La battaglia navale
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Colpito e affondato
Come ci insegna Alice Martelli, vicequestore di Pineta nonché fresca fidanzata del “barrista” Massimo, tanto burbero quanto sorprendentemente intuitivo proprietario del Bar Lume, il lavoro d’indagine sul campo non è tutto intuizioni lampanti e modelli prestabiliti, come un libro giallo o un gioco di carte. E’ molto più simile alla battaglia navale: all’inizio si spara alla cieca e si fanno buchi nell’acqua, ma anche il fatto di non aver colto niente è un’informazione preziosa. Che ti porta via via alla verità.
L’indagine comincia con il ritrovamento sulla spiaggia di Pineta del cadavere di una donna, martoriato dagli scogli e tumefatto dalle onde. Il corpo viene presto riconosciuto da un malavitoso locale come la badante della propria madre e la ragazza compianta dall’intera comunità femminile ucraina in quanto buona e perbene, vittima di un passato difficile e di un ex-marito violento e vendicativo, su cui convergono tutti i sospetti. Ma non sempre l’ipotesi più probabile è quella giusta e di stranezze ce ne sono più d’una: tracce di cocaina nella giovane donna, un misterioso atto vandalico sulla stessa spiaggia, comportamenti non chiari nella comunità ucraina. E allora, chi mandare ai giardini pubblici per raccogliere informazioni su questo mondo di badanti e anziani se non gli arzilli vecchietti del Bar Lume, coadiuvati questa volta dal “compagno” Mastrapasqua, conoscitore della lingua e dei costumi dell’Est?
Leggere questo romanzo è un po’ come ritrovare, dopo qualche tempo, un vecchio amico: la sensazione è rassicurante e piacevole e il sorriso, grazie all'immancabile ironia condita dal vernacolo toscano, è garantito. La trama si snoda invece tra ipotesi inconcludenti e intuizioni sbagliate, secondo la più classica delle architetture. Gli indizi fanno via via capolino tra i dialoghi vivaci e le scene divertenti e a volte non è nemmeno semplice riconoscerli e raccoglierli. E solo alla fine si capirà quali erano veri colpi di cannone e quali solo buchi nell’acqua, svelando l’intreccio complessivo.
Forse una trama un po’ più ingarbugliata del solito, difficile quindi da dipanare senza lasciare un po’ di confusione nel lettore. Ciononostante, una lettura godibilissima, da divorare in una giornata, perché è impossibile non lasciarsi trascinare dalla curiosità di scoprire come andrà a finire. Oltre che un appuntamento irrinunciabile per tutti gli affezionati all’allegra combriccola di Pineta!
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Acqua… acqua… colpito… affondato!
Esiste una regola non scritta che vale per tutti i romanzi polizieschi. Nessun investigatore, professionale o dilettantesco che sia, può concedersi un periodo, anche breve, di ferie: i crimini continueranno a perseguitare le sue celluline grigie anche in vacanza. Questa regola vale pure per il "barrista" di Pineta, Massimo, e per la sua novella fidanzata, il vicequestore Alice. Avevano programmato una gita di una settimana in Portogallo e, manco a farlo apposta, il giorno prima della partenza viene trovato sulla costa del paesino balneare il cadavere di una bella ragazza, martoriato dagli scogli. Inizialmente pare che la cosa sia risolta in modo rapido con il riconoscimento del corpo da parte di colui che l’aveva assunta come badante per la madre oltre che da un folto gruppo di amiche, tutte ucraine. Poiché l’inchiesta è avocata dalla questura di Pisa i due partono sereni, ma vengono richiamati dopo pochissimi giorni perché un atto vandalico (forse addirittura terroristico di matrice islamica!) minaccia la serenità di Pineta. Si scoprirà presto che questo fatto è strettamente legato al ritrovamento del corpo della ragazza. Quindi si avvieranno le indagini, con i quattro impavidi vecchietti del Bar Lume alacremente a caccia di indizi. La soluzione finale, dopo una serie di colpi a vuoto come nel gioco che dà il titolo alla storia, verrà suggerita al solito Massimo da una frase di Aldo e si rivelerà abbastanza sorprendente.
Il periodico appuntamento con Malvaldi è sempre un piacere. Lo scritto brioso e impeccabile. Le battute brucianti e divertentissime e pure intelligenti. L’accurata descrizione dell’ambiente e dei personaggi. Tutto complotta a dar vita ad un romanzo piacevole e distensivo. Però…
…però ho avuto come la sensazione che “La battaglia navale” sia stata scritta “con la mano sinistra”. È stato, forse, l’eccesso di battute, talvolta di sapore un po' troppo goliardico. Forse è dovuto al fatto che l’A., ormai consapevole che l’insieme degli ingredienti che usa funziona sempre e comunque, si è distratto o, meglio, si è concentrato a dire cose che aveva in mente anche se non perfettamente consone alla storia narrata. Forse è dipeso dal desiderio del dott. Malvaldi, ricercatore in chimica, di montare in cattedra e tenere una serie di lezioncine di matematica, fisica, e psicologia. Forse è l’insieme di tutto ciò e di altri piccoli nei che mi fa ritenere quest’ultima opera un po’ inferiore alle altre, pur essendo gradevolissima e divertententissima.
La trama poliziesca, tra l’altro, è stata gestita più accuratamente che in passato e la soluzione finale arriva abbastanza a sorpresa, anche grazie al fatto che non tutti i dati vengono forniti tempestivamente al lettore perché possa fare le sue deduzioni. I vecchietti del bar, poi, sono sempre esilaranti, anche se qui più sotto tono e lasciati un po’ sullo sfondo della storia. Resta la sensazione (ed il rammarico) che Malvaldi si stia stancando dell’ambientazione e cerchi nuovi stimoli altrove.
Vorrei concludere, riproponendo una mia umile preghiera alla Sellerio, che, ovviamente, neppure leggerà queste mie righe. Ormai la storia dei personaggi del Bar Lume si dipana come una simpatica telenovela e, talvolta, il lettore è più interessato a seguire lo sviluppo delle vite dei personaggi, piuttosto che la trama gialla del momento. Purtroppo l’intercalare, tra un romanzo ed un altro, di uno o più racconti, inseriti in antologie collettanee, lascia dei buchi a fatica colmabili. È vero che Malvaldi si cura di fornire nei capitoli iniziali di ogni nuovo romanzo le informazioni essenziali sul “cos’è accaduto nel frattempo” (e nel caso specifico i fatti sono tanti), ma resta la sensazione di incompletezza. La stessa sensazione che si provava (prima di Facebook) incontrando gli “amici delle vacanze estive” dai quali si era restati separati per mesi. Ogni volta si deve riempire questa lacuna che si teme piena di avvenimenti spiacevoli, o, se anche lieti, dai quali siamo restati esclusi. Poiché è onestamente difficile poter seguire anche le antologie, sempre più numerose, rinnovo la richiesta all’Editore per una antologia che racchiuda tutte le storie brevi ambientate a Pineta. È una operazione rapida che è stata già fatta per altri scrittori della scuderia Sellerio. Credo che ormai sia giunto il momento anche per Malvaldi: un affezionato lettore come me la comprerebbe di sicuro anche se avesse già letto più della metà dei racconti editi precedentemente.
Indicazioni utili
Rinnovarsi per andare avanti
Esistono luoghi nella finzione cinematografica , nei quali avvengono omicidi in quantità incredibile , basti pensare alla immaginaria Cabot Cove nel Maine che faceva da sfondo agli episodi della "Signora in Giallo". La Toscana annovera la ridente località di Pineta , ovvio che alla lunga le vicende rischiano di stancare il lettore o di creare cliché poco intriganti . Malvaldi ha pensato bene di dare una rinfrescata al tutto e il bar Lume ha lasciato il posto ad un elegante ristorante , il buon Massimo ha trovato una fidanzata e i famigerati nonnetti non smettono di regalarci perle di saggezza e umorismo. Non manca l'annuale omicidio che fa da motivazione a cacciarsi nei guai per i nostri amici ormai di lunga data , incapaci di farsi gli affari loro . Lettura divertente e piacevole .