Niente di vero tranne gli occhi
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 7
I Peanuts come attenuante
Alla sua seconda prova di scrittore intitolata “Niente di vero tranne gli occhi”, Faletti sfodera un noir contaminato dallo stile hollywoodiano, più del primo “Io uccido”, che per lo meno aveva un’ambientazione europea.
Romanzo hollywoodiano – dicevo - per la narrazione a effetti speciali, quasi cinematografici, per il ruolo svolto dal fumetto d'autore (i Peanuts!), per l’esplicita ammissione dello scrittore che confessa di aver tratto spunto da autori come Connelly e Deaver, per la localizzazione della vicenda nella Grande Mela (perché anche la digressione a Roma è vista in stile “Vacanze romane”, attraverso gli occhi dello yankee in libera uscita).
Il primo a essere ucciso è Jerry Kho, artista (?) emergente nel body painting, una tecnica praticata unitamente a sesso sfrenato e doviziosa assunzione di sostanze psicotrope. Il cadavere viene ritrovato macchiato di vernice rossa, quella utilizzata per l’ultima opera. L'assassino ha soffocato la promessa dell’avanguardia figurativa preoccupandosi poi di ricomporre il cadavere secondo un modello: un Peanut di Schulz! Il dito in bocca e la coperta di lana contro un orecchio della salma alludono a Linus. Accanto a lui, un messaggio in codice sul muro annuncia la prossima vittima: Lucy.
Le indagini scattano immediatamente e in sordina: perché Jerry Kho è lo pseudonimo di Gerald Marsalis, figlio di Christopher, sindaco di New York. Il primo cittadino chiama in aiuto suo fratello Jordan, ex tenente di polizia sospeso dal servizio per un’oscura vicenda.
Intanto il killer agisce indisturbato: Chandelle Stuart, giovane e viziatissima ereditiera, viene trovata morta. Il suo cadavere ritrae Lucy, appoggiata al pianoforte come se stesse ascoltando il suo adorato Schroeder. L’indizio per l’omicidio successivo è la frase "Era una notte buia e tempestosa..." La vittima designata è dunque Snoopy. Ma chi è Snoopy in una metropoli come New York?
Poi entra in scena Maureen Martini, giovane commissario della polizia italiana accecata e privata del suo grande amore da un boss albanese. La donna si reca a New York per un trapianto di cornee. Improvvisamente inizierà a essere tormentata da visioni delle vittime degli omicidi e contribuirà in modo determinante alle indagini di Jordan. Quest’ultimo - tra sparatorie, il rapporto con l’ambigua Lysa e i conti in sospeso con il passato - riuscirà a individuare il killer anche grazie a un salto funambolico (ma è ammesso nei thriller? Però … forse Faletti se lo può permettere!) dal piano logico a quello metafisico.
Io non mi formalizzo e, concedendo al proteiforme Giorgio le attenuanti generiche, assolvo l’ex comico in contumacia dal reato di aver proditoriamente introdotto in un “giallo” (e per di più nella fase cruciale!) l’elemento paranormale. E sapete in nome di cosa pronuncio la mia generosa sentenza innocentista? Ma è ovvio: i Peanuts! In fondo sono maschere anche loro …
Bruno Elpis
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"Niente di vero tranne gli occhi"
I romanzi di Faletti mi sono sempre piaciuti con qualche riserva, forse per lo stile, forse per la trama o per il modo di caratterizzare i personaggi, ma nonostante questo “Niente di vero tranne gli occhi” mi ha convinta.
Siamo a New York, la città dove tutto è possibile, anche l’omicidio del famoso quanto discusso pittore Gerard Marsalis, meglio conosciuto come Jerry Kho. A complicare l’indagine sulla morte di un personaggio così in vista e con una vita così piena di eccessi, intervengono due particolari: primo, il padre della vittima è il sindaco di New York, secondo il cadavere è stato posizionato in modo tale da ricordare Linus, uno dei personaggi dei Peanuts.
Questo dettaglio, taciuto ai media, è quello che più sgomenta gli investigatori presenti sulla scena del crimine, tra i quali figura anche Jordan Marsalis, fratello del sindaco. Jordan non fa più parte della polizia a causa di una torbida faccenda che ne ha causato l’estromissione. Viene però pregato da suo fratello di collaborare in via ufficiosa per tentare di trovare un filo in una matassa intricata come quella comparsa sotto i loro sguardi attoniti. Tanto più che l’assassino sembra abbia voluto lasciare loro un piccolo indizio: dopo Linus ci sarà Lucy.
Nello stesso momento, dall’altra parte del mondo, a Roma, troviamo Maureen Martini, commissario di polizia, che sta vivendo un momento molto particolare della sua vita: da una parte c’è l’amore, quello vero finalmente, con un famoso cantante americano, dall’altra il peso e la paura del processo che dovrà sostenere per l’accusa di aver ucciso un uomo. Questo limbo in cui sembra sospesa viene però spazzato via da un tragico evento che devia brutalmente il corso della sua vita e la condurrà proprio a New York, dove per uno strano gioco del destino, si troverà a collaborare con Jordan Marsalis alla corsa per trovare e fermare l’assassino dei Peanuts.
Un libro ben scritto, l’attenzione del lettore è sempre tenuta viva. L’azione si mescola alla suspense o a momenti di riflessione dei personaggi, tutti piuttosto ben delineati. Un bel thriller insomma, che soprattutto ha un finale di quelli da non credere ai proprio occhi. Anche se Faletti ce lo dice…è proprio a loro che dobbiamo affidarci!
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Ma qualcuno lo ha letto?
CONTIENE SPOILER
Gli aggettivi si sprecano, le descrizioni sono prolisse e spesso ridicole... "passo vicino agli autobus che dormivano sui loro pneumatici...", "uscì dalla stanza lasciandosi dietro il rumore della porta che si chiudeva..." ecc. Situazioni allungate ad arte senza nessun nesso con la trama. Ah la trama... ad un certo punto l'autore se la scorda! Un personaggio (la poliziotta italiana) riconosce una vittima in un delirio onirico dicendo di averlo visto bene quando si è tolto la maschera... poche pagine dopo dice di averlo visto di sfuggita e che potrebbe essere l'assassino... Sembra un romanzo scritto a più mani. E poi il poliziotto dal grande intuito non riesce a capire le coincidenze e il doppio gioco legato ad un personaggio a lui vicino.
Lasciamo perdere le descrizioni crude di sesso e violenza...
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faletti può ......
Appena ho iniziato a leggere le prima pagine, il protagonista "bravo" mi è stato fin da subito antipatico, faletti poi, col trascorrere delle pagine ha riempito questo personaggio di umanità, tragicità, fragilità... gli ha dato corpo, come evidentemente ha fatto con tutto il racconto, all'inizio mi è sembrato lento e poco avvincente ma verso metà libro si è incredibilmente arricchitto di suspance, paure, dubbi, di vita..... è una gran bella storia! Amante dei suoi libri ho notato un leggero cambiamanto stilistico rispetto ai suoi precedenti, ma non per questo meno bello o avvincente.... solo più ricco di vita, affronta largamente il rapporto padre - figlio, la superficialità che la nuovo società purtroppo adotta in diversi ambiti.... ti lascia quel non so chè, che ti fa riflettere su vari aspetti!!! ovvio la storia principale è thriller però, da attenta lettrice, tra le righe, io ci ho visto molto altro!!
non è tra i miei preferiti di faletti ma gran bel libro!!!
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Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore
È la prima opera di Faletti che leggo, e debbo dire che ho trovato il binomio Roma –New York veramente da brivido. Controvoglia e un po’ diffidente verso gli scrittori italiani contemporanei(non voglio smuovere nessuna diatriba circa la discriminazione letteraria italiana degli ultimi periodi, è solo un mero “point of view”, strettamente personale), ho carpito “Niente di vero tranne gli occhi” dalla mia smunta e sofferente (ma in via di costruzione e solidificazione quantistica) libreria personale. Bè…è stato Faletti a carpirmi:scrittura scorrevole, semplice ed estremamente convincente, che ti sprona a macinare ed ingurgitare interi capitoli;suspense degna dei più grandi giallisti americani ed una sottile e satirica vena poetica sono gli ingredienti che fanno di Faletti un uomo “Larger than life”,come puntualmente è stato definito dal Venerdì di Repubblica. Cercando e sperando di non svelare tracce della trama,in modo da non rendere lapalissiano il romanzo(commetterei un vero e proprio omicidio letterario),sprono tutti i futuri lettori ad osservare con cura la struttura del manoscritto,basato su una vicenda ossimorica:due persone,Jordan e Maureen, operatrice ed ex-operatore del braccio della legge, così lontane e differenti da non avere nulla in comune, si ritroveranno a vivere e combattere contro un freddo e lucido assassino, con una spiccata passione per i fumetti dei”Peanuts”.Da Roma a New York, senza un attimo di sosta,facendo sudare il lettore che arrancando rincorre la sfuggevole narrazione, questo mastodontico scrittore , basa l’operato su un indecifrabile, cruda e misteriosa logica di morte…a parer mio tremendamente affascinante!Indizi, tracce ematiche e sinistri “pizzini” ,si snodano tra le righe, e rappresentano gli strumenti operativi dei nostri detective. Trame avvincenti e nerissime strutturate ad arte, fanno di questo romanzo “un obbligo di lettura!”
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Insomma
Libro discreto, ma nulla di più; dopo aver letto "Io Uccido", mi aspettavo che questo romanzo ne fosse all'altezza ma purtroppo non è stato così. Lo stile di scrittura di Faletti non mi dispiace in generale, anche se in questo libro tende ad associare troppo spesso cose concrete a sensazioni astratte, cosa che ha me non piace particolarmente perché spesso tende a forzare le sensazioni che vive il lettore. Inoltre lo scenario sarebbe anche interessante, con le vittime dell'assassino composte come i personaggi dei Peanuts; tuttavia la chiave di svolta che sceglie l'autore mi ha fatto decisamente storcere il naso, essendo legata a una serie di coincidenze poco realistiche e a fatti al limite del paranormale. Infine, la cosa che personalmente ho trovato peggiore all'interno del romanzo sono i personaggi principali; onestamente anche negli altri libri di Faletti erano stati un po' il tasto dolente, in questo caso tuttavia raggiungono il culmine della tristezza, tutti bellissimi e intelligentissimi ma con un passato turbolento alle spalle, ossia il massimo della banalità. Senza contare la malinconia, legata alle rispettive storie, che si portano dietro durante tutto il racconto, malinconia che tende a intristire molto la lettura, rendendola poco vivace e piacevole in molti punti.
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Peanuts!
Sulla scia del successo avuto con Io uccido, il nostro ex-comico Faletti scrive un altro riuscitissimo giallo. Personalmente l'ho trovato accattivante, ben scritto, scorrevole. Le vicende appassionano fin dall'inizio (..la trovata dei Peanuts, per me che li adoro, è stupefacente!). La narrazione si fa sempre più cruda, man mano che vengono descritti delitti sempre più efferati. La tensione resta ad alti livelli fino alla fine. Un buon giallo davvero: sicuramente con una marcia in più rispetto ai successivi romanzi dell'autore. Una nota a parte: a me l'identità dell'assassino è sembrata abbastanza evidente, molto prima della fine, non so agli altri lettori, fatemi sapere... Comunque lo consiglio, anche se ci doveste arrivare, non rovinerà la suspence, anzi, aumenterà l'autostima da detective che è in ognuno di noi.