Odore di chiuso
Letteratura italiana
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La Maremma...Toscana!!
Ci troviamo nel livornese,vicino alla Bolgheri di Giosuè Carducci,a Campiglia Marittima,in un castello di fine '800 di proprietà della nobile(anche se in decadenza) famiglia Bonaiuti,baroni di Roccapendente; i componenti di questa casata sono personaggi molto particolari e sicuramente comici,se non fosse per la vena di malinconia che si aggira attorno a loro! l'azione si svolge proprio nel castello dove assieme all'allegra "famigliola" si trovano anche due ospiti,giunti per trascorrere un tranquillo periodo in campagna:il signor Ciceri,fotografo non ché strozzino di professione, e il cuoco-letterato Pellegrino Artusi,noto soprattutto per il libro di cucina da lui scritto e pubblicato! insomma sembra in tutto e per tutto un'occasione per rilassarsi e fare buona conversazione,ma anche per gustare buoni pasti!! il problema,per definirlo così,sopraggiunge quando il fedele maggiordomo Teodosio,per gli amici Teo,viene trovato senza vita nella cantina del castello,in compagnia dell'amata bottiglia di Porto che ogni sera era solito bere,all'insaputa,ma non tanto,del barone Bonaiuti...ed è qui che entra in azione il nostro caro Artusi al quale non manca un po' dell'intuito del bravo detective,aiutato in ciò anche dalla lettura delle avventure del mitico Sherlock Holmes! saranno proprio alcune delle sue intuizioni e riflessioni che aiuteranno il delegato Artistico,incaricato di svelare il mistero,che lo condurranno alla giusta soluzione!
per concludere vorrei aggiungere una mia opinione sul romanzo: innanzi tutto devo dire che è il primo libro di Malvaldi che leggo,non ostante in casa abbia anche la trilogia dei vecchietti del bar lume, e mi è piaciuto molto! in pratica in 3 giorni l'ho finito e ne sono rimasta entusiasta...sicuramente è un giallo diverso dal solito,più lento ma altrettanto avvincente! mi è piaciuta molto la tecnica di scrittura adottata dall'autore,l'idea di usare anche un po'di livornese mi ha avvicinata maggiormente al romanzo! i personaggi poi sono davvero stupendi,specialmente i figli Lapo e Gaddo...ma anche la mitica nonna Speranza,emblema della nobiltà in decadenza di fine '800...insomma, come si può ben capire da ciò che ho scritto, il libro mi è proprio piaciuto e consiglio vivamente di leggerlo,anche solo per farsi due risate sulle figuracce di Lapo! buona lettura
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Lettura non fondamentale
Concesso un turno di riposo ai vecchietti del BarLume, Malvaldi si abbandona a questo divertissement giocando con due generi ben definiti, il romanzo di ambientazione storica e il giallo con un cadavere in una stanza chiusa. Nel castello di una famiglia nobiliare in decadenza, posto dalle parti di Campiglia Marittima in provincia di Livorno, viene scoperto un delitto proprio quando in casa ci sono ospiti: uno di questi è il gastronomo Pellegrino Artusi, stazza imponente e baffi ancor di più, le cui intuizioni saranno preziose per il delegato di polizia Artistico impegnato a scoprire il colpevole. L’uomo passato alla storia con un trattato di cucina non è che sprizzi simpatia, visto che dimostra di avere una notevole considerazione di se stesso – ma non è un tratto caratteristico anche di Sherlock Holmes? – e così la capacità di immedesimarsi del lettore si rivolge soprattutto al poliziotto, impegnato a scontrarsi, più che con il mistero, con una serie di personaggi che gli riesce di sopportare solo con grande difficoltà. Il divertito disegno delle figure di contorno è uno dei punti forti del libro (si vedano ad esempio la cuoca, il dottore e i due eredi della casata) con il solo neo di quella di Cecilia, abbandonata proprio quando pare promettere qualcosa di più: al confronto, la storia gialla è un po’ debole, quasi fosse solo un pretesto per poter ridisegnare, con abbondanza di note satiriche, un pezzo di Toscana alla fine dell’Ottocento. La soluzione del mistero risulta infatti alquanto macchinosa, così che la conclusione è la parte più debole di un libro che per il resto scorre con gran ritmo grazie anche alla vena di pungente umorismo dell’autore: non mancano i momenti che fanno sorridere – grazie, ancora una volta, alla caratterizzazione dei personaggi oppure alle sottolineature riguardanti il momento storico in cui si svolge l’azione – mentre altri si rivelano più scopertamente comici. Una brillantezza di scrittura che, insieme al desiderio comunque presente di scoprire come va a finire, costringe a girare le pagine con una certa insistenza per un libro che, non certo fondamentale e forse minore anche nella bibliografia del suo autore, sa regalare alcune ore di svago estremamente piacevole e con l’aggiunta, per chi si volesse cimentare, della ricetta del pasticcio di tonno che delizia l’Artusi all’inizio e alla fine del romanzo.
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Olfatto fino
Piccolo giallo impostato come una sceneggiatura tipica da teatro, con una miriade di personaggi che sono delle vere e proprie macchiette. L'autore disegna ogni personaggio con un certo insolente umorismo e crea così un'originale galleria di caratteri e di situazioni comiche davvero piacevoli per il lettore. Fa da sfondo un castello della Maremma toscana ed un'ambientazione ideale anche per il particolare linguaggio di fine '800 utilizzato, e nel leggere sembra proprio di sentire parlare con l'accento toscano. Singolare e risolutore è il personaggio di Pellegrino Artusi, che, col suo olfatto fino e col suo cervello svelto ci accompagna nella giusta risoluzione del giallo.
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Piacevole
Non avevo mai letto nulla di Malvaldi e devo dire che questo libro è stata una piacevole scoperta, preso quasi per caso, attratta dal titolo di cui avevo letto parecchie recensioni .
Il giallo è ambientato in un castello della Toscana , tra nobili viziati e strani ospiti si svolge la trama che tratta di un omicidio (del maggiordomo) e di un tentato omicidio del padrone di casa.
Il maggiordomo viene trovato morto in cantina e il giorno dopo qualcuno tenta di uccidere il barone, sarà la stessa persona o la casa è popolata da più di un assassino ?
Il giallo in sé non è nulla di ché , carino ma niente di particolare, il bello del libro è la narrazione, lasciata a una terza persona che fa alcune digressioni esilaranti mischiando un linguaggio moderno a quello dell’epoca del racconto (siamo alla fine del 1800) , si “permette” di fare commenti sui personaggi e sugli avvenimenti , insomma l’ho trovato davvero divertente e piacevole.
Bella anche la caratterizzazione di tutti i personaggi di cui l’autore è riuscito a mettere in risalto soprattutto i difetti , senza però renderli antipatici ai lettori, anzi , io ad esempio li ho trovati quasi tutti molto buffi.
Che altro dire leggetelo è un libro piacevole che sa tenere buona compagnia, con lo stampo di un classico giallo e un tocco di modernità.
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Lettura piacevole
L’intreccio funziona e ha tutti i crismi del giallo classico: ambiente circoscritto e numero limitato di sospettati; indizi veri e indizi falsi sapientemente miscelati in modo da fuorviare prima, instradare poi i sospetti del lettore; un inquirente ufficiale un po’ impacciato, che ottiene le dritte da un altro personaggio dalle qualità investigative più sottili; uno scenario affascinante (il castello di una famiglia nobile nella Maremma di fine Ottocento). Ciò che colpisce maggiormente è la scrittura, che miscela ironicamente un linguaggio pseudo-ottocentesco ed uno stile pomposo ad un registro colloquiale piuttosto moderno e volutamente volgarotto. Si legge con piacere.
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un divertente giallo storico
Un bel romanzo giallo storico, ambientato in Toscana nel 1895. Com’è nello stile di Malvaldi, il romanzo è molto divertente, per tutte le scenette che coinvolgono i personaggi di questa appassionante storia. Il protagonista è Pellegrino Artusi, critico letterario e gastronomo realmente esistito, ospite del barone di Roccapendente, e tra i personaggi spiccano per rilevanza i figli del barone: Lapo, scansafatiche e donnaiolo, Gaddo, il poetastro, e la saggia Cecilia, aspirante medico. E nella storia compare anche un famoso letterato toscano, nientepopodimeno che Giosuè Carducci, anch’egli coinvolto in una scenetta divertente. E la suspense è assicurata, il giallo è ben costruito, fino all’ultimo non si riesce a intuire chi è l’assassino. Il delegato Artistico conduce le indagini con sagacia, con la collaborazione di Pellegrino Artusi, che si rivela molto astuto, ed entrambi devono fronteggiare l’ostilità dei figli del barone Lapo e Gaddo, mentre la dolce Cecilia stringe amicizia con il vecchio Artusi. E’ molto scorrevole, il linguaggio è un azzeccato miscuglio tra quello odierno e quello di fine Ottocento. Lo consiglio vivamente, è una lettura piacevole con cui ti immergi nell’atmosfera della Toscana di fine Ottocento.
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Odore di chiuso di marco Malvaldi
Questo delizioso ed intrigante romanzo di Malvaldi si tinge di noir nel senso classico del termine, c’è un delitto con tanto di cadavere, indagini, indizi e colpevole. La pista investigativa si avvale di un rappresentante della legge che segue i canoni consueti del caso: interrogatori, intuizioni folgoranti e concatenazioni di deduzioni progressive fino all’esito finale. L’epicentro della storia si svolge nella Maremma toscana e precisamente nel castello del barone di Roccapendente, un borioso nobile arroccato nei suoi privilegi di casta che sembra non avvertire l’aria di cambiamento che investe l’Italia post unitaria, siamo nel 1895. Non a caso, spiega l’autore, i fatti narrati si collocano nel 1895, in quell’anno Guglielmo Marconi riesce ad inviare il primo segnale radio, i fratelli Lumière proiettano il primo cortometraggio della storia del cinema, Maria Montessori è la prima donna ad essere ammessa nella società Lancisiana ( riunisce i medici e i professori di medicina della capitale) e Pellegrini Artusi dà alla stampe (2° edizione) il suo libro di ricette La scienza e l’arte di mangiar bene. Una data che segna grandi innovazioni non solo scientifici e culturali, ma avvia il nostro paese, sia pure, in modo molto lento verso quel processo civile e sociale sognato dalle correnti progressiste. Geniale la metafora di Artusi sulle difficoltà del governo italiano dell’epoca di lavorare per l’unità del Paese, non bastano leggi comuni in tempi brevi ad unire due tronconi estranei l’uno all’altro da tempo immemorabile, gli alberi non crescono tirandoli dall’alto: ci vuole tempo, concime e criterio. Fa l’esempio della maionese, cimentandosi nel suo campo quello di esperto dell’arte culinaria, non si possono mettere insieme subito tutti gli ingredienti, ma bisogna procedere con calma e metodo fino ad amalgare due liquidi diversi come acqua e olio in origine refrattari a mescolarsi. L’arrivo dei due ospiti al castello, il fotografo Ciceri e Pellegrino Artusi, la cui fama di gastronomo lo procede, mette in moto e dà l’avvio alle danze dell’allegra combriccola, si fa per dire. La famiglia aristocratica è composta oltre che dal barone Romualdo in testa, dall’anziana madre Speranza con la di lei badante la tapina Barbarici, dai due figli maschi, Gaddo, un nullafacente e millantatore poeta che insegue il sogno di incontrare il vate Giosuè Carducci e Lapo sciupa femmine da strapazzo e dal cervello vacuo. La figlia Cecilia, è una giovane fanciulla la cui intelligenza mal si adatta alla grettezza intellettuale dei suoi parenti e infine, e non potevano mancare, le due zie, zitelle petulanti ed inutili. Tra i famigli spiccano l’esperta cuoca la Parisina, esempio di saggezza popolare, il giovane ed aitante maggiordomo Teodoro e la bella e procace cameriera Agatina. Questa brigata di personaggi bislacchi e per certi versi peculiari viene scossa dalla morte misteriosa del povero e sfortunato maggiordomo Teodoro e da questo fatto e momento come un gioco degli scacchi si muovono le pedine con scarti sbagliati e mosse azzeccate. Si mettono in rilevo, caratteri, tipizzazioni tra il grottesco, il triviale e l’ironico. Su tutti emerge la personalità di Pellegrino Artusi che con i suoi baffoni come un gatto sornione subdora odori ed umori, come un cane da caccia individua la preda, da un osservatorio speciale dato dai suoi studi e dal suo intuito intuisce i comportamenti e gli atteggiamenti che si celano oltre le parole. Sembra uno studioso entomologo oltre che un perito dell’arte gastronomica, un precursore del mangiare bene al pari di una guida gastronomica ante litteram. Certamente una figura indimenticabile, Artusi che annota, su un diario, con dovizia di particolari, gli accadimenti che si susseguono e che malgrado lui lo coinvolgono e le impressioni che ne ricava.
Un libro ricco di sottigliezze e raffinatezze letterarie ed intellettuali, i riferimenti all’attualità sono sottesi, ma percettibili nella loro arguzia, insomma un libro godibile dalla prima all’ultima pagina, mai banale o superficiale, trasmette certi significati del pensiero di tutti i tempi, ma la cifra sta nel tono e nello stile lievi e leggiadri.
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Odori e sapori non sempre gradevoli
Il detective è l'Artusi e questa è la trovata. Per il resto in un giallo cerco qualcosa di diverso. Christie e Vargas insegnano che le atmosfere del giallo sono particolari e che la tensione ne è l'elemento essenziale. Qui tutto gira lentamente, un po' scontato. C'è troppo, perchè entrano in ballo conflitti sociali e rivendicazioni femministe ante litteram, per esempio, ma c'è anche troppo poco perchè quello che manca è proprio l'essenza del giallo, l'ansia di sapere chi e perché. Per il resto riconosco anche i meriti di una scrittura originale, la capacità di cogliere gli elementi del paesaggio e un simpatico tratteggio del personaggio Artusi che a mio parere è il solo sul quale l'autore abbia lavorato con vera credibilità evitando gli stereotipi.
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Ma quando avete detto che riapre il BarLume?
Lo so, è brutto associare uno scrittore sempre e solo alle sue opere più famose. Sarebbe come a dire che Camilleri è solo Montalbano, il ché non è nemmeno sbagliato, a dire il vero.
Malvaldi in questo onesto libricciolo non è malvagio, no. Ma non è nemmeno scintillante e divertente, non è sagace, non intrattiene. Mi sembra uno studente precisino intento a fare i compiti, strappando un bel nove dalla professoressa di italiano.
Posso dirlo che è un po' noioso?
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Poche pagine essenziali
Veramente niente da dire al nostro giallista italiano. Un libro molto piacevole, semplice, leggero ma non per questo banale e scontato. Anzi. Malvaldi dà pochi elementi essenziali (un po' come la Christie) senza inventare fantomatiche storie "ingarbugliatissime". Poche pagine essenziali. Adoro questo stile. Linguaggio colto, inusuale (lo dice anche lui) ma capibilissimo e soprattutto tanto tanto divertente. Grande Malvaldi non mancherò di leggere anche gli altri.