La colpa
Letteratura italiana
Editore
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Opinioni inserite: 5
Perché è la sua bambina primavera.
Non ho ben chiare le sensazioni che questo romanzo mi ha suscitato.
Non è bellissimo, neanche travolgente, poichè ciò che racconta non è certamente nuovo, e anche lo stile, asciutto ed essenziale, mi piace, ma è conosciuto. L’autrice avrebbe potuto dilungarsi in descrizioni inutilmente “pulp”, invece no. Racconta e basta.
La storia è quella dell’infanzia e dell’adolescenza, vissuta troppo rapidamente o troppo lentamente, dipende dai punti di vista, sicuramente troppo in solitudine, dimenticata e anzi volutamente ignorata da chi dovrebbe, almeno all’inizio del difficile cammino della vita, indicarci la strada; e perché no, da lontano essere invisibile occhio, pronto ad intervenire in caso di bisogno, affinché la notte non sia sconvolta da ombre e rumori e mostri da cui dover scappare solo infilando la testa sotto le coperte.
I protagonisti sono tutti ben delineati, li conosci subito, poche righe e sai tutto di loro, dei loro pensieri, delle loro famiglie.
La figura che l’autrice è riuscita perfettamente a rendere nella sua totale alienazione dalla realtà e dagli affetti è la madre di Estefan; in lei è racchiuso tutto il senso del racconto. La Ghinelli riesce naturalmente, senza scrivere particolari accadimenti o soffermarsi troppo sul personaggio, a dimostrare come spesso la famiglia possa essere covo di incubi piuttosto che di sogni, di paure piuttosto che di serenità e tranquillità, di violenza invece che di gentilezza, diffidenza invece che fiducia, indifferenza invece che affetto; non un porto sicuro ma un luogo da cui fuggire sempre. Lei più di tutti, perché totalmente cieca.
E pur tuttavia…amicizia, solidarietà, fiducia, affetto, ci possono salvare. Sempre.
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Le ferite invisibili
Ci sono ferite fisiche che parlano da sole.
Ci sono ferite invisibili, laceranti ma silenti; le ferite dell'anima.
Lorenza Ghinelli con grande coraggio scandaglia le sofferenze dell'infanzia, un'età che non tutti i bambini hanno la fortuna di vivere in maniera spensierata e contornata di affetto.
Le storie che si intrecciano in questo romanzo sono irte di spine, bruciano l'anima come tizzoni ardenti, indignano e commuovono senza riserve.
L'autrice utilizza in modo incisivo e senza veli la sua penna per disegnare il mondo dei bambini e quello degli adulti, senza concedere spazi ad alibi per perdonare comportamenti aberranti.
Il mondo di Estefan, Martino e Greta era luminoso e colorato, così come richiede l'infanzia, ma l'avida, la malata, la violenta, la corrotta, l'egoista mano adulta l'ha contaminato, rendendolo un mondo pieno di paura, di odio, di rancore.
Il mondo svuotato e devastato di un bambino diviene il mondo claustrofobico e invivibile di un adolescente e di un adulto; le ferite procurate nel cuore e nella mente di un bambino, grideranno per sempre di dolore. Difficile mettere a tacere un animo calpestato, privato di amore, comprensione e dignità.
Mirabile l'impegno profuso dalla giovane Ghinelli nel parlare di argomenti scottanti, dalla pedofilia alla disgregazione familiare, all'inadeguatezza del mestiere di genitore.
La narrazione non banalizza mai situazioni e stati d'animo, ma delinea con cura lo sfiorarsi e lo scontrarsi del pianeta” infanzia” con quello “età adulta”, mettendo in risalto i numerosi punti di divergenza; intense e profonde le analisi sull'io più segreto del mondo dei piccoli, un mondo che anela ad essere riempito di amore, di gioco, di sole.
Appositamente in questo racconto l'autrice fa albergare tanto buio, tanti fantasmi, tanta notte.
Si coglie forte un monito per il pubblico adulto, affinché possa assumere consapevolezza delle conseguenze del suo agire sui più giovani, su coloro che si apprestano a sbocciare e divenire poi gli adulti del futuro.
Lo stile narrativo della Ghinelli denota già un carattere personale, una predilezione per toni secchi e taglienti, senza togliere il dovuto spazio a momenti di riflessione accompagnati da una penna più morbida e levigata; una voce a tratti ancora acerba nel calibrare il flusso narrativo, tuttavia un'ottima promessa per il nostro panorama letterario.
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Fuori dal tunnel
All'inizio il romanzo della Ghinelli ti confonde, ti senti come Alice che precipita nella voragine sotto l'albero per inseguire Bianconiglio, infatti è nella testa di un bambino traumatizzato che ci ritroviamo, il bambino si chiama Estefan ed è terrorizzato da "Cartoon Killer" , finisce pure lui in un buco quello dello scivolo del parco giochi, alla fine si sveglia dall'incubo, mamma lo chiama , lo riporta alla realtà per certi aspetti più brutale del sogno, perchè è un mondo anaffettivo e sordo ad ogni richiesta d'aiuto. A diciotto anni Estefan,il bambino che abbiamo conosciuto nei primi capitoli, è diventato un ragazzo di quelli arrabbiati con il mondo e soprattutto con i genitori, condivide questo astio con Martino,il suo miglior amico,anche lui da ragazzino è stato investito dalla realtà come un passante sulle strisce pedonali da un pirata,la violenza degli adulti gli è entrata nelle carni ed ha lasciato un marchio infamante dentro di lui.Infine c'è Greta bambina sopravvissuta alla giovane madre morta di overdose che vive con i nonni in campagna, sarà lei , la più piccola dei tre, la ciambella di salvataggio che impedirà a questi naufraghi di affogare nella violenza e nei sensi di colpa. "La colpa" è un romanzo complesso e originale descrive giovani vite ma parla agli adulti ,all'inizio graffia e ferisce, poi qualcosa cambia, sono le emozioni che ti aiutano ad uscire dalle forre infernali dove la violenza degli adulti ti precipita, sono puntelli d'acciao ,l' amore,l' amicizia, l'affetto etc, li inchiodi lungo la parete con ostinata determinazione ed alla fine sei fuori dal precipizio.
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"La colpa" di Lorenza Ghinelli - Il commento di Br
Romanzo finalista al premio Strega 2012, narra le vicende – tre, che si intersecano - di “cuccioli” d’uomo alle prese con il senso di colpa.
Estefan e Martino sono amici ed entrambi nascondono, con comportamenti ‘duri’ soltanto nell’apparenza, storie infantili di sofferenza e solitudine. Storie che hanno colonne sonore rock: i Clash, che scatenano in Martino inspiegabili reazioni violente; il “Duca Bianco” che con i suoi “Heroes” musica le galoppate mentali di Estefan.
La colpa di Estefan si manifesta negli incubi (“un bucovoragine che spaventa, stravolge e rovescia il reale in fenditure di orrore che cola, colora e rassicura”): il ragazzo ha visioni, è perseguitato dalle immagini (i “cani neri”) e cade continuamente nella trappola del “gioco dei se”. “Opporsi è impossibile, come risalire senza forze una corrente violenta. Cerca di ancorarsi al reale … introflesso nel Gioco del Se, il più brutto lercio gioco in cui poteva cadere.” E si attacca alle frasi: “Non sono poesie. Mi servono solo a non precipitare nei buchi.”
“Tanto a Estefan non gli importa di niente, si scortica con le frequenze distorte del reale mentre cerca di sorridere, di essere quello di sempre, di non destare sospetto. Saprebbe rispondere a zero domande.”
La colpa di Martino: “Per la prima volta Martino pensa che sua madre è stupida, che suo zio è cattivo e che lui è sbagliato. Tre pensieri bomba.”
Il nemico di entrambi? È l’Angoscia con la A maiuscola: “ora quello di cui ha bisogno è un piano ben congegnato per aggirare l’Angoscia.”
La terza protagonista è una bambina, Greta: sua madre è morta nel partorirla (“Greta è nata presto. Greta è nata male. Greta è nata sola”).
La terapia – sembra dirci l’autrice – consiste nel comunicare, non necessariamente a livello verbale. Terapeutico è un incontro (“nella stalla se ne sta tutto fiero col fieno in bocca, e rumina proprio in faccia a Perla”), il contatto con la natura (“E s’incamminano, due figure spettinate e vulnerabili nella notte, due folletti dissennati, e bellissimi”), il rapporto carnale con gli animali: tra i cattivi odori, nello sporco e nel fango. Terapeutica è una parola: “fatalità” (“Vuol dire che una cosa succede e basta, e non ci puoi far niente … Ti dispiace da morire che sia successa e avresti fatto qualunque cosa perché non succedesse”).
Lorenza Ghinelli ha scritto un romanzo destinato a rimanere nell’intimità di chi lo legge. Una storia che ti prende dall’interno, ti fa soffrire insieme ai giovani interpreti del dolore umano, ti fa sentire “in colpa” come adulto e, se lo sei, come genitore. Un romanzo ‘forte’, con alcuni passaggi ai limiti della sostenibilità umana. Per lo meno, quella di …
… Bruno Elpis
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La Colpa
Non sapevo bene che cosa aspettarmi da questo libro però devo dire che mi è piaciuto, tranne per alcuni dettagli che analizzeremo dopo. La scrittura della Ghinelli mi è piaciuta, infatti grazie a essa il lettore viene preso dal libro e non riesce più a liberarsene; inoltre il libro diventa scorrevole e per niente noioso.
I protagonisti principali che troviamo sono tre: Greta, Estefan e Martino. Si conosceranno a "coppie", infatti all'inizio del romanzo solo Estefan e Martino si conoscono mentre, andando avanti con il racconto, ci sarà un'amicizia anche tra Greta e Estefan. La storia che secondo me è stata fatta meglio è quella di Estefan: personalmente l'ho trovata particolare, avvincente e ben costruita; anche la storia di Greta mi è piaciuta anche se poteva essere approfondita di più; per quanto riguarda la storia di Martino invece devo dire che non mi è piaciuta semplicemente perchè l'ho trovata troppo "surreale" in alcuni punti. Secondo me era buona l'idea di un terzo personaggio però doveva essere fatta meglio la sua "storia" e magari gestire meglio l'incontro e "l'amicizia" tra Martino e Greta che sembra non esistere.
Il finale mi è piaciuto molto, ti lascia stranito e con alcuni interrogativi (direi che è a doppia faccia, aperto e chiuso) e, secondo me, perfetto per questo libro!!
Complessivamente il libro mi è piaciuto e lo consiglierei anche se tratta alcuni argomenti un po' "pesanti". Leggerò sicuramente il suo libro di esordio, ovvero il Divoratore.