La stella a sei punte
Letteratura italiana
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Soprusi e vendette ritardate
Antonio Falco, è nato a Torino. Lavora come informatico presso l’Università e nel 2017 ha pubblicato il suo primo libro, Il cane che avrebbe dovuto chiamarsi Fido, e ora torna con La stella a sei punte. Un libro giallo avventuroso e molto intrigante.
Il titolo mi ha colpito: “la stella a sei punte”, immaginavo che fosse una storia strettamente legata agli ebrei, in qualche modo. Ma mi sbagliavo nettamente. Allora:
“Fece delle ricerche sulla cosiddetta stella a sei punte e i risultati sembrarono più che altro legati a simboli religiosi, tra cui il più famoso era la stella di Davide. In realtà il simbolo aveva legami anche con altri culti sparsi per il globo, ma davanti a loro, grazie a quel gruppo Facebook vi era la risposta che stavano cercando: il simbolo a cui si riferiva il loro sospettato era la stella, molto più banale, che veniva utilizzata dagli sceriffi nel far west degli Stati Uniti. “
Il fulcro della vicenda è dato dalla sparizione nel nulla di Elena Marangoni, giovane ragazza appartenente ad una famiglia della Torino bene. Ma chi sono i Marangoni?
“Per certi versi i Marangoni erano una famiglia modello, ma niente di lontano da quella che avrebbe dovuto essere una condizione di normalità per tutti. La situazione economica favorevole e il lavoro appassionante avevano contribuito ad una certa serenità di fondo che rendeva semplice anche la gestione quotidiana dei problemi familiari.”
La narrazione si svolge, alternandosi, su due piani narrativi totalmente differenti: uno riguarda la storia della famiglia, che pare, comunque, nascondere profondi segreti, soprattutto il padre Enrico. E dall’altra si concentra sulle persone incaricate di svolgere le indagini sulla sparizione, ovvero su Giulia Rinaldi e la sua Squadra T:
“La giovane agente era una ragazza normale, non caratterizzata da una bellezza fuori dal comune, ma piacevole. Aveva un bellissimo sorriso e, quando lo faceva splendere sul suo volto, il suo fascino aumentava notevolmente.”
E la sua Squadra:
“La “squadra T”, così si sarebbe chiamata proprio per la sua “trasversalità”, non sarebbe stata caratterizzata da un’estrema specializzazione nella risoluzione di un solo tipo di crimine, ma avrebbe dovuto occuparsi di tutto quello che era di carattere investigativo: persone scomparse, rapimenti, omicidi e furti di un certo livello.”
Su tutto vigila e sorveglia l’affascinante città di Torino, cin i suoi vincoli e i segreti della borghesia che la abitano.
Una lettura intrigante per una trama ottimamente elaborata e pensata. Una prosa veloce e fresca conducono per mano il lettore, in una lettura che non può che affascinare. L’autore padroneggia con abile sapienza narrativa i meccanismi che caratterizzano il genere di letteratura a cui appartiene. Un giallo amaro, nero, ma non violento, dalle tinte fosche ed ombrose, che lo rendono ancora più attraente.