L'età del dubbio
Letteratura italiana
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Crogiolarsi nel dubbio
Se i sogni son desideri chiusi in fondo al cuore, quali pruriti animano il subconscio del commissario Montalbano imprigionato in questo sogno tragi-comico di morte, resurrezione e abbandono da parte di Livia con cui “l'età del dubbio” ci introduce in una nuova vicenda della brigata di Vigata.
La paura della grande falciatrice e i timori sulla relazione con l'eterna fidanzata vengono prontamente esposti, creando il filo conduttore che lega gli ultimi romanzi di questa serie.
Di nuovo l'introspezione dell'uomo Salvo, con le sue sconfitte, e i successi del poliziotto Montalbano sono l'impianto narrativo. Due aspetti di un personaggio co-protagonisti delle scene, senza che l'uno oscuri l'altro, compagni nell'evoluzione della narrazione, rappresentanti di un diverso lato della caratterizzazione del protagonista, capaci di segnare una netta virata con i primi romanzi della serie.
Montalbano, l'uomo, è stanco, disilluso, amareggiato dalla cattiverie della società, pessimista e non più convinto delle sue scelte di vita incontra il commissario, fiero del suo senso di giustizia, impegnato a sviscerare gli indizi e portare alla luce il colpevole, tra morti sfigurati che giungono dal mare in canotto, yacht di lusso e belle donne.
Gli ingredienti di sempre ci sono, il siciliano “italianizzato” diretto e colorito, il mare, sfondo onnipresente delle vicende, latore inconsapevole del canotto disgraziato, i compagni fedeli: Fazio, Augello, Catarella e gli altri del commissariato, l'eterna fidanzata brontolona e ogni altro particolare caratterizzante, ma il dubbio che l'età afflosci troppo il protagonista, spegnendolo rimane. E si sa quando manca la luce principale anche i contorni sono meno chiari, l'oscurità costringe a rallentare e, può succedere, di barcollare durante il cammino, sopratutto se il percorso vuole portare lontano, verso confini internazionali.
Bello con qualche dubbio, meglio, un tipo...da leggere senza dubbio!
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L' età del dubbio
Il romanzo inizia con un incubo in cui Montalbano assiste al proprio funerale, al quale però si rifiuta di partecipare la storica fidanzata Livia. Un tuono improvviso sveglia il nostro commissario , che si mette subito in macchina per andare al lavoro e dimenticare il brutto sogno.
E lavoro ne troverà , anche parecchio, per cominciare i passeggeri di uno yacht raccolgono in mare un canotto con a bordo un uomo nudo e completamente sfigurato, tanto da renderlo irriconoscibile. L' affare si complicherà con un altro omicidio e con dei traffici loschi, ma la più grande complicazione per Montalbano sarà gestire il sentimento che verrà a provare per la bellissima ufficiale della capitaneria di porto, Laura, per la quale proverà , ricambiato, quei sentimenti che da anni non provava più e come un adolescente si perderà nell' azzurro degli occhi di lei.
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bello e malinconico..
Come sempre, non sono rimasta delusa, anche se - forse... un mio momento no ..- l'ho gustato meno appieno dei soliti.
Laura: una bellissima donna, collega della Capitaneria di porto, per cui il nostro commissario prova un turbamento che da tempo non ricordava...
E' interessante la descrizione:
"Non era bella, ma bellissima. A Montalbano, per un attimo, gli ammancò il sciato. Avuta un parmi chissà di lui, nìvura, granni occhi sparluccicanti, labbra russe senza bisogno di russetto e, soprattutto, di ‘na gran simpatia".
Quello che mi colpisce in queste ultime storie, è il pessimismo, la stanchezza, la consapevolezza del tempo che passa, senza che nella sua vita privata accada nulla di importante.....
Tutti questi problemi , però, non lo distolgono dalla serietà nel lavoro , dal senso profondo di giustizia che ne contraddistingue ogni mossa, ogni decisione....
Questa volta la "sbandata" è forte: anche nell'affanno delle inchieste, nelle sue "sciarriatine" con il medico legale dott. Pasquano,o con il "signori e guistori"...il cuore del nostro eroe palpita per la bella Laura; ed in qualche momento prova quasi imbarazzo per questi sentimenti , raccogliendo -credo -ancor di più le simpatie dei suoi fans!
Travolgente Montalbano.
E bravo Camilleri.
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Laura e non solo
Premesso che ne ho letto pochi libri di Montalbano, questo mi è piaciuto molto, definirlo bello non è un giudizio piuttosto è l'idea che ha trasmesso entusiasmo nella lettura, ma c'è qualcosa di piu' che mi ha colpito, non li so dire a parole, forse perchè sono tanti i messaggi che mi sono arrivati, malinconici, tristi e nostalgici?
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L'età del dubbio
Montalbano è un notturnista. Scava il buio della notte. Vi apre un labirinto di specchi. E si sperde nei meandri, mentre insegue il proprio riflesso: le premonizioni e gli ammonimenti della sua buona e della sua cattiva coscienza. Il contatto cieco con gli incubi costringe Montalbano a stare in allarme, e a tenersi costantemente d’occhio: ora attore, ora spettatore della propria vita; sgomento sempre, per quell’alitargli addosso della notte; per quell’emanazione di morte, che sulla trama della vita incide come astuzia atrocemente giocosa che rovescia le false evidenze della realtà e riporta a dritto ciò che i sogni hanno acceso a rovescio. C’è un di più, in questo romanzo, rispetto agli altri di Montalbano. L’untuosità fanatica del dottor Lattes si fa più assillante; assesta colpi di bontà, che imprevedibilmente esplodono come mine. I fragorosi passi d’entrata e le chicchiriate di Catarella, del trafelato fante degli sfondoni e dei capitomboli linguistici, risuonano ora con più allucinata selvatichezza. Livia è sempre più lontana e irritabile. E con lei, al telefono, Montalbano è costretto a masticare un segreto che gli brucia le labbra. Si è incrinato l’autocontrollo del commissario. Montalbano vive il «dolce error» che fu di Petrarca. Una nuova Laura, «bella donna» anch’essa, come quella del poeta, ma in divisa di ufficiale di marina, lo fa petrarcheggiare: a ricalco, persino nell’«invidia». Se quello di Petrarca fu «giovenile errore», quello di Montalbano è quasi, però, di terza età. Il commissario e il tenente Laura collaborano alla stessa inchiesta che, in un intrigo internazionale, e con concorso di agenti segreti che al Kimberley Process fanno riferimento per il controllo del traffico di diamanti, convoglia, attorno a un cadavere sfigurato e a un passaporto falso, gli equipaggi di uno yacht e di un motoscafo. L’amore è un fantasma. Ma quel fantasma è la verità che manda a fuoco il commissario. E gli suggerisce un azzardo d’azione, alla James Bond. Il commissario trionfa, con la sua azione. Ma l’uomo Montalbano è sempre più solo. Prostrato, si piega su se stesso: sulle proprie ferite.
(Salvatore Silvano Nigro)
Buona lettura:)
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Commento
Siamo al 14° libro con protagonista il commissario Montalbano! I 58 anni si dispiegano tutti davanti al commissario e incombono su di lui come tanti macigni che lo travolgono, i soliloqui s’infittiscono e, in questa ultima opera letteraria, per non moriri affocato nel mare della vecchiaia si trova come in una timpesta tra Scilla e Cariddi: l’attrazione improvvisa per un’altra donna, nuova linfa, pura adrenalina che gli fa scorrere il sangue veloce e limpido come l’acqua di un ruscello alpino, ma lo getta in una gran confusioni ‘n testa. Ma era giusto, era onesto essiri saggi davanti alla ricchezza dell’amuri?
Attraverso i 14 capitoli della vita di Montalbano abbiamo, noi lettori, conosciuto progressivamente tutte le sfaccettature del suo carattere che in nuce nei primi romanzi via via si sono acuite accentuandone la solitudine insita nel personaggio e la sua propensione a rinchiudersi sempre più in se stesso. L’abbrivio è un sogno di stampo machbetiano, di sapore grottesco e allucinatorio, ma il meccanismo delle indagini poliziesche ripete l’usuale cliché, il rinvenimento di un cadavere che metterà in moto tutta la vicenda, arricchita, questa volta, da un coup de foudre, dal sapore, quasi, adolescenziale, dove fremiti e palpiti ‘mparpagliano il nostro commissario. Lo scrittore si diverte dietro le quinte ad esasperare, anche, a livello caricaturale, tic, vezzi, caratteristiche comportamentali dei suoi personaggi alla stregua di macchiette o maschere teatrali; i cognomi sono uno dei suoi divertissements, come Catarella li stroppìa, il nostro puparo ci gioca, fa allusioni, metafore: Lattes, Augello (ingentilito aulicamente), “Laura” di memoria petrarchesca, riecheggia l’amor gentile che ratto e rattamente rapisce il cor di Salvo, ”Belladonna”, è donna bella e onesta e… atropina per i suoi sensi. In questa ennesima saga montalbaniana tutto è più esasperato e al contempo estenuato, insita una sfinitezza di fondo che aleggia nella trama sia pure di ampio respiro internazionale, (bella la citazione di Vittorini traslata agli extracomunitari:“ Erano i dolori del mondo offeso che emanavano quell’odore che feriva”.Se l’impasto linguistico è il tratto distintivo di Camilleri e uno dei motivi di affezione a questo autore e al suo personaggio, l’alone di uggia e scoramento che adugge Montalbano è forse segno di un latente e annunciato epilogo? L’età del dubbio è di Montalbano o di Camilleri?