La bambina che non sapeva piangere
Letteratura italiana
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ROMANZO D'AMORE CON UN MORTO
Incuriosita dal titolo e dalla trama mi giunge tra le mani il quinto libro di ELda Lanza con protagonista un avvocato napoletano: Massimo Gilardi.
Come ogni giallo che si rispetti c'è un morto e c'è un colpevole, presunto o tale, che al momento non è in grado di difendersi, essendo in stato pseudo vegetativo, ma i cui cari sono assolutamente certi della sua innocenza.
La vittima è il barone De Brusset, l'autore del delitto pare invece la figlia, Gilla Floris, non più nota star della televisione.
Max Gilardi è chiamato a provare l'estraneità al fatto della donna e lo farà ascoltando tutte le persone vicine al barone, dalla convivente al gestore del bar dove si ritrovava una volta la settimana per una partita, dalla vecchia fiamma alla portinaia, per arrivare a tirare le somme del caso trovandone la soluzione per un piccolo dettaglio sfuggito a tutti tranne che al protagonista, come in un vecchio giallo stile Agatha Christie.
Il tutto è condito con la vita privata dell'avvocato, più complicata dello stesso caso a cui sta lavorando. Matrimoni celebrati, matrimoni salvati e matrimoni naufragati che restano in piedi per il bene dei figli... un mix che lascia perplessi.
La trama del giallo è ben congegnata stile retrò, come già detto, ogni personaggio viene ascoltato, descritto, schedato e inserito nel puzzle della storia, ma la trama relativa alla vita personale del protagonista mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, quasi inutile, strana... avrei preferito meno intrighi personali e più crime.
Giudizio finale? Ni.
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