La bella sconosciuta
Letteratura italiana
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Soave sia il vento, tranquilla sia l’onda
La terra odora di pioggia, quella pioggerellina fine e pungente che non trattiene in casa. Eppure, nella strada principale del paese non si vede nessuno, solo il verde punteggiato delle colline sullo sfondo. Allora non resta altro da fare che infilarsi in un vecchio bar, dalla mobilia vetusta e dall’aria insonnolita, e chiedersi come possa una semplice tazza di tè caldo far stare così bene.
Quelle che ci regala Gianni Farinetti sono spesso immagini semplici, capaci però di restituire tutto il gusto e il colore della vita di provincia, nelle Langhe piemontesi. C’è un mistero, anzi più d’uno, su cui indagare: una serie di bizzarri furti di stufe, affettatrici e caminetti e una morte sospetta, forse un omicidio. Ma il giallo, seppur intrigante e ben costruito, è solo un’invenzione, che cede il passo a molto altro. Il vento nella notte che fa tremare e cantare le foglie come campanelli. La tenerezza di affettare il pane in una cena tra amici. Il brillare dei boschi e dei campi piantati ad erba medica. E poi, un proliferare di figure iconiche: incartapecoriti baroni, irreprensibili madame, genuini paesani e pedantissimi intellettuali.
Il tutto raccontato con una miscela perfetta di spassosa ironia e sensibilità. Anche le pagine più umoristiche e brillanti e i personaggi più insoliti e originali sanno far sorridere senza scadere mai nella comicità chiassosa o caricaturale. Perché si ha sempre la sensazione che l’inchiostro con cui è stato scritto questo romanzo sia fatto di amore per il proprio territorio e di rispetto per un’umanità quantomai viva e variegata.
Consigliato a chi vuole staccare la spina dalla frenesia quotidiana, regalandosi una pausa di profumi, silenzi e accoglienza, con un intrattenimento di assoluta piacevolezza e qualità.
“Soave sia il vento, tranquilla sia l'onda ed ogni elemento benigno risponda ai nostri desir" [Così fan tutte]
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Una donna misteriosa e un pianoforte rivelatore
Con La bella sconosciuta di Gianni Farinetti torna Sebastiano Guarenti, protagonista indiscusso di molti libri, quali Un delitto fatto in casa, L’isola che brucia, Rebus di mezza estate e Il ballo degli amanti perduti.
Gli ingredienti, per attrarre il lettore, sono di quelli considerati irresistibili, quali: un’estate nelle campagne delle Langhe, terre patrimonio dell’Unesco, affascinanti come non mai; una donna che pare nascondere molto, un omicidio di un uomo, brutto e brutale che nessuno rimpiange, strani furti che risultano essere, per la loro stessa natura incomprensibili, quali, ad esempio:
“stufe, lavatrici, caminetto antico di marmo, affettatrice Berkel anni ’60, e pianoforte sparito a casa della baronessa Maria Luigia Traverso Romigliano, dove sparisce anche una collana con uno zaffiro 120 carati, taglio cabochon…..”.
In un paesaggio quasi addormentato, di tranquillità e sonnolenza che induce all’indolenza, arriva una donna che non può che stupire: Angela. Lei si concede con:
“un’educata parsimonia di sé”,
è bella, ma sembra proteggere con acredine un segreto che affonda le radici in un passato lontano. Affitta una casetta da Sebastiano all’interno del suo complesso cascinale chiamato Le Vignole, ma sembra non del tutto a suo agio in quell’ambiente, perché:
“Com’è elegante, com’è semplice e flessuosa, ha modi calibrati ma naturali. E’ riservata, sorridente, contemplativa. Ha un modo di incedere delicato, con una sua sottile timidezza e persino una screziatura di goffaggine.”
Con lei, sempre alle Vignole, abita Fabio, detto Fabietto, giovane studente in cerca di pace e di un luogo per studiare con tranquillità. Ma anche lui ha uno strano comportamento, molto sfuggente che pare celare chissà che.
E quando la pace idilliaca dell’ambiente bucolico viene rumorosamente infranto dall’omicidio di Bruno, trovato morto e buttato in un pozzo, il maresciallo Beppe Buonanno si trova ad investigare su ventisei personaggi, sette cani e due gatti e ….. una bicicletta!
Ritroviamo con questo libro ambientazioni e tematiche molto care all’autore, come la raffigurazione, precipua e perfetta in ogni dettaglio, delle Langhe e del suo buon cibo; i personaggi, a volte un po’ impiccioni, semplici ed affascinanti nella loro semplicità, nel loro parlare un italiano intercalato spesso da inflessioni dialettali piemontesi. Percorsi di vita resi con grande capacità narrativa, abbelliti dalla descrizione di particolari colori, profumi ed odori. E su tutto l’incontro con la morte, là dove tutto finisce e i segreti e i misteri svelati. Un intreccio narrativo reso con precisione dotta e consapevole. Una lettura “estiva” che conquista e che incanta, parimenti con il paesaggio e con la trama così sapientemente illustrati.