La via del silenzio
Letteratura italiana
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Labbra sigillate
Giallo scritto da due autori italiani, ma con una trama ed una suspence tipica dei gialli americani. E’ la storia della caccia ad uno spettro, una mente lucida ed astuta, che agisce con sicurezza e senza manifestare esitazioni. Lo spettro getta un guanto di sfida alla polizia e la risoluzione di alcuni delitti di giovani studentesse, a cui viene tagliata la lingua, cucendo loro anche le labbra, si trasforma anche nella concatenazione di più eventi simili, ritrovati nell’archivio dei casi irrisolti, in un’adrenalinica ricerca anche dei delitti sorgente. Si trova il filo conduttore di questa lunga storia di sangue, si trova la soluzione ai tanti cold case, si trova il volto di questo spettro e si trova il nome. Nel nome, così come dentro le profondità della sua lucida follia, è annidato anche il movente. Ben scritto, ben sostenuto, ben risolto. E con un cammeo finale che lascia presagire un seguito.
Indicazioni utili
Walnut Creek
Walnut Creek è una normale e tranquilla cittadina californiana dove la vita è scandita da un ritmo ordinario e da un tempo ben cadenzato da quelle che sono le abitudini del luogo. Tuttavia la morte di una ragazza rinvenuta priva di vita sotto una quercia perché sgozzata, con le labbra cucite e la lingua mozzata, scuote quella che è la quiete del luogo. La morte della studentessa desta gli animi sopiti degli abitanti, smuove le loro coscienze e chiede giustizia, chiede che venga identificato un colpevole, che gli venga attribuito un nome e un perché. Il capitano Jeffrey Coleman, del dipartimento di San Francisco, viene investito dell’arduo compito di trovare l’artefice del delitto e il suo movente. È un uomo tenace, Coleman, un uomo ostinato che non si arrende davanti alle evidenze e che va oltre queste. È ancora un uomo di fede e questa verrà messa in dubbio e sarà messa a dura prova quando tante morti si susseguiranno tra loro in una via parallela, in una scia di sangue senza sosta, alla via del silenzio (da qui il titolo). A complicare ulteriormente il quadro vi è il fatto che il killer pratica alle sue vittime delle mutilazioni quasi come se fossero un rituale irrinunciabile e radicato in un qualcosa di lontano e consolidato nel profondo dell’animo. Tante domande, tante le risposte che sembrano non esistere. Riuscirà Coleman a risolvere l’arcano? A trovare il pluriomicida?
«Entrambi incassarono lo sguardo stupito del padrone di casa. C’era qualcosa che non tornava in quelle richieste: bevanda sbagliata nel momento sbagliato da un alto e bevanda sbagliata dalla persona sbagliata dall’altro.»
Con una doppia penna rapida e magnetica che anche questa volta, come nel più recente “Il puparo”, si amalgama alla perfezione in un unicum narrativo, Salvo Lecce e Cataldo Cazzato donano ai loro lettori un thriller made in Italy che ha tutte le sfumature e le caratteristiche del tipico giallo all’americana e che al contempo è capace di distinguersene per sottili ma preziose peculiarità. Il titolo è caratterizzato da una struttura solida, una trama lineare e logica, uno scorrimento rapido che non ne rende mai difficoltosa la lettura.
Il risultato è quello di un componimento accattivante e che tiene bene dall’inizio sino a quella che è la risoluzione dell’enigma.
Altra grande qualità dei due autori è quella di essere riusciti a tenere bene le fila del narrato anche in quello che è uno spostarsi dimensionale e temporale: le morti si susseguono in un arco molto lungo e in più zone degli Stati Uniti.
Il lettore non fatica a seguire le vicende nemmeno in queste circostanze e al contrario è condotto per mano con rapidità e facilità. Una lettura godibilissima e adatta non solo a chi ama il genere ma anche a chi cerca un elaborato di buona realizzazione e che abbia al suo interno tutti i requisiti e i caratteri per riuscire.
La riprova che un buon thriller con peculiarità e tinte tipiche di chi ama il giallo all’americana può essere realizzato anche in Italia.