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Macaronì

Letteratura italiana

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Siamo nel 1940, in un paese dell'Appennino toscoemiliano, freddissimo, povero. Il maresciallo viene dal sud: il suo blando antifascismo è stato punito così, spedendolo in una ghiacciaia in mezzo alle montagne. Un paese dove non succede niente, tra l'altro. O meglio, dove non succedeva niente, perché una mattina, Maddalena, cameriera a ore, trova il corpo di un paesano, un vecchio emigrato ritornato dalla Francia e detto per questo "il Francese", steso in mezzo alla neve. Una leggenda popolare vuole che gli ubriachi che si addormentano all'aperto non muoiano di freddo, anzi sciolgano la neve. Ma il francese non è addormentato, è morto. E non è che il primo.



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Macaronì 2017-04-10 09:14:55 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    10 Aprile, 2017
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Macaronis..

Correva l’anno 1884 quando Prosperi Brennero, detto Ciarèin per i suoi occhi lapislazzuli e figlio di Prosperi Gaetano in arte Spirito, decideva di prendere in mano le sorti della sua esistenza lasciando il paese, la madre ed il ricordo del padre morto ammazzato da coloro che rappresentavano la legge. Il carro del Toscanino è solo la prima delle tante tappe che da quel momento avrebbero segnato la sua vita, una vita fatta da continui spostamenti in territorio francese, da lavori pesanti, da incomprensioni e rifiuti da parte di quel popolo inospitale che avrebbe dovuto accogliere a gran voce la manodopera italiana, ed anche da coinvolgimenti al limite della legalità.
1939. Per disposizione del maresciallo, il corpo del Francese è rimasto nella cappella del cimitero, prima che venga seppellito, deve essere analizzato dal medico condotto; qualcosa, nella ricostruzione dei fatti, non lo convince. Quella che apparentemente potrebbe ritenersi essere una morte accidentale, potrebbe celare dietro le mentite spoglie un omicidio. E ben presto, il funzionario di polizia, affiancato dal fidato appuntato Cotigno, si trova a dover fare i conti con altre inspiegabili dipartite. E menomale che il suo trasferimento doveva avere come destinazione un paese tranquillo, si dice.
Qual è, inoltre, il legame tra le due storie? Quale misterioso arcano si nasconde dietro questa doppia narrazione, dietro questi protagonisti che tendono ad incontrarsi e perdersi nello scorrere degli anni?
Sullo sfondo del periodo fascista e con una penna chiara, senza pretese e non particolarmente erudita, il duo, Guccini/Macchiavelli, dà vita ad un giallo ben orchestrato che, seppur intuibile nella sua evoluzione, si fa apprezzare dal lettore. Questo infatti, nonostante riesca, come anzidetto, ad anticipare in parte le mosse degli autori, è incuriosito dalle vicende, vuol sapere chi è l’artefice del misfatto e sino alla fine conduce la sua personale indagine.
In conclusione, un poliziesco, di impronta classica, piacevole e non impegnativo con cui trascorrere qualche ora lieta.

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