La carta più alta
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 10
Gradevole
Marco Malvaldi diverte e allieta ancora, riproponendo i suoi quattro arzilli pensionati, che non mancano di intrigare anche il gestore del bar che frequentano, il BarLume.
In questo romanzo, succede di tutto, come sempre in questi allegri e avvincenti romanzi.
Massimo finisce addirittura ricoverato in ospedale per una distorsione. Lì ha modo di dipanare la matassa di un delitto che tutti considerano impossibile e che ha avuto luogo proprio in quello stesso ospedale.
I quattro anziani amici del BarLume ne fanno di congetture su intrighi familiari, speculazioni edilizie e loschi affari. Massimo è in prima linea, ma alle spalle ha sempre i quattro amici e la bella banconista, sua dipendente, Tiziana.
Il pretesto, per l’inizio di questo giallo, deduttivo ed umoristico, in piena regola, è la vendita di una lussuosa villa ad un costo palesemente sottoprezzo. Incredibile come da un niente venga dipanato un romanzo effervescente, simpatico, brillante, divertentissimo. Il giallo narrato è complesso, più del precedente, e di non semplice comprensione. Richiede attenzione. La storia è articolata. Non è facile anticipare la soluzione del mistero. Anche questo elemento, rende avvincente e riuscito il romanzo “La carta più alta”.
Una lettura leggera, ma piacevolissima.
Indicazioni utili
La carta più alta
Questo romanzo è il quarto e per ora ultimo della serie dedicata al BarLume. I personaggi sono gli stessi: Massimo il “barrista”, Tiziana l’aiuto barista pro-tempore e i quattro pensionati impiccioni Ampelio, Aldo, il Rimediotti e il Del Tacca. La storia gialla che si dipana in questo libro nasce dalla vendita della nuda proprietà di una splendida villa da parte dell’imprenditore Ranieri Carratori e dalla sua improvvisa morte, apparentemente in seguito ad un male incurabile.
Anche questo come gli altri tre è un giallo deduttivo ma a mio avviso vi si intuisce una maggiore maturità dell’autore. Ci sono sempre le battute, il dialetto toscano, i battibecchi e i pettegolezzi dei quattro tremendi vecchietti ma, in questo libro, vengono meglio evidenziati anche altri personaggi come ad esempio il commissario Fusco (che negli altri tre capitoli era perlopiù una comparsa) ed il dottor Berton. Anche la storia stessa è più articolata e per certi versi “difficile” e vi si nota una maggiore ricerca così come l‘ambientazione (il BarLume ristrutturato e il cambio di casa di Massimo) ci fa capire che la vita a Pineta è andata avanti. Tutto questo per dire che si nota che, prima di questo, il Malvaldi si è cimentato con altri romanzi (Odore di chiuso e Milioni di Milioni) e che quindi è maturato come scrittore. Quello che comunque rimane immutato è il grande divertimento che ci prende leggendo le avventure di questo gruppo di personaggi tanto che aprendo il libro ed iniziando a leggere sembra di tornare a casa.
Indicazioni utili
Omicidio d'annata
E' datato fine millennio scorso il caso che intendono farci gustare i quattro vecchietti del Barlume. L'annata sembra delle migliori, si odono sentori di truffa e speculazioni edilizie, profumi di saga familiare e note di omicidio, che si rivelano solo dopo un attento assaggio. Venti anni di invecchiamento sono stati necessari prima che la morte del proprietario di una lussuosa villa oggi trasformata in beauty-farm, perdesse l'attributo di naturale per arricchirsi del sapore dell'omicidio. Così i quattro degustatori di semolino sono ancora in prima linea per sorbirsi il caso e a colpi di pettegolezzo e maldicenza non risparmiare nessuno compresi, stavolta, dottori, diete e giocatori di briscola.
Di hitchcockiano richiamo questo “La carta più alta”, ha uno dei protagonisti, nel nostro caso il "barrista", infermo dopo una caduta costata un legamento. Dalla sua camera di ospedale, come Jeff dalla finestra sul cortile, Massimo osserva le vicende che si dipanano al suo capezzale, osserva gli attori e i loro comportamenti, ripensa e analizza, riflette e deduce e, mentre i vecchietti lo assistono solerti, ha l'intuizione giusta stuzzicata dalla lettura della strana accoppiata dei testi deuterocanonici e del giornale in rosa.
Immancabili, le battute frizzanti e ironiche, il noto sarcasmo dei protagonisti e il buonumore diffuso che fanno del romanzo, oltre che un giallo, un racconto di vivere paesano, la storia corale di una comunità (Pineta), in cui tutti sanno tutto di tutti e dove quello che non si sa viene inventato e fatto sembrare vero tramite il passaparola.
Sopraffino toscano da gustare!
Indicazioni utili
Un BarLume di leggerezza
Eravamo quattro amici al bar. Citazione scontata, ma calza a pennello.
Solo che in questo caso i quattro portadentiera clienti del BarLume non vogliono cambiare il mondo, ma si divertono a scovare omicidi per passare il tempo..che sennò, deh, si annoiano.
"Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo" dice Massimo il barrista con due erre, laureato in matematica, divorziato e alle prese con quel Gorgonoide della sua vicina che cucina fritto dalla mattina alla sera (ma avrà la sua punizione).
Simpatico umorismo con la giusta cattiveria toscana, tra padani che minacciano di far causa per un cappuccino, curriculum vitae al limite del -purtroppo- possibile e quattro vecchietti che, sotto l'olmo di un bar, si godono la vita alla faccia di medici pedanti e mogli noiose.
Beh, che dire? Grazie a Marco Malvaldi che ci fa divertire con le sue intuizioni brillanti e divertenti sull'intricato cosmo umano dove forse, alla fine, le cose più soddisfacenti sono un buon caffè e le curve della Tiziana.
Nel mezzo, tra una gazzetta dello sport e una partita a carte, si può anche leggere Lucrezio e la traduzione dell' "Ecclesiaste" di Erri de Luca.
Tutto fa brodo, tutto fa vita.
Indicazioni utili
A volte per sapere è meglio non sapere
Malvaldi l’ho scoperto per caso e, devo dirlo, grazie al passaparola.
La sua serie sul Bar Lume è oramai così mitica che già si parla di trasposizione televisiva, con tanto di Valerio Mastrandrea nei panni del barrista Massimo. E perché non dovrebbe essere così? I soi libri sono una boccata d’ossigeno in un mondo tetro. Divertenti, leggeri, intelligenti e mai banali, accompagnano il lettore in un piacevole viaggio nel quotidiano che, a volte, può diventare straordinario.
Anche questo quarto appuntamento non fa differenza, dove la noia di una estate senza omicidi e la riapertura ad opera dei quattro vecchietti di un caso di venti anni prima sono solo il pretesto per narrare.
Certo, se una critica si può fare, a parte quella del formato dei libri Sellerio che io trovo da sempre antipaticissimo, è quella della poca evoluzione. In quattro libri, tranne il viavai di Tiziana, poco è cambiato al BarLume. Squadra che vince non si cambia, si diceva un tempo, ed è ancora vero. Ma Malvaldi qualcosa se lo dovrà pure inventare nel prossimo libro…
Per concludere, volevo ricordarvi i quattro vecchietti del bar, che sono così mitici che da causarmi risate così sonore, tali da svegliare il mio compagno mentre leggevo a letto.
Ditemi voi se è poco, deh!
Indicazioni utili
filone un pò esaurito
Scorrevole e piacevole come sempre, segnalo solo che ormai il filone è esaurito eil malvaldi è ora che lasci un pò in pace i cari vecchitti del bar lume.. chi ha letto gli altri libri non può evitare di chiedersi, durante la lettura pur piacevle di questo: è mai possibile che succedano tutte a Pineta, e che siano sempre i nostri fantastici 4 (+ il baRRista) a risolvere i casi?
Indicazioni utili
Una briscola al bar
Non c’è nulla di meglio di una briscola al bar per passare qualche ora in compagnia. Ampelio, Pilade, Gino e Aldo sono quattro simpatici vecchietti che ogni giorno si ritrovano con le carte in mano all’ombra di un olmo nel BarLume. Ma i nostri amici pensano bene di aggiungere un po’ di pepe alla partita. Tra un pettegolezzo e l’altro si ritrovano a ipotizzare un omicidio che sarebbe sfuggito alla polizia vent’anni prima. Ad Aldo, infatti, è stato offerto di aprire un ristorante all’interno di una lussuosa villa di cui è stata ceduta la nuda proprietà a un prezzo troppo vantaggioso per l’acquirente. La cosa che desta nei vecchietti sospetti e maldicenze è la morte dell’ex proprietario, avvenuta una settimana dopo la vendita della casa. Massimo il barista farà di tutto per tenere a bada i terribili vecchietti e si ritroverà suo malgrado coinvolto nell’indagine. Una finta lettera di minacce scritta da lui stesso per calmare gli animi dei suoi clienti più affezionati finirà sul tavolo della polizia che riaprirà il caso. L’ironia dei personaggi, le capacità deduttive del barista e la filosofia sono le chiavi di questo romanzo sicuramente da non perdere.
Indicazioni utili
complimenti
ancora una volta malvaldi ci fa divertire con la combriccola dei vecchietti indiavolati e con il "barrista" Massimo sempre arguto e da buon toscanaccio, con la battuta sempre pronta. anche in questo libretto (nel senso che è piccolo di spessore, intendiamoci) ci sara un indagine con risvolti inaspettati che ci prenderanno sino all'ultima pagina. da leggere con piacere.
Indicazioni utili
La finestra sul cortile
Da accanito telespettatore della "Signora in giallo" mi sono sempre stupito del considerevole numero di omicidi a Cabot Cove , Maine. Un paesello di quattro anime dove ogni anno ammazzano più gente che nel famigerato Bronx...paradossi della finzione!
Evidentemente Malvaldi ha fatto la stessa pensata per il suo paesino di Pineta e ha deciso di parlare di un presunto omicidio , archiviato come morte naturale, avvenuto venti anni prima.
Poco movimento e un'indagine alla "Finestra sul cortile" con tanto movimento di meningi del "barrista" Massimo e i vecchietti terribili in forma smagliante. Così come ho trovato ispirato l'autore che , nonostante sia al quarto romanzo con gli stessi protagonisti, riesce a non essere mai ripetitivo : dialoghi, battute, paragoni assolutamente divertenti che costituiscono il vero piacere della lettura al di la del giallo da risolvere.
L'unica pecca del romanzo è che ad un certo punto...è finito!.
Ovviamente consigliatissimo.
Indicazioni utili
Verità apparenti
Ancora una volta Marco Malvaldi,dopo il thriller con soluzione "servita" da Artusi,ci offre un nuovo divertente giallo colto e arguto.I fatti: Massimo Viviani è un quarantenne che gestisce un bar,il Barlume, a Pineta dove sta cercando di dimenticare la sua ex moglie e sostanzialmente si fa gli affari propri.
I suoi più affezionati clienti sono Ampelio,suo nonno, e i suoi tre compari Gino,Aldo e Pilade, simpatici vecchietti che per arguzia,genio e battuta pronta ricordano quelli di "Amici miei".
Dunque i quattro "nonni", c'hanno tanto tempo "pe farsi gli affari dell'altri"! Un giorno Aldo racconta agli amici del bar che vorrebbe riaprire un ristorante come ai vecchi tempi,la
proposta l'ha ricevuta da Remo Foresti che però è un imprenditore chiacchierato.Remo Foresti,racconta Aldo, nel 1990 riuscì a comprare "come nuda proprietà" la magnifica Villa del Chiostro dell'industriale Ranieri Carratori, che prima del contratto godeva
di ottima salute e di molti debiti, dopo qualche settimana dalla famosa firma,invece si era ammalato di cancro e nel giro di due settimane era morto, "ma non è tutto" aggiunge Aldo, il dottor Davide Calonaci, genero del Carratori, fu accusato dalla sua compagna nonchè figlia dell'estinto di aver sbagliato la chemio e si suicidò alcuni giorni dopo.
Naturalmente ai vecchietti i conti non tornano,secondo le loro fervide immaginazioni il Carratori è stato avvelenato! Decidono di indagare,pardon, di farsi gli affari degli altri, ed ecco il primo grosso errore di Massimo che, pe fa il bischero, scrisse di suo pugno una lettera anonima indirizzata al bar nella quale si minacciavano tremende vendette contro i quattro spicciafaccende! Il secondo grossolano errore del barista fu quello di permettere ai quattro di consegnare la lettera al Commissario Fusco che anzichè mandare al diavolo i quattro vegliardi, riaprì il caso.
A questo punto al contrario di quanto dovrebbe fare un buon recensore di gialli, vi dico che la soluzione all'intricata vicenda è nelle pagine del Deuteronomio e in quelle dell'Ecclesiaste con traduzione di Erri De Luca: a voi la scelta
potete leggervi questi due "capolavori" o continuare a leggere Malvaldi che vi divertirà fino all'ultimo rigo.