Le verità spezzate Le verità spezzate Nuovo

Le verità spezzate

Letteratura italiana

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Il grande regista de "Le verità spezzate", Manlio Parrini, ha deciso di tornare dietro la macchina da presa. Celebrato da pubblico e critica, all’apice del successo aveva abbandonato il cinema perché gli sembrava “un posto senza verità”. Ma ora, superati i settant’anni, ha in testa una storia speciale: un film su Augusto De Angelis, pioniere del giallo italiano negli anni Trenta. La morte violenta di Augusto De Angelis – un uomo libero senza libertà – è, per il Maestro Parrini, un caso irrisolto, che puzza di ingiustizia e ottusa censura fascista e che oggi più che mai deve essere raccontato. Ma proprio quando il regista ha trovato un produttore per il suo progetto e avviato la stesura della sceneggiatura insieme all’amica e complice Sara De Viesti, un altro giallo irrompe nella sua vita: l’omicidio dell’anziana vedova Bastoni, proprietaria della villa adiacente a casa sua. La stampa, avida di notizie, si getta sul caso e gli inquirenti si muovono tra mille ostacoli e condizionamenti, e anche Parrini si sente attratto da questo omicidio, che gli ricorda un delitto d’altri tempi, di quelli usciti dalla penna del suo Augusto De Angelis. Un giallo di ieri che contiene un giallo di oggi, legati a doppio filo da una riflessione sui condizionamenti che tutti subiamo, sui limiti delle nostre libertà, così spesso spezzate.



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Le verità spezzate 2025-01-09 14:21:04 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    09 Gennaio, 2025
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Ma quante storie!

Alessandro Robecchi è autore per Sellerio dei romanzi che hanno come protagonista Monterossi.
La sua peculiarità, oltre al saper scrivere bene, è saper mettere il lettore su tante strade, o diversi punti di vista, che conducono e convergono in un solo punto , quello risolutivo della storia. Una trama sempre articolata, ma comunque lineare e precisa, dove non si perde un dettaglio e dove tutto torna.
In questo romanzo Robecchi si stacca dal suo, e nostro, amato Monterossi, e ci racconta una storia, anzi due, e forse tre.
Il famoso regista Manlio Parrini, dopo il suo ultimo film, che gli aveva dato la fama, abbandona improvvisamente il cinema, come se non avesse più niente da dire. Ma sull’orlo ormai dei settant’anni suonati gli viene l’idea di fare un film su uno scrittore di libri gialli, realmente esistito, al tempo del fascismo in Italia, Augusto De Angelis, la cui morte violenta è una sorta di cold case che sa di ingiustizia e censura di regime.
I suoi produttori sono ben felici di realizzare il film, ma mettono delle condizioni, vogliono scegliere il cast e rivedere la sceneggiatura e sottoposto a queste pressioni, Parrini perde la passione perchè non si sente libero di esprimersi come vorrebbe.
Questo è l’unico anello che unisce le due storie, quella del regista nel presente e quella di De Angelis nel passato, la libertà di espressione dell’artista, l’uno oppresso dal regime del ventennio l’altro dalle leggi del mercato moderno.
Come se non bastasse si aggiunge una terza storia che dovrebbe dare al libro la caratteristica del giallo: nella villa accanto accanto a quella di Parrini avviene uno strano omicidio, l’anziana vedova e proprietaria viene misteriosamente uccisa. Un delitto d’altri tempi che a Parrini ricorda proprio un romanzo di De Angelis.
E questo è lo spunto (un po' posticcio), che dovrebbe dare suspence e significato, ma che sorprendentemente (e ripeto non è da Robecchi), risulta solo del tutto scollegato dal resto.
In sostanza queste tre storie sono precariamente tenute insieme dall'unico messaggio del libro, ossia la censura dell'artista, un messaggio che oltretutto non è urlato e non arriva forte e chiaro, ma occorre leggerlo attentamente tra le righe.
Sono rimasta sinceramente delusa, Il tutto mi è sembrato un po’ pretestuoso, come a voler cavalcare l’onda, ma controcorrente, in modo da arrivare ad una certa élite culturale e fare un po’ di clamore.
Peccato, avevo altre aspettative.

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