Le parole di Sara
Letteratura italiana
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La mora e la bionda
Sara è una donna di molti silenzi. Abituata ad osservare le emozioni nascoste sui corpi e sui visi, ha fatto di questa sua dote il suo lavoro. Scegliendo comunque di lasciarlo per seguire il cuore, quando ha ritenuto che fosse la strada più giusta da scegliere. Ora vive in una schiacciante, infinita solitudine, ma ne regge il peso abbastanza serenamente, perché la sua vita ha la tinta grigia della malinconia, ma anche una lieve sfumatura di speranza. In questo secondo libro di questa fortunata serie viene chiamata da Teresa, una ex collega ed anche amica, che le chiede aiuto, perché Sara, con i suoi silenzi, è l’unica di cui Teresa si può fidare. Sara, la Mora, e Teresa, la Bionda, sono due donne davvero fuori dal comune. In questa storia scopriamo quanto le donne forti possono essere sole e ci viene rivelato che esistono molte forme di solitudine, così come molti modi per non voler accettare questa condizione che, a volte, anche solo magari per periodi temporanei, fa comunque parte del nostro percorso di vita, ma che viene vista sempre dagli altri come una colpa. Sara risolve il caso. Trova la verità. Ma le sue parole non dicono la verità. Perché sceglie di proteggere l’anima dell’amica, di darle, a modo suo, un po' del calore di cui ha capito che aveva così bisogno. Stile narrativo meraviglioso, come sempre nei libri di questo autore, capace, come pochi di entrare nell’animo umano, maschile o femminile che sia, e indagarlo e raccontarcelo.
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un innamoramento al di fuori delle regole
Maurizio De Giovanni torna con il suo nuovo personaggio donna-investigatrice Sara ne Le parole di Sara. Un bel giallo, in cui, tuttavia, le solite categorie di genere sono poco evidenti, per lasciare il posto alla descrizione dei due personaggi principali: Sara e Teresa.
Poca ambientazione, scarsa l’investigazione, molta introspezione e descrizione/contrapposizione delle due donne, amiche, investigatrici, soprannominate la Bionda, la Mora. Sara Morozzi e Teresa Pandolfi hanno fatto parte, assumendo incarichi differenti, di una Unità segreta dei Servizi: Sara è una donna quasi invisibile, per amore ha rinunciato ad un marito e soprattutto ad un figlio, che ha conosciuto solo quando lui era su un tavolo all’obitorio. Nessuno come lei sa leggere e interpretare i comportamenti degli esseri umani, soprattutto del linguaggio verbale del corpo. Precocemente invecchiata, vive nel ricordo del suo compagno morto ed adora il suo nipotino Massimiliano e la nuora mancata Viola, con cui spera di recuperare il tempo che non ha dato al proprio figlio naturale. Teresa, invece, rinuncia a tutto, compreso l’amore, per fare carriera. Brava, spietata, è anafettiva e priva di scrupoli pur di raggiungere l’obiettivo. Spregiudicata, rincorre i facili ed indiscriminati rapporti di sesso. Fino a quando avviene una cosa sconvolgente:
“Teresa Pandolfi era innamorata di Sergio Minucci. Lo aveva osservato dormire, tranquillo ed appagato. Aveva sentito il suo giovane seme dentro di sé, come era accaduto mille altre volte con gli occasionali, invisibili amanti, che all’alba le lasciavano solo un’impronta nel letto, una depressione sulle lenzuola così simile a quella che la opprimeva. “
Fino a quando Sergio sparisce, e Teresa ne è sconvolta. Sia perché ha infranto le ferree regole dell’Unità, sia perché per la prima volta prova dei sentimenti e non comprende. L’investigazione punta ad un ritratto preciso, ma alquanto ambiguo della vittima:
“emergono diverse nature del ragazzo. Metodico, fedele, perfino prevedibile secondo la fidanzata… (…) Incline al tradimento, viaggiatore ed indipendente secondo la madre .. (…) Raccomandato e un po’ puttaniere per gli studenti. “
Tantissimi i temi che fanno da sfondo a questo romanzo: la malapolitica e i suoi affari sporchi al limite della legalità, il problema della clandestinità, l’inefficacia della giustizia e tanti altri. Un buon giallo. Tuttavia inferiore alla qualità di altri romanzi di De Giovanni. Comunque un’ottima e meritevole lettura, all’insegna del “giallo al femminile” di atmosfera e di sentimenti. A scapito, forse, un po’ della investigazione e dei canoni che la caratterizzano. Una buona prosa, scorrevole e descrittiva, dialogica lo caratterizzano in positivo.
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Il ritorno di Sara
Torna in libreria Maurizio De Giovanni con il secondo capitolo dedicato a Sara Morozzi, detta Mora, e alle sue intuizioni e capacità tanto investigative quanto di leggere il linguaggio del corpo e le verità più nascoste negli occhi delle persone. Detto episodio vede nuovamente incontrare la Mora e la Bionda, donne cresciute insieme che sono state colleghe, amiche e avversarie leali nei Servizi. Sono due figure molto diverse, la prima ha rinunciato a tutto per seguire il cuore, la seconda ha al contrario rinunciato all’amore pur di avere tutto. Tuttavia, la femme fatale da “una botta e via” e dai sentimenti impenetrabili che non è altro che la Pandolfi, ha commesso un errore: ha permesso a Sergio Minucci, un ricercatore di ventotto anni che l’unità stava testando per verificarne una eventuale attitudine all’inserimento, di penetrare le sue difese tanto da farla innamorare. E ora, da circa 48 ore è scomparso. Un fattore temporale che è troppo poco per ipotizzare il peggio ma anche troppo poco per maturare una simile determinazione e ancora troppo poco per giustificare quello che è il passaggio successivo, ovvero, il rivolgersi dell’agente a lei, Sara. Tanti tasselli da scoprire, tanti tasselli da far rientrare al loro posto, tanti tasselli su cui far luce, tanti tasselli su cui ella dovrà lavorare affiancata da Davide Pardo, agente che abbiamo già conosciuto in “Sara al tramonto”.
In “Le parole di Sara” non restiamo particolarmente colpiti dal caso su cui l’eroina è chiamata ad investigare quanto dalla parte riflessiva dettata dal silenzio, dalla volontà di rinascere e dal contrasto tra queste due personalità opposte ma, per ragioni diverse, solidissime. Sara che disturba per quella sua lucida freddezza con brevi e minimi sprazzi di umanità, calore e empatia mixati ad una morale salda e forte, si contrappone perfettamente a Teresa che, al contrario, ha lottato e fatto di tutto per la carriera tanto da privarsi completamente di quella sfera affettiva di cui adesso è preda. Il risultato? Il risultato è quello di un quadro veritiero e concreto della varietà e sfaccettatura umana.
Una piacevole lettura, non particolarmente impegnativa, che convince e conquista ma che al contempo non resta indimenticabile nella mente del lettore. Ammetto di aver faticato nella prima parte ad entrare nello scritto, di aver ritrovato il De Giovanni a cui siamo abituati in modo troppo marcato come se si fosse conformato a quel trend, a quella impostazione senza più aver trovato lo stimolo a distaccarsene. Siffatto elemento mi ha fatto da un lato apprezzare il componimento, dall’altro non mi ha permesso di ravvisare tratti di particolare originalità che potessero catalogarlo tra “gli indimenticabili”. Un peccato perché dal punto di vista dei contenuti molto apprendiamo sui vari personaggi e molti pezzi del puzzle riusciamo a far combaciare con i misteri, come sopradetto, lasciati irrisolti in precedenza.
A concludere il volume troviamo “Sara che aspetta”, il breve racconto già contenuto in “Sbirre” opera a firma Massimo De Cataldo, Massimo Carlotto e Maurizio De Giovanni.