La migliore bugia
Letteratura italiana
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L'impianto accusatorio e giudiziario
Francesco Caringella torna in libreria con un accattivante giallo giudiziario, intitolato La migliore bugia. Un romanzo per addetti ai lavori, scritto con una prosa precisa e ricercata.
La migliore bugia racconta la storia di un’anziana donna, Gilda Orefice, trovata morta nella propria abitazione. Il cadavere composto, sembra davvero una morte dovuta all’età, ma il pm Elisabetta Ciraci non ne è convinta. Dall’autopsia si evince la verità: è stata strangolata a mani nude. Giocoforza è accusare l’uomo che per ultimo l’ha vista viva, ovvero il suo commercialista Giovanni Campanaro. Un uomo elegante, sposato con figli, dall’esistenza apparentemente irreprensibile. E allora perché l’avrebbe uccisa? Lui:
“Sembrava quasi non vedesse l’ora di essere interrogato. Una smania strana: un’inquietudine, forse una necessità. “
Giovanni Campanaro era un uomo di:
“Cinquant’anni. Biondo, occhi azzurri, il volto rasato di fresco e lo sguardo intenso; due metri di muscoli strizzati in un paio di jeans e una polo rosso firmata, macchiata appena di sudore sulla schiena. Era un bell’uomo, e doveva esserlo sempre stato. Al liceo, probabilmente, aveva fatto strage di cuori. Padre di cinque figli, in attesa del sesto. Gioviale, educato, quasi cerimonioso. Frequentatore assiduo della messa domenicale. Stimato professionista, ma anche appassionato di arte, campione di tennis e di pallavolo, amante dei viaggi. Un uomo esuberante- anzi, esagerato.”
Forse a causa di speculazioni sbagliate che il commercialista non riusciva più a nascondere alla oculata, quanto bisbetica, cliente? Si apre così un lungo processo, dove si respira:
“nell’aria bugie, paura, e mute promesse di redenzione.”
Un giallo giudiziario alla Grisham, dove il processo, e chi lo anima, siano essi giudici o imputati, vengono descritti con precisione millimetrica. Ad esempio:
“Per un avvocato non è importante se l’imputato è innocente o no. Conta solo che lo sembri, e giusto per il tempo del processo. E’ lì, dentro le aule di tribunale, che si gioca la partita della legge. “in tribunale non vince la verità migliore, ma la bugia raccontata meglio” amava ripetere ai suoi tirocinanti.”
E per un giudice?
“Il principale nemico del magistrato è il pregiudizio, una tentazione subdola che si insinua in modo silenzioso. Liberarsene è impossibile, e quindi l’unica soluzione è non crearsene dal principio.”
Un ottimo romanzo, per gli amanti sì del giallo, ma rivolto soprattutto ai chi costruisce l’impianto accusatorio e giudiziario; i meccanismi intrinsechi della legge. Una storia, in definitiva, ricca di:
“specchi e ombre”.
Da leggere per cercare di comprendere meglio la Legge.