La Lupa La Lupa

La Lupa

Letteratura italiana

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La luce della telecamera si accende. La mano di Sonia Di Gennaro è ferma mentre filma due suoi affiliati che strangolano un giovane testimone involontario con una corda di pianoforte, per poi farlo a pezzi e disporlo tra la carne di seconda scelta in una macelleria fidata. Si sa, se per caso assisti a un’esecuzione rischi grosso. Se riconosci il killer ancora di più. Se decidi di fare il suo nome alla polizia, sei finito. Matteo, studente universitario, è un testimone troppo scomodo. E la moglie del boss della Società Foggiana, detta “la Lupa”, ha molta fretta, e non può correre rischi. Né lasciare tracce.
Qualche giorno dopo, nel silenzio di un reparto di terapia intensiva dell’ospedale di San Giovanni Rotondo, Diego Pastore, in coma da giorni, apre gli occhi. “Zio Teddy”, così viene soprannominato il serial killer di bambini, chiede di parlare con Renzo Bruni, il poliziotto che lo ha arrestato. Poco dopo il loro colloquio, in piena notte, Pastore, con una clamorosa azione paramilitare, viene prelevato dagli uomini del clan della “Lupa”. Renzo Bruni, incaricato delle indagini, e la sua squadra, iniziano un’implacabile caccia all’evaso, senza immaginare, però, che nel frattempo Diego Pastore si è affiliato al clan che ne ha organizzato l’evasione, diventandone prima il sanguinario sicario e poi l’aspirante capo. Fra gli efferati omicidi di una guerra fra clan e le sporche intromissioni di una politica deviata, Bruni ingaggia una drammatica battaglia all’ultimo sangue con zio Teddy, un serial killer messosi al servizio della quarta mafia, la più feroce e spietata.



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La Lupa 2019-02-13 08:46:01 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    13 Febbraio, 2019
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Una donna mafiosa

Piernicola Silvis, alto dirigente della Polizia di Stato, è stato questore di Foggia. Dopo aver pubblicato con la casa editrice Sem nel 2017, Formicae, torna in libreria con La lupa, una vicenda di mafia, cruda e molto violenta.
Narra la storia nera e brutta di Sonia Di Gennaro, della “La lupa”, moglie de “Lo Zar”, Antonio Granatiero, cinquantatrenne, una donna cinica, priva di qualunque scrupolo, che non esita davanti a nulla. Gode di un particolare potere:
“Non è facile essere la moglie di un latitante: devi rinunciare alle uscite, alle amicizie, ma anche ai tablet, ai cellulari e ai computer, perché gli sbirri seguirebbero le tue tracce e tuo marito finirebbe in carcere. Per colpa tua. La tua esistenza si riassume in una sola parola: potere. E quando ha iniziato questa vita, Sonia sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Al “potere”. Il potere di dare ordini. Di decidere se qualcuno dovrà vivere o morire. Di scegliere se investire i soldi delle estorsioni e del traffico di droga in locali pubblici o in ristoranti. Il potere di incutere terrore a chi ti sta davanti. E’ provocante, il potere. Devi rinunciare a molte cose, è vero, ma l’eccitazione quasi erotica che procura può farti sentire vicino a Dio.”
E il potere lo esercita in tutti modi. Per esempio ordina il sequestro di un ragazzo, che ha l’unica colpa di aver testimoniato contro un affiliato del clan, per poi ucciderlo e smembrare il suo corpo, senza pietà, filmando con crudezza il tutto. Questo che serva ad esempio per tutti, per difendere Diego Pastore, detto il Killer dei bambini, detto “zio Teddy”. Lui ora è in coma dopo aver confessato i suoi efferati delitti, si è sparato. Ma si risveglia e chiede di parlare con Gianlorenzo Bruni, che dirige la seconda divisione dello SCO a Roma. Dopo di che una specie di commando super organizzato fa irruzione in ospedale, e nel silenzio e nell’omertà più assoluta porta via Diego Pastore. La mente pensante ed organizzatrice di una fuga così rocambolesca non può che essere lei, la Lupa. Da qui si apre una caccia serrata al killer e al mandante mafioso condotta con abilità e precisione da Bruni.
Una storia scritta con grande perizia di metodo, dove emerge con evidenza la stessa esperienza di vita e lavorativa dello stesso autore. Di ottima precisione è la narrazione che racconta delle differenze tra la mafia del Gargano e la ‘ndrangheta, per cui:
“La mafia garganica e la Società Foggiana utilizzano le gerarchie della ‘Ndrangheta. Un tempo hanno avuto dei rapporti con i calabresi, e da loro hanno preso parte degli schemi organizzativi. Ma non hanno ereditato i riti di iniziazione per cui sono famosi i padrini calabresi: un cerimonia di quel tipo rende un mafioso troppo riconoscibile. Quindi meglio evitare le affiliazioni esoteriche, i foggiani sono pratici. Solo AK47 pronti a sparare.”
Un romanzo forte, duro. Moltissimi gli argomenti trattati con rara abilità: dalla sete di potere, alla spietatezza e al cinismo dei comportamenti delinquenziali, dal dolore, dalla brutalità di persone prive di qualunque scrupolo. Un romanzo potente, dalla prosa vivace e serrata, dove si respira appieno un’aria di minaccia costante che non abbandona mai il lettore. Un testo ad alto tasso adrenalinico.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato per chi vuole approfondire l'argomento è Domenico Seccia, La mafia innominabile. La lettura di questo testo è consigliata anche a chi voglia saperne di più sull'argomento mafia, sotto forma di romanzo e non di saggio.
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