La giostra dei fiori spezzati
Letteratura italiana
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L'angelo sterminatore
Contenuti e linguaggio sono un po’ splatter, forse anche un po’ troppo per i miei gusti, ma la storia è ben congegnata ed il ritmo è sempre ad alta tensione. Solo qualche diversivo di troppo su personaggi minori, come il giornalista, o su fatti locali, come gli aspetti economici-politici, che non danno valore aggiunto all’intreccio, ma comunque collocano la storia in un contesto storico-temporale. La mente del serial killer è perversa, tortuosa, spietata, raccapricciante. Ha un gusto per il macabro ed il terrificante che è davvero singolare. E’ ossessionato dalle prostitute, che diventano le sue vittime prescelte. Il personaggio migliore in assoluto è Erendina. Affascinante, ambigua, meravigliosa, fragile e forte, duplice.
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La giostra della delusione
Sarò un caso clinico e controcorrente...
Ambientazione siamo nel Veneto di fine '800.
L'opera si avvia con la descrizione di un cruento omicidio e francamente ho subito avuto in mente le immagini del film From Hell, si lui, Jack the Ripper (lo squartatore). Caspita mi sono detto cominciamo bene in quanto ad originalità. Poi mi sono addentrato sempre più nella lettura e...ecco siamo al cospetto di un serial killer spietatissimo contro il quale indagano tre personaggi, un ispettore di polizia, un criminologo "alienista" (o alienato a colpi di laudano???) ed un giornalista, legati da un'amicizia scolastica.
Improvvisamente l'opera comincia ad attrarre la mia attenzione per i suoi riferimenti alla criminologia positivista del Lombroso e del Ferri in netta contrapposizione alle nuove teorie in cui si comincia a tener conto dell'ambiente in cui un individuo cresce e viene educato, wow finalmente un vero thriller con veri riferimenti criminologici mi sono detto...niente di più sbagliato.
Poi il noto criminologo decide di provare a consultare un altro serial killer rinchiuso in un manicomio criminale, per sfruttarne le conoscenze e soprattutto le esperienze...ma caspita mi ricorda qualcosa...sarà mica Hannibal the Cannibal (il silenzio degli innocenti). Peccato che Hannibal è un noto psichiatra e il personaggio a cui ci si rivolgono è un mentecatto.
Insomma il colpo di grazia l'ho ricevuto nel finale, assurdamente improbabile, l'autore ci tira davvero un brutto colpo, non si può proporre un finale in 4 pagine con una chiusura del genere...a voi un parere cari colleghi lettori..
I ritmi sono lenti, alcune descrizioni superflue, vari passaggi noiosi.
Nel complesso il parere dello scrivente è di delusione quasi totale.
Buona lettura a tutti.
Syd
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Scienza contro crimine
Nella Padova di fine '800 il selciato è intriso dal sangue di giovani prostitute, letteralmente macellate da un crudele serial killer.
Matteo Strukul disegna un incredibile e potente affresco d' epoca, trasformando il capoluogo veneto in una succursale della Londra vittoriana in cui imperversano le gesta di un italico predatore stile Jack the Ripper.
La base di partenza è abusata ma efficace, sicuramente influenzata - per stessa ammissione dell'autore- da grandi firme del passato come Poe o R. L. Stevenson, o del presente, tra cui Alan Moore e Caleb Carr. La struttura narrativa è allo stesso tempo semplice ed arzigogolata, dalla linea centrale in cui si staglia l'indagine portata avanti da un trittico di personaggi costruiti alla perfezione, si ramificano digressioni di varia natura.
Ecco il thriller disimpegnato fondersi con l'affresco storico e con analisi scientifiche di notevole spessore; nonostante ciò, pur attenendosi a un ritmo sempre elevato, Strukul sembra specchiarsi troppo nella sua indubbia erudizione, soffermandosi compiaciuto su alcune descrizioni inerenti le più disparate materie scientifiche poi applicate al contesto narrativo.
Pur fiaccando un poco il quadro generale l'autore sfoggia una voce mai banale, dalla scrittura fluida e avvincente, all' occorrenza crudele e caratterizzata da un linguaggio forbito senza mai assumere connotati sgradevolmente sofisticati. Disegna profili psicologici credibili e determina con buon piglio il disagio mentale dell'assassino, unico ad intervenire in prima persona tra le memorie del giornalista Giorgio Fanton.
L'irruente ed illustre penna è parte di un formidabile terzetto costituito dall' alienista Alexander Weisz e a dall'ispettore Roberto Pastrello; molto più marginali i personaggi secondari, con buona pace dell'affascinate quanto enigmatica zingara Erendira, elemento di spicco "risolto" con un "coup de théatre" apprezzabile.
Ottima la cornice ambientale, non ci sono solo gli omicidi a tenere banco, è come se l'autore ci prendesse per mano e ci trascinasse nei vicoli oscuri del malfamato quartiere Portello, tra il malcontento dei contadini sfiancati dalla pellagra, tra i reietti della società tra cui prostitute e papponi e ancora nei salotti buoni, dove si consumano i giochi di potere manovrati dell'elite patavina.
Strukul comincia a delineare l'avvento della criminologia circostanziando le varie tappe per risalire all'assassino, il romanzo si assorbe con gran piacere malgrado non si riscontrino clamorosi colpi di scena.
Il finale è un po' tirato via, ma ciò che lo precede è assolutamente degno di nota.
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Il rosso e il nero
Una lama nella notte, una luce abbagliante che sibila nel vento. Un’ombra si muove al tremore delle lampade a gas dei lugubri vicoli. C’è quiete, ma la carne si dilania: è il morso dell’acciaio, è il graffiare del freddo è l’inaspettato e l’incomprensibile che accadono. Ma è la realtà o sono solo sensazioni?
Padova, inverno 1888. Siamo nella zona del Portello, la più misera e degradata della città, calderone di truffatori, delinquenti, prostitute, sfruttatori e abbienti in cerca di svago, luogo dove la parte più povera e sfruttata della popolazione vive una deplorevole vita. Ed è in questo bacino di carne macilenta ed esasperata che qualcuno attinge per placare la sua bramosia di vendetta, il suo impeto d’odio. Prostitute massacrate e mutilate, il profumo inebriante dei fiori che si mescola a quello pungente ed eccitante del sangue. Il malcontento popolare pronto ad esplodere, gli scontri politici e un tessuto sociale pronto a sfaldarsi saranno l’ossigeno che alimenterà il fuoco della follia e renderanno complicata la vita a chi cercherà di fermare questa giostra dei fiori spezzati. Un ispettore di polizia, un giornalista ed un’alienista criminologo daranno la caccia a questo predatore sanguinario, lottando contro il tempo, contro la folla, contro i dubbi e la paura che si insinuano lentamente, diventando prede a loro volta. Tre personaggi differenti che si uniranno per fermare un massacro, ma ancor più per capire qual è il punto di rottura, di non ritorno, in cui l’animo umano si tinge irrimediabilmente del nero dell’odio e del rosso della sete di sangue. Riusciranno a trovare una soluzione al caso o cercando di esplorare la mente umana ne rimarranno schiacciati ed invischiati?
Ipnotico, travolgente, seducente, carnale e suggestivo questo è l’ultimo romanzo di Matteo Strukul, che abilmente crea l’ambientazione storica perfetta ed accurata dove incastonare magistralmente i suoi personaggi ed intrecciare una storia che cattura l’attenzione fin dalle prime pagine creando quello stato di suspance e curiosità che porta dritti alla fine del libro. L’atmosfera gotica e tetra, cara a molti altri scrittori, imprimono la vicenda di suggestione e pathos. Strukul è abile a far rivivere attraverso le sue descrizioni la vita, gli odori i colori e il malessere sociale che imperversavano nella sua città d’origine nel diciannovesimo secolo e su questo sfondo sa dipanare sapientemente tutta la storia creando dei personaggi dalle peculiarità diverse e scandagliano la loro mente per esplorare i lati bui di una mente ancor più perversa. Una scrittura accurata e tagliente che trasporta il lettore in un’altra dimensione e gli fa divorare a piccoli morsi le pagine per godersi ancor più il piacere della lettura di questo accattivante romanzo.
L’unico appunto che non mi ha fatto dare il massimo dei voti a questo libro è il finale, a mio avviso un po’ affrettato, se Matteo lo avesse articolato ed approfondito maggiormente avrebbe ottenuto un risultato ancora migliore. Mi a dato la sensazione di ammirare uno splendido arazzo splendidamente intessuto, ma con i bordi sfilacciati. Nonostante ciò rimane un lodevole thriller storico che a me è piaciuto molto, sia per l’ambientazione che per i personaggi e l’evolversi della storia. Da leggere assolutamente, il piacere è assicurato.
Buona lettura.
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La giostra dei fiori spezzati. L’angelo sterminato
L’ultimo libro di Matteo Strukul, “La giostra dei fiori spezzati” rappresenta l’ottima prova di un autore che fino a ora si era cimentato con il mondo contemporaneo e tutte le sue rappresentazioni al di là della scrittura, quali cinema, fumetti, musica. Come dimenticare il finale di “Regina nera”, quando Mila Zago ritrova se stessa, dopo l’orrore di quell’avventura, soltanto in un concerto di Ozzy Osbourne? Il cambiamento ne “La giostra …” può apparire repentino, ma a uno sguardo più attento si nota come Strukul, da scrittore ormai collaudato, condisca una trama gotica (un angelo sterminatore che uccide solo prostitute che recano il nome di un fiore) con un’ insieme di interventi narrativi che mostrano la Padova di fine Ottocento nei suoi molteplici aspetti, storici, politici, antropologici. Il terreno dove agisce il killer è il quartiere padovano del Portello, il più povero, da quando la ferrovia ha deviato i flussi, dapprima fluviali, delle merci su le chemin du fer. Le descrizioni del Portello, con i suoi loschi postriboli, restituiscono al lettore le immagini fetide di un quartiere malfamato dove regnano criminali e papponi, terreno di caccia ideale per l’Angelo Sterminatore. La ricostruzione storica è perfetta, è per osmosi che il lettore percepisce le rivolte del quartiere mosse da un giornalista “progressista” verso le forze di polizia, ritenute colpevoli di inerzia. A cercare il bandolo della matassa, c’è un nuovo eroe, l’alienista Alexander Weisz che, come nei migliori thriller di oltre oceano, ha un tremendo passato alle spalle, è solo contro la maggioranza dei colleghi nel mettere in discussione le teorie positivistiche lombrosiane, credendo che solo la contestualizzazione della colpa sia la strada per le nuove scienze giuridiche applicate alla psichiatria.
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Petali di pulp
Padova, 1888.
Zona del Portello, famoso porto fluviale. Località in decadenza dopo la costruzione delle "rotaie" che, di fatto, hanno eliminato questo quartiere padovano dalla rotta dei commerci e ne ha sancito la crisi degli abitanti. Qui viene ritrovato lo scempio di un orrendo delitto: una donna, una prostituta, barbaramente uccisa e mutilata.
L'inizio di una carneficina, un omicida seriale che fa leva sugli animi del popolo, ridotto alla fame da amministratori pubblici e scelte politiche contestate, insomma, gli ingredienti giusti per far esplodere una sommossa!
Questo è ciò che preoccupa l'ispettore Roberto Pastrello, uomo intelligente e giusto che proviene proprio da quei luoghi "retrocessi" , e che capisce immediatamente la gravità della situazione e, mettendo da parte antiche ruggini, chiede la collaborazione di due figure esperte che possano coadiuvarne le indagini.
Il primo è Giorgio Fanton, firma del giornale "L'Euganeo", da sempre vicino alle tematiche sociali della città veneta e della campagna circostante, dove imperversano fame, pellagra e sfruttamenti.
Il secondo è l'eccentrico quanto affascinante criminologo Alexander Weisz, la cui terribile infanzia, culminata con l'assassinio della madre di fronte ai suoi occhi, lo hanno portato ad una vita fatta di studio della psiche criminale e ad una dipendenza dal laudano.
Questi tre personaggi, magistralmente descritti dalla penna di Matteo Strukul, saranno il corollario della sua "giostra dei fiori spezzati", un meraviglioso viaggio nella pianura veneta del diciannovesimo secolo, ma con tematiche attualissime.
Un turbinio di petali colorati che, smossi dall'autore in maniera sapiente, cadono sul bianco della neve dell'inverno padovano, si tingono del rosso delle vittime e del nero della storia.
Uno dei più bei thriller storici che mi sia mai capitato di leggere, avvincente, ben scritto, diretto e crudo. Un affresco storico curato unito all'intrigo dell'assassino seriale. Un libro che come punto di forza trova, a mio modesto avviso, l'equilibrio perfetto tra la violenza dovuta al disagio sociale (sia essa fisica o emotiva) e forza della ragione che, con metodo e sistema, riuscirà ad arrivare alla risoluzione dell'intricata vicenda..con un colpo di scena finale che non poteva mancare!
Non conoscevo questo autore ed ora credo che non mancherò di leggere sia le sue opere precedenti che, quelle che verranno, perchè credo che questo libro sia il primo di una possibile serie con questi protagonisti a cui credo sarà facile affezionarsi e difficile staccarsi!
Consigliatissimo!
Buona lettura