Oro, incenso e polvere
Letteratura italiana
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La nebbia avvolge un passato di morte
Valerio Varesi, fresco vincitore ex aequo con Antonio Manzini del premio letterario “La Provincia in giallo”, scrisse “Oro, incenso e polvere” nel 2007, ma questo giallo tratta una tematica ancora attualissima: l’integrazione degli stranieri, dei rumeni e dei rom in particolare.
Proprio vicino a un accampamento rom nei dintorni di Parma, in un giorno di nebbia fittissima, è rinvenuto un cadavere carbonizzato. Sul pullman che ritorna dalla Romania, un anziano muore nell’indifferenza generale. Il commissario Soneri sospetta che i due casi siano collegati, ma per il momento vi anticipo solo che potrà identificare la vittima dell’omicidio. Si tratta di Nina Iliescu, incinta al terzo mese, una ragazza dalle mille personalità e dagli altrettanti nomi; non una prostituta vera e propria, ma una ragazza che cerca di costruirsi una famiglia e un futuro, adattandosi come un camaleonte ai compagni che frequenta di volta in volta. Cambia nome, tipo di biancheria intima, atteggiamento mentale; ma non rinuncia alla sua indipendenza economica e continua a fare le pulizie, pur accettando volentieri generosi regali dagli amanti. E’ rimpianta da tutti coloro che l’hanno amata, eppure qualcuno ha deciso che era opportuno farla uscire di scena.
Valerio Varesi parla di rom e di immigrazione con la giusta distanza del cronista, descrivendo i fatti e il modo di vivere di questi stranieri senza schierarsi apertamente.
Un personaggio secondario per l’indagine ma molto azzeccato, è il nobile ormai decaduto Sbarazza, che si nutre degli avanzi che donne affascinanti lasciano sul tavolo nei ristoranti: un modo per sbarcare il lunario che gli dà anche l’illusione di entrare in intimità con le donne di cui ha appena ammirato la bellezza. Sbarazza è una fonte di saggezza infinita, come chi ha avuto tanto, ha perso tutto, ma non desidera niente di più di ciò che possiede in quel momento. Gli incontri con Sbarazza rendono più leggero al commissario Soneri il tormento in cui l’ha catapultato Angela, la compagna che sembra mettere in discussione il loro legame. E’ un’indagine difficile per Soneri, che proietta sulla figura di Nina il ricordo della moglie morta prematuramente e del figlio mai nato; un’indagine che riuscirà a risolvere anche grazie all’aiuto di quelle tecnologie che per lui rappresentano un mistero, appannaggio di una generazione cui il commissario non appartiene più. “Era quello l’invecchiare: il veder morire parti di sé e pezzi di vita condivisi”, dice Valerio Varesi ed è questa la sensazione che permea tutto il giallo, a prescindere dall’indagine. Soneri è un uomo che cerca disperatamente di sentirsi ancora vivo aggrappandosi al suo lavoro e alla nuova compagna, ma non riesce a staccarsi da un passato i cui testimoni sono ormai scomparsi, sprofondati nella nebbia che claustrofobicamente lo avvolge dalla prima all’ultima pagina.
Eppure, alla fine mi è dispiaciuto lasciarlo.