Le vite parallele
Letteratura italiana
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Chi ha rapito la bambina?
Con Le vite parallele torniamo a Valdenza, ambientazione di tutti i libri di Antonio Fusco e della serie del commissario Casabona. Ancora una volta, tra le pagine di questo libro ritroviamo il protagonista alle prese con un nuovo caso, molto importante e spaventoso perché riguarda la sparizione di una bambina. La piccola Martina, capelli biondi e un sorriso innocente, sembra essere sparita nel nulla durante la notte. Casabona ormai però ha dato le sue dimissioni, vuole dedicarsi alla moglie e affrontare insieme a lei la malattia, starle vicino come non ha mai fatto prima d’ora per via del suo lavoro, che non conosce orari e festività. Casabona adesso vuole cambiare vita, riprendersi quello che il tempo sembra avergli portato via senza che se ne accorgesse. Ma davanti alla
disperazione di una madre che ha perso la propria bambina e la richiesta di aiuto dei colleghi, che senza di lui sembrano persi, non può voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla. In fondo, Casabona è nato per quel lavoro, le indagini sono tutto il suo mondo.
Sono queste le premesse di quella che si prospetta essere una nuova entusiasmante ed intensa indagine del commissario Casabona, che ormai noi lettori della serie abbiamo iniziato ad amare. Un uomo con tanti difetti certo, ma che davanti al suo dovere non si tira mai indietro e mette tutto sé stesso nel trovare la verità.
Valdenza è una piccola cittadina, com’è possibile che una bambina sia sparita e nessuno abbia visto niente? Tra falsi indizi, omicidi e verità nascoste Casabona dimostrerà anche questa volta una grande forza di volontà e intuizione che alla fine sembra portarlo davvero alla parola fine.
Le vite parallele non si risparmia i colpi di scena, soprattutto finali che ribalteranno il risultato e che spiazzeranno il lettore. Quando infatti sembra che la situazione sia già risolta, compaiono nuovi indizi e dubbi che metteranno Casabona a dura prova.
Personalmente ho amato tutta la serie, però questo quarto libro mi è sembrato un po’ piatto rispetto ai precedenti. In qualche tratto l’ho trovato statico, poca adrenalina e poca suspense. Ma alla fine la storia è riuscita a riprendersi velocemente e a farmi apprezzare maggiormente i capitoli conclusivi.
Le vite parallele è un noir vecchio stampo, niente di originale, ma di impatto. Sa farsi apprezzare dai lettori del genere, senza troppe pretese. Il commissario Casabona risulta ancora una volta essere il protagonista perfetto per questa storia, è l’uomo giusto al momento giusto, senza di lui la storia non potrebbe esistere. Una lettura veloce, caratterizzata da un sottile velo di inquietudine in sottofondo, che scomparirà solo quando verrà alla luce la verità.
Insomma, consiglio sicuramente la lettura di questo libro a chi ha già seguito le altre storie della serie e che già conosce i personaggi e il loro passato.
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La terra di mezzo di Martina
Con Le vite parallele giunge in libreria la quarta indagine del commissario Tommaso Casabona, abile creazione scaturita dall’estro letterario di Antonio Fusco. Il commissario ha conquistato le simpatie del grande pubblico per la sua umanità, per i suoi silenzi, per la partecipazione alle vicende tragiche della sua famiglia: la moglie malata di tumore, il figlio con alle spalle un passato di droga, per le sue debolezze e per le sue assenze. Un uomo:
“dall’atteggiamento burbero e i tratti severi, ma,al tempo stesso, rassicurante e protettivo. Un uomo che sapeva bene come vanno le cose della vita, al di là delle ipocrisie e dei moralismi di facciata.”
Il libro è ambientato a Valdenza, piccola cittadina toscana, da apprezzare per la sua storia straordinaria e per la sua millenaria bellezza. Qui:
“il cielo chiuso a neve minaccia di imbiancare le strade cittadine”.
In un luogo tanto suggestivo accade un fatto tragico: scompare una bambina di tre anni, Martina Bonelli. Dinnanzi a un evento di tale portata Casabona non può esimersi dall’occuparsene, anche se deve scappare all’ospedale dalla moglie che sta per essere operata. I primi sospetti si incentrano sulla figura di Walter Gutzman, un giovane sbandato, ex drogato, ricaduto nel vortice della droga, ex amante della stessa madre di Martina. Lei mostra agli inquirenti un messaggio che la minaccia pesantemente, inviatole proprio dal suo ex la mattina della scomparsa della piccola. Ma il sospettato viene trovato morto a Mentone, e la polizia parla di suicidio, che pare quasi una ammissione di colpa. Ma la bambina non si trova:
“La scomparsa di una persona cara è persino peggio della morte. E’ un dolore che non si può elaborare, perché non è ancora un lutto. Resta vivo, sempre uguale a se stesso. E’ come il supplizio che Zeus ideò per punire Prometeo. Lo fece incatenare a una roccia ed ordinò a un’aquila di mangiargli il fegato, che gli ricresceva durante la notte, così che ogni giorno il dolore si rinnovasse identico al giorno precedente. Quando scompare una persona è come se si fosse persa in una terra di mezzo tra la vita e la morte. Un limbo che alimenta l’ansia della speranza e impedisce la rassegnazione. “
Altre indagini, altri approfondimenti conducono ad una tragica verità: la madre , che dietro la sua ostentata disperazione mente e sembra nascondere qualcosa, e continuando con il padre, dermatologo di successo, che ha ereditato lo studio del suocero e che potrebbe nascondere più di uno scheletro nell’armadio.
Martina
“sembrava essersi persa davvero nella terra di mezzo. In quel luogo che non è più esistenza ma non è ancora morte, in compagnia di tante altre persone che non sono più tornate.”
Il titolo del nuovo romanzo di Antonio Fusco, Le vite parallele, comunica immediatamente che il commissario Casabona si sta occupando di una storia popolata da personaggi che vivono, tutti indistintamente, “vite parallele”, finendo in un labirinto e stravolgendo le tracce e le indagini degli investigatori. Le piste sono confuse, e portano a soluzioni che dovrebbero essere palesi, che finiscono, invece, ben presto a rimettere tutto in gioco. Un giallo sa sbrogliare, che l’autore, attraverso uno stile diretto, quasi da cronista, descrive con molta ricercatezza. Inoltre dirige il gioco con una perfetta maestria relativa anche agli aspetti procedurali delle indagini, con una spiccata attenzione per i personaggi e per le loro paure. Un romanzo
“dove la tensione narrativa e l’introspezione psicologica si fondono dando vita ad un risultato finale godibilissimo e convincente.”
Un personaggio quello del commissario che si presta benissimo ad essere trasfigurato in fiction televisiva, e che il lettore non può che apprezzare in tondo. Così come apprezza in tondo il romanzo e la sua trama assai accattivante. Un ottimo romanzo.