La misura dell'uomo
Letteratura italiana
Editore
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L'uomo Leonardo Da Vinci
L’uomo di cui si parla nell’ultimo libro di Marco Malvaldi, dal titolo La misura dell’uomo, è sicuramente eccezionale, e ha lasciato una profonda orma nella cultura. Stiamo, infatti, parlando nientedimeno che di Leonardo da Vinci. Un protagonista eccellente intorno al quale l’abile penna di Marco Malvaldi costruisce un giallo storico impeccabile e di grande pregnanza letteraria. A cinquecento anni dalla morte di Lenardo Da Vinci, l’autore racconta una storia che non può non affascinare. Siamo molto lontani dalle atmosfere del Bar Lume a cui Malvaldi ci aveva abituato; ma in comune con i predetti c’è sicuramente un tratto che caratterizza queste narrazioni, ed è la forte ironia che le pervade. Un’ironia qui soffusa ma precisa e puntuale, che colpisce indistintamente, sia di Ludovico il Moro e la sua corte, sia di Beatrice d’Este che dello stesso Leonardo.
Gli ingredienti fondamentali di questo testo sono:
“Un taccuino segreto. Una morte inspiegabile. Un genio che a distanza di cinque secoli gioca con la nostra intelligenza e ci colma di stupore.”.
Siamo nell’ottobre 1493 e Ludovico il Moro ha commissionato a Leonardo la costruzione di un enorme statua equestre. La sua fama va di giorno in giorno aumentando, e lui è un uomo che vive con la madre Caterina, e uno strano quanto dispettoso ragazzetto , Salai, che lo aiuta nei lavori di bottega. Ha idee straordinarie, che precludono i tempi, ed è solito aggirarsi per il Castello Sforzesco indossando una veste di panno rosa, sotto la quale nasconde un taccuino su cui appunta continuamente idee e teorie. Inoltre è vegetariano e si dice omosessuale:
“Avete ragione madre. Io faccio cose contro natura. Anzi, a essere preciso, faccio una e una sola cosa contro natura. E sapete qual è? (…) Non mangio carne. Non mi nutro dei resti di altri animali a me inferiori, uccisi da me o da altri non importa, come fa la gran maggioranza delle bestie in natura. Ingozzarsi di carne di animali più deboli è cosa secondo natura, e io non solo non lo faccio, ma la aborro.”.
In un contesto simile un uomo viene trovato morto all’interno della Corte stessa; non si capisce di che cosa sia deceduto, visto che non ha segni di violenza, eppure… I malevoli si scatenano, e la superstizione è in agguato. A Leonardo su richiesta dello stesso Ludovico non rimane che tramutarsi in detective per aiutare il suo Signore. Dunque un Leonardo insolito, ma non meno intelligente, affascinante, abile artista e precursore delle scienze. Bellissime e precise le descrizioni che riguardano l’organizzazione e la vita delle botteghe d’artista del periodo, per cui:
“Ogni artista, a quei tempi, aveva in casa un pollaio, e non per motivi alimentari. All’epoca di Leonardo, la tecnica per dipingere ad olio non era ancora padroneggiata appieno: nella Firenze del Quattrocento si dipingeva spesso a tempera, cioè mescolando – temperando, dal latino, anche se Leonardo il latino non lo sapeva, ma la procedura funzionava lo stesso- i pigmenti con una parte legante, come il rosso d’uovo, il quale seccando avrebbe formato un reticolo proteico in grado di attaccarsi alla superficie e di ingabbiare i colori in Aeternum. (…) ogni artista per avere a disposizione uova fresche faceva la cosa più ovvia, cioè teneva un pollaio in casa. Proprio da lì incominciava.(…) Prima di appoggiare un pennello sulla tavola, passava del tempo.”.
Abile e precisa è anche l’elaborazione del sistema bancario dei tempi, che nel testo ha un ruolo determinante:
“La banca è come un giocoliere. Tiene in equilibrio i denari degli altri, e ogni qual volta che tocco la moneta altrui, a me rimane ben poco in mano. Ma anche se tengo in aria dieci piatti, in mano me ne rimane sempre uno solo, e nemmeno quello è mio.”
Una lettura che mi ha fatto tornare indietro nel tempo, mi ha fatto apprezzare gli studi e la cultura dell’epoca, la lingua, la scienza. Perché certamente Leonardo è stato un genio assoluto, che possedeva infinite capacità, tra cui:
“Questa capacità rende l’uomo simile a Dio: quella di inventare cose che non esistevano prima, e dare loro significato. Ogni uomo può dar forma, nella sua testa, a oggetti che non esistono, e convincere gli altri che tali oggetti esistono, o esisteranno.”.
Un romanzo giallo storico multiforme, dalle mille facce e dai variegati e disparati argomenti. Una trama geniale, personaggi perfettamente descritti e delineati, una prosa accattivante ed affascinante. Una eccezionale lettura “d’artista”!
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Leonardo, il detective.
È il 1493 quando a Leonardo Da Vinci viene commissionata da Ludovico Il Moro la costruzione di un enorme statua equestre. Le sue dimensioni sono talmente grandi che in molti iniziano a dubitare delle capacità dell’artista, sembra infatti impossibile riuscire a portare a termine l’impresa, già il fatto che questo si sia rivolto ad esperti del mondo della fonditura ne è una riprova. Eppure, sono già passati dieci anni da quando Leonardo si è presentato al Moro con quella lunga lettera con cui asseriva di poter progettare bombarde, scavare fiumi, fossati e sotterranei, costruire castelli inattaccabili e anche di saper dipingere, e in questi dieci anni il suo talento e la sua bravura sono stati ampiamente e lautamente dimostrati. Molteplici sono ancora le stranezze di questo personaggio che si fa aiutare in bottega da un dispettoso ragazzetto, Salai, che si aggira per il Castello con vesti sfarzose, che pare essere omosessuale, che pare ancora essere vegetariano e che si annota le luminari idee su un taccuino segreto. Un uomo e la sua morte inspiegabile eppure priva di violenza in quel della Corte, la superstizione, un mistero da risolvere, il genio che viene chiamato ad indossare gli abiti del detective e ancora quel misterioso quadernetto su cui annota maniacalmente tutto quel che gli accade sono gli elementi che portano lo scritto ad un piano successivo.
Al tutto si aggiunge una penna che riesce ben a calarsi nei panni del tempo anche se a tratti resta fredda e fine sé stessa, ottime descrizioni degli ambienti nonché dei personaggi, notevole la ricostruzione storica a cui si somma la delineazione chiara e precisa di quel sistema bancario che tiene in equilibrio le sorti di chi vi ha creduto. Da ciò, ancora, l’intelletto, la capacità di calcolo e di ragionamento, l’intuizione e la logica unica del cervello umano.
Marco Malvaldi torna in libreria con un romanzo storico con i tipici toni gialli a cui già siamo stati abituati con la serie dei vecchietti del Bar Lume, eppure fortemente innovativo a cui si aggiunge un intreccio solido che sa solleticare le corde di chi legge. Una lettura rapida, interessante, che si conclude in pochissimo tempo.