Le terzine perdute di Dante
Letteratura italiana
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Custodi del futuro
L’eccezionale scoperta di Riccardo Donati promette di essere anche la sua condanna. Conducendo nuovi studi su una copia del Roman de la Rose, il giovane insegnante scopre alcune righe autografe del grande Dante Alighieri. Il passo successivo è un impulso a cui non si può sottrarre: trafugare il manoscritto dalla biblioteca per poterlo studiare con maggiore calma e capire se il suo futuro sta per essere illuminato dalla luce radiosa di una scoperta fondamentale.
Purtroppo, questo atto dà il via al crollo della vita di Riccardo, che si vede dapprima seguito, quindi in pericolo di vita. Uomini sconosciuti gli stanno alle calcagna, probabilmente a causa delle terzine del sommo poeta. Sarà una donna, Agostina, a salvargli la vita e aiutarlo nella fuga, grazie a una rete di amiche molto speciali pronte a nasconderlo. L’importanza delle terzine, però, supera ogni previsione: si tratta nientemeno che di una profezia, vergata da Dante stesso, che ammonisce contro un’imminente catastrofe.
Questa, in breve, la trama di “Le terzine perdute di Dante”, scritto da Bianca Garavelli e pubblicato da Baldini&Castoldi. Il romanzo si articola in un alternarsi tra le vicende di Riccardo Donati al giorno d’oggi e la Parigi che ospita Dante durante il suo esilio da Firenze, quando viene in contatto con filosofie passabili d’eresia e prende il via la stesura dei messaggi più profondamente spirituali della sua Commedia.
Contrariamente a romanzi come il “Codice Da Vinci” di Brown, scanditi in un’alternanza da feuilleton che dopo un po’ perde di mordente, gli spostamenti dal presente al passato non si danno il cambio di capitolo in capitolo – se non nelle primissime fasi – ma seguono con più armonia il dipanarsi delle vicende narrate, legando le vicende di Riccardo a quelle dantesche.
L’autrice si muove con disinvoltura e palese amore all’interno del mondo di Dante Alighieri, immergendo il lettore in una Parigi antica e stimolante, fatta di dibattiti intellettuali, inquisizioni e scontri all’arma bianca. Il poeta si palesa come uomo toccato dal dono della visione e per questo ambito da ogni “fazione” del pensiero spirituale. Saranno le donne della sua vita, Beatrice e Marguerite Porete, a condurre Dante verso la missione cui è predestinato.
Il protagonista odierno, invece, è il prototipo dell’intellettuale, il topo di biblioteca a suo agio solo in mezzo ai libri, che si trova gettato nei peggiori guai della sua vita. Pavido, debole, fondato sul raziocinio ma labile di sentimento, Riccardo non è esattamente l’uomo ideale.
Non stupisce, quindi, che la sua guardia del corpo in questa storia dai ruoli invertiti sia proprio una donna. Sportiva, decisa, mascolina quando serve ma dotata di un fascino degno del suo sesso (che il protagonista faticherà parecchio a percepire), Agostina è l’angelo custode di Riccardo e lo tirerà costantemente fuori dai guai. Si scoprirà poi che l’amica di sempre altri non è che un membro della confraternita al femminile (i cui nomi iniziano tutti per A) che da sempre protegge il messaggio dantesco e combatte perché la terribile profezia non si avveri. La Ragione priva di sentimento, la corsa alla conoscenza a qualunque costo, diventa il nemico da combattere per evitare la distruzione.
La donna è figura centrale in questo romanzo, incarnazione angelica che conduce al divino e sprone in grado di consentire l’espressione di quanto di meglio si cela nell’animo e nella mente dell’uomo. Sia la congrega di donne che si stringe attorno a Riccardo per difendere lui e la sua incredibile scoperta, sia le due fanciulle che segnano la vita di Dante, consentono ai protagonisti di sbocciare, di trovare la loro via nel mondo.
La prosa attenta e concreta della Garavelli perde un po’ di tono in alcuni momenti di dialogo, più che altro nelle parentesi di Riccardo Donati. Di quando in quando, la parlata si fa un po’ artificiosa, poco spontanea. Inoltre, capita che Riccardo commetta imprudenze troppo palesi, con l’evidente intento di condurlo a determinati eventi della trama, cosa che avrebbe dovuto essere condotta con mezzi più sottili.
Un modo non banale di approcciare il mistero storico, condotto da una scrittrice che possiede una vasta cultura letteraria utilizzata senza autocelebrazione. Una scrittura alla portata di tutti, che apre le porte alle meraviglie celate nell’opera dantesca ai lettori di qualsiasi livello culturale.
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I confini leciti della scienza
“Le terzine perdute di Dante” è un romanzo che unisce alla piacevolezza del giallo- thriller i riferimenti colti dell’universo dantesco, con la Divina Commedia in primissimo piano.
Si svolge su due livelli temporali.
Nel primo troviamo Dante a Parigi, inseguito dagli uomini di un misterioso ordine che vuole eliminarlo perché è il prescelto, colui che dovrà tramandare ai posteri un terribile segreto, di cui è venuto a conoscenza durante una visione.
La mistica Marguerite Porete e il contrapposto ordine, di cui lei fa parte, cercano invece di proteggerlo.
Ai nostri giorni, Riccardo Donati ritrova nel “Roman de la Rose” quelle che sembrano terzine dantesche non ancora conosciute e se ne appropria. A causa di questi versi misteriosi l’oscuro filologo medievale sembra dover rivivere la stessa persecuzione di cui è stato vittima Dante a suo tempo, ma fortunatamente ha al suo fianco Agostina, una “Beatrice” pronta a tutto pur di difendere la sua incolumità.
La trama è avvincente e verosimile, ben scritta. Non poteva essere altrimenti, visto che l’autrice è un’esperta dantista, nonché scrittrice e critico letterario.
Spero solo che gli eventi paventati nella finzione narrativa (in seguito alla creazione di un gigantesco buco nero creato dal Lhc, l’acceleratore del Cern di Ginevra) non rappresentino un’intuizione, come a volte è successo in letteratura.
Se non ricordo male, Dan Brown parlava dell’antimateria nel suo “Angeli e demoni” e dopo un anno circa dall’uscita del libro il Cern annunciava di aver prodotto 38 atomi di anti-idrogeno, per fortuna con esiti ben diversi da quelli descritti nel famoso romanzo.
Bianca Garavelli ha dovuto rimaneggiare parte del libro perché durante la stesura era arrivato l’annuncio della scoperta del bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio, e mi auguro vivamente che le coincidenze tra finzione narrativa e realtà si fermino qui!
Mi pare che il romanzo affronti la questione della ricerca scientifica dal punto di vista cristiano, che sembrerebbe essere quello della voce narrante e comunque è quello di Dante, quindi l’umanità deve fare attenzione a non oltrepassare i limiti leciti della conoscenza: “ Mosè allora si coprì il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio” (Es.3,1 -12)
La scienza è nella condizione di capire quando è il caso di fermarsi davanti ai misteri della creazione? Siamo in grado di controllare eventuali “effetti collaterali “ non previsti?
Io so solo che quando tentiamo di stravolgere o violentare la natura, espressione terrena del volto di Dio per i credenti e madre primigenia per tutti, la natura prima o poi si vendica. L’uomo può cercare di capirne le leggi e usarle a proprio vantaggio, ma non può modificarle sostituendosi a chi le ha create.