La versione di Fenoglio
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
… Cambieremo il caso in destino.
«Chi aveva detto che le storie, se non si raccontano si disseccano a poco a poco, si sbriciolano e scompaiono nel nulla? L’unico modo per preservarle è raccontarle. Chi lo aveva detto?» p. 22
Due uomini di diversa età e con due diversi punti di vista sulla vita che si incontrano per caso, sono i nuovi protagonisti nati dalla penna precisa e curata di Gianrico Carofiglio e contenuti ne “La versione di Fenoglio”. Il primo è il Maresciallo dei Carabinieri Pietro Fenoglio, ex studente di Lettere presso la facoltà di Torino, che a sedici mesi dalla pensione a causa di una severa artrosi all’anca, con decorso quasi fulmineo, si vede costretto prima ad operarsi e poi a sottoporsi ad una serie di sedute di riabilitazione, il secondo non è altro che Giulio Crollalanza, reduce da un incidente stradale a sua volta operato per l’inserimento di una protesi all’anca, di anni ventitré, studente di giurisprudenza prossimo alla laurea (due esami e la tesi), figlio d’arte e con un futuro già spianato, un futuro che tuttavia non vuol intraprendere perché come comprendere cosa voler fare della propria vita, come comprendere quale strada sia giusta e quale sbagliata per noi?
«Ma sai, per quanto pensiamo di essere superiori a certi meccanismi, questi ci condizionano. Possiamo essere abbastanza lucidi da osservarli in noi stessi eppure incapaci di contrastarli davvero» p. 9
«Mi ha molto incuriosito. A volte mi domando in che modo la gente scopra la propria strada, perché io temo di non riuscire a trovare la mia. Ammesso che esista una mia strada. […] Non sono sicuro che il paragone funzioni. Si può giocare bene a calcio senza averlo visto in televisione. Non si può scrivere – credo – senza aver letto molto. Non ricordo chi ha detto che ogni vero scrittore è seduto su una catasta di libri altrui. Diciamo che la lettura è un presupposto necessario, anche se non sufficiente, per scrivere qualsiasi cosa» p. 16-17
Come poter crescere? Come acquisire quella postura morale che significa accettare la responsabilità di essere vivi? È un qualcosa che ha a che fare con la dignità di essere donne e uomini di fronte al caos dell’universo, di essere sconvolti dai fatti che quotidianamente ci accadono, di essere preda di dubbi e incertezze che sembrano minare tutte le nostre sicurezze per incrementare quelle crepe che ci portiamo dentro e contro cui lottiamo. E forse, nessuno ha una vera risposta per tutti questi quesiti, oppure, più semplicemente, una risposta non c’è perché viene da sola o non arriva mai. Sta di fatto che tra una seduta di riabilitazione e l’altra, sotto la vigile e attenta sorveglianza di Bruna e in una Bari tra le retrovie, tra i due nasce un rapporto di complicità, una voglia di raccontare e di ascoltare, uno scambio sincero che in modo diverso arricchisce entrambe portando ad una personalissima crescita.
Perché se Giulio è in quella fase in cui non ha certezze sul futuro e su se stesso, non riscontra in sé qualità degne di nota o pregi di alcun genere, è schiacciato dalla famiglia e dalla volontà di un padre autoritario e di una madre accondiscendente e sua volta dura, Fenoglio è attanagliato dalle paure di un’età che sembra essere arrivata troppo presto e che sembra avere il sapore di una conclusione amara. Non si sente più un uomo appetibile, ha un matrimonio alle spalle finito male, ha tanti timori per quei giorni in cui non sarà più in servizio e per quei tentativi con cui cercherà di riempire il tempo e così, narra. Parla al ragazzo di come ha cominciato, del perché ha cominciato, del come si investiga, del com’è entrato nel nucleo investigativo, di quali sono i stati i casi più salienti della sua carriera, di quali sono gli stratagemmi per riconoscere un bugiardo da una persona che sta dicendo la verità, di come condurre un interrogatorio, dell’importanza dell’osservare e del non rifuggire, degli incontri, della casualità o non casualità di questi, dell'importanza delle storie e di come queste debbano essere raccontate per non essere perdute e molto altro ancora.
“La versione di Fenoglio” è un romanzo rapido e di facile lettura che si esaurisce in poche ore ma che lascia il segno. In questo è possibile ritrovare il Carofiglio delle investigazioni e della procedura penale che tanto affascina con i suoi gialli e le sue inchieste ma anche un Carofiglio più introspettivo che si interroga sulla vita, sul tempo che passa, sul destino, sulle insicurezze, sull’esperienza e tanto tanto altro. Aspetto quest’ultimo, che per mio gusto personale, ho particolarmente apprezzato.
Un perfetto mix tra le due essenze di uno scrittore che sa farsi apprezzare ogni volta con semplice genuinità.
«… Cambieremo il caso in destino.» p. 167
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Opinioni inserite: 6
Condurre un'indagine
Un carabiniere prossimo alla pensione incontra un giovane ragazzo, in una palestra dove sta facendo esercizi di riabilitazione e si apre un interessante dialogo fra generazioni, stimolato forse proprio dal fatto che a volte si è più portati ad aprirsi a sconosciuti che non a persone vicine o a familiari. Dalla penna di un autore che porta sempre nei suoi libri tanto di quella che è stata la sua vita, impariamo aspetti importanti di come si conduce un’indagine, trucchi, tecniche e consigli per non incorrere in facili sbagli. La parte che più mi è piaciuta è l’attenzione data all’importanza di osservare lentamente, anche quello che non c’è, perché a volte è nelle mancanze che si trova la soluzione. Così come è altrettanto importante non condizionare e non farsi condizionare, ma saper ascoltare. Consigli importanti non solo in un’indagine, ma anche nella vita.
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L'etica dell'indagatore
La scrittura di Carofiglio è limpida. La sua purezza è non solo nello stile, ma soprattutto nei contenuti. In tutti i lavori di questo autore l'atmosfera che si crea è di alto tenore etico. Ciò è palese nel personaggio principe avvocato Guido Guerrieri, così come in questo romanzo breve con il maresciallo Pietro Fenoglio. Nel testo quest'ultimo, a fine carriera, si confronta con Giulio. Entrambi sono "costretti" a sedute terapiche riabilitative. In breve queste occasioni si trasformano in approcci filosofici tra l'uomo maturo ed il ragazzo che deve decidere cosa diventare e cosa fare. Fenoglio in quest'ottica, utilizza la propria esperienza personale non tanto per dare un indirizzo o instillare convinzioni, bensì per ampliare la mente del suo giovane interlocutore. Il percorso "formativo" parte dal passato, quando lo studente di lettere che mai si sarebbe arruolato nell'Arma viene a farlo in seguito alla tragica scomparsa paterna. Fenoglio comincia a ripercorrere le tappe della propria esistenza legate alle indagini, alle metodologie utilizzate, alle scelte etiche di volta in volta prese. Grazie al suo spirito di iniziativa vediamo come sia riuscito ad entrare nel settore investigativo. Mentre i due interlocutori eseguono esercizi per risanare e recuperare il loro corpo, divengono più intimi e quasi naturalmente si crea un legame "allievo – maestro" a livello filosofico. Nel narrare le proprie svariate esperienze Fenoglio sottolinea l'importanza del dialogo e dell'empatia. Così apprendiamo del salvataggio di un ragazzo intenzionato a suicidarsi, indotto dalle parole "giuste" a sconfiggere i suoi demoni. Apprezziamo la calma e la pacatezza dell'inquirente che porta quasi "naturalmente" un giovane fragile a confessare il proprio delitto. Punto fermo di Fenoglio è l'osservazione, unita a tecnica ed esperienza: con questi mezzi si incastra un bugiardo, si salva dalla prigione una prostituta che è stata costretta ad ascriversi un omicidio mai commesso. Nei vari dialoghi tra Pietro e Giulio si sviscera la capacità di interpretare una testimonianza, utilizzando psicologia e attenzione. Fenoglio ci dimostra che le persone non sono affidabili come testimoni, in quanto tutti (anche e sopratutto in buona fede) tendono a mentire: tutti in realtà finiscono per raccontarsi la propria versione. Sta all'investigatore trarre da tutte le diverse testimonianze quella più attinente alla realtà oggettiva. Si assiste quindi a una "lectio legis" ove si apprezza l'umanità e l'acume di chi deve con il suo operato fornire gli elementi utili all'autorità giudiziaria per perseguire o assolvere. Carofiglio, ex magistrato, dimostra ulteriormente la sua professionalità e perizia sia giuridica che letteraria.
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Interpretazione intimistica del giallo
Questo terzo volume dedicato al maresciallo Fenoglio differisce molto dai precedenti. Se volete un giallo classico, leggete il bellissimo primo romanzo della serie (“Una mutevole verità”); se al racconto giallo volete in aggiunta una trattazione dettagliata di come è organizzata la mafia pugliese e di come funziona il pentitismo, leggete il secondo interessante romanzo (“L’estate fredda”); se preferite una serie di racconti incorniciati entro un dialogo incentrato sui metodi dell’indagine investigativa (e anche un po’ sui massimi sistemi della vita) scegliete “La versione di Fenoglio”. Personalmente, ho preferito gli altri due libri, più rispondenti alle aspettative. La scrittura di Carofiglio è sempre molto piacevole ed elegante, ma in questo romanzo ho fatto fatica ad individuare il vero tema centrale: è un’indagine nella mente e nell’animo del maresciallo? È la storia di un’amicizia fra due anime affini? È una riflessione (o addirittura un manuale) sull’investigazione, sui metodi polizieschi e su come si conducono gli interrogatori? A volte si ha l’impressione che la pagina (che includa un ricordo del maresciallo, una riflessione, un momento di dialogo fra i due interlocutori) abbia principalmente lo scopo di raccogliere, un po’ alla rinfusa come uno Zibaldone, meditazioni, emozioni, pensieri, sospiri dell’Autore, vero protagonista dell’opera. Certo più che un giallo, come ci si aspetterebbe, è una libera interpretazione del giallo, molto colta, molto intimistica, ma non sempre avvincente.
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La versione di Carofiglio
Leggo sempre Carofiglio con grande piacere. Lo stile piano, la cura nella ricerca delle parole, i personaggi vividi che rimangono nella memoria. La versione di Fenoglio in questo senso non delude ed è una ottima lettura estiva, anche se forse risulta un po' più debole rispetto ad altri romanzi dell'autore.
In sostanza potrebbe sembrare che Carofiglio avesse alcune brevi storie da parte e che le abbia cucite insieme, creando un contenitore dato dalla circostanza della riabilitazione ortopedica del carissimo Maresciallo Fenoglio e dell'incontro con un giovane che frequenta lo stesso centro per un problema fisico similare. Questo è lo spunto per ascoltare i bei racconti di investigazione del maresciallo. In sostanza per gli appassionati di Carofiglio come la sottoscritta questo libro è una nuova strenna da tesorizzare, ma non lo consiglierei a qualcuno che si sta accostando per la prima volta a Carofiglio.
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Come si conduce un'indagine.
Un anziano maresciallo dei carabinieri alle soglie della pensione, Pietro Fenoglio, e un giovane studente, Giulio Crollalanza (il cognome, gli fa notare il maresciallo, è più o meno la traduzione di “ Shakespeare”) si incontrano in un centro fisioterapico per la riabilitazione dopo un intervento di protesi all’anca. Si instaura tra i due una bella amicizia, c’è una istintiva simpatia reciproca che va maturando tra un esercizio e l’altro, sotto la guida esperta di Bruna, fisioterapista cinquantenne di bella presenza, al cui fascino discreto (lo si intuirà alla fine del romanzo) il bravo Fenoglio non è del tutto indifferente. Il ragazzo è colto, intelligente, sensibile, disorientato di fronte alle scelte che la vita gli propone e coglie nel temporaneo rapporto con l’esperto e saggio maresciallo la grande opportunità di capire la qualità e l’importanza che possono avere i rapporti con il prossimo, la difficoltà di saper distinguere il vero dal falso, l’ambiguità delle certezze apparenti. Il maresciallo ha una lunghissima esperienza di indagini e ne racconta a Giulio alcune vissute in prima persona, a dimostrazione che molte volte le apparenze ingannano e che quello che appare certo non sempre lo è. Ed ecco che prendono vita nel racconto di Fenoglio due casi sorprendenti. Il primo capitato quando il maresciallo era ancora alle prime armi e si era avventurato, non convinto della colpevolezza di un presunto assassino di un medico, in un’indagine personale risolta con l’individuazione del vero colpevole; il secondo caso occorsogli anni dopo quando, non convinto appieno della colpevolezza di un giovane nel ferimento di una prostituta, aveva scoperto nel protettore il vero colpevole. Mai fermarsi, per comodità o indifferenza, alle apparenti certezze di una prima indagine superficiale, ma andare sempre a fondo, esaminando riscontri diversi con rigore e professionalità. Non sempre succede, afferma Fenoglio, perché si vuole subito un colpevole da assicurare alla giustizia e tranquillizzare così l’opinione pubblica, influenzata dai polizieschi in TV e dalla loro banalità. Gianrico Carofiglio, scrittore e magistrato, propone con il suo romanzo un vero e proprio trattato su come si dovrebbe svolgere un’indagine, esaminando con cura ogni prova, rifiutando certezze prefabbricate, confrontando testimonianze, nella consapevolezza che il mondo reale è popolato da buoni e da miserabili, in una penombra nella quale è spesso complicato fare luce.
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La ricerca della verità nell'investigazione
La versione di Fenoglio è l’ultimo libro edito di Gianrico Carofiglio. Un libro dotto e colto, per quello che potrebbe considerarsi un manuale dell’investigazione.
Il Fenoglio di cui si allude nel titolo è il “maresciallo” dei Carabinieri, di origini piemontesi, già protagonista de Una mutevole verità, per proseguire poi con L’estate fredda.
Qui è quasi in pensione, ed è reduce da un malanno grave che lo obbliga a fare della fisioterapia. Incontra così un giovane ragazzo, Giulio, e intrattiene, da subito, con lui un fitto dialogo. Inizia una conversazione romanzata basata su un confronto a due voce dove emerge preponderante l’esperienza, anche di vita, del maresciallo frapposta all’indecisione e alla fragilità del giovane che, pur essendo molto intelligente e preparato, della vita e dei suoi meccanismi infidi non sa nulla. Il maresciallo narra del passato, di quando giovane ed inesperto gli fu affidata una inchiesta, in cui lui travolge naturalmente i metodi consueti. Ma non solo, sono storie che:
“se non le racconti, si dissecano poco a poco, si sbriciolano e scompaiono nel nulla.”
Un libro che stupisce. Un narrato stupendamente scritto ed elaborato, che Antonio D’Orrico ne “La lettura” ha definito come un:
“romanzo-saggio-manuale”.
Insomma un mix di generi, intrigante e sapientemente costruito e strutturato in profondità. Un libro che avvolge ed immerge non in una storia, ma in tante, tante vicende. Co un unico tema in comune: la ricerca della verità, sempre in ogni caso.