La ragazza nella nebbia
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Ciak si gira
Anna Lou e’ bellissima nella sua insicurezza di sedicenne timida, dai tratti ancora infantili, minuta tra i capelli rossi e le lentiggini.
“La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno.”
La giustizia non e’ abbastanza accattivante per i riflettori, quello che fa audience e’ il mostro. Trova il mostro e avrai il tuo pubblico, ghiotto di servizi in diretta, salotti pomeridiani, opinionisti da prima serata, turismo del delitto corredato da foto ricordo.
Cosa cercate quando accendete la TV dopo l’ennesimo tragico fatto di cronaca? Le scelte dei media seguono una regola precisa : l'offerta si adegua sempre alla domanda.
E nel frattempo Anna Lou e’ scomparsa.
Allontanata dalla sua casa, forse morta, sparita dalla memoria perche’ lei e’ solo la vittima. Il suo nome verra’ dimenticato, invoca giustizia. Roba vecchia la giustizia, nell’arena il pubblico vuole altro. Vuole vedere la belva che ha addentato, le fauci spalancate e le zanne che colano sangue.
Anna Lou amava i gatti . E scriveva d'amore su un diario segreto.
Letti dieci, cento o mille thriller i profili delle vittime tendono ad assomigliarsi, i modus operandi ad amalgamarsi, le tecniche investigative a coincidere. Per un buon esito serve allora quell’elemento in piu’ che faccia la differenza, che insaporisca con qualcosa di decisamente nuovo un piatto gia’ cucinato.
Qui c’e’ : si chiama prospettiva.
Nel gioco di Donato , mentre tu cerchi il killer, il killer cerca te. Tu sei il pubblico.
Sospetti, indagini, aggiornamenti dell'ultima ora, il sadico, lo stupratore, l'assassino, il maniaco. Gli indizi non hanno bisogno di giudice nel tribunale popolare in diretta nazionale.
Dal ritmo apparentemente blando e dalla trama a prima vista elementare, il romanzo coglie di sorpresa il lettore rassegnato alla mediocrita' e prende velocita’, tra colpi di scena inaspettati e capitoli che si mischiano in un’ardita e avvincente maglieria temporale .
Semplice ma abile, giochi di ombre e scivolii ghiacciati su un lago su cui camminiamo quotidianamente. Finche’ il peso non diverra’ insopportabile e verremo ingoiati da acque gelide.
Vi siete forse dimenticati della piccola Anna Lou ?
Buona lettura.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Guarda tutte le opinioni degli utentiOpinioni inserite: 20
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Il cineromanzo
Questo romanzo di Donato Carrisi, dal quale egli stesso ha ricavato un film con un cast notevole, ha finora ottenuto valutazioni e giudizi molto buoni su questo sito. Li condivido solo in parte.
Si tratta di un poliziesco in cui c’entra poco la nebbia (se non in senso metaforico) e abbastanza poco anche la ragazza, anche se il carico emotivo della storia si gioca tutto sulla scomparsa di una sedicenne tutta casa, scuola e parrocchia in un paesino di montagna la cui vocazione turistica è stata bruscamente interrotta dall’arrivo di una multinazionale dell’industria mineraria, con tutte le immaginabili conseguenze ambientali, economiche e sociali del caso.
L’essenzialità della trama nasconde in realtà doppie o triple verità, in un gioco di apparenze, specchi e manipolazioni che si fondano sull’uso mediatico dei casi giudiziari, un’arena spietata nella quale tutti combattono contro tutti per conquistare il consenso del pubblico assetato di sangue e salvarsi la pelle sopprimendo l’antagonista più esposto.
Avevo visto il film l’anno scorso e ne ho rivisto una parte (il finale) in un recente passaggio in TV. Poi, abbastanza casualmente, mi sono ritrovato in un pomeriggio a leggere anche il romanzo. Personalmente trovo che il binomio romanzo + film funzioni bene. Il romanzo da solo è piuttosto freddo e artificioso, ma anche chiaro, veloce e scorrevole che di più non si può. Il film guadagna parecchio in atmosfera ma è un po’ confuso e lascia con una sensazione di smarrimento (se non si ha letto il libro). Insieme si sorreggono e compensano egregiamente i reciproci difetti. Nessuno dei due però riesce ad evitare lo sciagurato svolazzo finale (le ultime tre pagine del romanzo, l’ultima scena del film) che produce l’effetto di uno stucco rococò piantato in mezzo ad un arredamento high tech.
Parliamo del romanzo. I personaggi principali sono stilizzati con pochi tratti e avrebbero potuto acquistare ben altro spessore se solo la penna, senza perdere in velocità, avesse saputo incidere un po’ di più (Simenon, abbi compassione e illumina i tuoi poveri discepoli). I personaggi di seconda fila sono prevalentemente dei cliché abbastanza grossolani: la mamma bigottissima, la giornalista iena, il vicino di casa arricchito, la teen-ager scentrata, siamo più vicini al fumetto che al romanzo. Lo stile non è affatto brutto e la tensione narrativa non viene mai meno. Ciò che si offre è intrattenimento “intelligente”, ovvero un giallo che ci parla di aspetti inquietanti della nostra contemporaneità. In questo l’obiettivo è pienamente raggiunto. Con l’aggiunta del film, anche meglio. Lo scrittore-regista è molto bravo.
Toni Servillo è geniale nel dare un’anima all’incompiuto ispettore Vogel. Il talento di Alessio Boni è indispensabile per circondare di un alone di ambiguità un professor Martini altrimenti poco credibile e totalmente asservito alle esigenze della trama. Infine l’esperienza e il carisma di Jean Reno ci fanno dimenticare quanto sia fondamentalmente posticcio il personaggio dello psichiatra.
Potrebbe essere l’inizio di un nuovo prodotto, il pacchetto film più romanzo, paghi uno e prendi due. Idea molto interessante, ne possono nascere cose.
Indicazioni utili
La verità cercata, creata o voluta
Quanto vale la verità? La verità é quella ricostruita, cercata o creata magari ad arte? Carrisi con questo romanzo tocca temi sempre attuali che si incastrano e si avvicendano alla perfezione spaziando dal ruolo che gioca l'opinione pubblica sull'immagine della vittima e del (presunto o reale) carnefice fino alla facilità con la quale il pubblico muta quella stessa opinione, molto rapidamente.
L'influenza delle parole dei massmedia e dei social che fanno eco alla tragedia creano un alone di curiosità, mistero e show attorno ad un paese di montagna sotto le feste di Natale. A provocare il trambusto nella valle é la scomparsa di una sedicenne dai capelli rossi e lentiggini sul viso, Anna Lou. L'attenzione morbosa dei cronisti viene attirata e provocata dall'agente speciale Vogel, uomo attento al fascino, alle interviste e pronto a creare il suo piccolo destino. Il ritmo della narrazione si fa via via più stringato fino a provocare irritazione verso le diverse verità che si stratificato. Il creare la notizia con l'apparenza dei personaggi, l'additare il mostro ed il santificare chi di dovere rappresentano spesso i punti fermi per aumentare l'audience attorno alla tragedia mettendo via via da parte la sofferenza che strazia la famiglia Kastner che nulla sa circa la figlia scomparsa.
La nebbia avvolge il paesaggio e sembra il riflesso di vecchi eventi drammatici, ricordi e vissuto di persone coinvolte. "La notte in cui tutto cambio per sempre" é solo un inizio a ritroso nel tempo e nelle menti dei personaggi.
Indicazioni utili
La vanità...
«Voglio dirle una cosa… Ho imparato che esistono due frangenti di tempo in cui fare le cose. L’adesso e il dopo. Rimandare può sembrare saggio, a volte c’è bisogno di ponderare bene le situazioni e le possibili conseguenze. Ma, purtroppo, in certe circostanze riflettere troppo può essere scambiato per esitazione o, peggio ancora, per debolezza. Tardare significa aggravare le cose. E non c’è peggiore pubblicità, mi creda»
Avechot. Anna Lou Kastner, sedici anni, non particolarmente bella, dai lunghi capelli rossi e quelle leggere lentiggini sul viso, timida, minuta e amante dei gatti, è scomparsa. Di lei non si hanno più tracce, eppure Vogel, l’agente investito del caso, non ha dubbi: non si tratta di un allontanamento volontario ma di ben altro. C’è un mostro e lui è pronto a tutto pur di offrirlo al suo pubblico. Perché se trovi il cattivo avrai servizi in diretta, fama, notorietà, interviste su interviste, prime serate e soldi a palate. E per il suo pubblico, l’uomo dai raffinati completi, non ha remore, scrupoli o esitazioni. Deve accontentarlo. Che la ragazza sia ferita, che sia morta, che sia con un ragazzo, per lui non ha importanza. Lei non è nulla più che la vittima, non è altro che un nome che verrà dimenticato, che sparirà nella nebbia, un nome che invoca una giustizia vecchia e farraginosa che segue un binario diverso da chi invece aspetta di addentare e puntare il dito su un colpevole qualunque. Perché contano i media, contano i dati, gli indici di gradimento, il successo. Ma chi si è macchiato di questo crimine e perché? Che sia nuovamente l’uomo nella nebbia?
Non è semplice realizzare un thriller di rilievo e spessore, non è semplice soprattutto in un’era come quella attuale dove si crede che quel quid in più sia dato dalla violenza e da un mix di scene cruente in cui le vittime sono sottoposte a di tutto. Carrisi, partendo da una storia semplice, lineare, quasi banale, oserei dire, riesce a differenziarsi dando prospettiva alle vicende narrate, dando spessore ai suoi protagonisti. E’ un perfetto burattinaio di quelle che sono le evoluzioni dell’opera, è un perfetto burattinaio che porta il lettore dove vuole senza mai cadere nel brutale, senza mai cadere nel cliché e anzi, offrendo proprio a questo eclettico conoscitore tutti gli strumenti per restare col fiato sospeso, per vivere pienamente quella che è la stoccata finale. Perché l’autore ti offre il killer, ma con astuzia, fa sì che il killer stesso cerchi te talché, il viaggiatore, eletto a pubblico, eletto a giuria popolare, non ha bisogno di indizi per emettere la sua sentenza.
Il tutto mediante uno stile leggero, una trama a prima vista scontata, un ritmo narrativo ben cadenzato che non manca di accelerare là, dove dovuto.
In conclusione: abile, scaltro, funzionante.
«Perché la cattura del colpevole ci fa illudere di essere al sicuro, e in fondo questo ci basta. Ma c’è una risposta migliore: perché la verità ci coinvolge, ci rende complici. Ha notato che i media e l’opinione pubblica, insomma noi tutti pensiamo al colpevole di un crimine come se non fosse umano? Come se appartenesse a una razza aliena, dotata di un potere speciale: fare del male. Non ce ne accorgiamo, ma lo rendiamo… un eroe. Invece di solito il colpevole è un uomo banale, privo di slanci creativi, incapace di distinguersi nella massa. Ma se lo accettiamo così, allora dobbiamo ammettere che, in fondo, un po’ ci somiglia. »
Indicazioni utili
Un crimine ogni 7 secondi
Il romanzo si apre con una scena enigmatica, descritta con ritmo incalzante e stile fluido e scorrevole: più di due mesi prima della 'scomparsa', l'avvenimento che fa da perno a tutto il costrutto narrativo, l'estroso ed elegante ispettore Voger, si ritrova, durante una notte deserta, d'inverno, a meno otto gradi, mentre una nebbia ghiacciata 'ingoia tutto' e rende difficile qualsiasi spostamento, in un ospedale psichiatrico di un piccolo e apparentemente tranquillo paesino di montagna; Voger è in stato confusionale ed ha i vestiti macchiati di sangue, non ricorda perchè si trova lì, ma è certo che non avrebbe dovuto esserci. Dopo l'attraente incipit, il lettore penetra e rimane coinvolto in una storia inquietante, efferata e dalle molteplici sfaccettature; una ragazza di 16 anni, Anna Lou è scomparsa nel nulla, come volatilizzata; un giorno qualunque, esce di casa per andare ad un appuntamento in parrocchia a 300 metri, ma non ci arriverà mai. La giovane, secondo l'opinione di tutti era una studentessa modello, dedita alla famiglia e alla chiesa; molto probabilmente conosceva il suo aggressore. Siamo in un paesino di montagna, chiuso e bigotto, molto dedito alla religione, dove conta l'apperenza e i segreti rimangono chiusi in casa. Viene interpellato l'ispettore Vogel, un agente speciale molto particolare, dal passato burrascoso e non del tutto limpido; personaggio cinico e acuto che segue la sua strada senza pensare agli altri; attento in modo maniacale all'abbigliamento che risulta ricercato in qualsiasi circostanza, anche quella più cruenta. L'agente speciale ha un'altra caratteristica che sarà un elemento incisivo in questa triste storia, sa usare i mezzi di comunicazione di massa, appare in televisione spesso, sa quando servirsi del giornalista assetato di notizie che tengono incollati i telespettatori al video. Avviene un crimine ogni 7 secondi, ma solo pochi hanno effetto mediatico, un caso, tante puntate, successo per la televisione; ai media bisogna dare in pasto cronache succulenti, il pubblico 'è una bestia feroce. E famelica'. Questo è quello che succede al caso della povera Anna Lou. Televisione e giornalisti sono descritti approfonditamente, un mondo spietato che irrompe nella storia, che non dà tregua ai familiari, agli amici, a qualsiasi presunto colpevole; e Vogel è nel sistema. Non mancano neanche i 'turisti dell'orrore', quelli che vanno a visitare i luoghi dove c'è stato un cruento omicidio descritto dai media, enfatizzato dalla televisione, come se si andasse a vedere un museo, una mostra d'arte o quelle piazze, chiese e città meravigliose di cui l'Italia è ricca.
Voger è comunque testardo e capace, la piccola comunità montana mette a disposizione i pochi mezzi di cui dispone, si aprono numerose piste, arrivano varie testimonianze, poi l'agente speciale risove il caso, trova il mostro da dare in pasto alla stampa ma una telefonata rimette tutto in discussione.
Il romanzo è caratterizzato da tanti personaggi e vari sospettati, uno stile brioso e scorrevole, una trama interessante che presenta numerosi momenti di suspense, ribaltamenti della ricostruzione della storia e scene impreviste. Molti hanno parlato di 'finale scontato' o 'si capiva', io (devo ammetterlo) alla fine ho detto: 'non me lo aspettavo'!
Indicazioni utili
Top 100 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità.
Inquietante.
E' l'aggettivo con cui definirei questo romanzo del noto scrittore e sceneggiatore italiano Donato Carrisi, romanzo che potrei senza dubbio considerare come uno tra i migliori di questo autore.
Se 'Il suggeritore' sconvolge il lettore per l'atrocità dei crimini descritti e lo seduce sin dalle prime pagine con una trama solida ed articolata che fa dell'indagine investigativa il suo punto di forza, 'La ragazza nella nebbia' invece ha un effetto detonante ritardato.
Basti pensare che inizialmente manca persino l'evidenza di un delitto ma tutto nasce dal sospetto di un crimine: la scomparsa, a pochi giorni da Natale e senza chiari motivi, della minorenne Anna Lou Kastner ad Avechot, un piccolo borgo in una vallata alpina, un paese di montagna dove tutti conoscono tutti, una scuola, una confraternita, in un clima di apparente serenità.
Ma il sospetto che non si tratti di una bravata adolescenziale si concretizza progressivamente diffondendo a macchia d'olio l'ipotesi di un 'mostro' assassino.
Un mostro che peraltro si nasconde tra le persone rispettabili ed insospettabili di quella comunità montana, poichè Anna Lou difficilmente si sarebbe lasciata trarre in inganno da uno sconosciuto.
Il caso viene affidato all'ispettore Vogel: Vogel ha fiuto per questo tipo di indagini, interroga la famiglia e conoscenti, recupera indizi e ricostruisce un profilo della vittima e del suo sequestratore.
Ed un mostro viene individuato, Vogel non ha dubbi sul suo conto: il professor Loris Martini, insegnante al liceo frequentato da Anna Lou, sposato e con una figlia poco più grande di Anna Lou.
Le prove raccolte da Vogel contro il professor Martini sono molto labili, sono intuizioni più che dati di fatto e di certo non permetterebbero l'emissione di un mandato di arresto per Martini.
Ma Vogel non può perdere questa occasione, è l'unica possibilità che gli rimane per tornare alla ribalta, per recuperare agli occhi dell'opinione pubblica e dei suoi capi lo smacco subito durante l'ultimo caso in cui ha colpevolizzato un uomo successivamente ritenuto innocente e scarcerato.
A questo punto il lettore viene catapultato in una spirale da cui non è più possibile sottrarsi perchè è intensa la partecipazione emotiva: in alcuni momenti la sensazione di solidarietà verso il professor Martini è quasi istintiva e primeggia sul dubbio che egli sia il 'mostro', il terremoto che improvvisamente si abbatte nella sua vita sgretolando la già fragile coesione della sua famiglia induce in chi legge un sentimento di rabbia ed indignazione verso quel meccanismo mediatico che ha condannato un uomo come colpevole senza prove e senza possibilità di difesa.
"La giustizia non era più un affare riservato ai tribunali, bensì apparteneva a tutti, senza distinzioni. E in questo nuovo modo di guardare le cose, l'informazione era una risorsa - l'informazione era oro."
E così le pagine scorrono rapidissime perchè è forte l'attrazione verso il finale, verso l'epilogo di questa vicenda che appassiona e turba quasi quanto un reale caso di cronaca.
Già, perchè se leggerete questo romanzo non potrete fare a meno di notare palesi assonanze con i più recenti casi di cronaca nera italiana, Sarah Scazzi o Yara Gambirasio per esempio.
O ancora il delitto di Cogne. Non è finzione questa, è realtà.
E l'impulso che costringe il lettore a girare in fretta le pagine di questo romanzo, voracemente, è paragonabile alla curiosità quasi morbosa che attanaglia lo spettatore ai tg o ai vari "Chi l'ha visto?" televisivi: geniale Carrisi.
E lo ribadisce anche il professor Martini in una sua lezione:
"Vi ho detto che è il male il vero motore di ogni racconto: gli eroi e le vittime sono solo uno strumento, perchè ai lettori non interessa la vita quotidiana, hanno già la loro. Vogliono il conflitto, solo così riescono a distrarsi dalla loro mediocrità. Ricordate è il cattivo che rende la mediocrità più accetttabile, è lui che fa la storia".
Il male però non è solo, ha acquisito un grande alleato, forse più distruttivo e potente: i mass-media.
Nella società odierna, complice anche la diffusione irrefrenabile dei social network che hanno reso disponibile la gogna pubblica a portata di click, tutti possono assurgere al ruolo di giudice e la congenita, morbosa propensione del genere umano verso la spettacolarizzazione della morte e della violenza ha fatto sì che tutti i riflettori fossero puntati verso l'unico vero gladiatore del circo mediatico: il criminale.
Le prove, gli indizi, gli esami del dna, la vittima e persino l'eventuale movente.. tutto passa in secondo piano quando il criminale diventa una star, quando il resoconto delle sue azioni occupa pagine e pagine delle testate giornalistiche e diventano argomento di animati talk-show alla presenza di esperti di ogni tipo e genere.
Persino la sua identità non è necessaria a mettere in moto questo meccanismo, anzi il mistero che lo avvolge e le ipotesi su chi possa essere il mostro sono il suo combustibile.
E' un combustibile però che tende ad esaurirsi rapidamente e che necessita sempre di nuova linfa, nuove scintille.
Serve un nome, un volto, un uomo su cui convogliare la rabbia, l'odio, il ribrezzo della gente.
E serve subito, prima che i riflettori si spengano: perchè l'audience non ha pazienza, i tempi dello spettacolo sono molto più rapidi di quelli necessari per le indagini.
Il palcoscenico è stato allestito, ora tocca a Vogel condurre lo spettacolo. Sino alla fine, costi quel che costi.
"Nessuno vuole la verità".
"Perchè secondo lei?".
Il poliziotto ci pensò un momento.
".. perchè la verità ci coinvolge, ci rende complici."
Indicazioni utili
Piccola comunità, grandi segreti
In realtà non avevo intenzione di leggere “ La ragazza nella nebbia “, o almeno non per il momento. Avevo altri romanzi sparsi sul comodino vicino al letto e pronti ad essere aperti, ma la scoperta dell’ omonimo film in uscita poche settimana fa mi ha convinto a divorare il libro per potermi gustare la versione cinematografica capitanata dai bravi Toni Servillo, Alessio Boni e Jean Reno sotto la regia dello stesso Donato Carrisi.
Stavolta il celebre autore ha scelto come ambientazione un immaginario e piccolo paese di montagna di nome Avechot. Tremila abitanti, la maggior parte dei quali accomunati da una rigida tradizione religiosa.
L’ esperto psichiatra Flores riceve una telefonata nel cuore della notte. Si tratta della Polizia, che richiede la sua presenza per sincerarsi delle condizioni di un uomo ritrovato in stato confusionale in seguito ad un incidente d’ auto. Ma non è una persona qualunque, è l’ agente speciale Vogel. Lo stesso che poco tempo prima era giunto ad Avechot per occuparsi della misteriosa ed improvvisa scomparsa di una sedicenne di nome Anna Lou.
E senz’ altro è proprio Vogel il personaggio più interessante e innovativo del romanzo, laddove gli altri non sempre reggono il confronto.
L’ agente speciale ha la capacità di fiutare quello che definisce un “ caso mediatico “, una storia in grado di appassionare milioni di telespettatori.
Si preoccupa di coinvolgere i media nelle indagini perché sa che se i riflettori dell’ opinione pubblica sono puntati sul caso le forze dell’ ordine ne beneficiano in termini di risorse e mezzi a disposizione.
Ma stare al centro dell’ attenzione ha un prezzo. La pressione è alta, il pubblico è affamato e ansioso di dare un volto e un nome alla paura. Nessuno più di Vogel sa che il colpevole da sbattere in prima pagina va trovato in fretta. E forse non è un caso che l’ ultima indagine di Vogel sia finita male, con il sospetto che siano state alterate alcune prove per incastrare un capro espiatorio.
Tra i tanti aspetti che mi avevano incuriosito nelle scelte stilistiche di Carrisi c’ era quella di non ambientare alcuni dei suoi romanzi in un posto specifico. “ Perché il male è ovunque “.
Stavolta l’ autore è stato più preciso. E se i nomi di molti personaggi non bastassero a chiarire che la trama ha luogo nel nostro paese, ci sono svariati indizi a suggerircelo.
E così il paesino di montagna fa pensare al delitto di Cogne, il furgone bianco che seguiva gli spostamenti di Anna Lou a Brembate, e i sospetti di manipolazione delle prove ricaduti in passato su Vogel al caso Unabomber.
Una scelta furba da parte di Carrisi, che paga qualche scopiazzatura di troppo ma il cui risultato è quello di incuriosire il lettore. Così come non mancano i riferimenti cinematografici. I più nostalgici avranno senz’ altro accomunato la figura dell’ agente speciale venuto da fuori a risolvere un’ indagine in una piccola comunità alla trama dell’ immortale Twin Peaks.
Chiudono il quadro uno svolgimento dei fatti privo di particolari colpi di scena e un finale che ho trovato forzato e sbrigativo, difetti che tuttavia inficiano solo in parte il mio giudizio su un giallo di buona fattura , privo di cali di tensione, con un’ ambientazione affascinante e originale nella trattazione del ruolo dei media.
Consiglio anche la visione dell’ omonimo film, fedele al romanzo e caratterizzato da un cast di assoluto livello.
Indicazioni utili
Non mi è piaciuto
Premetto di aver letto i romanzi di Carrisi, che mi sono piaciuti molto.
Stamane ho finito di leggere LA RAGAZZA NELLA NEBBIA.
Sarò una voce fuori dal coro ma proprio non mi è piaciuto
Personaggi poco credibili e una storia che poteva anche essere interessante ma, come spesso accade nei thriller, ha avuto un finale affrettato.
Come ha fatto il poliziotto a sapere quello che ha fatto Martini? Manca un anello di congiunzione tra causa ed effetto.
L'aver poi dato nomi stranieri ai personaggi del libro, ambientato genericamente nelle Alpi, ha reso ancora più pesante il racconto.
Brutto, ma proprio brutto e inverosimile il finale dopo il finale.
Una conclusione raffazzonata, non credibile, assurda. Carrisi ha voluto strafare. Peccato.
Il peggio è stato pubblicare le recensioni (ovviamente tutte positive) a fine libro, quasi a voler rafforzare nel lettore l'idea che quel che si è letto è un bel racconto. Patetico.
Leggo triller e gialli da oltre 50 anni, un libro ogni 3/4 giorni. Mi ritengo perciò una "esperta" nel settore e mi dispiace aver buttato 15 euro.
Qualcuno ha scritto in copertina che Carrisi è come Jo Nesbo.
Non scherziamo. Carrisi è ancora alle elementari, Nesbo si è già laureato.
Indicazioni utili
La realtà non è mai come sembra.
Mi considero un’amante dei gialli: mi piacciono soprattutto quelli in cui si percepisce suspense dall’inizio alla fine; in questo caso non sono rimasta delusa. Nonostante la storia non abbia niente di particolare (parla della scomparsa di una ragazzina di sedici anni, situazione vista e rivista) ne sono rimasta come ipnotizzata. Per arrivare a scoprire chi fosse l’assassino, ho letto il libro così velocemente che ad essere sincera non mi ricordo tutta la vicenda nel dettaglio.
Al contrario di ciò che ci si aspetta, il detective non è il tipico personaggio con un’intelligenza fuori dal comune. È un individuo privo di intuizioni sensazionali, subdolo e calcolatore, disposto ad alterare la realtà e a fare carte false pur di dare un nome alla paura dei cittadini. Approfitta del morboso attaccamento delle persone alle vicende di cronaca e utilizza i media a suo vantaggio.
Dietro alla stesura di un romanzo giallo ho colto il desiderio di denunciare i media, considerati uno strumento di manipolazione. Attraverso l’uso incorretto che ne viene fatto, molto spesso ci viene fatto credere il contrario di ciò che è la realtà dei fatti. Veniamo risucchiati da un vortice in cui realtà e finzione si mischiano fino ad arrivare a un punto in cui non si riesce più a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.
Altamente consigliato.
Indicazioni utili
IL MISTERO DI AVECHOT
In una serata fredda, ghiacciata e immersa nella nebbia, la macchina dell’agente speciale Vogel finisce fuori strada. Sembra un banale incidente, ma qualcosa non torna. In quella che sembrava essere una buia e monotona serata nel piccolo paesino di Avechot, viene interpellato, in seguito all’incidente, il dottor Flores. Perché coinvolgere uno psichiatra per una banale uscita di strada? In realtà lo scenario che si presenta è tutt’altro che chiaro. L’agente Vogel è in stato confusionale, non ricorda come e perché si trova li ed è cosparso di sangue. Cosa nasconde Vogel? Inizia un interrogatorio da parte di Flores che riporta la vicenda a sessantadue giorni prima quando il paesino di Avechot viene sconvolto dalla scomparsa improvvisa di Anna Lou, una ragazzina del paese, catechista, gli unici numeri sulla sua rubrica telefonica sono quelli di casa sua, gira sempre con la bibbia e con il diario personale nello zainetto.
Vogel era stato interpellato come agente speciale a seguito della scomparsa, aveva condotto l’indagine assieme al giovane Borghi. Abile nel manovrare la stampa e nel creare un caso mediatico, Vogel fa di ogni indizio uno scoop, Avechot viene invaso dalla stampa e dalle telecamere. Le indagini condotte da Vogel portano alla luce una serie di indizi che riconducono al professor Martini, insegnante della scuola frequentata anche da Anna Lou. Una serie di indizi, ma nessuna prova, nessun corpo o tracce di esso, solo lo zaino di Anna Lou viene ritrovato in un canale.
Il caso rimane avvolto dalla nebbia, per settimane, fino all’epilogo finale, ma….di chi è il sangue di cui è cosparso Vogel? Che fine ha fatto Anna Lou?
Romanzo di Carrisi che, dopo aver letto le saghe precedenti, il Suggeritore in primis, ma anche il tribunale delle anime, può sembrare si avvincente, misterioso, ma forse un po’ troppo semplicistico, troppo “facile” in confronto alle precedenti opere. Tale impressione viene sovvertita in un finale incredibile dove si chiude il cerchio in modo inaspettato, come se un sottile raggio di luce delineasse i contorni della vicenda fino ad allora immersa nella nebbia, senza però farne luce completamente.
Indicazioni utili
SIAMO TUTTI COMPLICI
Il thriller di Donato Carrisi è potente. Prepotente ed a tratti addirittura fastidioso quando i sedicenti deboli appaiono vittime sacrificali inermi dinnanzi all’ ipocrisia ed alla forza dell’ opinione pubblica.
Una trama imprevedibile in cui nulla è come appare, costante la fusione e lo scambio tra vittime e carnefici. Tutti attori interscambiabili sul palcoscenico della vita, nessuna prima donna, ognuno sacrificabile.
Un investigatore atipico come protagonista. Uomo opportunista senza particolari capacità professionali se non quelle di trarre il massimo beneficio da ogni situazione. Uno squalo che nuota nelle torbide acque della giustizia e del giustizialismo, dal quale cerca di trarre massimo vantaggio anche a discapito di innocenti. Anch’ esso si ritroverà però imprigionato nelle maglie del sistema e diventerà vittima a sua volta.
Thriller intelligente oltre che avvincente. Una trama fitta che ci porterà in un paesino di montagna, teatro delle vicende e sfondo della disgregazione umana cui assiste l’ inerme lettore. Un omicida diabolico in cerca di una nemesi reale che non trova però corrispondenza ed una redenzione morale che può passare solo attraverso la morte e l’ omicidio stesso.
Perché la giustizia, sembra volere dire Carrisi, non va necessariamente di moda. Anzi.