Naviganti delle tenebre
Letteratura italiana
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Storia di immigrazione violenta a Bari
Per la terza volta Carlo Mazza ambienta il suo Naviganti nelle tenebre a Bari, dopo averlo già fatto ne Lupi di fronte al mare e ne Il cromosoma dell’orchidea. Bari è sicuramente uno dei gioielli dell’Adriatico meridionale, e si presta in modo particolare grazie al suo centro storico tanto labirintico quanto affascinante, e il suo porto. In questo testo è la base di malavitosi, di camorristi, di narcotrafficanti, di delinquenti dediti all’estorsione e al traffico di donne e di armi. Insomma una umanità variegata in mano alla criminalità più abietta.
Ritorna anche il capitano Antonio Bosdaves che deve occuparsi della scomparsa di Samira Estifanos, che venticinque anni prima era emigrata con la sua famiglia e i suoi fratelli. Scappati dall’Etiopia, perché invisi al regime, trova una sistemazione all’interno della palestra del liceo artistico Aristofane. Ma una notte dei delinquenti vi lanciano dentro una bottiglia molotov che causa la morte dei suoi familiari, ad eccezione di Samira. Lei cresce, ed ora è una splendida quarantenne, con un lavoro, una casa, un dolce amore, è religiosa. Nella sua casa si trova una edizione molto letta e studiata del Cantico dei Cantici. Perché è scomparsa? E’ qualcosa che ha ancora a che fare con la sua vecchia storia, allora portata avanti con sufficienza e con metodo approssimativo, che non portò a nulla. Il capitano cerca di ricucire gli strappi con metodo e pazienza.
Uno stile che non lascia scampo, spesso amaro e violento come la realtà che racconta. Un libro che appartiene al genere hard-boiled ben congegnato, con un ottimo ritmo e un ottimo spessore narrativo, privo però di mezze misure, qui tutto è al limite ed estremo.
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