Morte di un angioletto
Letteratura italiana
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L'innocenza perduta
È bello imbattersi ogni tanto in un giallo dalla trama avvincente che tenga letteralmente incollati alle pagine del libro! In “Morte di un angioletto” di Daniela Di Benedetto si trova non soltanto un intreccio narrativo solido e appassionante, ma anche una scrittura di ottima qualità e ben curata che non può non renderne ancora più piacevole la lettura.
L'autrice è stata molto brava a raccontare una piccola storia dei nostri giorni, toccando anzitutto un tema particolarmente delicato come quello dell'infanzia: in verità, una storia terribile, una di quelle che non si vorrebbero mai sentire, ma che, purtroppo, possono accadere anche a poca distanza dalla quotidianità di chiunque. L'angioletto cui fa riferimento il titolo è una bambina di undici anni, bella e brava a scuola, un angelo di nome e, apparentemente, di fatto, il cui assassinio sconvolge all'improvviso una cittadina di provincia. L'indagine che ne segue inizia però a scoperchiare un mondo non così angelico come si poteva credere, svelando vari retroscena che giungono, uno dopo l'altro, come stoccate impreviste e scivolando così verso un epilogo poco edificante sia per gli adulti che per i bambini in generale.
Molto buona la caratterizzazione dei personaggi che ruotano attorno alla vicenda, a partire da quello dell'ispettore di polizia Nestore Sardo, che si ritrova a vivere nel contempo il suo personale dramma familiare, o quello dell'affascinante Matilde Mogavero prigioniera di un matrimonio ridotto a una tomba e di una relazione extraconiugale senza futuro; persino i personaggi minori risultano ben studiati e convincenti, come quelli dello zingaro, del gelataio e di altri che s'incastrano benissimo e in modo appropriato in una storia dove non mancano i colpi di scena. Un gran bel romanzo che suscita riflessioni di non poco conto, con un finale, per più di un motivo, dal sapore amarissimo.