Operazione sale e pepe Operazione sale e pepe

Operazione sale e pepe

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Un'ondata di reati a carico dei più deboli, gli anziani, vittime di furti e di truffe. È questa la notizia del giorno che campeggia sulle pagine di tutti i giornali. Polizia e Carabinieri, gli eterni rivali, fanno a gara per correre ai ripari, per dare qualche risultato all'opinione pubblica impaziente. Ma in Ouestura uomini e mezzi sono scarsi. E allora perché non chiedere aiuto a chi è andato da poco in pensione, ma non ha perso il gusto per le indagini? Ecco tornare in azione il fantastico trio formato da Kukident, Maalox e Semolino: la «Squadra speciale Minestrina in brodo» è di nuovo in campo. Ma questa volta, tra l'indagine su un misterioso ladro di scarpe, le ricerche di un fantomatico topo d'appartamento e la caccia a una truffatrice senza scrupoli, il loro coinvolgimento sarà più personale e doloroso che mai. Sullo sfondo dì una Genova sempre più calda, i tre ex colleghi e amici dovranno fare i conti con le solite difficoltà investigative, e con un avversario scaltro e cattivo.



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Operazione sale e pepe 2018-04-01 08:15:24 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    01 Aprile, 2018
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Una arzilla squadra investigativa

Roberto Centazzo scrive Operazione sale e pepe, il terzo episodio della Squadra Speciale Minestrina in brodo, dopo appunto il primo episodio dal titolo omonimo, e il secondo dal titolo Operazione Portofino.

Tale squadra opera a Genova, salvo fortuite trasferte, in questo caso a Firenze e in Costa Azzurra, ed è formata da tre baldanzosi “giovanotti”, dal soprannome ironico di Maalox, Kukident, e Semolino. Sono tre uomini, ex poliziotti in pensione, che nostalgici del loro vecchio lavoro, non si rassegnano ad un tranquillo pensionamento. Quattro sono i casi per cui si richiede il loro intervento. Tre sono furti domestici, perpetrati secondo modalità classiche: ragazzine che adescano anziani, donne che si fingono impiegate del gas, della società elettrica, dell’Inps, classiche situazioni. Il quarto caso è differente: un furto di sandali effettuato ripetutamente, nello stesso modus operandi, sullo stesso tipo di calzatura, degli zatteroni estivi; tuttavia, a conferma di un realismo del testo che pervade la serie gialla di Centazzo, che anche in questo caso, è volutamente ironico all’inizio, e acquista una sfumatura amara al termine.

Ma c’è anche una quinta storia, la più vissuta dai uno dei tre amici, Santoro, perché coinvolge una donna anziana, madre di un amico dello stesso, che frequentava la sua stessa casa. La vicenda di questa donna, Amalia, vedova ottantenne, si profila come una storia autonoma nel romanzo. Lei è fragile, triste, sola, diventa una preda scontata per una predatrice senza scrupoli. E Santoro, spinto da sentimenti contrastanti che vanno dalla rabbia al rimorso e anche un po’ dall’eco lontano di un giovanile innamoramento della figlia della stessa donna, si impegna nell’indagine con tutto se stesso. Alle capacità personali dei tre fa gioco di squadra le competenze delle moderne tecnologie fornite da Boero, consulente esterno, esperto informatico ed elettronico. Così la soluzione non può che essere raggiunta.

Un giallo classico, con tanto di indagini, e scarsi colpi di scena. Una caratteristica è l’ironia che pervade tutto il romanzo. I personaggi in questione conoscono i loro pregi e i loro difetti, e li narrano con un tono leggero e scanzonatorio che induce il lettore al sorriso. Un thriller d’attualità, narrato con un velo di nostalgia per un passato di cui

“si conservano gli odori”.

Una bella e simpatica lettura d’evasione in un mondo oscuro e difficile.

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Consigliato a chi ha letto Roberto Centazzo, Operazione Portofino
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