Io sono l'abisso
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Chi non muore si rivede
Mostri si nasce o mostri si diventa?
Il bimbo paffuto è raggiante, la mamma che non mantiene mai le promesse gli ha assicurato che lo porterà a imparare a nuotare. Escono con panini ed asciugamani. GRAND HOTEL doveva esserci scritto, prima che le lettere cedessero agli anni. La mamma gonfia i braccioli arancioni e li infila sulle piccole braccia morbide, ammicca verso la profonda piscina abbandonata ricolma di spazzatura, di acqua melmosa e maleodorante. Buttati, dice sorridendo. Buttati. E lui, incredulo e tremante, si butta.
Malvagi si nasce o malvagi si diventa?
L’aspetto dimesso ma lo spirito combattivo, distribuisce volantini per incoraggiare le donne a denunciare I soprusi subiti. In un habitat dove ogni cosa deve avere il suo posto, pena le violenze, un barattolo di sottaceti tra i surgelati del supermercato.
“Io sono la madre” dice a chi, dopo averla fissata in volto, ricorda e colloca e inorridisce.
Micky e’ la porta verde che si apre, Micky è una sedia a dondolo che cigola, Micky è il rispetto delle regole, Micky è punizione e maledizione.
Micky è l’unico nome che vorrete dimenticare, nel libro senza nomi.
Lontano da ogni modus operandi poliziesco, dimentichi di indagini e detective professionisti, affondiamo negli abissi di un thriller psicologico scosso da correnti oscure e inquietanti. Sono gli stessi protagonisti che si svelano gradualmente e gradualmente si intrecciano in una trama avvincente dal ritmo sostenuto. Tolta qualche incertezza, i profili sono ben marcati e decisamente verosimili.
Il finale, a tratti commovente e a tratti spiazzante, è talmente strepitoso da far sì che il mio punteggio schizzi dove – forse e altrimenti – non avrei osato.
Il lago di Como e'morfologicamente un luogo perfetto dove sparire.
Ma pazzi si nasce o pazzi si diventa?
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Il mondo è piccolo!
I protagonisti di questo libro sono l'uomo che puliva, la cacciatrice di mosche e la ragazza dal ciuffo viola. Carrisi decide di non svelarci i nomi, se non alla fine, quando li usa per mettere assieme gli ultimi pezzi del puzzle che ancora ci sono rimasti sul tavolo. Ognuno di loro fa il proprio dovere: la cacciatrice caccia, non mosche, ma uomini cattivi che maltrattano le donne. L'uomo pulisce per professione, perché è un netturbino, ma anche perché cerca a suo modo di far sparire quello che gli sembra stonato, con l'aiuto del suo alter ego maligno e prevaricatore. Infine la ragazza col ciuffo viola, che altro non può fare se non l'adolescente, insicura, triste, sola e vulnerabile. I tre si sfiorano, si cercano, si inseguono, ognuno continuando a interpretare il proprio ruolo. Anche questa volta Carrisi ha messo assieme un bel thriller ambientato sul lago di Como, ma con le caratteristiche e le suggestioni dei romanzi dei grandi giallisti americani. Scritto bene, con un intreccio complesso, ma semplice da seguire e con un finale che si intravede già da parecchie pagine prima, ma che comunque non lascia delusi.
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Attuale
Un netturbino molto particolare cerca di scoprire fatti, personalità ed abitudini degli inquilini di una casa attraverso i rifiuti che lui dovrebbe semplicemente buttare e invece in qualche caso conserva per fare delle indagini che porteranno una enigmatica figura ad interagire con queste persone con esiti criminali.
Una ragazzina con un ciuffo viola di capelli finisce nel lago e rischia di annegare e qualcuno la mette in salvo rischiando la vita ma si dilegua poi rapidamente senza lasciare traccia di se.
Una donna dal misterioso passato che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza, scopre un legame tra i due fatti e indaga.
Carrisi tratta argomenti delicati e di assoluta attualità tra cui le psicosi, il revenge -porn e il cyberbullismo , con il solito stile scorrevole e coinvolgente, il finale vorrebbe essere sorprendente , scopriamo solo allora i nomi dei due protagonisti , però stavolta non è più tanto sorprendente (almeno per me) forse perchè preceduto da una lunga serie di stereotipi di caratteri e situazioni.
Piacevole lettura nel genere noir/thriller ma lontanissimo dal livello del Suggeritore o dell'uomo del labirinto.
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L'uomo che puliva
«Tutta la storia, si ripete il bambino, fluttuando sempre in quella specie di sogno doloroso. Qual è la mia storia?»
“L’uomo che puliva” non sa perché lo ha fatto. Poteva andarsene, poteva fregarsene, eppure, non ha potuto. Forse perché quel corpo all’interno del lago gli ricordava quel bambino di cinque anni che stava affogando in una putrida piscina tanti anni orsono con una madre disattenta e incapace di amare, forse semplicemente perché ha seguito l’istinto. Sta di fatto che adesso “Fuck”, la ragazza con il ciuffo viola, ha riaperto in lui un qualcosa di sopito: la paura. Ma ha acceso in lui anche altro, ha riattivato nel suo cuore e nella sua mente una diversa volontà di vivere e approcciarsi al mondo. Lui che è sempre stato invisibile, lui che ha sempre seguito la mano e la volontà di colui che è celato dietro la porta verde, non si nasconde ma osserva.
Al contempo, mentre la ragazza di tredici anni è sopravvissuta e si trova in convalescenza, un’altra donna sta indagando su misteriose morti di vittime femminili spesso vittima della violenza maschile. Da ben cinque anni è attiva in questo campo e non manca mai di intervenire quando una donna chiede il suo aiuto con quel barattolo di cetriolini nascosto nel banco freezer di un supermercato o quando, anche più semplicemente, urla nel silenzio. Il ritrovamento del braccio di una sessantenne all’interno del lago la porterà a ricomporre i tasselli di un puzzle più grande di lei e caratterizzato da volti del presente e del passato che la obbligheranno a fare i conti con quella ferita mai placata che la accompagna da cinque lustri e che continua a pulsare.
«Le storie non sono mai lineari, si ripeteva, pensando anche alla propria. Invece sono labirinti. E, a volte, ci si imbatte in porte chiuse che immettono in realtà parallele o in altre storie segrete.»
Donato Carrisi torna in libreria con un titolo che ha il desiderio di trattare tematiche importanti e attuali che vanno dal bullismo, al cyberbullismo, alla violenza sessuale su minore, all’induzione alla prostituzione, ai legami familiari, alla violenza di questi su congiunti e minori, alla violenza sulle donne, all’omicidio e ai soprusi in generale. Soffermare l’attenzione, riportarla al centro di queste problematiche, è chiaramente l’obiettivo centrale che si cela tra queste pagine ispirate, oltretutto, come da nota conclusiva, a fatti realmente accaduti.
Tanti buoni propositi e tanti obiettivi che rischiano però di essere troppo e di far perdere di intensità al componimento che se parte con una sincera curiosità e quella giusta dose di interesse tale da trattenere il lettore, piano piano, già da prima della seconda metà, ne provoca una inevitabile perdita. Pur non mettendo in discussione la capacità narrativa dell’autore e il suo intento di sensibilizzare a una tematica, la lettura poco alla volta ma diventa sempre più fiacca e prevedibile. Il lettore nota sempre più contraddizioni, il ritmo si affievolisce, i personaggi perdono di forza e profondità, l’epilogo è debole, spossato, supponibile e anche poco soddisfacente se proporzionato a quello che era l’oggetto del narrare.
“Io sono l’abisso” è un titolo che attrae e che respinge, che si propone al lettore come un pasto lauto e gustoso per poi rivelarsi molto nouvelle cuisine ovvero tanta apparenza ma poco contenuto. Può piacere anche per questo ma la fame resta.
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La ragazza dal ciuffo viola e l'uomo delle pulizie
“Io sono l’abisso”, così si definisce il protagonista del romanzo, uno dei personaggi più enigmatici ed inquietanti della letteratura gialla più recente. Non ha nome (è “l’uomo delle pulizie”), appare come figura sfuggente, indefinita, senza apparenti legami familiari: viaggia su un Fiorino e, vestito da netturbino, raccoglie diligentemente rifiuti (alcuni li conserva!) dai cestini sulle rive del lago di Como. Svolge la sua routine giornaliera, ripetitiva, oscura, apparentemente apatico e rassegnato. Scopriremo poi che “l’uomo delle pulizie” nasconde un passato sconvolgente. Frutto di una delle tante relazioni di una madre che si svende nei locali notturni, in tenera età viene lasciato solo ai bordi della piscina melmosa, dove tenta goffamente di imparare a nuotare, di un Grand Hotel chiuso da anni. Non solo, ma un certo Micky (il padre?), dopo avergli inflitto violenze fisiche e morali, finirà per soggiogarlo completamente. L’orfanotrofio ed in seguito una strana famiglia lo accoglieranno, fino a quando, dopo avvenimenti agghiaccianti, raggiungerà l’età adulta: subirà sempre il fascino morboso di un immaginario Micky e, immedesimandosi in lui anche fisicamente con trucchi vari, inizierà, frequentando locali notturni di infimo ordine, una vita di delitti e di malvagità. L’altro personaggio chiave del romanzo è “la ragazza dal ciuffo viola”, tredicenne di famiglia altolocata con lussuosa villa sul lago: tenterà il suicidio gettandosi nel lago, ma verrà inopinatamente salvata e tratta a riva dal nostro netturbino, che fuggirà subito dopo.. I due non si dimenticano e si cercano in ogni modo, con motivazioni diverse: la ragazza per cercare protezione da una famiglia che bada poco a lei e da amici che la perseguitano sfruttandola sessualmente e ricattandola con foto proibite, “l’uomo delle pulizie” forse per eliminarla, avendo lasciato tracce della sua presenza. Alla fine, dopo una serie di vicissitudini in cui entrano altri personaggi (un’assistente sociale, Martina, che sperimenterà la malvagità del protagonista, un ufficiale dei carabinieri con problemi matrimoniali, Pamela, una “cacciatrice di mosche”, accanita e tenace in una continua lotta contro le violenze ed i soprusi nei confronti delle donne), ecco l’incontro tra i due, un incontro surreale ed emozionante, un abbraccio soffocante: un desiderio di annientamento, prodromico di un ulteriore delitto o un goffo tentativo di redenzione? Il finale è concitato, forse un po’ affrettato, con azioni a sorpresa che si susseguono rapidamente. Lo stile narrativo, che indulge per più capitoli del romanzo in un’indagine introspettiva dei comportamenti e del carattere dell’uomo delle pulizie, nelle ultime pagine assume il piglio del romanzo d’azione con colpi di scena a ripetizione ed autentici momenti di suspence.
Donato Carrisi è un maestro nel delineare la figura dell’uomo delle pulizie: dall’inizio, allorquando il protagonista “ nato per sbaglio e gettato via come spazzatura” si chiede quale possa essere lo scopo della sua vita, scoprendo che “perfino i rifiuti avevano un valore”, via via fino all’asservimento ad un’ossessione malvagia, che ottenebra la coscienza e cancella i sentimenti, rendendo il protagonista insensibile e disumano, fino a quell’incontro casuale sul lago, un incontro che poteva essere un’ancora di salvezza ma che gli spezza la vita.
Il lago di Como qui non ha i consueti colori vivaci: le acque sono plumbee, le rive anonime, una cappa ineluttabilmente grigia copre tutto, ambiente e personaggi. C’è da riflettere sull’anima umana e sugli abissi in cui può, consapevolmente o inconsapevolmente, scivolare.
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rifiuto umano, materiale o del lago?
Dopo la casa delle voci che per alcuni versi mi aveva delusa, con Io sono l'abissomi sono ricreduta, che dire...poche parole per aver divorato in 48 ore le pagine, incollata letteralmente all'Uomo che puliva, le sue scoperte, il suo passato.
Cosa c'entra la Cacciatrice di Mosche, il Lago di Como, un braccio riemerso di una cadavere e il mistero segreto che si cela dietro ciascun personaggio? Cosa c'entra la Ragazza con il ciuffo viola che tenta il suicidio? Dove ha origine il Male?
Soprusi, indifferenza degli adulti preposti alla cura ed alla custodia di anime indifese creano le fondamente di nefasti presagi successivi. Le radici che prendono forma nella mente, le radici che nemmeno la crescita riesce ad annientare totalmente. Le radici della natura che si acquisisce.
Un rifiuto materiale ha la stessa importanza di un rifiuto umano, così si percepisce l'Uomo che pulisce, invisibile, con un solo amico, Miky. Chi è Miky che vive dietro una porta vede? Cosa significa imparare l'amore per questo uomo che ha vissuto e diffuso sofferenza?
Tanti gli interrogativi ed i temi fondamentali. la violenza sulle donne è delineata in termini audaci, forti, capaci di scavare l'anima. La forza delle donne, la voglia di reagire ed aiutare, la complicità esaltata per cancellare le lacrime della perdita. Le donne senza stereotipi, come sono nella realtà.
Personaggi delineati per quanto necessario allo scopo di ciascuno nell'evolversi della trama. Suspance e temi molto importanti, attuali e descritti in maniera profonda. Non descrivo la trama, quella la si trova ovunque con brevi ricerche, questo libro regala emozioni, leggere, leggere....difficilmente apprezzo così tanto un trhriller ma Io sono l'abisso merita assolutamente per chi apprezza il genere. Fa riflettere e lascia sensazioni vive sulla pelle.
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Il lago nero, abisso della mente umana
Donato Carrisi, dopo La casa delle voci edito lo scorso anni, torna in libreria con un nuovo romanzo destinato ad avere un ottimo successo. Si intitola Io sono l’abisso, e colpisce nel profondo il lettore.
Nel suo genere è parecchio innovativo ed avvincente anche se parecchio inquietante e sconvolgente. E lo diventa ancor di più tenendo presente il messaggio finale dell’autore , in cui si afferma che è tratto da una storia vera.
Protagonista in parallelo con la vicenda e i personaggi è sicuramente il lago, metafora del vivere e del sentire degli stessi personaggi. Lago prodromo a
“La quiete dell’abisso. L’immensa calma del fondo del lago”.
Che cosa è l’abisso? Chi lo impersona meglio? E’ forse l’uomo che puliva? Lui :
“Era timido. Micky era espansivo. Lui non era capace di comunicare con la gente. Micky parlava con le frasi che lui aveva sentito per anni dai mosconi che ronzavano intorno a Vera. Micky gli dava qualcosa che altrimenti non avrebbe mai avuto: una vita.”
O è l’invisibile? Ovvero la ragazzina dal ciuffo viola, proveniente da una ricca famiglia del luogo, stolckerizzata da alcuni compagni di scuola, che si getta nelle gelide acque, ma viene salvata da colui che non si immagina mai. O è la cacciatrice di mosche, colei che,
“non aveva paura di invecchiare, né delle rughe, né di ingrassare. Un tempo era stata anche piacente, ma quell’epoca era passata e lei non ne sentiva la mancanza. Per praticità portava i capelli corti. Del trucco, neanche a parlarne. E comprava solo vestiti comodi.”
Quest’ultima, con il proposito di vita di individuare chi è colpevole della violenza contro le donne, che ha in realtà un segreto nel passato da cui non riesce ad emergere, è forse la figura emblematica dell’incedere narrativo. E allora? Come fermare questa escalation di violenze, che vede la sparizione nel nulla di nove donne? Non è forse vero che è sufficiente
“ovunque andrai , ti basterà dipingere una porta di verde ed io verrò da te.”
Un viaggio , profondo e speciale, nei meandri più bui non solo della mente umana, ma anche nei sentimenti e nel vivere umano. Una caduta profonda nel male che trascina il lettore attraverso una prosa precisa, priva di fronzoli, che incute timore ed esprime bene il senso del male e dell’orrido. Particolarmente adatto a chi ama le storie adrenaliniche, nere, ansiose, che incutono timore ed inquietano. Un po’ meno consigliato a chi ama i noir di genere classico, con investigazione e scoperta del colpevole. Qui siamo tutti colpevoli, in varie misure e modi, e tutti innocenti. O no?