Io uccido
Letteratura italiana
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L’assassino può essere chiunque
Jean Loup è un famoso Dj che lavora a radio montecarlo e che conduce un programma radiofonico serale che ormai sta “sbancando il botteghino”, quando una sera riceve una insolita chiamata: “ciao chi sei?” dice Jean Loup.
L’interlocutore risponde “..io sono Uno e Nessuno..sono come te Jean Loup solo che di notte..Io Uccido”.
Il Dj crede di essere vittima di un tetro scherzo mentre la nuda e cruda realtà è che il serial Killer è già partito per la sua prima di molte opere assassine.
Ti affezioni alle prime due giovani vittime così spensierate, così innamorate, intente a vivere la loro breve storia d’amore nel principato di Monaco, la perla della Costa Azzurra dove il crimine non è una cosa tangibile ma è ridotto al minimo.
A prendersi cura del caso “Nessuno” scende in campo l’agente americano Frank Ottobre, la caccia è aperta e il killer lo sa benissimo:
“...niente è per sempre...si rabbuia e contrae le mascelle con la rabbia della ribellione.
Non è vero che il destino è ineluttabile non é vero che si può essere solo spettatori dell’avvicendarsi del tempo e degli avvenimenti lui può cambiare lui DEVE cambiare quell’ingiustizia eterna, lui può mettere riparo alle cose sbagliate che il fato distribuisce a piene mani in quel groviglio di serpi che è la vita senza curarsi se quello che succede spezza l’esistenza o la costringe per sempre nell’oscurità.
Oscurità significa buio, buio significa notte e la notte significa che la caccia deve continuare....scoprire che la preda si è trasformata in cacciatore, lui è Uno e Nessuno, lui é il Re.
Il re non ha domande, solo risposte”.
Le scene sono tutte descritte nei minimi dettagli. Lo stesso modus operandi per tutte le vittime:
Prima la chiamata alla redazione di radio montecarlo, con un piccolo indizio non lasciato al caso ed una canzone diversa per ogni omicidio. La peculiarità del nostro autore è che ha reso tutto il libro come una grande poesia, il libro è ricco già da subito di tocco poetico ed è questa poeticità che lo rende così voluminoso: (circa 700 pagine)
“.....è il ritorno, la presenza dell’altro, l’incombenza, la responsabilità. Era solo un attimo di pausa, svanito come una spruzzata di neve primaverile, non c’è spazio per i sogni non c’è mai stato, non ci sarà mai....”
Un killer spietato, deviato, con un preciso movente, capace però di ottime intuizioni, con un Q.I sopra la media, con una forte passione per la musica. E’ Capace di sfuggire sempre ai cani, gli agenti che gli danno la caccia.
Un thriller appassionante che ti lega a tutti i personaggi.
Un buon thriller che a mio parere non dá per scontato il finale anche se quest’ultimo è un po’ prolisso e il libro sarebbe potuto concludersi almeno cento pagine prima.
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E allora tu che cosa fai, di notte..
Io Uccido.
Inizio questa recensione di questo titolo, che ho letto qualche tempo fa, dicendovi che io adoro il modo di scrivere di Faletti. Probabilmente non ha nulla di così "particolare" ma non so perché lo trovo veramente stupendo.
Ora inizia la vera e propria recensione, ma era doveroso precisare ciò. Bene questo libro è di per se il classico thriller, genere che io solitamente non leggo ma che ho preso in mano appunto grazie a Faletti e a qualche altro autore. Questo libro l'ho trovato veramente bello, la trama è abbastanza intrigata e permette di immaginare finali diversi dopo ogni situazione che va a rovesciarti tutte le ipotesi e ciò abbinato ad una buona scrittura (almeno a mio parere) fa si che l'intero titolo sia piacevole da leggere, senza togliere il fatto che mi ha fatto stare incollato ad esso per diversi giorni visto che avevo una voglia vorace di terminarlo.
Ma la cosa che più mi ha lasciato di sasso sono le idee del killer, che arriva al punto di avvisare per radio quando sta per uccidere qualcuno, il tutto condito da qualche indizio sulla sua vittima che però va attentamente estrapolato dalla canzone che il killer trasmette. Ecco questa è la parte più bella del romanzo, i colloqui tra il killer ed il dj della radio in cui fa gli annunci.
Queste sono le cose principali che tenevo a precisare e che secondo me sono le fondamenta di questo titolo.
Inoltre altre cose che ho apprezzato sono i dettagli con cui vengono descritti i luoghi e tutto il resto, perché si, ho una passione per i dettagli nei romanzi anche se spesso tutta questa precisione va a rendere il titolo veramente corposo.
Poi non mi resta che concludere invitandovi a leggere questo libro perché a mio avviso merita sul serio, sia per le emozioni che trasmette, sia per il piacere di leggere un buon libro e io amando il modo di scrivere di Faletti sono rimasti veramente colpito, ed al termine di esso mi è quasi dispiaciuto terminarlo.
Buona lettura.
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Un buon lavoro
Da amante dei libri thriller mi aspettavo qualcosa in più da questo libro, vista sopratutto la notorietà che ha avuto alla sua pubblicazione. Nonostante questo, è stata una buona lettura e la consiglierei a chi, come me, è affascinato dallo studio della mente criminale.
Globalmente la storia è ben strutturata e molto fitta di dettagli. Ecco le pecche che ho però rilevato:
1) Caratterizzazione dei personaggi
Onestamente mancavano spesso le descrizioni fisiche dei personaggi principali, Faletti invece di perdersi inutilmente nella descrizione delle strade e degli edifici poteva dedicare più tempo alla descrizione dei personaggi; talvolta si riscontra una difficoltà nell'immaginarsi, almeno in grandi linee, l'aspetto dei personaggi.
2) Più elementi di psicopatologia:
La storia tratta principalmente l'inseguimento di un serial killer; con lo scorrere della storia si scoprono elementi che riescono a spiegare il suo modusoperandi e la sua signature ricollegabili alla sua storia di vita. Trovo che vadano aggiunti più spiegazioni sull'analisi comportamentale del soggetto ignoto, peccato, visto che la presenza nella storia di uno psicopatologo (Dr. Cluny) c'era, ma poco sfruttata...peccato!
3) Eccessive descrizione degli spostamenti
Faletti si perde spesso nella descrizione dei movimenti che compie un determinato personaggio: descrive le curve, le rotonde e le preselezioni delle strade i Montecarlo....non è assolutamente necessario e anzi, fa perdere il lettore e risulta noioso. Stessa cosa vale per molti paragrafi in cui alcune descrizioni o pensieri si tiravano per le lunghe fino ad indurre il lettore a dire "muoviti, vai avanti!".
Nonostante questi punti, trovo che la lettura globalmente sia molto buona; brillante e sublime la caratterizzazione del serial killer. Inizialmente il romanzo può sembrare pesante e monotono e si ha la sensazione che si faccia fatica "a partire", ma una volta ingranata la marcia giusta non ci si ferma più!
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Altalenante
Caso letterario del 2002. C’è stato un periodo nel quale era praticamente in mano a quasi tutte le persone che si incontravano.
Ed eccoci qui, dopo un bel po’ di tempo ho superato lo scetticismo e gli ho dato una possibilità. Ok, lo ammetto, ho avuto forti, anzi fortissimi pregiudizi nei confronti di Giorgio Faletti. Nonostante molte persone conosciute ne tessevano le lodi io ho sempre pensato “eccolo, un altro cantante-attore che vuole fare pure lo scrittore. Facile per lui, basta il nome per pubblicare qualsiasi cosa“. E invece mi sono dovuta ricredere e faccio pubblicamente ammenda.
La trama è ambientata nel Principato di Monaco. Jean-Loup Verdier è un affermato dj di Radio Monte Carlo, ricco e soddisfatto del proprio lavoro e della vita tranquilla e serena che conduce. Tutto cambia durante la diretta del suo programma radiofonico quando un uomo che dice di chiamarsi Uno e Nessuno dichiara pubblicamente la sua intenzione di uccidere per curare il proprio male. Inizialmente sorpreso dalla strana telefonata, Jean-Loup chiude la questione considerandola niente di più che uno stupido scherzo.
Quando però un pilota di formula uno e la sua fidanzata vengono trovati uccisi e orribilmente sfigurati il macabro scherzo diventa realtà. Sulla scena del crimine un solo indizio, due parole scritte col sangue…io uccido…
Da quel momento per Jean-Loup è l’inizio di un vero incubo perché sa che ci saranno nuovi omicidi e che ognuno di essi sarà preannunciato in diretta radio da una terribile telefonata.
Io uccido è un thriller gradevole, mediamente avvincente. Uso il termine “mediamente” perché la tensione narrativa è piuttosto altalenante: a tratti si è sulle spine e non si riesce quasi a smettere di leggere – soprattutto grazie un paio di indovinatissimi colpi di scena – a tratti invece il ritmo rallenta e si ha come l’impressione che l’autore si stia dilungando inutilmente su passaggi che non ne avrebbero alcun bisogno. Questo perché Faletti analizza gli eventi da più prospettive diverse, indagando l’animo e le ragioni private dei protagonisti in maniera particolareggiata, senza però mai perdersi, smarrendo il filo della narrazione. Faletti ha il merito di avere una grande capacità descrittiva, in grado di risvegliare le immagini più paurose che una mente possa partorire. Spiccano dalle pagine del romanzo come attori sullo schermo.
La trama è ben costruita, intricata con gli eventi che si susseguono secondo un disegno preciso, in cui nessun dettaglio è lasciato al caso. Originale è l’idea di un serial-killer che annuncia i suoi delitti in anticipo, servendosi di una stazione radio, e insolita l’ambientazione, un Principato di Monaco inedito e ambiguo, la cui magia fuori dal tempo viene ripetutamente violata da un assassino che appare anch’egli a tratti quasi soprannaturale, dotato di ubiquità e preveggenza. Da un punto di vista narrativo ho trovato eccellente l'uso del tempo passato che improvvisamente passa al presente. Questa tecnica è incredibilmente d'effetto. È come una telecamera che gira indisturbata su un set cinematografico e poi, tutto d'un tratto, zooma sull'assassino, lo spia, lo osserva mentre la rabbia, incandescente come una lama rovente, lo assale prepotentemente e lo segue incessante fino a che la macabra danza termina e cala il sipario.
Sono convinta che "Io uccido" possa essere diversamente apprezzato a seconda che chi lo legga sia un lettore onnivoro o prevalentemente un divoratore di thriller.
Per un appassionato, infatti, che possiede una conoscenza approfondita delle dinamiche interne e dei meccanismi che regolano questo genere letterario, "Io uccido" non costituirà alcuna novità, anzi, a tratti avrà il sapore di un qualcosa di già visto e già sentito.
È probabile inoltre che un tale lettore sia irritato dall’evidente rassomiglianza tra questo romanzo e quelli dei più famosi scrittori di thriller, soprattutto Deaver, il modello più esplicito.
Del resto non gli si può dare tutti i torti: in più punti Faletti sembra quasi scimmiottare i suoi colleghi d’oltreoceano, imbastendo un’americanata in puro stile Csi.
Faletti ha supplito a questa mancanza e per chi non ha mai letto gli originali made in Usa questo può costituire una vera sorpresa, facendo addirittura gridare al capolavoro.
Chi li ha letti, però, non riuscirà a prescindere da essi, giudicando "Io uccido" niente più e niente meno che un buon thriller, il cui principale merito, se così lo si vuol definire, è stato dimostrare al mondo e a noi stessi che un italiano è in grado di realizzare ottime imitazioni della narrativa americana più venduta dei giorni nostri.
In conclusione, se tralasciate una parte iniziale introduttiva e poco coinvolgente e non vi frenate davanti a un uso eccessivamente ricco della parola, sappiate che tra le mani avete un buon romanzo.
Se cercate suspense, l'avrete.
Se cercate il colpo di scena, ahimè no.
Da parte mia un applauso se lo merita.
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FUOCO!
Sono pronto ad offrire il petto al plotone di esecuzione! Pronti, mirate, FUOCOOOOO! E' l'unico libro che, nell'ultimo anno, non sono riuscito a finire!
Faletti mi affascina, scrive bene non c'è che dire, ma la storia, anche se lineare, mi sembra tirata per le lunghe in una maniera quasi asfissiante! E non è il problema del tomo enorme ma proprio di una noia che, ad un certo punto, mi attanaglia il dito e non mi fa piu' scorrere le pagine.... forse se avesse tagliato un paio i personaggi e reso il tutto più fresco e semplice sarebbe stato meglio, per me dico, essendo il romanzo uno dei più venduti in Italia!
Ora, se volete, sparate...
Questa de
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IL SERIAL KILLER DEL PRINCIPATO DI MONACO
Il Principato di Monaco, perla della costa azzurra, pulsante di ricchezza e di turismo, yacht, locali notturni e bella vita è traumatizzata da un efferato serial killer che uccide con freddezza le sue vittime, ne scuoia il viso, il tutto secondo un rituale ben preciso, un marchio di fabbrica una firma scritta col sangue “Io uccido” in tutti i suoi delitti.
La Surete National, l’organo di Polizia del principato si trova ad dover affrontare una situazione non usuale. Un simbolo di efficienza per tutta Europa, questa volta, il dipartimento del commissario Nicolas Hulot di Montecarlo non sa dove sbattere la testa. Nessuno, così si fa chiamare il serial killer del principato, non lascia impronte, segnali, tracce che possano dire qualcosa di lui. Segue un rituale, una procedura ben precisa: prima di tutti gli omicidi si collega con Radio Montecarlo nella trasmissione di Jean-Loup Verdier e rilascia un’agghiacciante dichiarazione seguita come al solito dalla sua firma “io uccido”, ogni omicidio un annuncio, ogni annuncio un indizio musicale, indizio legato in qualche modo al crimine che commetterà e che nessuno riesce a decifrare.
Cosa spinge Nessuno a commettere con tale freddezza simili orrori? Quale forza lo spinge a privarsi dei volti delle sue vittime e conservali come trofei?
Frank Ottobre è un agente FBI ormai inoperoso da tempo, scampato per miracolo ad una bomba durante il tentativo di cattura di due narcotrafficanti e schiacciato dal rimorso del suicidio della moglie del quale si sente responsabile, si vede coinvolto nella catena di delitti e di tragedie che Nessuno semina sulla sua strada. Sarà lui a condurre le indagini e a scovare, grazie al suo istinto, l’unica traccia che erroneamente Nessuno semina nel corso delle sue esecuzioni. Durante l’omicidio di un riccone e piacente softwarista Giapponese dal passato losco, Nessuno commette un errore nelle sue perfette esecuzioni, uno spiraglio di luce nel quale Frank e il suo caro amico Nicolas del dipartimento di Montecarlo si buttano per cercare di esplorare cosa nasconde il buio di Nessuno.
La catena di omicidi che distrugge una comunità abituata solo a eventi mondani e casinò, il dramma di un suicidio che rimane infossato nella mente di Frank e non gli permette di vivere, un generale, consigliere del presidente degli Stati Uniti, che si vede uccidere la figlia e vuole a tutti i costi farsi giustizia da solo. Faletti utilizza un tema classico di un opera di questo genere: caccia ad un serial killer, ma crea un ottimo intreccio in cui vicende parallele si intersecano, i personaggi sono originali e ben delineati e lo stile narrativo è incalzante.
Piacevolmente stupito da un’opera iniziata senza particolari aspettative.
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Il primo romanzo thriller della mia vita
Voglio premettere che io non leggo i romanzi di genere gialli e thriller, quindi il mio parere non è tecnico ma puramente personale, vi parlerò di ciò che questo romanzo mi ha dato e come io l'ho interpretato.
Come ho detto prima non è il mio genere e io non mi sarei mai sognata di comprarlo, ma mia madre anni addietro quando era nelle top lo ha comprato e poi mi ha "consigliato" di leggerlo. Per accontentarla (non me ne volere mamma) ho accettato ma è rimasto nella mia scrivania per lungo tempo finchè un giorno non mi sono decisa a leggerlo...
Ecco cosa mi ha trasmesso questo libro:
Ho trovato questo romanzo molto carino, mi ha lasciato un segno, non ero un'amante di questo genere ma dopo aver letto questo libro ho rivalutato i thriller. Non so se riuscirò a leggerne un altro di romanzo ma di sicuro guarderò questo genere con occhi diversi.
SPOILER
La trama credo sia la classica di ogni thriller: ci sono degli omicidi che sconvolgono la città, tutti eseguiti dallo stesso killer che si firma "Io uccido" e che gioca con la polizia lasciando indizi su una famosa radio. La polizia naturalmente cerca e spera di trovarlo e fermarlo prima che uccida ancora.
Faletti è riuscito a creare un romanzo ricco di suspance e molto coinvolgente. Fin dalla prima riga ti cattura e non riesci a smettere di leggere fino a che non hai scoperto il colpevole. Devo ammettere che non mi aspettavo che l'identità del killer fosse quella persona, di solito nei romanzi gialli di altro genere (che mi è capitato di sentirne parlare) si intuiva chi fosse il colpevole già da metà libro ma qui sono rimasta con il fiato sospeso fino all'ultimo. E' riuscito ad inventare una fitta trama ramificata che però scorre su delle precise basi intrecciate, quindi non ci si imbatte in niente di esagerato o fuori tema.
Volevo spendere due paroline anche in favore della copertina, in giro ho visto che ne sono uscite varie varianti ma io trovo che la migliore sia (quella che ho anche io) quella bianca con il sangue rosso, l'ho trovata molto suggestiva...
Io amo molto i romanzi d'amore ma questo mi ha molto colpito infatti quando mi chiedono: Qual'è il tuo libro preferito? io rispondo sempre Io Uccido di Giorgio Faletti. Conoscendomi mi guardano con occhi sgranati, io ne ho molti che mi piaciono ma in assoluto al primo posto c'è lui.
Mi ha colpito sopratutto la frase:
"...-anche in questo siamo uguali. L'unica cosa che ci fa differenti e che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco. Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia. Io no. Io di notte non posso dormire, perchè il mio male non riposa mai!-
-e allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?-
-Io uccido-..."
Tengo il libro nel comodino e ogni tanto quando ne ho voglia lo tiro fuori e rileggo alcuni passaggi, pensate che questa frase l'ho ripetuta alla nausea alla mia famiglia, me ne andavo in giro recitandola e tutti mi guardavano male... naturalmente quella fase non è durata molto perchè poi ho subito letto altri libri che mi hanno coinvolto diversamente, però questo rimane nel mio cuore.
erica
Recensione presente anche sul mio forum.
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UN BRAVO ESORDIENTE COL TAPPETO ROSSO AI PIEDI
Ad oltre 10 anni dalla sua pubblicazione l'ho finalmente letto anch'io e ne sono lieto visto che posso infine avere un'opinione su un'opera che ha venduto la bellezza di oltre 4 milioni di copie, il che, considerato il bacino d'utenza italiano ( che immagino avrà acquistato la gran parte di questi oltre 4 milioni di libri ), è davvero una cifra enorme. Ho dato una scorsa alle recensioni degli amici che mi hanno preceduto, trovando tanti punti in comune con il mio pensiero e anche delle belle discrepanze di giudizio, cosa che mi ha confortato poiché dimostra che noi di Qlibri siamo capaci di usare la nostra testolina senza accodarci in modo uniforme a questa o quella opinione.
Partiamo con i punti positivi?
1) La creatività messa in luce dalla trama, fantasiosa e suggestiva. Questo va sicuramente riconosciuto a Faletti perché la vicenda in sé, indipendentemente da tutto il resto, non è cosa da tutti: ci vuole una certa zucca per arrivare ad escogitare una storia del genere, pertanto bravo Giorgio per la pensata che hai avuto
2) Il fascino con cui Faletti riesce ad ammantare i luoghi teatro della vicenda: alzi la mano chi ha chiuso il libro senza aver voglia di recarsi subito in Costa Azzurra. Mani tutte giù? Ne ero certo
3) La capacità di legare le diverse sotto-vicende in modo da creare un'opera unitaria che arriva alla fine senza farsi abbandonare prima del tempo ( e stiamo parlando di un malloppo di 670 pagine! )
4) Il fatto che tutto ciò sia stato fatto da un esordiente
Ma è anche pur vero che:
A) I dettagli inseriti dall'autore sono davvero sovrabbondanti, chi dice che il libro manca di concisione e agilità non ha tutti i torti, anzi
B) Il ricorso alla battuta spiritosa, al sarcasmo da dialogo di film western americano degli anni '50 è esagerato: tutti fanno gara a chi è più spiritoso ma la gente comune non parla così
C) La vicenda strappalacrime del rapporto tra Helena e il generale Parker è trattata in modo epidermico, non riesce a far battere il cuore del lettore: è come appesa a una parete e chi legge la sta a guardare senza riuscire a parteciparvi emotivamente
D) C'è qualcosa che impedisce al lettore di sentirsi parte del contesto, come se questo venisse descritto da uno che sta lontano dai luoghi dei misfatti e non addentro: io non mi sono sentito a Montecarlo ma davanti a Google Street View. Però se leggo Peter James mi sento a Brighton e se leggo Samuel Farquhar mi sento a Milano e a Pluscarden, qualcosa vorrà dire
E) Faletti è un esordiente per modo di dire: editore di prim'ordine ( e quindi anche editor e consulenti a disposizione per ogni tipo di consiglio ), agente letterario ( mica ha dovuto inviare il manoscritto a decine di piccoli editori ) e agganci, che un esordiente si può sognare solo dopo una decina di whisky doppi, con FBI, ambasciata USA. Sureté Publique del Principato di Monaco, Polizia, Carabinieri,dottori e Radio Monte Carlo. Come sarebbe stato il suo libro se l'avesse scritto con a disposizione i mezzi di un esordiente qualunque?
Tirando le conclusioni: l'ho letto tutto e ci ho trovato dei lati molto positivi però è anche vero che il dispiegamento di mezzi è stato enorme e, nonostante ciò, ci sono delle pecche ancora ben visibili.
Quindi? Quindi non è assolutamente un libro da oltre 4 milioni di copie, non è un libro che può meritarsi dei 5 ( al massimo uno, con un bel po' di generosità ) e, soprattutto, se diciamo che questo è un capolavoro secondo me ci manca un po' di background, quello che, fornendoci delle pietre di paragone, ci permette di collocare convenientemente un'opera nella sua posizione.
Buon libro ma quanti esordienti avrebbero potuto fare altrettanto con tutta questa profusione di mezzi a disposizione? Di autori con delle ottime idee ce ne sono diversi ma l'FBI la vedono solo su RAI2 quando trasmettono 'Criminal minds'...
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QUI NESSUNO UCCIDE
Il titolo di un libro. Quante volte leggendolo siete rimasti colpiti a tal punto da farvi fantasticare riguardo al suo contenuto e ingolosire al punto da volerlo leggere? Da tanto questo titolo era lì sospeso tra i miei “lo leggerò”.
E poi quale amante dei thriller non ha letto “Io Uccido”? Proprio io fino a poco tempo fa … Beh, mi ero perso Qualcosa! Mi ero perso Montecarlo. Con i suoi ricchi, gli yacht, il circuito, gli edifici sfarzosi con vista mare. La gente, di tutte le nazionalità, che vaga sulla banchina con scarpe da centinaia di euro e orologi da migliaia, fuori e dentro i casinò o nei ristoranti più chic. Odore di soldi e salsedine. Un Killer, di quelli seriali e cattivi, che uccide e lo dice a tutti usando la radio, ma che nessuno riesce a fermare e poi ancora…
Faletti mescola in questo libro tante vite e le intreccia portandole avanti con un bel ritmo, con il volume che sale e scende accompagnato da musica ed enigmi, violenza e tenerezza.
Ben scritto e divertente, non eccelso nella trama e nel lessico, ma davvero un giallo degno della sua popolarità e del successo mondiale che è stato e che continua ad essere.
L’eclettico Faletti ha cominciato ad essere uno scrittore con questo romanzo, io comincerò ad essere un suo lettore da qui.
Controluce
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Nonostante Jean-Loup
Questa volta mi metto il cappello da chef e scodello la ricetta del giorno.
Ingredienti:
1) il giovanilismo di un protagonista che di professione fa il deejay a Radio Montecarlo e di nome fa Jean-Loup (originale, vero, il nome da licantropo? E quand’era piccolo, i parenti lo vezzeggiavano chiamandolo “lupacchiotto”?);
2) i richiami del palco-vip e del jet set, la Montecarlo dei principi, irrequieti figli della più celestiale diva di Hollywood, la Montecarlo plastificata e mondana del Gran Premio di Formula 1, paradiso terrestre - off shore ma appena fuori casa - degli evasori fiscali (che però nel romanzo non ci sono!);
3) qualche allusione alla classicità, che all’occorrenza può funzionare da specchietto per le allodole anche per intellettuali e presunti tali. Tipo "Uno e Nessuno" (il richiamo a Pirandello e all’Ulisse-Nessuno di Omero), così si definisce un assassino-vocefuoricampo che preannuncia - al telefono e in diretta alla radio - la sua intenzione di uccidere, concludendo la telefonata con un brano musicale che è un indizio per arrivare alla vittima;
4) il perturbante del doppio-gemello, che sta al thriller come le spezie o il peperoncino stanno a un piatto afrodisiaco; il perturbante che ha un asse formidabile in Poe-Freud-King;
5) gli stilemi tipici dei romanzieri americani di oggi giorno;
6) dulcis in fundo, un autore già famoso per altre abilità, perché è stato comico, cantante e cantautore, oltre che avvocato almeno sulle carte accademiche. Nella fattispecie: Faletti. Versatile, niente da dire. Sarà per l’ispirazione che trae, quando scrive, dai paesaggi dell’isola d’Elba.
La ricetta che sto declinando è quella del romanzo di successo, decretato dal pubblico: “vox populi, vox dei”, dice il detto. E io mi accodo, a questa saggezza popolare. Mi sono divertito, leggendo Faletti. Divertito, nulla più: ma non è poca cosa. Certo, a un libro possiamo chiedere anche altro; però insisto: divertirsi è già qualcosa.
La storia combina azione adrenalinica a psicologia prêt à porter, consumo spicciolo di sesso agli aspetti più macabri della vita, omicidi orrendi a incendi devastanti. Si parte con il ritrovamento dei cadaveri di Jochen Welder (manco a dirlo campione di Formula 1) e della sua compagna Arijane Parker (sempre manco a dirlo campionessa di scacchi di fama mondiale). Entrambi hanno il volto orrendamente mutilato (tipo “Il doppio segreto” di Magritte, non so se avete presente; in caso negativo vi consiglio di documentarvi digitando nella stringa di Google “Il doppio segreto Magritte”, il gioco può valere la candela!) e nella scena del delitto campeggia la scritta del titolo: "Io uccido". Poi la fila delle vittime si allunga con Allen Yoshida, un nippo-americano che ha la passione tanto morbosa quanto deprecabile per gli snuff-movie, con il playboy Roby Striker e con il ballerino russo Gregor Yatzimin …
Credibile o meno – io non reputo che la credibilità sia essenziale, ritengo piuttosto che renda un romanzo esteticamente migliore – “Io uccido” rimane lì, con i suoi milioni di copie vendute: un trionfo planetario che incarna la formula del romanzo di successo. Che sia anche un monito culturale per il XXI secolo?
Bruno Elpis