, una porta aperte, ma egli la rifiuta non per coraggio, ma per quell'istinto quasi autolesionistico che pospone a tutto la finalizzazione, la risoluzione e lo scioglimento di tutti i nodi. Questa testardaggine farà scegliere a De Luca di aggregarsi alla polizia politica, pur di portare a termine l'indagine. Come nei romanzi cronologicamente precedenti ma temporalmente successivi questa sua scelta coraggiosa o per meglio dire incosciente ne segnerà il futuro pesantemente sia a livello umano che di carriera. Avvincente e emozionante anche se non come i precedenti.