La donna della Domenica La donna della Domenica

La donna della Domenica

Letteratura italiana

Editore

Casa editrice

Uscito nel 1972, La donna della domenica è il primo e il più popolare dei libri di Fruttero & Lucentini, e, a quasi trent'anni dalla prima edizione, resta tuttora l'insuperato capostipite del 'giallo italiano'. Divertente e godibilissimo, il racconto si snoda tra i vizi, l'ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti chiacchiericci che animano la vita della borghesia piemontese, tra architetti misteriosamente assassinati, dame dell'alta società tanto affascinanti quanto snob, poliziotti e industriali. Sullo sfondo - ma è in realtà la vera protagonista - vi è una Torino in apparenza ordinata e precisa fino alla noia, che nasconde un cuore folle e malefico. Un romanzo paradossale e raffinato, complesso ma leggero, che mantiene ancora intatte le sue doti di freschezza, eleganza e fulminante ironia.



Recensione Utenti

Opinioni inserite: 3

Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.3  (3)
Contenuto 
 
4.0  (3)
Piacevolezza 
 
4.3  (3)
Voti (il piu' alto e' il migliore)
Stile*  
Assegna un voto allo stile di questa opera
Contenuto*  
Assegna un voto al contenuto
Piacevolezza*  
Esprimi un giudizio finale: quale è il tuo grado di soddisfazione al termine della lettura?
Commenti*
Prima di scrivere una recensione ricorda che su QLibri:
- le opinioni devono essere argomentate ed esaustive;
- il testo non deve contenere abbreviazioni in stile sms o errori grammaticali;
- qualora siano presenti anticipazioni importanti sul finale, la recensione deve iniziare riportando l'avviso che il testo contiene spoiler;
- non inserire oltre 2 nuove recensioni al giorno.
Indicazioni utili
 sì
 no
 
La donna della Domenica 2019-03-21 16:40:32 leogaro
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
leogaro Opinione inserita da leogaro    21 Marzo, 2019
Top 500 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

La Torino che non ti aspetti

Il romanzo è ambientato a Torino, in una calda settimana di giugno, negli Anni Settanta.
Martedì. Anna Carla Dosio, moglie d’un ricco industriale, scrive una risentita lettera all’amico Massimo Campi, con cui aveva discusso la sera prima. Poi, licenzia i due domestici, che le sottraggono la lettera di nascosto. La sera, l'ambiguo architetto Garrone viene trovato ucciso nel suo ufficio, colpito da un grosso fallo di pietra.
Mercoledì. Il commissario Santamaria, incaricato delle indagini, trova subito un indizio: gli ex domestici della Dosio gli portano la lettera in cui la donna chiedeva all’amico Massimo di "far fuori" il Garrone. Subito, Santamaria convoca Campi e la Dosio per un bizzarro interrogatorio, senza cavare un ragno dal buco: Anna Carla aveva solo proposto a Massimo di "eliminarlo" dalla loro cerchia di conoscenze. Il geom. Bauchiero, vicino di Garrone, racconta a Santamaria d’aver visto uscire dal suo palazzo, martedì sera, una bionda con l’impermeabile, una borsa rossa e un grosso tubo. Campi racconta tutto al suo compagno, l’impiegato comunale Lello Riviera: Lello teme per la fine della loro storia e inizia a indagare per riguadagnare credito agli occhi di Massimo. Interrogando la famiglia e i conoscenti del Garrone, Santamaria scopre come egli fosse un incorreggibile perditempo, che, dichiarando di volersi occupare di pietre, era sicuro d’un prossimo grosso guadagno.
Giovedì. Dal parrucchiere, Anna Carla ascolta il veemente discorso di una vedova, Ines Tabusso, esasperata dalla continua presenza di prostitute nel giardino della sua tenuta di collina. Lello, intanto, nei polverosi archivi comunali, scopre che Garrone, ritenuto un architetto fallito, s’era rassegnato a elemosinare lavori all’Ufficio Tecnico per cappelle cimiteriali. Le indagini proseguono tra il rude marmista Zavattaro e la sofisticata galleria d’arte di Vollero, i cui vernissages erano frequentati dal Garrone. In una retata notturna nel giardino della Tabusso, si trovano, oltre a numerose prostitute con i clienti, un impermeabile e una borsa rossa nascosti in un cespuglio. Dal movente economico si passa quindi a quello sessuale, con l’ipotesi del Garrone ucciso da una prostituta dopo una lite.
Venerdì. Santamaria e Lello proseguono le loro indagini parallele. Nel complesso, però, si brancola ancora nel buio!
Sabato. All’affollato mercatino del Balùn, si ritrovano casualmente tutti i sospettati: Anna Carla per comprare un regalo a Santamaria, Massimo Campi per rivedere Lello e troncare la loro stanca relazione, il Vollero per acquistare delle “croste”… e tanti altri ! Proprio nei magazzini del Balùn, un nuovo inaspettato delitto darà modo al commissario Santamaria di trovare gli indizi giusti per venire a capo della vicenda.

Libro divertente, che mi ha stupito per la semplicità della scrittura, la scorrevolezza, la tagliente ironia. L’ho letto tempo fa, ma il ricordo mi lascia ancora una piacevole sensazione. Il finale è parzialmente intuibile, ma solo se siete particolarmente acuti e/o avete preso degli appunti durante la lettura. Ritratto, forse sottovalutato ma certamente da rivalutare, di una Torino-bene che, descritta in modo ironico e volte caustico, prosegue sempre imperturbata la sua vita indifferente, fredda ed elitaria, col suo microcosmo di figure che cercano di trarne, in qualche modo, profitto.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
libri gialli e thriller, in generale.
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
La donna della Domenica 2016-08-03 18:17:44 Vincenzo1972
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    03 Agosto, 2016
Top 100 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

La cattiva lavandaia non trova mai la buona pietra

Eccola la vera protagonista di questo romanzo, una Torino 'da bere' direi, echeggiando il più famoso slogan milanese, ma a piccoli sorsi, come se fosse un caffè, nero, caldo, intenso, assaporato e gustato con aristocratica eleganza, 'col mignolo alzato'.
Non siamo troppo lontani dalla Milano alla moda degli anni '80, dalla voracità arrivista dei nuovi ceti emergenti, i nuovi ricchi, alimentati dal senso di ottimismo e benessere diffuso che non esclude nessuno, che non è un privilegio per pochi.
Siamo nei primi anni '70, Torino capitale industriale d'Italia, la ricchezza passa dalle case e dalle proprietà dei nobili di un tempo, eredi della gloria sabauda, nelle tasche dei grandi imprenditori Fiat e Olivetti conferendo loro anche quella patina di austera e distaccata sontuosità.
Ma quanto stride, quanto è forte il contrasto tra questa nuova nobiltà e la secolare, immutabile, regale imponenza della città; sembrano invasori, spuntati dal nulla, che incancreniscono ogni palazzo, i portici millenari, le colline, ogni singola arteria della città con le loro contraddizioni, ipocrisie, la vacuità morale ed intellettuale.
Non c'è da meravigliarsi, quindi, se la ricca signora Anna Carla Dosio (moglie poco appagata e molto annoiata di un famoso industriale) ed il suo altrettanto ricco amico di salotto e di chiacchiere Massimo Campi (omosessuale naturalmente) si ritrovano sospettati per l'omicidio del losco architetto Garrone solo perchè costui avrebbe potuto confermare la corretta pronuncia della parola Boston.
Sì, proprio la capitale del Massachusetts, sulla cui pronuncia Anna Carla e Massimo hanno discusso animatamente, litigando persino.
Anzi, ad essere più preciso, la motivazione del diverbio è molto più profonda (...si fa per dire) perchè non si mette in dubbio la corretta pronuncia del termine quanto piuttosto l'atteggiamento intollerabile di chi non lo pronuncia all'italiana, 'Boston', bensì “Baaast’n”:
“Qualsiasi commesso d’abbigliamento, qualsiasi annunciatore della Rai, sa che si dice “Baaast’n”, è fiero di saperlo e lo sfoggia tutte le volte che può” ma “In italiano si dice Boston con tutt’e due gli o, ben rotondi. Fare lo sforzo di mettere insieme il suono “Baaast’n” è un’affettazione ridicola e tu lo sai benissimo”.
E rimane quasi incredulo il commissario Santamaria di fronte a tanta 'frivolezza', persino lui scelto volutamente dai superiori per la sua esperienza nell'ambiente della Torino 'bene', per la conoscenza acquisita negli anni dei loro vizi e stranezze, oltre che ovviamente per la sua riservatezza, fondamentale per evitare uno scandalo.
Ma non mi sembra il caso di aggiungere ulteriori riferimenti alla trama: come già detto, questo romanzo va assaporato come un buon caffè, a piccoli sorsi.
E' un gioiellino, un vero bijou, un capolavoro della narrativa giallistica italiana, sia per l'impostazione 'classica' in cui la trama, seppur rimanendo molto lineare, si ramifica progressivamente con l'introduzione di nuovi personaggi ed indizi che fanno tremare l'indice accusatore del lettore rendendo dubbia l'identità del possibile colpevole, sia per l'impeccabile caratterizzazione dei singoli personaggi.
E definirlo un giallo è estremamente riduttivo, tanto più che alcuni (compreso me) potrebbero anche considerare troppo azzardata la scelta di abbinare la chiave di svolta nelle indagini ad un proverbio in dialetto torinese.
Ma è un dettaglio di poco conto, perchè non è l'assassino che lascia il segno in questo romanzo, non è l'indagine poliziesca, è il mondo che fa da sottofondo, la stupenda carrellata di uomini e donne che vengono ritratti sin nei minimi dettagli, con grande arguzia ed ironia ma soprattutto con stretta aderenza alla realtà di quegli anni; questo romanzo è uno spaccato veritiero e fedele della società torinese a cavallo degli anni 70, peraltro esposto con una scrittura elegante, pulita, mai pomposa o ridondante: di meglio solo il teatro avrebbe potuto fare, o il cinema con la fedele trasposizione diretta dal grande Comencini, il cui successo è stato pari a quello del romanzo.
Da non perdere, assolutamente.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
La donna della Domenica 2012-06-04 09:37:42 MATIK
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
MATIK Opinione inserita da MATIK    04 Giugno, 2012
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

La donna della domenica.

"La cattiva lavandaia, non trova mai la buona pietra."

Un ottimo giallo che pagina dopo pagina mi ha catturato sempre più.
I due autori sono formidabili nella descrizione "dell'ambiente" bene torinese, nella caratterizzazione dei vari personaggi che costellano la storia calandoci nei loro pensieri e stati d'animo, nella stesura dei dialoghi che appassionano il lettore e facendoci innamorare del bel commissiario Santamaria che grazie al suo colpo di genio risolverà brillantemente il caso.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Per chi ama i gialli!
Trovi utile questa opinione? 
40
Segnala questa recensione ad un moderatore
 

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La città e le sue mura incerte
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Per sempre
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Lo spirito bambino
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Fumana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Liberata
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Le furie di Venezia
Valutazione Utenti
 
4.0 (2)
La regina dei sentieri
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il passato è un morto senza cadavere
La regina dei sentieri
Stivali di velluto
Brisa
Il dolce sorriso della morte
Il castagno dei cento cavalli
Mare di pietra
Mala. Roma criminale
Una morte onorevole
Il bacio del calabrone
Giochi di ruolo
Pioggia per i Bastardi di Pizzofalcone
Dalla parte del ragno
L'orizzonte della notte
Pesci piccoli
Omicidio fuori stagione