La misura del tempo La misura del tempo

La misura del tempo

Letteratura italiana

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Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt'altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.



Recensione della Redazione QLibri

 
La misura del tempo 2019-11-12 09:47:07 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    12 Novembre, 2019
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A volte non serve cercare oltreoceano

Devo cominciare questa recensione con un'ammissione di colpa. Chi segue le recensioni che scrivo sa che spesso prediligo gli autori stranieri. Spesso ci si fa affascinare dai nomi: Michael Connelly, Jo Nesbø, Jeffery Deaver, o per rimanere nell'ambito dei "thriller legali" un certo John Grisham.
E spesso ci si rimane delusi.
Quest'ultimo libro di Gianrico Carofiglio è la dimostrazione che in casa abbiamo degli ottimi autori, che a volte si rivelano più meritevoli di lettura di "quelli che hanno il nome famoso". Certo, Gianrico Carofiglio non è l'ultimo arrivato, ma devo ammettere che mi ha davvero stupito.
Cominciamo dallo stile, che è la cosa che più mi ha colpito: accurato, coinvolgente, riflessivo, a volte adornato da una sottile ironia utile a stemperare; capace di dosare perfettamente dialoghi e narrazione. Dalla spiccata capacità di emozionare e fare riflettere, risulta evidente che l’etichetta di “autore d’intrattenimento” a Carofiglio sta più che stretta, e infatti credo non possa limitarsi a questo. L’autore non strizza continuamente l’occhio al lettore, non vuole farlo contento a ogni costo con scelte banali volte a regalargli una leggerezza passeggera; l’autore vuole lasciare il segno. Non ha paura di soffermarsi su verità scomode e difficili da digerire, a volte angoscianti; perché è consapevole che questo spingerà il lettore a fermarsi a ponderare quel che ha appena letto, regalandogli l’impagabile sensazione di aver letto qualcosa di vero, non contraffatto da artificiosi addolcimenti. La dolcezza c'è come c'è nella vita: a piccole dosi, senza ignorare i momenti difficili che a quella dolcezza danno una marcia in più.
La figura dell’avvocato Guerrieri è praticamente viva: un personaggio così ben reso da poter credere di incontrarlo, un giorno o l’altro, lungo la strada di casa. Afflitto da dilemmi, vittima di debolezze e capace di piccoli atti d’eroismo , Guerrieri è un personaggio in cui ogni lettore può vedere una parte di sé stesso e (sono sicuro) anche l’autore ha messo moltissimo del suo essere.
Insomma, non so più che dire per farvi capire che sì, “La misura del tempo" è un romanzo da leggere e Carofiglio un autore da approfondire.
O almeno io lo farò.

La storia di questo romanzo ruota tutta su Iacopo Cardaci, ragazzo accusato dell'omicidio di uno spacciatore e già condannato in primo processo. La madre dell'accusato è una vecchia fiamma dell'avvocato Guerrieri, al quale si rivolge per il processo in appello. Incapace di dire di no a Lorenza e resosi conto dell' inefficacia della difesa che lo ha preceduto, Guerrieri decide di prendere in carico questo lavoro, nonostante sia chiaro fin da subito che le speranze di ribaltare la sentenza siano ridotte al minimo.
Mai scontata, mai banale, questa storia si legge in un attimo e, in certi tratti, è anche capace di emozionare.
Consigliatissimo.

“Quando sei giovane e pensi a un mondo e a un tempo in cui tu non esistevi, la cosa non ti turba. Perche' la storia sembra dotata di una direzione implicita che porta fatalmente al momento in cui sei tu a irrompere sulla scena. Il mondo senza di noi prima di noi è una lunga fase preparatoria. Il mondo senza di noi dopo di noi invece è semplicemente il mondo senza di noi. Finché appare lontano riusciamo a placare l’angoscia dell’idea. Ma io so che fra qualche settimana, al massimo qualche mese, non ci sarò più e il mondo continuerà a esistere, senza nemmeno una increspatura. Senza nemmeno un sussulto. Voi piangerete, ma poi dovrete occuparvi delle questioni pratiche e smetterete di piangere. E comunque sarete sollevati che questa sofferenza non ci sia più. Potrete distogliere lo sguardo e occuparvi di vivere. Come è giusto. E tutto sarà finito.”

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La misura del tempo 2022-03-22 11:19:17 Paolo Fiorillo
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Paolo Fiorillo Opinione inserita da Paolo Fiorillo    22 Marzo, 2022
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Narrazione esemplare

Gianrico Carofiglio, più o meno a giusta ragione, rappresenta l'esempio di un narratore contemporaneo che riesce nel compito, affatto semplice, di collocare personaggi vecchi (intendendo come soggetto, nello specifico l'avv. Guerrieri) in spazi e atmosfere contemporanee. Nella mia terra nello specifico. L'avvocato Guerrieri è un personaggio semplice di cui ci si innamora, ha una sua connotazione molto particolare e tanto, tanto realistica. E' un uomo medio, non un eroe nè un deus ex machina, ma una persona perbene con dei sentimenti comuni, di popolo. Ma la popolarità si scontra per certi versi con la caratterizzazione fatta dall'autore quando si trasforma in nottambulo impenitente, frequentatore dell'Osteria del Caffelatte che poi è una libreria notturna, riferimento di una città sommersa, di una elite. Pugile e sportivo domestico ante litteram. Personaggi mai incompatibili col mondo circostante. E poi i ricordi, personificati da Lorenza, un vecchio amore violento, come la vita del figlio nemesi di passati eccessi. Un libro che si apre a tante letture ma anche un testo capace di riconciliare alla lettura.

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La misura del tempo 2021-06-25 15:59:46 Lady Brett Ashley
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Lady Brett Ashley Opinione inserita da Lady Brett Ashley    25 Giugno, 2021
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"Il Signore del Tempo"

In genere non amo la serialità, la letteratura d'evasione non mi interessa-il divertissement pascaliano lo cerco altrove-diffido costituzionalmente dai casi editoriali e vi applico un rigoroso esercizio di dubbio metodico eppure questa è l'eccezione che conferma, la fa vacillare problematizzandola .Una donna, una persona ambigua e sfuggente, un vecchio amore, ricompare nella vita di un avvocato, attento ma insicuro (i due ritratti sono delineati con grande maestria) e gli chiede di difendere suo figlio, imputato di omicidio. Da qui si dipanano due storie, costruite in un montaggio alternato, alla Griffith, verso il passato di quell’amore e il futuro della sentenza attesa. Una sapiente costruzione, in cui si riflettono le inquietudini del nostro tempo, e il cui protagonista è proprio il tempo (donde il titolo), che si incarica di trovare una soluzione alle due storie. Dal processo emergerà una nuova verità, ma non un nuovo colpevole, che sarà alla fine individuato in altro modo. Sotto queste vicende si nasconde un vero e proprio “conte philosophique”. Dietro l’apparenza del “giallo” si celano insegnamenti profondi: la pluralità dei punti di vista; i diversi modi in cui si presenta la realtà; l’invito a dubitare della verità stessa. Due citazioni, una del capolavoro di Kurosawa e una di Canetti, in pagine diverse, rafforzano queste conclusioni. Carofiglio si conferma come una delle voci più importanti della narrativa italiana.» Queste le parole di accompagnamento di Sabino Cassese alla candidaturà allo
Strega dello scorso anno:trovo che alcunché estrinsechi con maggiore efficacia di sintesi e pregnanza espressiva lo stile ed il nucleo contenutistico del romanzo. Questa è una di quelle storie in cui le latenze vibrano, pungolano, insinuano dubbi, eccitano la capacità immaginativa di una lettrice che sente un sostrato di parole che giace oltre, sotto o forse dentro le parole scritte, il non detto che scalpita, erompe debordante ma si ferma ad una scomposta intuizione.C' è una cifra di sadismo mistificatorio in questo libro, un'alternanza di registri che confonde, avvince accostato ad un intenzionale spinta verso il basso, la superficie, la banalità eppure solo apparente, necessario intervallo a qualcosa che disturba, fa male.Mi piace cenare con gli amici. Allora perché debbo morire?Questa frase icastica, spietata contrassegna l'inizio ed ancora Pochi mesi prima di morire mamma ha detto una cosa che mi ha lasciato sbigottito, mi ha detto:-Ha detto che le era difficile immaginare il mondo senza di lei. Quando sei giovane e pensi ad un tempo e ad un mondo senza di te, la cosa non ti turba erché la storia sembra dotata di una direzione implicita che porta fatalmente al momento in cui sei tu a irrompere sulla scena. Il mondo senza di noi prima di noi è una lunga fase preparatoria. Il mondo senza di noi dopo di noi invece è semplicemente il mondo senza di noi. Finché appare lontano riusciamo a placare l’angoscia dell’idea. Ma io so che fra qualche settimana, al massimo qualche mese, non ci sarò più e il mondo continuerà a esistere, senza nemmeno una increspatura. Senza nemmeno un sussulto. Voi piangerete, ma poi dovrete occuparvi delle questioni pratiche e smetterete di piangere. E comunque sarete sollevati che questa sofferenza non ci sia più. Potrete distogliere lo sguardo e occuparvi di vivere. Come è giusto. E tutto sarà finito.Un romanzo sul tempo, sulla nostra incapacità di reificarlo senza ricorrere a metafore, simboli quantificazioni misure: esso esiste, persiste indefesso, spietato eppure ignoto, impalpabile; più vicino al sensibile che al tangibile. E poi Lorenza Delle Foglie la quale incarna la misura stessa del tempo, una donna estremamente affascinante, polarizzante, uno sguardo in equilibrio fra malinconia ed arroganza, con lo stesso irredimibile atteggiamento: disinteresse verso gli altri, totalmente concentrata su se stessa, pervasa da un pervicace. risentimento verso il mondo incapace di riconoscere il suo talento; spudoratamente ambiguofobica secondo la fortunosa espressione di David Foster Wallace.Sembrerebbe la descrizione di una personalità orrifica, ripugnante di quelle da tenere a debita distanza giacché incapaci di ascoltare, incontrare, veramente una qualsivoglia forma di alterità. Eppure( quant'è bella questa congiunzione avversativa!) la fascinazione che Lorenza ha emanato e continua seppur diversamente ad emanare su Guido si spande anche su chi legge. Dirò di più credo eziandio di essermi talora riflessa( da irrecuperabile bovarista quale sono) in questa donna schematica, egoica; credo che ci accomuni la propensione perniciosissima ad eludere tutte le zone d'ombra, gli assottigliamenti del vero e del giusto, la spasmodica brama di "un centro di gravità permanente" di staticità, stabilità, certezza, nitore; quel desiderio che rende tremendamente vivo quel "Siede la terra dove nata fui". Un limite forse, sempre più evidente in una società mutevole, fluida, flessibile; eppure credo che in tal caso le ragioni di questo atteggiamento vadano rintracciate nella disposizione d'animo con cui si guarda al proprio sé ed in tal caso ci si arrabatta come meglio si crede, o forse nell' unico modo in cui effettivamente si può. Confesso che per quanto stia provando a ricredermi subisco moltissimo il fascino delle persone fedeli a sé stesse, certamente non scevre di contraddizioni, di "moltitudini", che pure rifulgono in una coerenza interna che le assomma tutte a figurare uno screziato disegno musivo. Frammento indimenticabile, forse quello che maggiormente disvela la trama occulta al romanzo la fantomatica descrizione del "Signore del tempo"le cui fattezze oscillavano fra lo spaventapasseri e l'uomo di latta del Mago di Oz(il primo libro che Lorenza dice di aver letto che è curiosamente per me uno dei primi libri per cui mi sia balenato il pensiero che potesse dire qualcosa che valicasse il confine della parola scritta, suggerendo simboli, evocazioni, traslazioni, metafore)quel granitico Chi lo sa come finiremo? cui segue la consapevolezza che Comunque tutto questo,-fece un gesto vago che alludeva al mare, alla notte, ma anche al vino, al fumo, a noi due, a qualsiasi cosa,-non ce lo potrà più togliere nessuno. Nostro per sempre. Non so, forse l'ho un po' sopravvalutato, forse debbo dar ragione. al caro Leopardi quando chiosa"Mettendomi a leggere coll'animo disposto, trovava tutto gustoso, ogni bellezza mi risaltava all'occhio, tutto mi riscaldava e mi riempieva d'entusiasmo, e lo scrittore da quel momento mi diventava ammirabile ed io continuava sempre ad averlo in gran concetto. In questa tal disposizione forse il giudizio può anche peccare, attribuendo al libro etc. quel merito che in gran parte spetta al lettore."Eppure, quando ho realizzato di arrivare alla conclusione del libro dapprima ho divorato famelicamente le ultime pagine, poi di colpo le ho risfogliate freneticamente alla ricerca di nuove. E lo credo -soggettività a parte-un dato piuttosto significativo.

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La misura del tempo 2020-09-11 18:37:09 ant
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ant Opinione inserita da ant    11 Settembre, 2020
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l'avvocato e Lorenza

Lorenza un vecchio amore dell'avvocato protagonista, ricompare e gli chiede di difendere suo figlio, imputato di omicidio. Da qui si dipanano due storie, una verso il passato di quell'amore e il futuro della sentenza attesa. Una costruzione, in cui si riflettono le inquietudini della nostra società, e il cui protagonista è il tempo (donde il titolo), che si incarica di trovare una soluzione alle due storie. Dal processo emergerà una nuova verità, ma non un nuovo colpevole, che sarà alla fine individuato in altro modo. Estrapolo un passaggio che mi ha colpito
"Come si sconfigge la velocità del tempo: cercando di evitare di percorrere il solito stretto sentiero delle vecchie abitudini, “forse potrebbe essere proprio lo stupore – se fossimo capaci di impararlo – l'antidoto al tempo che accelera in questo modo insopportabile. [..] Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi ad un unico, piccolo sentiero.”

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La misura del tempo 2020-08-08 21:29:52 mariaangela
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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    08 Agosto, 2020
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La musica e i colori e gli odori del tempo

Pasquale e il suo bloc-notes a spirale dalla copertina nera e ruvida e il taglio lievemente colorato di rosso, da cui non si separa mai, acquistati in quella vecchia cartoleria polverosa e fuori moda…potrei essere io…. con i miei evidenziatori e le mie agende e i miei quaderni in cui scrivo e scrivo e scrivo.

Guido Guerrieri e le sue antiche vergogne, il non riuscire a resistere alla tentazione di guardarsi intorno per vedere se qualcuno nota il suo imbarazzo. “Il mio vecchio problema con il giudizio degli altri.”

Lorenza Delle Foglie… un nome che gli ritorna in mente senza riuscire a inquadrarlo. Poi i ricordi ritornano, e anche Lorenza, che non è più lei, non per Guerrieri, e tornano anche quei 25 anni… Il figlio Jacopo è in carcere con una condanna di primo grado per omicidio.

Lorenza, gli anni 80 e quel mondo analogico e rumoroso incrociano i miei ricordi, improvvisamente così vicini che posso davvero sentirli: il rumore del gettone nel telefono pubblico, il ruotare del selettore a disco nel telefono grigio di casa, il rumore dei tasti e del rullo e della levetta per andare a capo della macchina da scrivere, il tac del registratore quando lo facevi partire o lo fermavi…mi ritorna in mente come un lampo l’odore del sapone tra le righe di Erica Jong… sono tornata per un attimo alla fine degli anni 80…

“ Ci ho riflettuto molti anni dopo, esaminando la mia grande difficoltà ad accettare aiuto. Sapersela sbrigare da soli è bene. Credere di doversela sbrigare sempre da soli, senza mai chiedere aiuto, è una debolezza travestita da forza. Se non sai chiedere aiuto, di regola non sai nemmeno cosa fare quando ti viene offerto spontaneamente, quando sarebbe morale accettarlo (e immorale rifiutarlo).”

Classificatosi secondo al Premio Strega, non avendo letto gli altri in gara, ritengo questo non il suo miglior romanzo e avrei difficoltà a nominarne solo uno...di più meritevoli.

Ritroviamo, accanto a Guerrieri, la sua squadra: Consuelo Favia, avvocato penalista; il super fidato Carmelo Tancredi, ex poliziotto; Annapaola, investigatrice privata e …chissà…; Mr Sacco, taciturno e…il vero consigliere.

Quando ho nostalgia, quando desidero ritornare nelle mie lontane emozioni lui è la certezza, sempre, anche di un piccolo emozionante viaggio nel tempo di ciò che è stato, e quando accade è bello riuscire a tornarci con la mente in una maniera così vivida e quasi violenta, come quando ascolti una musica o senti un odore di ciò che è stato.

La fluidità della narrazione non viene meno quando l’autore ci mostra tutta la sua esperienza e abilità in fatto di interrogatori. La sovrapposizione autore-protagonista è totale. Il racconto si legge in leggerezza grazie anche al non detto che aiuta e stimola la curiosità.

Vediamo l'ipotesi alternativa? Esistono più storie plausibili? Qual è l’unica spiegazione accettabile al di là del ragionevole dubbio?

La ricostruzione del processo, la discussione sui fatti inerenti l'omicidio è così ben descritta e raccontata…il quadro indiziario si delinea perfettamente. E le eventuali carenze nell’indagine anche. “ Il funzionario ci ha infatti consentito di comprendere come l'individuazione, da subito, di un'ottima ipotesi investigativa abbia orientato le ricerche in un unico senso, facendo tralasciare ogni accertamento in altre direzioni". Questo è un monito valido sempre.

La spiegazione di “tunnel cognitivo” è…illuminante. Le suggestioni arrivano chiare e nette.

La rieducazione esiste e funziona. Orazio in prigione ha imparato a cucinare ed ora ha aperto un ristorante di pesce. Ecco l’ex magistrato e le sue pillole di saggezza…galera non solo in una accezione punitiva. L’insegnamento possiamo trovarlo dove potrebbe non esserci più speranza, se abbiamo voglia e capacità di catturarlo..

“Rimanemmo un istante senza parlare. Fu forse la mia vecchia paura del silenzio, il mio sentirmi sempre a disagio e leggermente responsabile degli altri, preoccupato di ciò che pensano, a farmi dire una cosa che in realtà non avrei voluto.”

Stiamo leggendo di un processo indiziario. Ma non solo. Il racconto delle emozioni di Guerrieri rincorre quello giudiziario e mi soffermo nella lettura per considerare davvero tutte le sensazioni.

“…dare una forma alla sofferenza, metterla in parole. “

Ma questo romanzo non è solo un legal thriller ben scritto e argomentato, i continui salti temporali in quel lontanissimo 1987, ci parlano di azioni e commozioni e vittorie e sconfitte in cui Guerrieri entra ragazzo e ne esce uomo.

“Mi venne da sorridere.”

“Bello che in città ci sia acqua così, forse significa qualcosa, mi dissi.”

Buone prossime letture.

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La misura del tempo 2020-02-24 20:36:15 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    24 Febbraio, 2020
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E INTANTO IL TEMPO SE NE VA

Si suol dire che ogni scrittore riversa sempre parte di se stesso in quello che scrive.
Non c’è da dubitarne; a rigor di logica, ognuno di noi, nel bene e nel male, non è che il risultato del nostro vissuto, del nostro luogo di nascita, degli influssi inevitabili della famiglia, degli innumerevoli input quotidiani stimolanti la nostra crescita individuale, e degli studi, delle esperienze di vita, degli amori, di quello che abbiamo imparato, i libri letti, i film visti, quanto appreso e sentito.
Uno scrittore racconta storie, magari inventa di sana pianta, mette su carta castelli in aria e temi di fantasia, ma sempre, volente o nolente, si traccia, semina indizi che a se stesso riconducono.
Traspare dalle righe, la sua persona; non fa eccezione Gianrico Carofiglio, e perché mai dovrebbe, data la fortuna arrisa al suo più noto personaggio letterario, l’avvocato Guido Guerrieri.
Quanto di Carofiglio c’è in Guido Guerrieri, è palese nell’evidente e onnipresente atmosfera leguleia che aleggia in tutti i suoi fortunati romanzi precedenti, aventi a protagonista l’avvocato barese: dal primissimo “Testimone inconsapevole” a “A occhi chiusi”, da “Ragionevoli dubbi” a “La regola dell’equilibrio”.
Tutto riconduce alla giurisprudenza, le sue storie testimoniano in maniera splendida tutta la sua cultura giuridica di Magistrato, attività precedente alla scrittura, e predominante per la maggior parte dell’ esistenza di Gianrico Carofiglio.
Intendiamoci subito: Carofiglio non è un autore italiano di legal thriller alla John Grisham, non sforna gialli ingarbugliati risolti dall’investigatore di turno, anzi più spesso i delitti su cui Guerrieri è chiamato a far luce sono anche banali, in sé e per sé.
Guerrieri non è un Azzeccagarbugli che conduce il lettore tra falsi indizi e memorabili colpi di scena alla sorpresa finale di un colpevole insospettabile, tutt’altro, la maggior parte delle azioni si svolgono nelle aule di tribunali, con escursioni tra i fondamenti del diritto, delle regole costituzionali dell’equo processo, del “favor rei”, del “in dubio pro reo”, dell’onere della prova.
Carofiglio snoda e disfa agilmente l’ iter procedimentale e processuale del suo raccontare, è intriso dalla materia, la domina e la padroneggia da maestro, e si vede, poi su questo tessuto giuridico sciorina il suo lato letterario. Con alterna fortuna.
È un altro Guerrieri quello che ogni tanto fa capolino nelle sue storie, è un Guido Guerrieri che ad esempio si mantiene in forma picchiando di buona lena su un sacco da pugile, fissato insolitamente al soffitto del salotto di casa.
Una sistemazione originale per quest’attrezzo sportivo, quasi a indicare in forma letteraria il suo ostinarsi a portarsi a casa, nel salotto buono, e quindi nel posto più rilassante della propria abitazione, il lavoro d’ufficio cui ci si dedica anima e corpo per amore della giustizia e della verità, sfogando in questo modo, con i guantoni, gli stress umani e le frustrazioni da cavilli giuridici cui lo costringe spesso la sua professione.
Come voler affermare: Guerrieri è un eroe perché stakanovista del suo lavoro, cui va sempre il suo pensiero. E ancora…
Guido Guerrieri diviene più un letterato che un legale, allorchè lo vediamo in giro per la città, a trascorrere le notti a discettare di libri e di etica con gli abituali, e insonni, frequentatori notturni delle piccole librerie indipendenti della città.
Lo scopriamo nella sua umanità, impariamo a conoscerlo libero dalla toga e dai codici quando ripercorre le scelte di studi e obiettivi nel proprio divenire, si confronta con colleghi e dipendenti, vive il suo amore corrente e rivive la memoria di quelli passati.
Tuttavia, nonostante gli intenti, quella di Carofiglio non è un’operazione che riesce perfettamente: perché Guido Guerrieri è un avvocato, e Gianrico Carofiglio è un magistrato, compiti diversi, pari cultura e dignità giuridica, e però un Magistrato possiede un quid superiore, non giudica, amministra i fatti portatogli dagli avvocati, fa un’operazione ben diversa, perciò il Magistrato Carofiglio vince sull’Avvocato Guerrieri, prende il primo piano, occupa la scena.
Ma appunto, un Magistrato, non è un uomo di lettere, non uno scrittore sensu strictu.
Gianrico Carofiglio scrive bene, ha una scrittura elegante, fluida, scorrevole.
Direi che scrive in maniera precisa, chiara, esauriente.
E però non “suona” come scrittore. Non prende completamente.
La storia è ben costruita, ben raccontata: ha una sua morale, una sua etica, ma è l’etica giuridica.
Piace, e certamente il libro non è un manuale di procedura legale, ma richiama comunque più la legge che l’arte di raccontare.
In “La misura del tempo” Guido Guerrieri deve fare i conti con il tempo che passa: la cliente che si rivolge a lui, infatti, per la difesa del proprio figliolo incarcerato, è un suo antico, e appassionato, amore degli anni belli della sua gioventù.
Potrebbe essere l’occasione per lo scrittore Carofiglio per un excursus su tempo e memoria, di come il tempo e le occasioni passano velocemente mentre siamo occupati a vivere, di come siamo e come eravamo.
Un discorso interessante, coinvolgente, che potrebbe anche presentare sviluppi interessanti, struggenti, emotivamente coinvolgenti.
Chi di noi non pensa agli amori vissuti? Quelli passati, nei “migliori anni della nostra vita”?
Come rimaniamo a rivedere persone e amori che non ricordiamo a momenti quasi più, e dalle loro rughe, dal loro aspetto, dalla loro postura accorgerci che…che intanto il tempo se ne va.
Che siamo cambiati anche noi, senza accorgercene, quasi in un attimo.
Ecco…uno scrittore di questi particolari ne avrebbe fatto fulcro centrale.
Gianrico Carofiglio, magistrato insigne, si addentra nella flora giuridica, bene e magistralmente; scrive bene, piace, si fa leggere.
Emoziona, anche; ma il suo lato predominante, almeno qui e ora, non è quello letterario.
Magari comparirà, più e meglio, alla prossima.

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Gianrico Carofiglio, tutti i libri, e non solo quelli con protagonista Guido Guerrieri.
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La misura del tempo 2019-12-26 10:37:49 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    26 Dicembre, 2019
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L'avv. Guerrieri tra morale e giustizia

Gianrico Carofiglio torna in libreria con un nuovo caso dell’avvocato Guerrieri ne La misura del tempo.
Una sera tardi l’avvocato Guerrieri ha un appuntamento inaspettato: una certa Lorenza Delle Foglie richiede con urgenza una sua consulenza. Lui è dubbioso; tanti anni prima ha avuto una relazione con una donna molto più grande di lui, che si chiamava proprio in questo modo. Che sia lei? E cosa vuole da lui? Guerrieri con il suo fiuto da segugio sente odore di grossi guai. Infatti:
“Fece entrare una donna. Era alta, piuttosto magra, capelli corti grigi, e indossava una giacca di pelle un po’ larga, un po’ sformata”.
Lei, profondamente cambiata, gli chiede di assumere la difesa del proprio figlio, in carcere accusato dell’omicidio di uno spacciatore, considerato suo fornitore di droga. Già condannato senza speranza in primo grado, occorre preparare una difesa più accurata e anche più tecnica. Guido riuscirà in un compito che si annuncia perdente già dall’inizio? Incomincia in questo modo
“Una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.”
Il libro è proprio questo. Un dotto quanto fascinoso racconto intessuto di giustizia, processi, iter giudiziali, spesso di difficile comprensione. Pagine e pagine sono descrizioni di strategie processuali, spiegazioni di cavilli inusitati e poco comprensibili. Non un giallo, ma la spiegazione di come si costruisce e si mette in pratica una difesa. Parte questa che ho trovato molto pesante e poco attraente.
Molto più ricca e comunicativa è la parte dedicata al tempo e alla vecchiaia. Il tempo che trascorre inesorabile, posando il suo velo su fatti, persone e luoghi, mutando espressione e caratteristiche. Così:
“L’invecchiamento non è un processo lineare . Così come il tempo non è un’entità lineare. Non è un’entità comprensibile. Nessuno lo capisce davvero. Nessuno è capace di definirlo. Provate a parlare del tempo senza usare alcuna metafora, dice un famoso linguista. Vi ritroverete a mani vuote. Il tempo sarebbe ancora tempo, per noi, se non potessimo sprecarlo o programmarlo? Possiamo solo dire qualcosa sul fatto che va grosso modo in una direzione e che la destinazione finale è nota.”
Un romanzo duplice, da affrontare con cautela. Uno stile di comunicazione colto e perfetto, una conoscenza della giustizia e dei suoi meccanismi che non può che dirsi perfetta.
Tuttavia una lettura che ho svolto con difficoltà, che poco mi ha attratto e coinvolto. Un ottimo trattato di giurisprudenza; un romanzo dai contenuti scarsi.

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Consigliato a chi ama discussioni tecniche giudiziarie, sconsigliato a chi ama i gialli , l'intrigo, la suspence, il giallo narrativo in generale.
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La misura del tempo 2019-12-13 10:43:05 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    13 Dicembre, 2019
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Etica morale vs Etica giuridica

L’avvocato Guido Guerrieri, fortunato personaggio nato dalla penna di Gianrico Carofiglio, è chiamato questa volta a dover risolvere una matassa che si snoda interamente tra presente e passato perché il legale è nominato difensore di fiducia di Iacopo, il figlio di Lorenza, la donna che negli anni ’80 è stata, per un determinato periodo, la sua compagna. Adesso ella non ha più niente di quella brillantezza e di quella lucentezza di un tempo; di lei, insegnante precaria, non resta altro che una figura opaca, consumata dalla nicotina e dai debiti che ha dovuto contrarre per far fronte alle tante spese necessarie per difendere quel giovane che adesso è in prigione con l’accusa di omicidio. Quest’ultimo, dal passato problematico e dai numerosi precedenti per droga, spaccio, rapina e altro, sembra poco interessato al volersi difendere in appello, soprattutto dopo l’infausto esito del primo grado. Tuttavia, qualcosa, lo porta a smuoversi tanto che il processo di secondo grado ha luogo.
L’opera ha inizio con la consueta prosa a cui lo scrittore ci ha abituato. Lo stile è chiaro, limpido, pulito e intriso di tutti quei tecnicismi propri di una persona che per anni ha frequentato gli ambienti dei tribunali. L’eroe principale, con tutti i vari protagonisti che lo accompagnano, è intriso di quei valori etici e morali che sempre più sembrano essere perduti nella società moderna e che eppure continuiamo a cercare. Dal punto di vista della trama questa è ben costruita e presenta ogni dogma che è proprio dei principi garantisti del nostro ordinamento, sia dal punto di vista costituzionale che processuale penale. Il testo non spicca per particolari colpi di scena in quanto segue delle linee ben incanalate e concrete sotto ogni punto di vista ma presenta un epilogo dal giusto retrogusto amaro che invita alla riflessione e che riesce a smuovere le coscienze proprio perché la prima ad essere smossa è quella di Guido.
Purtroppo, però, nonostante la indubbia qualità stilistica e contenutiva de “La misura del tempo”, non sono rimasta particolarmente entusiasmata dall’elaborato. In parte perché sono appartenuta per anni all’universo giuridico con una conseguente formazione giuridica, in parte perché, per una ragione o un’altra, avendo letto molti romanzi di Carofiglio non ho riscontrato particolari elementi di novità. Gli stessi tecnicismi sono risultati essere un qualcosa di già visto o comunque di già apprezzato in passato.
Consiglio pertanto questa lettura a chi non conosce ancora particolarmente bene lo scrittore e a chi apprezza le tematiche giudiziarie nelle loro varie sfaccettature.

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La misura del tempo 2019-11-29 15:57:24 Scavadentro
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Scavadentro Opinione inserita da Scavadentro    29 Novembre, 2019
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Un equilibrio etico perfetto

In questo “La misura del tempo” l'avvocato Guido Guerrieri vive il presente ed il passato. La figura che lo porta agli anni '80 della sua post laurea è quella di Lorenza: La donna è ora una sessantenne dimessa, invecchiata, opaca, con le dita gialle di nicotina e un lavoro precario. Tutto il contrario dell’immagine che l'avvocato ricorda della stessa, con la quale nella sua verde gioventù aveva fatto coppia passando dall'adolescenza all'età matura, tra cinema impegnato, spiagge, passeggiate per la città, caldi momenti di sesso. Lorenza era libera, disinibita, bellissima, sensuale e sessuale, decisionista ed aspirante scrittrice. In un certo senso Guido era stato “svezzato” ed abbandonato. L'oggi della donna ha viceversa in atto un dramma: suo figlio Iacopo (che ha inanellato reati di spaccio ecc...) è in carcere con una condanna in primo grado per omicidio e la prospettiva di essere parimenti condannato anche in secondo grado.
Carofiglio è certamente uno degli autori italiani più completi e di vertice nel panorama letterario odierno. A fronte di una purezza stilistica non comune, troviamo anche un nucleo etico centrale alla base delle sue opere. Per essere più chiari, un suo romanzo trascende dai confini classici, essendo palesemente un'altra cosa: questa “cosa” è una “lezione morale”. La trama, il narrato, i personaggi stessi (in questo caso l'avvocato Guerrieri, la vecchia fiamma Lorenza, il figlio Iacopo condannato per omicidio in primo grado, Annapaola simil-fidanzata e detective privata, Consuelo anch'ella avvocatessa, il poliziotto in pensione Tancredi, i vari magistrati e poliziotti, i vari testimoni ecc..) sono funzionali a esprimere valori etici in relazione ai temi della giustizia e alla sua applicazione. Carofiglio si interroga sul ruolo della magistratura, sulla deontologia degli avvocati difensori, sul sistema giudiziario in toto e sulle responsabilità di questi soggetti di potere nei confronti della società e degli individui. Questo tipo di approccio è tema comune e perno della filosofia seguita anche in questo testo dall'avvocato Guerrieri, sempre impegnato nelle analisi interne ed esterne, dialogante con il suo “Mister Sacco” (sacco da boxe). Sofferente di insonnia, la risolve recandosi nella libreria/caffè in Bari, aperta solo di notte, ricca di personaggi originali e anch'essi “straordinari” con i quali Guerrieri dialoga di letteratura, filosofia, poesia ecc... Guido è essenza positiva del ruolo di difensore, prescindente dall'indagato e dalla sua colpevolezza. Per Carofiglio è essenziale la garanzia ad essere comunque difesi e che il sistema porti ad un giudizio di condanna o di assoluzione frutto di approfondite e attente indagini, volte a eliminare qualsivolgia dubbio sia nell'uno che nell'altro senso. Non si tratta di distinguere il bene dal male, ma di verificare la situazione oggettiva da tutti i punti di vista, fugando le zone d'ombra e raggiungendo un verdetto sia in concreto che in astratto. In certi passaggi il lettore non attento potrebbe perdersi, o addirittura tediarsi (durante la conferenza iniziale di Guerrieri; nelle arringhe finali di accusa e difesa ecc..). Credo sia una scommessa vinta quella di Carofiglio di mantenere il livello di attenzione alto, superando questa difficoltà e regalandoci un finale (che ovviamente non svelo) che come di consueto in questo autore ci lascia un retrogusto dolce amaro.

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La misura del tempo 2019-11-17 21:48:03 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    17 Novembre, 2019
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"Il tempo non è un'entità comprensibile".

E’ sempre piacevole leggere Gianrico Carofiglio. Accanto alle vicende che narra, quasi sempre giudiziarie, dispensa pillole di saggezza, citazioni dotte, riflessioni che inducono il lettore a meditare su aspetti della vita che sembrano ovvii ma che, pensandoci bene, non lo sono perché mascherano o nascondono del tutto verità spesso amare. Sono citati ad esempio i cosiddetti “tunnel cognitivi”, ben noti a chi si occupa di questioni legali e che consistono nel considerare acquisiti e certi fatti o nozioni che potrebbero avere altre interpretazioni che non si vogliono assolutamente prendere in considerazione. Il tema fondamentale del romanzo è il tempo, una “entità incomprensibile” afferma l’autore, che scorre e che può cambiare la vita di tutti, che può cancellare ricordi che sembravano indelebili o improvvisamente far rivivere situazioni e suscitare rimpianti e nostalgie. Naturalmente c’è una donna di mezzo, Lorenza, che il protagonista, l’avvocato Guido Guerrieri ( alter ego dell’autore) conosce in gioventù appena laureato, ragazzo timido e impacciato alle prese con una lei disinvolta, disinibita: una storia d’amore concitata, una vacanza in un’isola da sogno, un abbandono rapido e inspiegabile. Passano decenni, Guerrieri è un rinomato avvocato, incontra di nuovo Lorenza che lo scongiura di assumere la difesa del figlio, un piccolo spacciatore in prigione per omicidio. L’avvocato accetta, l’arringa di difesa non ottiene l’effetto desiderato. La condanna è confermata ma un colpo di scena a distanza di anni metterà le cose a posto. Lorenza ,dopo anni e anni, mostra i segni del tempo: si arrangia con lavori precari, è una figura scialba, ingrigita, dimagrita, non è più la donna che ha fatto sognare e ingelosire l’avvocato, che ora è più maturo, distaccato, quasi senza rimpianti. Il tempo ha inesorabilmente cancellato ricordi e nostalgie, proprio quel tempo, scrive Carofiglio, che scorre lento in gioventù, pieno di avvenimenti e di novità, e che appare invece passare più velocemente nella vecchiaia, monotona, i giorni sempre uguali, una via che si restringe poco a poco in un sentiero senza sbocchi. Il tempo, conclude l’autore, se non possiamo sprecarlo o programmarlo, è solo qualcosa che va grosso modo in una direzione la cui destinazione finale è nota. Lo stile di Carofiglio è impeccabile come al solito, solo qualche lungaggine, ai fini della narrazione ovviamente, nella requisitoria del pubblico ministero al processo e nell’arringa dell’avvocato difensore, ricche di termini ben noti probabilmente solo agli addetti ai lavori. Comunque un ottimo romanzo, che, oltre all’interesse per la vicenda raccontata, fa riflettere sulla caducità della vita e del tempo e sull’essenza della verità. Sì, perché Carofiglio inserisce nel romanzo anche questa bellissima definizione della verità, tratta da una frase di Elias Canetti : “La verità è un mare di fili d’erba che si piegano al vento, vuol essere sentita come movimento. E’ una roccia solo per chi non la sente e non la respira”.

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