La sera a Roma
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 3
Il buio a Roma
A differenza di altre entusiastiche recensioni lette a me questo libro è risultato una lettura inutile. La trama mi è parsa veramente povera. Innanzi tutto non è assolutamente un thriller non avendo mordente né suspense piuttosto mi è sembrato uno scadente giallo, espediente che serve in realtà a portare avanti per 180 pagine il racconto della vita, delle citazioni, dei ricordi del protagonista Federico, alter ego dell’autore stesso. Per tutto il romanzo si parla di una nobiltà romana, delle sue regole, di come e dove vive, di un’umanità abbastanza inutile e che poi si scoprirà anche marcia; tutti vanno con tutti, veleni e vendette, il tutto raccontato con una prosa veramente modesta. Diciamo che “La sera a Roma” sembra più una guida turistica di Roma (per pochi) piuttosto che un romanzo; non è la vera Roma quella che vi si legge perlomeno non quella vissuta dai comuni mortali tutti i giorni ma la Roma di un’élite che si muove fra quartieri alti e Babington’s a Piazza di Spagna, palazzi signorili e nessun lavoro.
Una perla di saggezza del protagonista: “Io vivo la mia vita come il protagonista di un film. L’unico mio cruccio è di stare in un bel film. Dimenticando, invece, che vivere la realtà non ha niente a che vedere con i criteri estetici” ; ecco credo che questo sia stato proprio il limite dell’autore che in effetti è un regista e sceneggiatore. Di tutto il libro salvo i paragrafi dove si descrivono grandi personaggi del nostro tempo che Federico (in realtà Vanzina stesso) ha frequentato nella sua vita e la figura della moglie americana Pamela, unico personaggio dotato di un certo spessore ed autonomia. Ripeto, tutto sommato, una lettura inutile.
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Roma città eternamente decadente
Enrico Vanzina, dopo aver pubblicato diversi libri come Le finte bionde, Una famiglia italiana e Colazione da Bulgari, collabora con Il corriere della Sera e scrive ogni settimana per Il Messaggero. Ora pubblica La sera a Roma, un romanzo
“impeccabile, che è insieme un giallo appassionante, una riflessione sul Tempo e un affresco eccezionalmente autentico di Roma e della società italiana”.
Narra la storia di Federico, in molte parti alter ego dello scrittore, voce narrante, sceneggiatore, un uomo che ama la moglie Pamela da anni, ma non disdegna di intrattenere “una affettuosa amicizia” con Claudia, una bellissima insegnante di pilates, che incontra regolarmente in un piccolo albergo. Un uomo che la moglie, americana, definisce:
“un italiano superficiale, un bambino che gioca con i sentimenti degli altri.”.
Costui viene, un giorno, inaspettatamente, invitato al cospetto di Roberto Bassani,
“l’uomo più mondano della capitale. Dove per mondano s’intende, oltre a uno snobismo assai marcato, il gusto della frequentazione altrui, il piacere di ricevere amici in casa e l’acutezza nel giudicare i fatti che reggono il mondo, compresi i delicati equilibri che regolano i rapporti quotidiani tra gli uomini. Roberto aveva viaggiato molto, s’intendeva di arte, di letteratura, di musica, vestiva con sobria eleganza di un banchiere inglese e aveva il grandissimo dono di parlare poco. “.
In questo incontro gli chiede una raccomandazione per un suo giovane amico, attore che non riesce ad ottenere parti nel mondo del cinema, certo Domenico Greco, un bellimbusto, somigliante a Rodolfo Valentino, fino a quando non apre bocca, tanto bello quanto rozzo ed ignorante. La conoscenza si conclude in malo modo. Un paio d’ore dopo Domenico viene trovato morto a casa propria: qualcuno gli ha sparato. Di qui l’inizio di una storia che coinvolge e travolge il nostro protagonista in un turbinio di emozioni e di colpi di scena inaspettati.
La protagonista assoluta di questo libro è sicuramente Roma:
“Roma era diventata una metropoli pasticciona, poco affidabile, sgangherata, che metteva di cattivo umore. Eppure questa città era meravigliosa. Aveva dalla sua parte storia, la bellezza, l’arte, la simpatia, il clima, i colori, il cibo, insieme a quella leggerezza congenita che molte altre città le invidiavano. Peccato, perché queste sue qualità erano state cancellate dalla sua superficialità e dalla sua dissennata incoscienza. (…) Ormai a Roma, lo pensai con dolore, pensavano tutti a magna’. Nel senso di ruba’”.
Un ritratto impietoso, dove i nobili sono decaduti e la borghesia si “è immignottita”. Un racconto sulla Roma del cinema e dei suoi personaggi pieno d’amore: ed ecco le ultime ore di Dino Risi, le cene con Roberto Gervaso a base di aforismi fulminanti, le passeggiate serali del grande regista Steno Vanzina, il suicidio di Carlo Lizzani, le citazioni da Flaiano e Longanesi, la passione per le trattorie. Una lettura sofisticata per un mondo che non è più, ma che attrae infinitamente per la sua bellezza non comune.
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Imperdibile
Premesso che, essendo un giallo, non si entra nella trama narrativa per evitare di anticipare alcunché al lettore, si può anzitutto affermare che con questo romanzo Vanzina supera se stesso e, con poche artistiche pennellate, riesce a illustrare mirabilmente la Roma che era un tempo e che è invece divenuta oggi. Il lettore, catapultato nel mondo della nobiltà romana (ma non solo in quello) si trova a vivere direttamente -grazie alla narrativa incisiva, scorrevole e coinvolgente- le vicende rosa e noir che coinvolgono il protagonista Federico, sceneggiatore, giornalista, scrittore e uomo di Cinema. Una delle particolarità uniche di questo giallo è che il lettore dalla prima pagina si domanda se Federico, il protagonista, non sia in realtà lo stesso Vanzina ed il vissuto narrato con le sue sensazioni, speranze, riflessioni e rimpianti non siano in verità quelle dello stesso Autore-Uomo. I punti di contatto sono innumerevoli: entrambi sono sceneggiatori, scrittori e giornalisti per Il Messaggero, entrambi hanno creato la categoria delle finte bionde. La risposta sembra essere sì almeno parzialmente e con riferimento alla vita reale e, credetemi, la narrativa, a volte anche malinconica e struggente, porta al lettore tanti insegnamenti e riflessioni che vanno al di là della sempre comunque avvincente trama gialla del romanzo. Altra chicca del volume: il protagonista (e già solo per questo vale la pena di leggerlo) ricorda o comunque incontra strada facendo innumerevoli Giganti del nostro Cinema e della nostra Cultura: da Sordi a Beha a de Laurentiis e molti altri; su tutti svetta la commovente descrizione della dipartita del grande Dino Risi (e qui, come altrove, il protagonista è davvero Enrico Vanzina e non più Federico). Un libro da leggere ed assaporare (al di là dell'intrigo giallo in sé) anche -come sopra accennato- per conoscere veramente la città di Roma così come è oggi rispetto ad un tempo, illustrata da un vero ed autentico romano quale è Enrico Vanzina.