La notte eterna del coniglio
Letteratura italiana
Editore
Giacomo Gardumi è nato a Milano nel 1969. Dopo aver trascorso l’adolescenza a Roma ha studiato lingue orientali. Sposato con due figli, vive attualmente a Shanghai. Con Marsilio ha pubblicato anche L’eredità di Bric. Da La notte eterna del coniglio è stato realizzato un film coprodotto da Rai Cinema per la regia di Valerio Boserman.
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Il ruggito del coniglio
Non c'è nulla da fare. A me gli scenari apocalittici hanno sempre attratto quanto il barattolo di Nutella o una bottiglia di Barolo d'annata. Per cui imbattersi in un romanzo tale, in teoria capace di rivisitare i topoi del genere, inserendo un elemento totalmente spiazzante in un ambito tutto sommato scontato (devastazione nucleare), è stato un bel tuffo al cuore. Senza contare l'immediato collegamento con un vecchio albo di Dylan Dog -che da fan incallito seguo sin dal primo numero- intitolato "Anche i consigli rosa uccidono". Eh già, perchè al di fuori degli ermetici bunker in cui i sopravvissuti all'ecatombe si sono rifugiati, qualcosa di estremamente malvagio e inquietante trama nell'ombra. E' un coniglio gigantesco (dai, per favore, non sghignazzate), antropomorfo (mi ricorda il Frank di Donnie Darko) deciso ad uccidere nei modi più spietati i poveri segregati. Quale sia il movente non è dato sapere.
Il maggior pregio di Gardumi è quello di evitare il ridicolo, capace com'è di rendere claustrofobica e a tratti ansiogena l'atmosfera nonostante il killer sia quanto di più improbabile.
Si avverte una certa tensione, grazie ad un senso di minaccia ben delineato e instillato tramite una forza bruta e (a quanto pare) onnipotente alimentata da cieco furore.
Lo scrittore milanese però non ha uno stile eccelso, i dialoghi sono spesso banali, i personaggi poco intriganti, anzi, spesso respingenti perchè superficiali.
La concatenazione di eventi poi perde di brio in fretta, troppe le parentesi verbose che non avrebbero alcuna ragion di esistere, sino a far maturare , verso metà romanzo, uno stato di insoddisfazione crescente misto noia. Queste pecche sono presenti fin dalle prime pagine ma vengono sagacemente celate dall'effetto novità e dal riuscire a mantenere il mistero in bilico.
L'idillio tuttavia dura poco, Gardumi si perde, non sapendo più dove andare a parare e chiude in modo sciatto. Non che l'epilogo sia repellente, però si poteva far di meglio e soprattutto evitare lo "spiegone" che elimina ogni sfumatura ansiogena.
C'è del potenziale purtroppo sprecato da un incedere ripetitivo e da poco plausibili reazioni dei vari personaggi; i picchi di tensione non mancano, ma l'autore sembra non riuscire a gestire a dovere la sua creatura finendo col pasticciare.
Ho letto pareri entusiasti e stroncature, io mi pongo in mezzo, forse un pelo più verso l'insufficienza.
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