L'agente del caos L'agente del caos

L'agente del caos

Letteratura italiana

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Dopo la pubblicazione di un breve romanzo ispirato alla vita di Jay Dark, agente provocatore americano la cui missione era inondare di droga i movimenti rivoluzionari degli anni Sessanta-Settanta allo scopo di annullarne lo slancio, uno scrittore romano viene contattato da un avvocato californiano, un certo Flint, che ha letto il libro ed è perplesso. La vera storia di Jay Dark è molto diversa, lui può raccontarla: lui c'era. Come in un classico di Conrad, la narrazione di Flint spalanca all'improvviso uno scenario internazionale stupefacente. Un'autentica camera delle meraviglie che attraversa trent'anni della storia occidentale, tra servizi deviati, ex nazisti, trafficanti, terroristi, poliziotti onesti e poliziotti corrotti, sesso, ideali e concerti rock. Originalissimo, avvincente, ricco di personaggi sopra le righe, L'agente del caos è un libro dove realtà e finzione si intrecciano senza sosta, dando per la prima volta voce, senza alcun moralismo e senza ipocrisia, all'autocoscienza segreta e dionisiaca di un'intera generazione.



Recensione della Redazione QLibri

 
L'agente del caos 2018-04-05 17:52:21 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    05 Aprile, 2018
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Jay Dark e il caos

Giancarlo De Cataldo, dopo aver firmato un libro importante come Romanzo criminale, torna in libreria con L’agente del caos. Un libro dentro un libro, profondo, intenso e curioso, uno sguardo disinibito su
“un’autentica camera delle meraviglie che attraversa trent’anni della storia occidentale, tra servizi deviati, ex nazisti, trafficanti, terroristi, poliziotti corrotti e onesti, sesso, ideali e concerti rock.”
Un’opera che si distingue, a tratti metafisica e sperimentale, è una lettura che non si può che divorare letteralmente.
Narra la storia di uno scrittore che dopo aver pubblicato Blue Moon, basato su ricerche approfondite, sulla vita e il personaggio di Jay Dary, un agente americano che aveva avuto il compito di diffondere ingenti quantitativi di ogni tipo di droga negli ambienti dei movimenti rivoluzionari sorti tra gli anni ’60 e ’70, con lo scopo precipuo di distogliere l’attenzione dalla protesta insita per dirigerla in altro senso. Dopo il successo di questo testo viene avvicinato da una strana figura di avvocato, certo Flint, che gli comunica di essere rimasto molto perplesso sul contenuto, mettendolo in discussione totale, professandosi un testimone più che attendibile poiché presente nei tempi e nei luoghi e nei segreti stessi. L’avvocato Flint:
“aveva una voce serena, profonda. Era un vecchio alto, magro, elegantemente fasciato in un completo grigio con cravatta reggimentale, folti capelli candidi e occhi azzurri, ora freddi, ora accesi da improvvisi guizzi ironici. Poteva avere tra i sessant’anni portati male e settantacinque di chi è in piena forma.”.
Ma chi era Jay Dark? Era un “agente del caos”:
“Le sue origini erano incerte. Nella sua carriera, fino all’arresto, aveva assunto oltre venti identità. Sul suo capo pendeva una taglia di duecentomila dollari della Dea, l’agenzia antidroga americana, che lo riteneva il più grande trafficante di Lsd del mondo occidentale. Tuttavia, gli americani non avevano mai chiesto la sua estradizione.”.
Da piccolo ladruncolo si fa arrestare, e durante un “soggiorno obbligato” al Bellevue Hospital conosce il dottor Harry Kirk. E nulla sarà più come prima. Il dottore lo inizia a studiare e a comprendere la teoria del caos, per cui:
“Ogni dominatore sogna di annientare il caos, il che è assolutamente impossibile. Al contrario, il caos dobbiamo assecondarlo, stimolarlo, solleticarlo. Gli vanno lasciate le briglie sciolte. Solo a queste condizioni potremo garantire la sopravvivenza del genere umano! (…)
Fortunatamente si può e si deve scendere a patti. Scendere a patti con il caos. Questa è la nostra missione. La missione di noi agenti del caos”.
Si costituisce in questo modo uno scenario stupefacente, in cui Jay Dark è un personaggio principale all’interno di un processo internazionale e mondiale, che vede la droga essere il collante insostituibile di una rete di assassini imperbi e pronti a tutto.
Un libro più che originale, sia nella trama, che nella costituzione dei personaggi. Una trama che percorre anni di storia con eventi che hanno segnato e profondamente mutato gli scenari internazionali. Dalla guerra del Vietnam ai figli dei fiori per giungere agli intrighi e ai complotti in seno alla Cia. I personaggi sono un po’ il frutto del tempo in cui vivono: ribelli, introversi, e al di sopra delle righe, vogliono rivoluzionare il mondo, ma si drogano tutti indistintamente e si rifugiano in mondi paralleli, sognatori impossibili e al di là della realtà. Su tutto la droga e il caos, forse perché anche all’interno del disordine più assoluto si può trovare un’armonia sulla quale costruire uno scenario e un mondo migliore. Un bellissimo libro.

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Consigliato a chi ha letto Romanzo criminale di Giancarlo De Cataldo.
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L'agente del caos 2019-06-02 08:59:39 levante
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levante Opinione inserita da levante    02 Giugno, 2019
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Romanzo amorale

Letto un anno dopo circa la sua uscita, mi viene facile immaginare la ideazione di una nuova serie televisa di sicuro successo popolare alla pari delle altre scaturite dal talento narrativo dello scrittore De Cataldo. Un ricco copione tutto da sviluppare in molteplici direzioni e su più piani: un vero piatto ricco in questi tempi dove l'etica viene considerata come una anticaglia, la moralità, l'immoralità e l'amoralità sembrano coesistere e non stupire più di tanto e le utopie e gli ideali invece appaiono roba da sfigati se non cose di cui sentirsi in imbarazzo. Ecco che mi tocca dunque prendere le misure con un personaggio che dovrebbe convincermi o almeno intrigarmi o incuriosirmi della possibilità che si possa essere nello stesso momento "Il Bene e il Male", ovvero "la Vittima, il Salvatore e il Carnefice", ovvero ancora "il Vincitore e il Vinto". Come se queste condizioni siano frutto di normalità e non di un curabile disturbo o di abiezione o di pura malvagità ed egoismo estremo. O tutte queste cose messe insieme.

Un'avvocato californiano di nome Flint contatta uno scrittore romano autore, qualche tempo prima, del romanzo "Blue Moon", incentrato sulla figura di un avventuriero americano, tale Jay Dark, per proporgli di scriverne la vera storia poichè quella da lui raccontata e' priva dell' elemento essenziale: il caos. Cosa ne sa lui? Beh, lui c'era.

Ma chi è Jay Dark?

Un agente al serivizio della Centrale di Intelligence americana che ha come missione negli anni 60/70 quella di infiltrarsi nei movimenti giovanili antigovernativi e/o libertari di mezzo mondo occidentale con l'obiettivo di vanificarne e fiaccarne lo slancio rivoluzionario attraverso la diffusione al loro interno di ingenti quantitativi di droghe. Per lui si tratta, ob torto collo di prendere o lasciare, ma il lasciare ha un costo: entrare in carcere e scontare una pena per furto; meglio entrare nel programma di trattamento volontario sperimentale come cavia e divenire oggetto di studio sulle reazioni indotte dalla somministrazione di psilocibina, un potente allucinogeno. Jay Dark scopre così di essere speciale, poichè non subisce nessuna alterazione psichica, scoprendo di avere un "dono" anzi due vista la sua eccezionale facilità nell'apprendere le lingue straniere: gli esami diagnostici a cui è stato sopposto certificano che quella parte di cervello nominata Area di Broca è in lui enormemente sviluppata. Per queste sue rarissime carattarestiche diventa allora una risorsa di primo grado per il progetto Mk-Ultra (un protocollo governativo che studia gli effetti delle droghe sui comportamenti umani) e si mette a servizio presso il Prof. Kirk ex nazista che lo accoglie come discepolo nella sua scuola di pensiero: la teoria del caos. Harry Kirk, abbandonato il Reich poco prima del suo crollo, era stato psichiatra e autore di ricerche nel campo del controllo mentale. In America aveva trovato subito lavoro nell'Intelligence dove aveva proseguito la sua attività. Se da nazista pensava che il mondo fosse un recinto governato dal disordine e destinato ad essere retto da poche illuminate menti, da democratico adottato teorizza che il disordine non andava demonizzato ma venerato, alimentato, mantenuto.

"La caduta di Hitler - racconta Flint allo scrittore romano - l'aveva persuaso che la natura umana è insofferente ad un eccesso di ordine, e che non solo la convivenza pacifica è una utopia........ma cosa molto più importante, per lui decisiva, è che il concetto stesso di "dominio"è una utopia ancora più pericolosa".

"Ogni dominatore - Prof Kirk che parla a Jay Dark - sogna di annientare il caos, il che è assolutamente impossibile. Al contrario, figliolo, dobbiamo assecondarlo, stimolarlo, sollecitarlo.Gli vanno lasciate le briglie sciolte. Solo a queste condizioni potremo garantire la sopravvivenza del genere umano".

".....E addirittura - qui ancora Flint che racconta - le sue teorizzazioni divennero miele per le orecchie di senatori,spioni, manovratori e costruttori di opininioni: signori il mondo è in preda alla confusione dunque occorre un dominio (?...ma non si era detto che noooo..?!?!) solido per governarlo, e questo dominio è stato consegnato all' America".

Così si fomenta Prof. Kirk ex-nazista-psichiatra, avido di potere e sociopatico q.b. per essere utile alla causa controrivoluzionaria (che è insieme anti-comunista, antipacifista e ultra-dottrina americana), perorata dai servizi segreti di quel tempo.

L' aspetto pregevole di questo romanzo può essere quello di riaprire un archivio sui fatti di una era comunque importante: si sviluppa seguendo il sorgere ed il progredire delle varie culture del periodo: quella hippy non violenta, antimilitarista e libertaria con il culto della droga e dell'amore libero, quella rock, quella radical che aveva come obiettivo i diritti delle minoranze, ed un proprio progetto politico antigovernativo. Nella lettura scopriamo o riscopriamo una ricca aneddotica sul periodo e sui personaggi della "Controcultura" americana. Ecco che compaiono quindi figure ed eventi noti come Timothy Leary lo psichedelico docente universitario di Harward famoso per i suoi esperimenti accademici con LSD, o ancora Jerry Rubin autore del ribelle "Do It!!" ovvero la contestazione americana compresa quella alla guerra del Vietnam, Allen Ginsberg e la Beat Generation, le Black Panhter e i Weatherman, gli Hare Krisna, le strade e i quartieri di città come Haight-Ashbury a San Francisco, Berkeley e poi Londra ed altre ancora che diventano la scena dove tutto si svolge. Molti sono gli spunti che si possono cogliere per rivisitare la letteratura, la musica (Cohen, Jefferson Airplane Greatefull Dead ecc..) e la storia di quegli anni, per chi se ne sente attratto e ha voglia di ripercorrerla.

In un libro dove realtà e finzione si intrecciano dalla prima all'ultima pagina (tutti i grandi eventi, le iniziative governative e di Intelligence menzionate e la figura stessa dell'agente del caos corrisponde nella realtà al profilo di Ronald Stark) si ha purtroppo la sensazione che i personaggi siano prodotti stereotipati, caricature e macchiette depotenziate della loro carica umana e critica - chi più chi meno, mentre l'agente Jay Dark vuole essere rappresentato come una persona combattuta ed intrappolata nel suo ruolo. In realtà ne emerge un profilo privo di anima, cinico, una persona sporca e fintamente costretta ad agire, che non esita a vendere i suoi amici.

Vuole essere un romanzo che parla di una intera generazione senza ipocrisia e senza moralismo? Però si vogliono accordare giustificazioni ai comportamenti e alle scelte compiute dell'agente del caos. che è evidentemente un personaggio amorale.

"Jay Dark era il cattivo, ma nello stesso tempo era la vittima.Lo eravamo stati tutti, lo siamo ancora. Il punto è il caos. E se il punto è il caos, Jay è anche un vincitore. Dopo quegli anni magici il nostro modo di vivere era profondamente mutato.Jay e tanti altri come lui avevano seminato incubi perversi e sogni meravigliosi. Anche grazie a lui eravamo vittime e trionfatori, sognatori e assassini di noi stessi. Jay Dark era anche mio fratello, Jay Dark era anche me."

Ecco che lo scrittore romano si converte anch'esso alla teoria del Caos e sollecitato dalla risonanza che fa vibrare in lui la conoscenza della vera storia dell'avventuriero, finisce per identificarsi con Jay Dark e le sue ragioni chiamando implicitamente il lettore se non a condividere la sua posizione a porsi lo stesso quesito.

Ma Jay Dark attenzione è un amorale cronico, un egoico che agisce in base alle proprie prerogative e ad esclusivo suo vantaggio, viene cooptato sulla base di un ricatto e alla fine dichiara a se stesso e ai lettori che dopo tutto è pronto di nuovo a ricominciare il suo sporco sporco lavoro.



Buona scrittura, pessima idea.

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L'agente del caos 2018-12-07 12:48:51 AlessandraDP
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AlessandraDP Opinione inserita da AlessandraDP    07 Dicembre, 2018
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Buon romanzo

Nel suo ultimo romanzo, Giancarlo De Cataldo ricostruisce la storia di Jay Dark, criminale di basso profilo che, per una serie di circostanze, si ritrova a far parte dei servizi segreti americani. Il suo compito sarà quello di portare il caos tra i movimenti rivoluzionari degli anni ’60 e ’70, spacciando droghe sintetiche tra i giovani con il fine di controllare le masse.

La peculiarità del romanzo è nella sua struttura, nei suoi molteplici livelli narrativi.
Il primo protagonista nel quale ci imbattiamo è uno scrittore italiano, il quale dopo aver pubblicato un libro, “Blue Moon”, ispirato alle vicende di Jay Dark, viene contattato da un avvocato americano, tale Flint, che non è del tutto convinto del suo racconto. Egli sostiene di aver conosciuto Jay Dark e di poter rivelare al nostro autore la vera storia dell’agente segreto.


Inizia così una nuova storia, un romanzo nel romanzo, che viene narrato da Flint e che attraversa gli anni Sessanta e Settanta, tra Europa e America, movimenti giovanili, medici nazisti, omicidi e servizi segreti. Un pastiche iperrealista che ricostruisce alcuni degli avvenimenti storici più importanti del ventesimo secolo, attraverso un’abile intreccio di personaggi finzionali e reali.

Come nelle migliori esperienze postmoderniste, la presenza di diversi narratori, spesso inaffidabili, porta il lettore a riflettere sul rapporto tra realtà e finzione, sull’autorità dello scrittore e sull’utilizzo delle fonti, creando un’atmosfera sempre sospesa ed incerta, sullo sfondo di uno scenario internazionale governato dal caos totale.

Quel caos che proprio Jay Dark aiuta a diffondere come un virus, con l’intento di controllare un mondo alla deriva, ormai privo di regole. Ma riuscirà il nostro agente segreto a gestire il caos senza lasciarsi coinvolgere? O rimarrà vittima della spirale di violenza da lui stesso creata?
Un romanzo coinvolgente, con un pizzico di ironia, dalla scrittura fluida e dal ritmo veloce, che terrà il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

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L'agente del caos 2018-07-10 07:57:08 Alessandra
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Opinione inserita da Alessandra    10 Luglio, 2018

La società del caos

“I ragazzini volevano cambiare il mondo. Jay Dark doveva distruggere i ragazzi. In ogni caso, il mondo non fu mai più lo stesso.”

Nel suo ultimo romanzo, Giancarlo De Cataldo ricostruisce la storia di Jay Dark, criminale di basso profilo che, per una serie di circostanze, si ritrova a far parte dei servizi segreti americani. Il suo compito sarà quello di portare il caos tra i movimenti rivoluzionari degli anni ’60 e ’70, spacciando droghe sintetiche tra i giovani con il fine di controllare le masse.

La peculiarità del romanzo è nella sua struttura, nei suoi molteplici livelli narrativi.
Il primo protagonista nel quale ci imbattiamo è uno scrittore italiano, il quale dopo aver pubblicato un libro, "Blue Moon", ispirato alle vicende di Jay Dark, viene contattato da un avvocato americano, tale Flint, che non è del tutto convinto del suo racconto. Egli sostiene di aver conosciuto Jay Dark e di poter rivelare al nostro autore la vera storia dell’agente segreto.

“- Le fonti! Non deve credere a tutte le notizie che si spacciano ogni giorno. Meglio affidarsi a testimoni più attendibili, quando si ha la fortuna di incontrarli.
- Sta parlando di lei, per caso?
- Sì.
- E perché dovrei crederle?
Flint allargò le braccia.
- Io c’ero.”

Inizia così una nuova storia, un romanzo nel romanzo, che viene narrato da Flint e che attraversa gli anni Sessanta e Settanta, tra Europa e America, movimenti giovanili, medici nazisti, omicidi e servizi segreti. Un pastiche iperrealista che ricostruisce alcuni degli avvenimenti storici più importanti del ventesimo secolo, attraverso un'abile intreccio di personaggi finzionali e reali.

Come nelle migliori esperienze postmoderniste, la presenza di diversi narratori, spesso inaffidabili, porta il lettore a riflettere sul rapporto tra realtà e finzione, sull’autorità dello scrittore e sull’utilizzo delle fonti, creando un’atmosfera sempre sospesa ed incerta, sullo sfondo di uno scenario internazionale governato dal caos totale.

Quel caos che proprio Jay Dark aiuta a diffondere come un virus, con l’intento di controllare un mondo alla deriva, ormai privo di regole. Ma riuscirà il nostro agente segreto a gestire il caos senza lasciarsi coinvolgere? O rimarrà vittima della spirale di violenza da lui stesso creata?
Un romanzo coinvolgente, dalla scrittura fluida e dal ritmo veloce, che terrà il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

“Il mondo intorno a noi sta cambiando a una velocità furibonda, figliolo. Il cambiamento è nell’aria, ci sono mille segnali che ce lo dicono, ma sfortunatamente non tutti sono in grado di decifrarli. Siamo alla vigilia di un’autentica rivoluzione. Tempi di grande interesse per un agente del caos!”

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L'agente del caos 2018-05-08 15:28:11 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Mag, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Jay e le sue avventure.

Se avete letto le precedenti opere di Giancarlo De Cataldo la prima impressione che riscontrerete con “L’agente del Caos” è una sensazione di distanza e assonanza da queste. Da un lato, cioè, si ha come l’impressione di ritrovarsi tra le pagine familiari a cui ci ha abituato, dall’altro viene invece spontaneo chiedersi dove siamo finiti.
Roma, il presente. Il misterioso e eclettico avvocato Flint contatta e si incontra con lo scrittore autore di “Blue Moon” opera di grande successo fortemente acclamata dal pubblico. In questi rendez-vous gli parla di Jay Dark, una figura particolarissima, protagonista della storia degli anni ’60 nonché un vero e proprio camaleonte e gli evidenzia come, nel suo narrarne, abbia omesso e travisato elementi fondamentali circa la vita di quest’ultimo il quale si è reso immortale non solo per il suo saper parlare undici lingue con disinvoltura ma anche per il suo aver indossato almeno venti identità. Tutto ha avuto inizio con un arresto per i suoi consueti crimini da strada, perché lui, che ancora non si chiamava Jay Dark, altro non era che un uomo di strada. Onde evitare il carcere decide di offrirsi per espirare la condanna presso il Bellevue Hospital, luogo dove i pazienti vengono sottoposti a molteplici esperimenti (tutti e comunque a base di droghe sperimentali) e dove conosce il dottor Harry Kirk. È lui che lo scopre, è lui che rinviene nella sua persona l’agente del Caos. Da quel momento la sua missione sarà quella di riversare sui giovani americani e europei fiumi e fiumi di sostanze stupefacenti per distrarli dalle guerre, dal Vietnam e da tutti gli sconvolgimenti che sono stati propri degli anni della Guerra Fredda e anche perché, ovviamente, ogni dominatore deve agire per diffondere il disordine e per rompere l’equilibrio, il perbenismo.
In un viaggio che va dagli anni ’60 e ai giorni nostri, De Cataldo dà vita ad un romanzo molto particolare, caratterizzato da uno stile pulito ma meno convincente che rispetto ad altri elaborati. L’opera, inoltre, conquista solo a metà. Per quanto sia rapido e fluido nello scorrere, chi legge non manca di chiedersi dove l’autore voglia andare a parare. Ha dei dubbi, storce il naso. E questo anche per la tematica trattata essendo, la droga e il suo dilagare, una costante dell’intero volume. Scorre letteralmente un fiume. Ciò può farne aumentare o diminuire la piacevolezza.

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