La lama del rasoio
Letteratura italiana
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Opinioni inserite: 8
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Mastrantonio/Guerrieri…solo nella mia mente però.
Guido Guerrieri...mi manchi...Vicequestore Mastrantonio , piacere di conoscerla.
Il Vicequestore Mastrantonio, IV sezione antitruffe della squadra mobile, questura di Roma, con la mente è già in vacanza. Ma il suo odiato capo, (odio reciproco), il commendator Antonio Cammelori, che a sua volta aspetta da sempre la nomina a capo della polizia, gli affida uno strano caso, dietro al quale potrebbero celarsi combattimenti tra cani e scommesse clandestine. Come se non bastasse, alcuni omicidi particolarmente efferati, vengono a completare il quadro già di per se alquanto intricato.
Così il nostro simpatico poliziotto, con il suo fedele e troppo chiacchierone autista ispettore Camuzzi inizia ad indagare un pò in giro e a fare qualche domanda...
Questo brevissimo poliziesco italiano mi ha fatto compagnia per poche ore, tante bastano per leggerlo, ma è stata una compagnia davvero piacevole, certo senza grandi pretese, almeno non da parte mia.
Il fatto di citare così spesso e con grande competenza particolari tecniche di combattimento, (l'autore è, realmente, cintura nera di karate e istruttore di tai ki kung, arti marziali che pratica fin da bambino), l'ho trovato molto originale nonchè interessante.
Una pecca però c'è: mi ha fatto tanto pensare al mio Guido Guerrieri, l'avvocato di Gianrico Carofiglio,....tanti sono i tratti in comune...questo un pò mi ha dato fastidio, mi è sembrato un figlio di un Dio minore, questo... Oppure l'autore si è semplicemente ispirato al più fortunato avvocato?
A parte ciò, tempo e soldi davvero ben spesi.
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Un rasoio dal manico Giallo....
Posso definire la categoria di questo piccolo romanzo “gialloambra” come la fine dell’estate.
Il racconto ha come figura centrale Marcello Mastrantonio vice questore squadra mobile di Roma Il quale, mentre faceva il conto alla rovescia per le sospirate e attese ferie è richiamato dal suo superiore per accertamenti sul ritrovamento d’alcuni cani causa maltrattamenti dovuti a combattimenti clandestini. Le indagini sembrano d’estrema routine, ma in quegli stessi giorni accade che sono assassinati quattro persone e tutti hanno in comune un taglio alla gola che parte da un orecchio e finisce all’altro. Da qui comincia la caccia al terribile omicida che con il suo modo di uccidere è soprannominato “Rasoio, ma nello stesso tempo il vicequestore tramite i suoi informatori scopre che dietro tutto questo c’è una grossa organizzazione che tramite i combattimenti clandestini tra animali favorisce un grosso giro di denaro e che gli omicidi sono una conseguenza di tutto questo ma anche un modo per depistare le indagini verso altri moventi.
Tutta la storia ha il pregio di essere narrata in maniera molto semplice, i personaggi non sono molti e quindi possono essere ricordati con facilità, il caso in questione è molto vicino alla realtà, tuttavia, però non ci sono colpi di scena degni di un vero romanzo “giallo”, non molto coinvolgente , tanto da arrivare alla fine del libro sebbene non molto voluminoso quasi distratto o annoiato.
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Inclinazioni sul filo del rasoio
Un caso divertente – divertente come può esserlo un giallo, si fa per dire, visto il numero dei morti in campo e il tema della tortura di animali – è quello che spetta, in modo rocambolesco, al “vicequestore Mastrantonio, della mobile”, suo malgrado, “a quattro giorni dalle ferie”.
Tutto parte in sordina, con una – sembra innocua – visita a “uno dei primi ricoveri privati per randagi sovvenzionati dagli enti locali”, amministrato dal veterinario-guru Farisi. Lì Mastrantonio conosce Laura.
Poi viene commesso un delitto che sembra a sfondo ‘bondage-gay’.
Anche Laura viene trovata assassinata nel suo appartamento. Stessa tecnica elementare: “Anche per lei un taglio solo, da sinistra a destra”. Anche Laura sembra aver avuto inclinazioni sessuali particolari.
Il tentativo di individuare l’identità del terribile “Rasoio”, questo è il nomignolo dell’assassino, porterà il vicequestore Marcello a conoscere il mondo delle scommesse clandestine (“Camionate di soldi. Rende quasi quanto la cocaina, ma si rischia molto di meno”), dei traffici illeciti (“Quelle povere bestie sono pazze o drogate o tutt’e due le cose. Si sbranano letteralmente, continuano a mordersi anche con le gambe spezzate o le gole aperte”) e delle torture praticate sugli animali (“L’affetto che quelle belve mostravano per gli esseri umani mi stupiva. Pensai alle torture del video, allo spietato tirocinio che trasformava quei cagnoni pesanti e languidi in combattenti assetati di sangue”).
Le pagine scorrono veloci, il ritmo è serrato, la storia ben costruita e sostenuta da un umorismo che ruota intorno alla figura del protagonista che tra la pratica delle arti marziali (ju jutsu), combattimenti corpo a corpo (l’escrima, “una terribile tecnica di combattimento con le armi nata nelle Filippine”) e situazioni o equivoci da sceneggiata (il trans “Sarah era apparsa in tutto il suo splendore: mutandine e reggiseno di pizzo rosso, chioma platinata scomposta, medicazione alla spalla e barba a fior di pelle. Gli slip non nascondevano nulla della sua prorompente …”) ha anche l’ispirazione giusta: “Il satori, secondo i buddisti, … l’illuminazione che arriva in un lampi, quasi sempre nei momenti meno adatti”.
Bruno Elpis
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ZANNE E ARTIGLI
Un noir all’italiana che prende e trascina con sè per le strade della città eterna, tra combattimenti canini, omicidi efferati ed eccentrici personaggi.
Marcello Mastrantonio è a tanto così dalle ferie, quando il suo capo gli affida un compito all’apparenza facile e indolore: deve scoprire cosa avviene alle spalle di un canile… pare infatti che ci siano allevamenti di cani utilizzati brutalmente in combattimenti clandestini… niente di particolarmente difficoltoso da tenere sotto controllo, insomma… un affaruccio da nulla che dovrebbe tenerlo occupato giusto giusto per i giorni che lo separano dal tanto agognato riposo!
Peccato che dopo la sua capatina in questo rifugio, due persone vengano ritrovate senza vita nella loro casa, barbaramente uccise con lo stesso identico modus operandi; entrambi sconosciuti l’una all’altra, entrambi con una vita alle spalle tranquilla e soddisfacente; ma sarà poi del tutto vero?
Con l’aiuto della sua equivoca informatrice di fiducia, il nostro investigatore riuscirà a mettersi nei guai quanto basta per arrivare a rischiare la gola, facendoci appassionare a questa storia e rendendoci piuttosto difficile la chiusura di questo libricino prima di essere giunti alla fine.
Un poliziesco davvero ben scritto, si legge in pochissimo tempo, è duro e crudo in certe parti, quanto divertente e ironico in altre: gli amanti del giallo all’italiana non possono non leggerlo…. visto anche il prezzo!!!
Buona lettura!!
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La lama del rasoio
Il vicequestore Mastrantonio è alle prese con una serie di omicidi commessi con lo stesso modus operandi. Il fattaccio capita pochi giorni prima delle tanto agognate ferie del vicequestore in una Roma accaldata; fra calura, frustrazione, lotta tra il senso del dovere e del volere, lampi di genio e insubordinazione ne vedremo delle belle (o delle brutte? Dipende dai gusti).
Il classico giallo all’”italiana”, un po’ di tensione, colpi di scena e qualche imprecazione. Un’indagine ben svolta, con congetture, ricerche nella mala, depistaggi, escussione di persone informate sui fatti. Il protagonista calamita simpatie, la mia sicuramente sì, magari non ispira fiducia di primo acchito invece si rivela un buon segugio.
Una nota importante per chi è alle prime armi o particolarmente sensibile: alcuni fatti sono forti, difficili da digerire, soprattutto se riguardano essere indifesi.
Lo stile è semplice e caratterizzato da espressioni dialettali, per nulla fastidiose; le descrizioni degli ambienti e dei personaggi sono accennate ma non approfondite, giusto per non perdere il filo degli avvenimenti.
Una lettura breve e scorrevole, stimola l’investigatore nascosto nel lettore.
“A volte la soluzione di un caso uno spunto folgorante sepolto nel pattume della mente, affiorava all’improvviso proprio mentre fluttuavo in quello stato di vigile quiete”
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Il giallo
Che goduria ritrovarsi con un giallo vecchio stile! Poliziotti, investigazioni, omicidi e colpevoli tutto nella classicità più assoluta.
Roma, il vicequestore Mastrantonio a quattro giorni dalle sue agognate ferie estive, si tova invischiato in un caso un po’ rognoso. Il suo unico desiderio era imboscarsi il più possibile e non avere grane. Ma il suo capo non la pensava alla stessa maniera e in un giorno di caldo torrido lo spedisce in un canile fuori Roma per prendere la testimonianza del medico veterinario del posto. Il ritrovamento di cani talmente malconci che sicuramente sono attribuibili ad un giro intorno ai combattimenti clandestini. Il caso non sembra particolarmente impegnativo per Mastantonio, solo scocciante, ma sa che vuole fare un po’ di indagini per coscienza e poi dileguarsi. Ma i sogni del vicequestore verranno infranti da una serie di omicidi che accadranno da lì a pochi giorni, due uomini e una donna uccisi, con la stessa metodologia, un taglio netto e pulito da un orecchio ad un altro, naturalmente risulta quasi subito chiaro che i cani e gli omicidi siano correlati, bisogna trovare movente, colpevole e mandante.
Il poliziotto nonostante le sue remore e le imminenti vacanze indaga con solerzia e acume. Non manca, nel racconto, un tono leggero, correlato da battute piene d’ironia che tanto piacciono alla sottoscritta (alcune volte mi ricordano quelle dell’Ispettore Coliandro, la serie tv). Il finale rispecchia tutto il romanzo, un classico giallo senza inganni ma con imprevisto e qualche parte del corpo malconcia. Assolutamente da leggere!
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Un rasoio più affilato di quanto si immagini...
Dopo 'Una lama di luce' offertami dal Camilleri, mi sono sentito pronto per affrontare 'La lama del rasoio', ben più affilata e tagliente, di Massimo Lugli.
Ed effettivamente, per quanto sia breve, è un romanzo che si legge e che si lascia leggere tutto d'un fiato;
Il protagonista di questo giallo è il vicequestore Mastrantonio, della IV sezione antitruffe di Roma, alle prese con tre casi d'indagine in apparenza diversissimi fra loro, ma in realtà legati indissolubilmente da un misterioso aguzzino che non si pone alcun scrupolo nel lasciare il suo 'marchio di fabbrica' sul corpo delle malcapitate vittime.
La vicenda è assolutamente avvincente ed è narrata con uno stile secco, fluido e incalzante, ed il registro lessicale non si perde mai in fronzoli, così che il lettore riesce sempre a sentirsi parte attiva del romanzo ed ha notevoli difficoltà a staccarsi dal libro prima della fine dell'ultima riga. Indubbio merito dell'autore, che mantiene sempre costante un sottile velo di suspance, il quale mantiene a sua volta costante la fame letteraria con cui ogni capitolo viene divorato in maniera fulminea e senza neanche troppi complimenti.
Si passa dall'omicidio di un architetto omosessuale ad un organizzazione malavitosa che organizza crudeli combattimenti fra cani, con la netta sensazione che quel famigerato 'Rasoio', responsabile di tutta questa escalation di violenza nella Capitale, stia perseguitando non solo il protagonista, ma addirittura il lettore stesso. Ed è anche questa specie di malessere a 'costringerti' a leggere, perchè non vedi l'ora di sfogliare l'ultimo capitolo, di scoprire come va a finire e di tirare un liberatorio sospiro di sollievo.
Infine, sempre riguardo alla conclusione della trama, ecco un altro grande punto di forza del romanzo;
Lugli è bravissimo nel celare un qualsivoglia indizio, anche il più infimo ed il più inutile, che possa quantomeno decifrare una minuscola parte del finale. Che ci porrà dinanzi un colpo di scena inaspettato, ai limiti della teatralità, che risolverà il mistero, ma che tuttavia lascerà un retrogusto un pò amaro per quanto riguarda le vicende sentimentali del nostro vicequestore.
Un giallo breve, ma intensissimo, avvicente e di grande qualità. Che siate appassionati del genere o meno, non può mancare nelle vostre librerie.
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Er cane che abbaia, mozzica!
Il vicequestore Marcello Mastrantonio è a pochi giorni dalle agognate ferie, in una Roma assolata con colleghi e soprattutto "Comma",capi, che rompono ha già provveduto a fare le valigie e comprato un biglietto aereo.Mejo annà via,sparì prima che quarcheduno cambi idea! Peccato che il Comma gli chiede di visitare un centro di assistenza agli animali , na robba da poco, du cani sconcicati, e famme sto piacere 'a Marcè!
Mastrantonio parte e va a Bracciano si ritrova in una struttura New Age dove pitbull e mastini sopravvissuti a combattimenti clandestini vengono amorevolmente curati. Il vicequestore viene a sapere che spesso sono degli zingarelli ad accompagnare i cani feriti in ambulatorio, così si fa il solito giro nel campo ROM di un amico dove non riesce a tirare fuori un ragno dal buco in compenso scopre che i tergicristalli nuovi della sua Punto dovevano servire a qualcuno dei suoi ospiti.Quando il -3 sul calendario gli ricorda che manca ancor meno alle ferie, fra una sessione di Tai Chi e una colazione macrobiotica, arriva la telefonata che non ti auguri: un architetto incaprettato al letto,vestito con intimo da donna è stato trovato sgozzato e non è tutto, un'altra vittima, una giovane donna, poche ore dopo, è stata rinvenuta sgozzata in casa sua,(stessa mano? Stessa arma?) anche lei era omosessuale e per giunta ex veterinaria del centro New Age. "Sta scritto su la porta der curato: chi s'empiccia mor'ammazzato", e Marcello a due giorni dalle ferie, ne farebbe volentieri a meno de 'mpicciarse de sto caso che se fa sempre più ingarbugliato, ma è no sbirro ed è nella sua natura andare fino in fondo costi quel che costi.
Nella collana da 0,99 centesimi di Newton & Compton troverete dunque questo racconto inedito di Massimo Lugli, uno dei migliori Hard boiled writer che abbiamo in Italia, anzi il suo genere si potrebbe battezzare tai chi boiled, visto la passione per la cultura marziale orientale che mostrano di avere tutti i suoi personaggi.