Io sono il Libanese
Letteratura italiana
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Ah Libbaanooo ....
Torna la Roma che già abbiamo imparato a conoscere in “Romanzo criminale” e con lei si ripresentano il Libano, il Dandy, il Bufalo, il Secco, personaggi che, chi ha letto l’opera citata, sicuramente ricorderà.
Le vicende si sostanziano sul Libanese, ancora privo del Freddo, sua nemesi necessaria ed indispensabile, e sulla sua brama di potere, sul suo sogno di diventare il Re della città Eterna. Ed è tra un fallimento ed un successo che le pagine di questo piccolo elaborato scorrono tra le mani del lettore con rapidità sorprendente concludendosi infatti l’opera in meno di una giornata.
Se però tanto velocemente fluisce, altrettanto contenutivamente non convince. Da un lato abbiamo il Libano che persegue questo sogno di riscatto come un cane da tartufo, tanto che intravede nel boss della camorra, Pasquale O’Miracolo, la sua possibilità, (deve solo trovare trecento milioni, cosa vuoi che sia, Libano, cosa vuoi che sia!), dall’altro abbiamo un uomo che si sente sempre più attratto da un mondo che non gli appartiene e che viene simbolicamente rappresentato da Giada, figlia di papà con genitori divorziati, rigorosamente comunista e che della strada non sa alcunché. A tal proposito interessanti sono le riflessioni che il Libano pone in essere durante il racconto, meditazioni che riescono in poche battute a mettere in evidenza tanto le lacune dei sistemi di sinistra quanto di destra.
La donna, inizialmente è per il protagonista una curiosità, un capriccio, poi diventa un mezzo per conoscere gente abbiente da spennare felicemente grazie a quel buon vecchio vizietto della polverina bianca, infine finisce col rappresentare l’alternativa: si dimostra desiderosa di offrirgli una vita diversa, un lavoro, una famiglia. Che fare? Abbandonarsi a quel divano o tornare alla casa materna, la strada, luogo che gli ha insegnato tutto della vita?
In conclusione il testo è scorrevole, caratterizzato da capitoli brevi e diretti avvalorati dalla qualità stilistica di De Cataldo. Dal punto di vista delle vicende è piacevole seppur dia l’impressione di essere incompleto, mancando di quel “non so che” capace di renderlo indimenticabile, a mio modesto giudizio è lacunoso del Freddo.
Adatto a chi cerca una lettura cui trascorrere qualche ora, non troppo impegnativa e con cui riabbracciare personaggi già amati. Non aspettatevi un “Romanzo criminale2” altrimenti ne resterete delusi.
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il libanese prima di romanzo criminale
Forse è per rimediare al torto di fare troppo presto sparire – ma solo fisicamente – Libano nel suo precedente e ormai cult Romanzo Criminale. O forse perché Libano, nell’ideale quartetto formato da lui, il Dandi, Bufalo e il Freddo, è il personaggio più affascinante, più complesso e sfaccettato. Di certo, si legge con piacere questo vero e proprio prequel che racconta un Libanese alle prese con i primi tentativi di diventare grande, di fare il grande salto e i suoi tormenti per quell’occasione che sembra non arrivare mai e quel sogno – diventare il Re di Roma – che sembra sempre così lontano. La scrittura di De Cataldo fa rivivere un universo di personaggi che già conosciamo con uno stile più romanzesco di Romanzo Criminale. Quasi più intimo e soggettivo. E la scelta è efficace. Da antologia l’incontro, lo sfioramento silenzioso di sguardi, tra Libano e il Freddo all’entrata di un locale notturno. Preludio di quello che sarà.
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A' Libbano, ma che stai addì?
In questo piccolo romanzo, che definirei meglio un racconto lungo, scopriamo la giovinezza del Libanese alle prese con il suo primo tentativo di diventare Re di Roma.
Tentativo che fallirà miseramente, ovvio, perché è ancora un pischello e non ha ancora incontrato il Freddo, sua nemesi naturale.
Ho molto amato Romanzo Criminale, ma questo libercolo si può definire solo in un modo: inutile.
Non approfondisce la psicologia dei personaggi, non illumina zone oscure, non aggiunge nulla. Nulla.
Romanzo Criminale e il suo indotto fa gola, io lo capisco. Ma di questo prequel proprio non avevamo bisogno.
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Il mondo é troppo stretto per il Libanese
Questo racconto lungo (perché non riesco a definire un libro, 130 pagine) inizia nell'aria soffocante del carcere di Regina Celi.
Il Libanese é detenuto per una "faccenda d'armi", qui incontra Pasquale o'Miracolo, boss della camorra. Il Libanese vuole diventare Re di Roma, senza predere ordini da nessuno, senza se e senza ma; e questo aggancio potrebbe essere il treno che ha sempre atteso! Ma per entrare nel sistema gli occorrono trecento milioni..
Giada é una "figlia di papà", genitori divorziati e ricchissimi che fanno a gara per non farle mancare nulla di superfluo, lei per reazione frequenta gruppi di sinistra e si dorga! É nel mondo del narcotraffico che conosce il Libanese.
Per il Libanese si aprono le porte dorate che si affacciano sul mondo dei rampolli della Roma bene che giocano a fare i comunisti..una vera miniera d'oro!!!
Non fosse che...Giada é veramente bellissima ed il Libanese perde la testa..
Opera ben scritta e molto scorrevole. Fatti, linguaggio e capitoli diretti e taglienti. É una lettura che non implica piú di un pomeriggio, peché na volta inforcata la prima pagina si legge d'un fiato!
Unico neo il prezzo, 13euro, che per un libro di 130pagine fanno 10cent a pagina..direi non proprio un prezzo amico =) fortuna che esistono le biblioteche, sennó non credo che il gioco varrebbe la candela!
Per il resto un pomeriggio piacevole trascorso in compagnia del Libanese e dei suoi strampalati amici dei quali alcuni saranno protagonisti de "Romanzo Criminale".
Buona lettura!