Narrativa italiana Gialli, Thriller, Horror L'ultima canzone del Naviglio
 

L'ultima canzone del Naviglio L'ultima canzone del Naviglio

L'ultima canzone del Naviglio

Letteratura italiana

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Dopo "L'ombra del campione", Luca Crovi rimette in scena un'icona del giallo italiano, il celebre poliziotto creato da Augusto De Angelis tra i Trenta e i Quaranta, componendo il canto del cigno di un mondo al tramonto, di una variopinta umanità che affrontava la vita con coraggio e sbeffeggiava il potere con una risata. Gennaio 1929. Mentre il Generale Inverno assedia Milano e la avvolge di bianco, il pugno di ferro della milizia fascista cala sulla città che sta cambiando da un giorno all'altro. Automobili invadono le strade, vicoli cedono il posto ai boulevard e il Naviglio interno soccombe sotto le nuove coperture in pietra. Ma non tutti piegano il capo. Alla Scala Arturo Toscanini si rifiuta di eseguire gli inni al re e al duce convinto di dover suonare ben altra musica. Nei vecchi quartieri i "bravi ragazzi" della mala meneghina rispondono agli sgherri di Mussolini. E nella questura di piazza San Fedele il commissario Carlo De Vincenzi non si lascia ingannare da chi vuole depistarlo. Una donna è stata trovata cadavere davanti alla Colonna del Diavolo, vicino alla basilica di Sant'Ambrogio, e il caso rischia di compromettere alcuni membri del Partito. La successiva morte di un barcaiolo, che sta trasportando un ultimo carico di carta verso il Tombon de San Marc, prima dell'interramento del Naviglio, sembra a tutti un incidente. Ma non a De Vincenzi, e nemmeno ai malnatt della ligéra che della gran Milan conoscono l'anima e la lingua segreta.



Recensione della Redazione QLibri

 
L'ultima canzone del Naviglio 2020-02-18 09:43:30 ornella donna
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3.3
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    18 Febbraio, 2020
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Milano, i Navigli e il commissario

Luca Crovi, profondo conoscitore del genere giallo, dopo aver pubblicato L'ombra del campione, torna in libreria con L'ultima canzone del Naviglio. Protagonista indiscussa la città di Milano negli anni Venti e il commissario Carlo De Vincenzi, creatura presa a prestito da Augusto De Angelis.
Siamo a gennaio del 1929, il fascismo sta prendendo sempre più piede, e sta acquisendo un potere basato più sulla malvagità e l'intimidazione che altro, ed è ovvio che il clima in generale sia di paura e di sgomento. Ecco l'autore cerca di esprimere proprio questo, con una tecnica narrativa innovativa e di gran fascino. Infatti il libro è strutturato da tanti capitoli, ognuno dei quali descrive una storia che inizia e si conclude lì. Di per sè sono vicende che si autoconcludono, formando così un quadro illuminante costituito da tante piccole pennellate messe lì ad arte. Ne consegue una pletora di personaggi e di trame che si incastrano una nell'altra e che costituiscono nell'insieme un unicum di grande spessore narrativo. C è il maestro Arturo Toscanini che pur intimidito dalle brutali camicie nere continua a rifiutarsi di suonare l'inno nazionale, c'è il Generale Inverno che con una malia speciale paralizza la città milanese e non solo:
"Il Generale Inverno sferzava con la sua frusta il territorio che aveva invaso."
Su tutti gli argomenti svetta la personalità del "commissario poeta" De Vincenzi, un signore a tutti gli effetti, trasportato in una realtà in continua evoluzione e peggioramento.
I racconti descrivono con il fascino indiscusso del tempo che fu, differente dall'attuale, ma qui descritta con precisione e sapienza di chi conosce a menadito l'argomento. Una bella lettura che nel bene come nel male, trasporta in altri tempi, conducendo per mano il lettore in una trama di grande spessore narrativo, che colpisce e che si ricorda nel tempo.

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