Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror La strategia del gambero
 

La strategia del gambero La strategia del gambero

La strategia del gambero

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

Corrado Genito è un ex agente per la sicurezza dello stato finito in prigione “per aver voluto salvare con tutti i mezzi, soprattutto quelli illeciti, l’ostaggio di un sequestro e, diciamolo, per scoparsi alla grande la moglie del rapito, l’ex Miss Sorriso Maretta Zara. Per lei, e per i soldi in ballo, una montagna di soldi, s’era lanciato in una strategia sbagliata”. A farne le spese, il vecchio collega ispettore della Omicidi, nonché suo migliore amico, Francesco Bagni, che era rimasto a terra condannando Genito a lunghi anni di galera e a un indomabile “corpo a corpo con la tristezza”.I servizi segreti, però, lo fanno evadere perché solo lui è in grado di portare a termine una missione: deve infiltrarsi all’interno dei due clan ’ndranghetisti che detengono il potere in un paesino fra Milano e Varese, Ranirate. Per tutti gli anni ottanta e novanta gli Spanò e i Corallo si sono combattuti a suon di brutali omicidi, ma da qualche tempo sembrano volere la pace – e l’imminente matrimonio fra “Kurt” Spanò e la bella Ada Corallo dovrebbe sancirla. Una pace cercata in nome degli affari che contano, e naturalmente tocca a Genito scoprire quali siano. Per riuscirci i servizi gli danno carta bianca, così lui si inventa un metodo di infiltrazione inedito: la strategia del gambero.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 2

Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.5  (2)
Contenuto 
 
3.5  (2)
Piacevolezza 
 
4.0  (2)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
La strategia del gambero 2023-04-13 06:31:42 cesare giardini
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    13 Aprile, 2023
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Guerra aperta tra Stato e clan mafiosi.

Piero Colaprico ha indubbiamente scritto un thriller come pochi altri sanno, un thriller che ti coinvolge emotivamente, caratterizzato da un vortice di personaggi volutamente non ben definiti, sempre al limite tra il lecito e l’illecito, con la consapevolezza ben radicata che il fine giustifica i mezzi, e che per il cosiddetto trionfo della giustizia non ci sono limiti invalicabili e neppure certezze assolute. Siamo, più o meno negli anni ’80, a Ranirate, una cittadina tra Milano e Varese (il nome è ovviamente di fantasia), dove spadroneggiano senza problemi due clan mafiosi legati alla ‘ndrangheta del Sud: quello comandato da “Kurt” Spanò (droga e racket), e quello capitanato da un vecchio boss, don Rocco (usura), arroccato in una villa principesca fortificata con annesso ristorante da 250 posti. Il protagonista, Corrado Genito, è un ex agente per la sicurezza dello Stato, in carcere per aver salvato con mezzi illeciti un ostaggio e fatto evadere da Orso, funzionario dei servizi segreti, con uno scopo ben preciso: indagare sui clan e possibilmente ridurli all’impotenza, anche se un ventilato matrimonio tra Kurt e Ada, nipote di don Rocco, sembra sancire una tregua cui potrebbero seguire nuovi loschi traffici. Il compito sembra immane, ma Genito si mette subito all’opera: riesce ad acquisire un bar del posto, lo trasforma in un ritrovo con annesso night sotterraneo, lo rifornisce di ballerine prelevate da un notissimo locale milanese ed assolda personale e buttafuori, aiutato da un amico, un vecchio lestofante che si dimostrerà amico fidato sino alla fine. Non mi dilungherò sull’evoluzione della vicenda: basti sapere che il sindaco del paese è colluso con la mafia e che numerosi sono gli scontri, soprattutto tra Genito e gli Spanò, con pestaggi a sangue ed ammazzamenti. Genito riesce anche a scardinare la cassaforte dei Corallo, introducendosi nella loro villa blindata, incolpando, con uno stratagemma, Kurt del furto, ed impossessandosi di un considerevole malloppo: non ha però fatto i conti con Orso, il suo protettore doppiogiochista, che lo inganna invitandolo ad un incontro addirittura con un potente senatore ed ex ministro, un personaggio viscido, amico di corrotti e corruttori. L’area di Ranirate deve essere sgombrata dalla malavita locale per far posto ad un grandioso malaffare edilizio. Il finale è da mozzafiato, ai limiti dell’inverosimile: Genito riesce a sfuggire ad un agguato, ottiene confessioni rivelatrici, tenta di riemergere da situazioni apparentemente irreversibili riuscendo alla fine a salvarsi e ad ottenere una sua personale vittoria grazie all’intervento inatteso di un potente alleato, una sorta di “deus ex machina”, arrivato nel momento e con le modalità giuste. Insomma, un vero e proprio colpo di scena che stravolge le forze in campo.
Per sommi capi questa è la vicenda, complicata ed intrigante: tralascio l’intervento di Francesco Bagni, un ispettore della Omicidi grande amico di Genito, già protagonista di altri romanzi, ritenuto morto per responsabilità del protagonista ma riapparso alla fine del giallo, e le vicende di vari personaggi femminili, tra i quali la già citata Ada, che Genito tenta di proteggere e mettere in salvo con fortune alterne.
Lo stile è prettamente giornalistico, arrembante, crudo, pieno di riferimenti alla malavita che sembra infiltrarsi dappertutto con metodi persuasivi o crudamente violenti, senza pietà né ripensamenti. A dimostrazione che Tangentopoli (ricordo che il termine è stato coniato dallo stesso autore) non è finita e che infiltrazioni di una nuova e più astuta criminalità sembrano essersi spartiti Milano e il suo territorio. Non a caso, riporta Colaprico, lo stesso Totò Riina sosteneva (in un’intercettazione del 2013) che “Milano è la capitale del crimine”.
Qualche esagerazione nella costruzione del protagonista, il roccioso Genito: sembra inverosimile che da solo sia in grado di opporsi a clan mafiosi capaci di ogni efferatezza, ad amministratori collusi, a politici corrotti, a collaboratori poco fidati e succubi di poteri occulti, ma l’autore ha voluto raffigurare in lui una specie di eroe, nello stesso tempo audace e guardingo, capace di opporre a mali estremi, estremi rimedi, senza porsi troppi problemi morali e con una strategia speciale, quella del gambero : “ vola leggero come una farfalla, pungi forte come un’ape, ma non farti avanti, cammina indietro come i gamberi”.
Il romanzo è comunque avvincente, senza momenti di pausa. Alla fine l’autore, prima dei consueti ringraziamenti, pubblica un breve glossario di alcuni termini malavitosi: scopriamo così che “ciucco” non vuol dire solo ubriaco, ma anche falso, che “diocesi” significa anche luogo sicuro, che “pulla” è una ragazza a volte facile e che “zanza” è sinonimo di truffatore.
Da leggere, riflettendo su nuove realtà che vanno emergendo: una nuova criminalità, più sofisticata e non facile da individuare, abilissima nel mimetizzarsi, rappresentata da abilissimi e insospettabili trafficanti d’alto bordo collusi con politici e politicanti corrotti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Altri romanzi di Piero Colaprico.
Trovi utile questa opinione? 
50
Segnala questa recensione ad un moderatore
La strategia del gambero 2017-12-18 18:19:50 ornella donna
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    18 Dicembre, 2017
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Una strategia "'ndranghetista"

Piero Colaprico torna negli scaffali delle librerie con La strategia del gambero, un romanzo autonomo dalla serie del commissario Pietro Binda, senza perdere nulla nel confronto in quanto a potenza narrativa e nella capacità di svelare le caratteristiche precipue, spesso molto attuali, della criminalità a Milano.
Un romanzo criminale avvincente, in cui la penna dello scrittore noir si intreccia a quella del grande giornalista per dare vita, in un crescendo di azione e di pericoli, di colpi di scena e di intrecci sotterranei, a una storia di luci ed ombre dal fortissimo sapore di verità.
L’autore è giornalista di cronaca giudiziaria e di nera per La Repubblica, ricordando che proprio lui ha coniato il termine “Tangentopoli”, mostrando così già allora una grande conoscenza per quelli che sono i meccanismi e gli scenari della Milano criminale. A questo aggiungiamo che ha vinto un Premio Scerbanenco, con La trilogia della città di M., e il quadro delle capacità e delle potenzialità di Colaprica sono così ben evidenziate.
E’ sulla presenza nel territorio della ‘ndrangheta che l’autore pugliese, trasferitosi nel capoluogo milanese, ha sempre avuto una conoscenza particolare e brillante, e quest’ultimo libro lo conferma in modo particolare.
Buona parte del romanzo narra le gesta del suo azzeccato protagonista, Corrado Genito, tutore dell’ordine che sa che non esistono Male o Bene, ma solo la fragilità umana e l’umana responsabilità. Infatti lui ha conosciuto entrambi i fronti: è stato capitano del Carabinieri, nonché agente segreto, ma ora si trova in carcere, in mezzo a quelle persone che ha sempre cercato, con ogni mezzo, lecito ed illecito anche, di contrastare. Ma quale è stata la colpa che lo ha portato fin lì? Aver gestito in modo alquanto maldestro un sequestro nel quale era troppo coinvolto, sia da un punto di vista personale che emotivo: una grossa somma di denaro e l’interesse erotico per la moglie del rapito hanno condotto alla morte di Francesco Bagni, che di Genito era non solo collega ed Ispettore della Omicidi, ma anche il suo migliore amico. Per Corrado, quindi, i lunghi anni di prigione che lo attendono sono affollati dai ricordi, dai rimorsi e dai sensi di colpa, ma non avrà molto tempo per crogiolarvisi dentro all’infinito. I servizi segreti lo mettono in libertà con un patto preciso: se saprà fornire un aiuto concreto in una indagine difficile, i suoi crimini saranno dimenticati per sempre. Genito deve infiltrarsi in due clan della ‘ndrangheta che, dopo decenni di guerra spietata, che ha condotto ad inutile spargimento di sangue, sembrano ora avviati verso una pace che non convince nessuno, ma che garantisce spartizioni ed enormi quantità di denaro per tutti. Simbolo di questa pacificazione non può che essere un matrimonio tra due giovani dei due opposti clan, Ada Nirchemi e Kurt Stringoli, due persone che nulla hanno in comune, se non che l’obbedienza cieca e dittatoriale al volere dei rispettivi capoclan. A Genito aspetta un compito rischioso, se non impossibile, in un ambiente ricco solo di spregiudicatezza e di violenza, dove la soluzione, per non morire, sembra essere solo quella di seguire la “strategia del gambero”, per cui:
“Vola leggero come una farfalla, pungi forte come un’ape, ma non farti avanti, cammina all’indietro come i gamberi.”.
Un’avvincente e fascinosa lettura.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ha letto ed amato i libri con protagonista il commissario Binda, quali La primavera di maimorti, La nevicata del '85, Quattro gocce di acqua piovana.
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.4 (2)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Il passato è un morto senza cadavere
La regina dei sentieri
Stivali di velluto
Brisa
Il dolce sorriso della morte
Il castagno dei cento cavalli
Mare di pietra
Mala. Roma criminale
Una morte onorevole
Il bacio del calabrone
Giochi di ruolo
Pioggia per i Bastardi di Pizzofalcone
Dalla parte del ragno
L'orizzonte della notte
Pesci piccoli